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Autore Discussione: Rossella Bocciarelli - Banca mondiale: difficile fare impresa in Italia.  (Letto 2215 volte)
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« inserito:: Novembre 14, 2012, 05:47:25 pm »

Banca mondiale: difficile fare impresa in Italia.

Da Bari a Bologna: ecco le città promosse e quelle bocciate

con un'analisi di Rossella Bocciarelli

14 novembre 2012

Fare impresa in Italia è ancora molto difficile, a causa di procedure antiquate, inefficienti e costose, ma qualcosa sta cambiando, soprattutto sul fronte normativo e delle buone pratiche amministrative per lo sviluppo delle Pmi e dell'economia locale.

Cinque parametri di valutazione
Così, se Campobasso è la città dove è più complicato avviare una nuova attività, e Bari è indietro sui tempi per la soluzione delle dispute commerciali (al contrario di Torino), Bologna fa progressi sui tempi per ottenere permessi edilizi, mentre a Catanzaro o Padova è più facile avviare una attività di impresa. Genova invece spicca per l'efficienza del porto, che registra buone performance anche a Catania. È questo il quadro che emerge dell'ultimo rapporto ad hoc sull'attività di impresa in Italia, il «Doing Business in Italia 2013», presentato oggi a Roma dalla Banca Mondiale. Progressi diffusi ma ancora nessuna città o distretto che raggiunga l'eccellenza in tutti gli indicatori messi sotto osservazione dal Rapporto: facilità di avvio di nuove attività, tempi e procedure per ottenere un permesso a costruire, trasferimento di una proprietà immobiliare, risoluzione di una dispiuta commerciale, e sviluppo del commercio transfrontaliero.
documenti

Da nord a sud, 13 città sotto esame
Nel confronto che la World Bank ha fatto tra 13 città (Bari, Bologna, Cagliari, Campobasso, Catanzaro, L'Aquila, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Potenza, Roma e Torino) a fronte delle realtà promosse su alcune voci esaminate, lo studio non lesina brutti voti. Come quello andato a Roma, che si piazza ultima per il parametro "Facilità di trasferimento di proprietà immobiliare". Campobasso è in coda alle altre città per la voce "Facilità di avvio di impresa", dove prima è Catanzaro. Potenza e Palermo sono le città dove è più difficile ottenere permessi edilizi, mentre accanto a Roma sulle difficoltà di trasferimenti di proprietà immobiliari compare Padova. Infine il voto più basso sulla "Facilità di risolvere le dispute giudiziarie" lo ottiene Bari, mentre al primo posto si piazza Torino.

Permessi a costruire, tempi (troppo) diversi da città a città
Su parametri specifici, le differenze tra le città registrate dallo staudio della Banca mondiale possono essere veramente molto ampie. Per quanto riguarda l'ottenimento dei permessi necessari alla costruzione di un magazzino, il ritardo principale si registra nell'ottenimento del permesso di costruzione (o autorizzazione equivalente) dal Comune. A Catanzaro e a Palermo sono necessari oltre 6 mesi, mentre occorre la metà del tempo a Napoli, Campobasso e Potenza, e appena 30 giorni a Milano.

 Saccomanni (Bankitalia): L'Italia prosegua nelle riforme»
Nei dati del rapporto della Banca mondiale il direttore generale della Banca d'Italia, Fabrizio Saccomanni, intervenuto alla presentazione dello studio, trova la conferma che l'Italia deve «proseguire con decisione nel programma di riforme avviato», assicurando «la piena e concreta attuazione» di quanto approvato fin qui dal Parlamento. L'obiettivo a cui deve guardare l'Italia, ricorda Saccomanni, è la crescita che «va perseguita agendo sui problemi strutturali, con un approccio ad ampio raggio, il più possibile integrato».

Barca (Coesione): «Non basta fare riforme, occorre attuarle»
Di miglioramenti in atto grazie agli sforzi del governo Monti e non ancora colti dallo studio "Doing Business" parla invece il ministro per la coesione territoriale Fabrizio Barca. In particolare, il ministro ha citato le ultime riforme per la risoluzione in tempi brevi delle dispute commerciali, uno dei talloni d'Achille del nostro sistema economico. Dalla specializzazione dei tribunali e del processo telematico «ci aspettiamo che diano risultati forti», mentre sull'avvio dell'attività di impresa novità come lo Sportello unico sui permessi per l'edilizia vanno secondo Barca «nella direzione auspicata». In generale, ha riconosciuto il ministro, «non basta fare le norme, bisogna anche attuarle», riferendosi al pressing della stampa sul problema, tutto italiano, delle riforme "a metà" «Un premier o un sindaco saranno spronati ad agire se sanno che i risultati delle loro azioni verranno riconosciuti dai media».

Troppi freni allo sviluppo nazionale
Tra i fattori che limitano la capacità competitiva della nostra economia e ne ostacolano la crescita Saccomanni cita in particolare l'insufficiente concorrenza e la cattiva regolazione nei servizi, ma i fronti su cui occorre agire sono molti: dalla «pubblica amministrazione spesso inefficace e fonte di oneri burocratici eccessivi per le imprese e i cittadini», al livello eccessivo di imposizione fiscale ed al mercato del lavoro «poco flessibile e segmentato». Saccomanni ricorda anche i ritardi della scuola e dell'istruzione universitaria, poco attenta «a innalzare la qualità del capitale umano e a favorire l'inclusione sociale», e la giustizia civile, ancora «troppo lenta» rispetto alle esigenze delle imprese.

Italia al 73° posto del ranking mondiale
La presentazione del Focus sull'Italia segue a quella di fine ottobre relativa al Rapporto complessivo sul fare impresa nel mondo, secondo cui l'Italia ha recuperato ultimamente 14 posizioni nella classifica mondiale. L'Italia (terza economia dell'Eurozona e membro del G7) è passata infatti dall'87° al 73° posto, anche se resta dietro a un gran numero di Paesi ancora in via di sviluppo, come la Georgia (che entra nella top ten al nono posto), il Ruanda (52°), la Colombia (45esima), il Botswana (59°). Tra i progressi che hanno consentito all'Italia di avanzare in classifica, la recente liberalizzazione del mercato dell'energia elettrica e la semplificazione delle compravendite immobiliari. Il rapporto "allargato" della Banca mondiale (che prende in considerazione il periodo compreso tra giugno del 2011 e giugno del 2012) cita espressamente i passi avanti fatti da Acea, la multiutility di Roma, che ha ridotto tempi e costi di allaccio alla rete elettrica.

da - http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-11-14/fare-impresa-italia-migliora-111546.shtml?uuid=AbDoBm2G&p=2
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« Risposta #1 inserito:: Novembre 15, 2012, 04:40:41 pm »

Banca mondiale: difficile fare impresa in Italia.

Da Bari a Bologna: ecco le città promosse e quelle bocciate

con un'analisi di Rossella Bocciarelli

14 novembre 2012

Fare impresa in Italia è ancora molto difficile, a causa di procedure antiquate, inefficienti e costose, ma qualcosa sta cambiando, soprattutto sul fronte normativo e delle buone pratiche amministrative per lo sviluppo delle Pmi e dell'economia locale.

Cinque parametri di valutazione
Così, se Campobasso è la città dove è più complicato avviare una nuova attività, e Bari è indietro sui tempi per la soluzione delle dispute commerciali (al contrario di Torino), Bologna fa progressi sui tempi per ottenere permessi edilizi, mentre a Catanzaro o Padova è più facile avviare una attività di impresa. Genova invece spicca per l'efficienza del porto, che registra buone performance anche a Catania. È questo il quadro che emerge dell'ultimo rapporto ad hoc sull'attività di impresa in Italia, il «Doing Business in Italia 2013», presentato oggi a Roma dalla Banca Mondiale. Progressi diffusi ma ancora nessuna città o distretto che raggiunga l'eccellenza in tutti gli indicatori messi sotto osservazione dal Rapporto: facilità di avvio di nuove attività, tempi e procedure per ottenere un permesso a costruire, trasferimento di una proprietà immobiliare, risoluzione di una dispiuta commerciale, e sviluppo del commercio transfrontaliero.
documenti

Da nord a sud, 13 città sotto esame
Nel confronto che la World Bank ha fatto tra 13 città (Bari, Bologna, Cagliari, Campobasso, Catanzaro, L'Aquila, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Potenza, Roma e Torino) a fronte delle realtà promosse su alcune voci esaminate, lo studio non lesina brutti voti. Come quello andato a Roma, che si piazza ultima per il parametro "Facilità di trasferimento di proprietà immobiliare". Campobasso è in coda alle altre città per la voce "Facilità di avvio di impresa", dove prima è Catanzaro. Potenza e Palermo sono le città dove è più difficile ottenere permessi edilizi, mentre accanto a Roma sulle difficoltà di trasferimenti di proprietà immobiliari compare Padova. Infine il voto più basso sulla "Facilità di risolvere le dispute giudiziarie" lo ottiene Bari, mentre al primo posto si piazza Torino.

Permessi a costruire, tempi (troppo) diversi da città a città
Su parametri specifici, le differenze tra le città registrate dallo staudio della Banca mondiale possono essere veramente molto ampie. Per quanto riguarda l'ottenimento dei permessi necessari alla costruzione di un magazzino, il ritardo principale si registra nell'ottenimento del permesso di costruzione (o autorizzazione equivalente) dal Comune. A Catanzaro e a Palermo sono necessari oltre 6 mesi, mentre occorre la metà del tempo a Napoli, Campobasso e Potenza, e appena 30 giorni a Milano.

 Saccomanni (Bankitalia): L'Italia prosegua nelle riforme»
Nei dati del rapporto della Banca mondiale il direttore generale della Banca d'Italia, Fabrizio Saccomanni, intervenuto alla presentazione dello studio, trova la conferma che l'Italia deve «proseguire con decisione nel programma di riforme avviato», assicurando «la piena e concreta attuazione» di quanto approvato fin qui dal Parlamento. L'obiettivo a cui deve guardare l'Italia, ricorda Saccomanni, è la crescita che «va perseguita agendo sui problemi strutturali, con un approccio ad ampio raggio, il più possibile integrato».

Barca (Coesione): «Non basta fare riforme, occorre attuarle»
Di miglioramenti in atto grazie agli sforzi del governo Monti e non ancora colti dallo studio "Doing Business" parla invece il ministro per la coesione territoriale Fabrizio Barca. In particolare, il ministro ha citato le ultime riforme per la risoluzione in tempi brevi delle dispute commerciali, uno dei talloni d'Achille del nostro sistema economico. Dalla specializzazione dei tribunali e del processo telematico «ci aspettiamo che diano risultati forti», mentre sull'avvio dell'attività di impresa novità come lo Sportello unico sui permessi per l'edilizia vanno secondo Barca «nella direzione auspicata». In generale, ha riconosciuto il ministro, «non basta fare le norme, bisogna anche attuarle», riferendosi al pressing della stampa sul problema, tutto italiano, delle riforme "a metà" «Un premier o un sindaco saranno spronati ad agire se sanno che i risultati delle loro azioni verranno riconosciuti dai media».

Troppi freni allo sviluppo nazionale
Tra i fattori che limitano la capacità competitiva della nostra economia e ne ostacolano la crescita Saccomanni cita in particolare l'insufficiente concorrenza e la cattiva regolazione nei servizi, ma i fronti su cui occorre agire sono molti: dalla «pubblica amministrazione spesso inefficace e fonte di oneri burocratici eccessivi per le imprese e i cittadini», al livello eccessivo di imposizione fiscale ed al mercato del lavoro «poco flessibile e segmentato». Saccomanni ricorda anche i ritardi della scuola e dell'istruzione universitaria, poco attenta «a innalzare la qualità del capitale umano e a favorire l'inclusione sociale», e la giustizia civile, ancora «troppo lenta» rispetto alle esigenze delle imprese.

Italia al 73° posto del ranking mondiale
La presentazione del Focus sull'Italia segue a quella di fine ottobre relativa al Rapporto complessivo sul fare impresa nel mondo, secondo cui l'Italia ha recuperato ultimamente 14 posizioni nella classifica mondiale. L'Italia (terza economia dell'Eurozona e membro del G7) è passata infatti dall'87° al 73° posto, anche se resta dietro a un gran numero di Paesi ancora in via di sviluppo, come la Georgia (che entra nella top ten al nono posto), il Ruanda (52°), la Colombia (45esima), il Botswana (59°). Tra i progressi che hanno consentito all'Italia di avanzare in classifica, la recente liberalizzazione del mercato dell'energia elettrica e la semplificazione delle compravendite immobiliari. Il rapporto "allargato" della Banca mondiale (che prende in considerazione il periodo compreso tra giugno del 2011 e giugno del 2012) cita espressamente i passi avanti fatti da Acea, la multiutility di Roma, che ha ridotto tempi e costi di allaccio alla rete elettrica.

da - http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-11-14/fare-impresa-italia-migliora-111546.shtml?uuid=AbDoBm2G&p=2
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