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Autore Discussione: «IL SISTEMA é MARCIO» (tutto il sistema Italia ndr).  (Letto 17080 volte)
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« Risposta #15 inserito:: Giugno 27, 2009, 10:41:02 am »

La lettera

Come mai tante persone giudicano senza sapere?

Veronica Berlusconi risponde ad Angelo Rizzoli e sua moglie in merito alla propria vicenda


Egregio Direttore, evidentemente il fermo proposito mio e del mio avvocato, di mantenere la vicenda della separazione da mio marito sul piano della compostezza, infastidisce (non capisco perché) persone che non dovrebbero avere alcun interesse per la questione, e che certamente non hanno alcun titolo per esprimere pubblicamente giudizi al riguardo.

Constato, leggendo il Corriere della Sera del 25 giugno (pagina 15), che questo è ora il caso del signor Angelo Rizzoli, persona che non ho mai conosciuto, la cui moglie Melania, che pure non ho mai conosciuto, era già stata prodiga nei miei confronti, qualche tempo fa, di consigli non richiesti né graditi (Corriere della Sera del 23 maggio). Che queste persone—non si sa da quale cattedra o pulpito — insultino quattro mie «amiche milanesi», non meglio identificate, tacciandole di crassa ignoranza, è increscioso ma anche ridicolo. È grave e intollerabile, invece, che il signor Rizzoli mi accusi, dalle colonne del Suo giornale, di «destabilizzare» i miei figli, e in particolare «il più piccolo, Luigi, che andrebbe invece sostenuto: a volte ci si ritira nella religione come fuga dal mondo»: così mostrando, oltre a tutto, di considerare i sentimenti religiosi di mio figlio, che riguardano solo lui e che non sono certo nati in queste settimane, come un fenomeno anomalo e patologico; cosa forse naturale, purtroppo, per chi non riesce nemmeno a immaginare che possano esistere valori diversi da quelli materiali. Per buona fortuna, Luigi non è affatto in fuga dal mondo, e ha sufficiente forza morale per valutare lo squallore di quelle parole. Ma vorrei ugualmente che venisse lasciato in pace, come me e le mie figlie. E possibilmente anche le mie amiche. Grata per l’attenzione Le invio i miei saluti.

Veronica Berlusconi
27 giugno 2009
da corriere.it
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« Risposta #16 inserito:: Luglio 20, 2009, 03:14:22 pm »

Silvio e Patrizia, tutte le intercettazioni


 Gli uffici dove gli uomini di Silvio Berlusconi provano a riscrivere la storia sono in via Marroncelli, in un cortile della vecchia Milano. Qui ormai da un anno lavorano a pieno ritmo e nel segreto quasi assoluto una quarantina di persone. Sono i dipendenti e i collaboratori di Ovo, una srl partecipata al 47 per cento da Trefinace, una società lussemburghese che fa capo alla Fininvest. Ovo ha un obiettivo, anzi una missione, creare Ovopedia la prima enciclopedia in videoclip del mondo: un'opera colossale da migliaia e migliaia di voci che tra qualche mese entrerà nelle case degli italiani via satellite, e forse sul digitale terrestre, e sul Web.

Responsabile del progetto, molto apprezzato dall'ideatore di Forza Italia Marcello Dell'Utri, è un ragazzo simpatico e carino di 35 anni: l'ex vj Andrea Pezzi che presiede la società e la controlla al 53 per cento attraverso Nova Fronda, un'altra srl il cui nome si richiama direttamente al singolare credo psico-filosofico di Antonio Meneghetti, un ex frate francescano dal burrascoso passato giudiziario che negli anni '70 ha fondato l'ontopsicologia, una disciplina che ha come scopo la "formazione del leader, inteso come intuizione attiva di soluzioni per il collettivo".

Nel febbraio del 1998 l'Associazione di Ontopsicologia si è guadagnata quasi una pagina in un corposo rapporto del ministero dell'Interno su "sette religiose e i nuovi movimenti magici in Italia". Ma all'ex frate sentir dipingere la propria organizzazione come una psicosetta nella quale "verrebbero attuate metodologie dirette a modificare il carattere e la personalità dell'adepto, al punto di ottenere il totale condizionamento e devozione nei confronti del fondatore", proprio non andava giù. Così Meneghetti ha intentato causa al Viminale ed è riuscito a ottenere un risarcimento civile per danni d'immagine di alcune decine di milioni di lire.


In quella dedicata 'All'ascesa del nazismo', accanto a un montaggio incalzante tipico dei video musicali, accompagnato da una colonna sonora decisamente furba e coivolgente, la storia della presa del potere da parte delle croci uncinate è presentata senza indugiare in alcun tipo di giudizio storico, etico o morale. Hitler diventa così solo un leader dal fortissimo "carisma personale e dalle straordinarie virtù di oratore", mentre la questione del 'Mein Kampf', ovvero della Bibbia del nazismo, viene liquidata senza far cenno al razzismo e limitandosi a dire che nella sua opera il Führer "afferma che l'attuale declino della Germania dipende da un complotto dei comunisti e degli ebrei volto a seminare discordia e indebolire l'economia del paese".

È un po' quello che sostiene Meneghetti riferendosi all'Italia. Già nel 1997, l'ex frate scriveva: "Gli Stati Uniti - con l'appoggio del denaro ebraico (la stampa, ndr) - attraverso la 'demonizzazione' del leader hanno determinato il frammentarismo del potere del leader naturale della nostra nazione". E poi continuava dicendo che, se papa Wojtyla "va a pregare nella Sinagoga, ciò succede perché gli ebrei hanno aiutato una situazione bancaria (i debiti dello Ior, ndr)".

Insomma, viste le posizioni del 'professore', non stupisce che Hitler, stando a quanto riferiscono una serie di fonti interne a Ovo, nella biografia a lui dedicata secondo i vertici della società dovesse essere definito "un personaggio controverso", ovvero con la stessa frase che chiude il video su Stalin. Anche in questo caso viene messa in evidenza "la forza d'animo" del dittatore comunista e dopo un passaggio sui milioni di morti da lui causati "per mantenere l'ordine", la clip si conclude con queste parole: "Figura controversa del '900, l'uomo d'acciaio lascia dietro di sé un impero".

Non è un caso. Agli autori dei testi di Ovopedia, in gran parte giovani con pochissima o nessuna esperienza nel campo dell'informazione storica e scientifica, viene fornito un format preciso, che ha come comune denominatore: "La volontà".

In Ovobio, la sezione dell'enciclopedia interattiva in videoclip dedicata agli uomini che nel loro campo hanno lasciato il segno, si ordina di "mettere in luce la volontà del personaggio di raggiungere i suoi obiettivi e l'intelligenza nel saper applicare questa volontà". Mentre nel piano dell'opera Meneghetti compare tra gli "intellettuali e i mistici" cui dedicare una videoclip, accanto a figure come Aristotele, Freud, Sartre e Sant'Agostino.


E poi lui stesso mi ha chiesto del cantiere, gli ho detto qua lo sto portando avanti da sola, però non è facile giù al sud, una ragazza da sola, anche perché è una cosa abbastanza grossa e lui mi ha detto ti manderò io qualcuno, mi auguro che sia vera


Subito dopo, Berlusconi chiama Patrizia. Commentano la serata, poi lui parte per Mosca

PD: Pronto?
SB: Come stai questa mattina?
PD: Come stai?
SB: Questa mattina
PD: Bene
SB: Tutto bene?
PD: Si..tu?
SB: Io si, ho lavorato tanto, questa mattina sono andato a inaugurare questa mostra, ho fatto un bellissimo discorso, con applauso e non sembravo stanco
PD: Eh infatti come me, io non ho sonno non ho dormito, è andata via solo la mia voce
SB: Beh come mai? Non abbiamo gridato
PD: Eh eppure non ho urlato, chissà perché è andata via la voce, sai perché? Perché ho fatto la doccia, 10 volte con l'acqua ghiacciata perché avevo caldo
SB: Va bene senti, tutto bene?
PD: Si tutto bene
SB: Hanno consumato, io sto partendo adesso per Mosca
PD: Va bene
SB: Ti chiamo domani quando torno eh?!
PD: Ok, un bacione forte anche a te
SB: ciao
PD: ciao
SB: ciao tesoro
DONNA: ciao un bacio


20/07/2009

da espresso.repubblica.it
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« Risposta #17 inserito:: Luglio 24, 2009, 11:12:11 pm »

Fa il re e anche il giullare

di Enrico Arosio

Berlusconi incarna i vizi del maschio italiano.

E usa il suo carisma per far dimenticare i suoi errori

colloquio con Umberto Galimberti


Berlusconi si difende confondendo le acque. "Gli italiani mi vogliono così", ruggisce. Così come? Che cosa hanno capito gli italiani del Papigate? I nudi fatti indicano un uomo anziano prigioniero di un vitalismo innaturale, che si circonda di un harem di donne, ripagandole a volte con la carriera televisiva o politica. Ricattabile, costretto a mentire, mal protetto dai servizi di sicurezza. Umberto Galimberti, tra i più noti filosofi e psicoanalisti italiani, offre a 'L'espresso' una sua lettura originale.

Professore, con una figura cara alla psicologia junghiana Berlusconi appare in piena confusione tra il Senex e il Puer. Nel Puer troviamo: il volare alto, l'estetismo, l'amoralità, il fallicismo, il sentirsi invulnerabili al passare del tempo.
"L'interpretazione può essere suggestiva. Il Puer invecchia mantenendo le cifre dell'adolescente: irruenza, pulsionalità, sessualità, senza mai giungere al pieno controllo di sé. Ma la civiltà matura attraverso il governo delle pulsioni. Il problema è che, se il leader Berlusconi non ha raggiunto la maturità psicologica, poiché al governo di sé si aggiunge il governo della nazione, questo ci inquieta, e non poco".

Berlusconi dice: gli italiani mi vogliono così come sono. È un'autoassoluzione?
"Sì. Qui si parla di un leader carismatico. E l'essenza del carisma consiste nella capacità di coinvolgere una folla su basi erotiche È una capacità di fascinazione pre-razionale. Non tutti ce l'hanno".

In politica può contare molto.
"Certo. Ma è molto pericolosa. Tutti, a scuola, abbiamo incontrato professori affascinanti. Ma il fascino, che funziona bene nei processi educativi, funziona male nei processi di gestione di uno Stato. Un consenso incondizionato di tipo erotico autorizza a un esercizio del libero arbitrio sempre più spinto".

Berlusconi reagisce agli scandali negandoli e, insieme, scherzandoci sopra. Come quando dice agli operai di un cantiere: domani vi porto le veline. È una tecnica di rimozione?
"Berlusconi ha capito che il discorso razionale non appartiene più al politico ma all'economico; se non al tecnologico. La razionalità non è più essenziale. Gli antichi re, per farsi narrare i propri difetti, chiamavano il giullare. Lui interpreta il doppio ruolo di re e giullare, neutralizzando la satira".

Giovanni Sartori parla di sultanato. Stride la contraddizione tra harem e pretesi valori famigliari.
"Ai leader le contraddizioni non interessano. Il circondarsi di un numero abnorme di donne mi fa pensare a un disturbo psicologico cui uno psichiatra di Boston, Peter Sifneos, ha dato il nome di alessitimia".

Alessitimia? Che significa?
"In due parole: il non riuscire a godere di una relazione su base sentimentale. Per goderne ho bisogno di compiere azioni, azioni su donne, perché il mio sentimento è sostanzialmente atrofico. Alessitimia, dal greco: meno sentimento. Berlusconi ama con le azioni, per provare qualcosa".

Nei giorni in cui si indaga sulle escort a Palazzo Grazioli lui si fa ritrarre col nipotino in braccio.
"Non escludo che Berlusconi ami, insieme, la famiglia e le ragazze. Certo si pone il problema politico. Il libertinismo stride col family day. Ma stride ancor più il silenzio della Chiesa per convenienza politica. Se il governo può aiutare la scuola privata, o la sanità privata di un certo colore, è sicura l'approvazione della destra cattolica".

Un bel po' di ipocrisia. Non è uno scoop...
"Cattolici all'italiana. Perché non paghiamo le tasse, trascuriamo il bene pubblico, abbiamo un basso senso civico, il favore prevale sul merito? Perché siamo padri di famiglia e andiamo a puttane? Berlusconi conosce bene la comodità del perdono".

Mentre le escort raccontano, Berlusconi dichiara: "Mai pagato una donna". Il suo avvocato parla di "utilizzatore finale" e il governo rivede la legge sulla prostituzione inasprendo le misure contro il cliente. Sembra uno scherzo...
"Da buon pubblicitario, lui lavora sulla velocizzazione del tempo e la cancellazione della memoria. Sa bene che un fatto incide solo nel momento in cui lo mostro; poi si dilegua. La contraddizione è presente agli spiriti riflessivi, ma quanti sono oggi in Italia? Non accuso gli italiani di ignoranza, dico che non hanno il tempo di riflettere. Sono stati abituati a essere colpiti dalle immagini: potenza sul momento, e subito l'oblio".

Promuovere per ragioni private una ragazza sottoqualificata a cariche elettive dovrebbe indignare anche chi gli vuol bene.
"Dovrebbe. Perché così facendo disprezza la cosa pubblica. Ma se lui disprezza il Parlamento, la magistratura, i media, può vendere le istituzioni come remunerazione delle sue passioni. Perché no?".

Eppure il consenso dura tenacemente.
"E durerà, perché Berlusconi incarna bene molti vizi, impersona un'antropologia del maschio italiano. Se imploderà non sarà per azione del popolo, ma perché saranno entrati in crisi i big della sua alleanza politica".

(23 luglio 2009)
da espresso.repubblica.it
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« Risposta #18 inserito:: Luglio 24, 2009, 11:14:11 pm »

GIUSTIZIA E BOLLA IMMOBILIARE

Il caso Zunino e la lezione per le banche


Lo spigoloso profilo del cavalier Luigi Zunino proietta l’ombra di 3-4 miliardi di sofferenze sui bilanci delle banche e, in particolare, mette alla prova la più esposta fra loro, quell’Intesa Sanpaolo che all’atto di fondazione si propose — e non a torto date le dimensioni, la storia e la cultura — come banca del Paese, ma anche Banco Popolare e Unicredit. Tra sette giorni il tribunale di Milano deciderà se dichiarare fallita l’immobiliare Risanamento. Il giudizio è stato richiesto dalla procura di Milano dato il ripetersi dei decreti ingiuntivi e una volta preso atto che il revisore di PricewaterhouseCoopers lega il futuro della società non già ad un aumento di capitale ma alla cessione del patrimonio e alla rinegoziazione del debito.

Nell’opinione della procura queste iniziative, affidate per di più a un professionista, Salvatore Mancuso, privo di deleghe, configurerebbero una liquidazione di fatto che sarebbe più trasparente formalizzare attraverso le procedure di legge ovvero superare ricapitalizzando la società e assumendone la guida. La sentenza è attesa. Potrebbe fare giurisprudenza nell’Italia alle prese con tante ristrutturazioni imposte dalla crisi. Ma comunque vada, la storia di Zunino, uomo d’affari piemontese dall’ego smisurato («sono il pilota di Formula Uno del mattone», diceva di sé), rischia di rivelarsi fonte di imbarazzi per quanti gli hanno dato fiducia pressoché sulla parola, mentre alla clientela minuta si pratica l’esame del sangue com’è anche giusto che si faccia quando si maneggiano i soldi degli altri.

L’imbarazzo nasce dal bilancio 2007 della Zunino Investimenti Italia, la holding non quotata che possiede le immobiliari Tradim e Nuova Parva, anch’esse non quotate, e la Risanamento. Ebbene, lo stato patrimoniale consolidato esponeva 3,5 miliardi di debiti a fronte di 96 milioni di capitale e riserve. La leva finanziaria era pari a 35 volte, e con una singolare postilla: la quota di capitale e riserve di Zunino e della moglie Stefania Cossetti era pari a 421 mila euro. Sull’immobiliare circolano molte teorie. Il campione dei campioni del ramo, Francesco Gaetano Caltagirone, lavora con una liquidità su cui aleggia la leggenda. Nel 2007, la Beni Stabili aveva 2,1 miliardi di capitale e 2,2 di debiti finanziari. E gronda affitti e può contare sul prestigio di Leonardo Del Vecchio, il signor Luxottica. Ma c’è anche chi ritiene che, per costruire o per comprare e vendere palazzi, si possa far leva con tanto debito su poco capitale.

Quasi vent’anni fa, Salvatore Ligresti aveva spinto la Premafin fino ad avere 12 lire di debito ogni lira di capitale. E però Mediobanca gli organizzò il rientro attraverso un aumento di capitale garantito obtorto collo dalle banche. Era una forzatura. E infatti la Borsa non sottoscrisse l’intera offerta. Ma fu comunque una soluzione rigorosa. E forse anche per questa memoria—o forse perché Zunino era un antico cliente Cariplo, altro «giro» milanese — l’attuale dirigenza di Mediobanca ha sempre manifestato riserve sulla tenuta dell’immobiliarista, ancorché fosse entrato nel suo azionariato comprando un 4% con i soldi delle altre banche. Il consiglio di amministrazione della Zunino Investimenti Italia, invece, ha presentato ai primi del 2008 un piano di dismissioni e di rinegoziazione del debito con le banche. Nessun aumento di capitale. Ma tanto basta agli amministratori per «garantire» la continuità aziendale e alla Reconta Ernst Young di concedere la certificazione dei conti, dopo averne evocato le tensioni finanziarie. Il bilancio 2008 non è ancora disponibile sul Cerved nonostante siamo alla fine di luglio.

La sua lettura sarebbe interessante per vedere quale impatto hanno avuto sui conti le poche dismissioni effettuate, tra cui quella in perdita di azioni Mediobanca, e la svalutazione verticale della partecipazione in Risanamento. Nell’attesa ci si chiede come sia stato possibile non mettere alle strette Zunino e costringerlo a metterci i soldi se li aveva o a passare la mano, a vendere aree e palazzi anziché emettere altri 220 milioni di obbligazioni. La crisi ha fatto crollare i prezzi degli immobili, ma che senso aveva, anche prima, finanziare lo sviluppo di un costoso quartiere by Norman Foster nella periferia di Rogoredo quando la città di Milano perde centinaia di migliaia di abitanti solo in parte rimpiazzati dalla cittadinanza extracomunitaria? Ora Zunino si è dimesso.

Ma sono gli interi consigli di amministrazione che dovrebbero seguirlo se a questi organismi si riconoscono un ruolo e una responsabilità. Al di là della sentenza, tocca alle banche assumersi le loro responsabilità: avendo concesso crediti inesigibili sono azioniste di fatto. E poco importa se, a questo punto, la diversa qualità delle garanzie — il palazzo affittato a Sky non è la stessa cosa dell’area vuota di Sesto San Giovanni— farà emergere anche la diversa qualità dei rapporti di banche e banchieri con il cavaliere che, con il quartiere di Santa Giulia, voleva conquistarsi la fama per i prossimi 200 anni.

Massimo Mucchetti
22 luglio 2009
da coriere.it
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« Risposta #19 inserito:: Agosto 04, 2009, 03:33:05 pm »

Due ore e mezzo di faccia a faccia ad Arcore, il Cavaliere pressa il ministro: Troppo schiacciati sulla Lega.

Un nuovo coordinatore del Pdl, magari giovane e meridionale

Il gelo tra Berlusconi e Tremonti "Trova subito i soldi per il Sud"

di CARMELO LOPAPA

 
ROMA - "Giulio, da settembre dobbiamo dare al governo un altro "segno", imprimere un altro passo. E la svolta la marchiamo proprio con un grande piano per il Mezzogiorno. Dunque, fà qualcosa, trova una soluzione, soprattutto trova i soldi, non mi importa come. Ma trovali subito". Il gelo non si è sciolto affatto, raccontano. Ma certo, le due ore e mezza di faccia a faccia nella residenza di Arcore tra il premier Silvio Berlusconi e il ministro che detiene le chiavi della cassa, ossia Giulio Tremonti, sono servite almeno a chiarire le idee all'inquilino di via XX Settembre su quale sia il nuovo andazzo e i progetti in cantiere. Che passano anche per un rimescolamento di carte al partito: coordinatore unico al posto dei tre in carica, che nei primi mesi non hanno entusiasmato del tutto il Cavaliere.

Il presidente del Consiglio alle prese con la sua "cura sportiva" in villa non stacca la spina, non ancora. In attesa di una probabile conferenza stampa di "fine stagione" fra pochi giorni e di volare poi in Sardegna, tiene i contatti telefonici con alcuni ministri, quindi convoca Tremonti per le 14,30. Il responsabile dell'Economia sa bene cosa sta per prospettargli il capo del governo: un ammorbidimento della linea del rigore bollata come filo-leghista perfino da frange riottose del Pdl. Ecco perché si presenta a Villa San Martino accompagnato da Vittorio Grilli, direttore generale del Tesoro, colui che più di altri è in grado di illustrare il quadro (fosco) dei conti dello Stato. Trovata che non sortirà gli effetti sperati.

Berlusconi resta guardingo nei confronti del superministro. Ma se è con lui che vuole ragionare del progetto che ha in mente per la ripresa d'autunno, è perché quel disegno necessiterà di ingenti investimenti. Un piano pluriennale, da scaglionare in cinque anni, in favore delle regioni meridionali. "Evitiamo di essere troppo schiacciati sulla Lega. Presenteremo un manifesto per la rinascita del Sud e vedrai - ha spiegato il premier - che gioverà all'intero governo". Il riferimento è a quel documento che, in bozza, hanno già predisposto i capigruppo del Pdl di Camera e Senato. Venti cartelle che andranno asciugate e trasformate in mega spot per il Meridione: 60 miliardi in arrivo entro il 2015, ricorso se necessario a una contrattazione separata nelle aree meno sviluppate e un'Agenzia per il Sud, la famigerata nuova Cassa per il Mezzogiorno. "Evitiamo ogni riferimento alla Casmez, ma certo di uno strumento straordinario si dovrà trattare: l'importante è mettere in chiaro che i quattrini non saranno concessi a pioggia", è l'input di Berlusconi che deve tenere però a bada i malumori del Carroccio. Ancora ieri il ministro Roberto Calderoli giudicava positiva la proposta, chiosando che l'unica "cosa sbagliata è chiamarla Cassa per il Mezzogiorno, evoca ricordi negativi". È pure vero che così la pensano altri nel governo, compreso il ministro meridionale Raffaele Fitto. Per non dire di una sfilza di deputati di maggioranza ("Rimedio peggiore del male" protesta il repubblicano Nucara). Primo banco di prova per Palazzo Chigi sarà la conferenza Stato-Regioni di domani, all'ordine del giorno i fondi Fas incassati dalla sola Sicilia e ora rivendicati a buon diritto dalle altre amministrazioni.

Ma il "rilancio" di cui Berlusconi parla - che nei piani dovrà segnare il restyling della sua personale immagine dopo i recenti scaldali - investirà anche il Pdl. I tre coordinatori Bondi, La Russa e Verdini hanno contribuito a costruire il partito, ma le aspettative del fondatore sono altre. Il leader è ormai convinto che dall'autunno occorra un coordinatore unico che prenda saldamente in mano le redini. Quando sabato ha espresso stima ai tre, dopo le prime indiscrezioni sull'avvicendamento, il presidente del Consiglio si è limitato a spiegare che "cambiamenti nel partito non ve ne saranno, nell'immediato", e comunque "tutto sarò sottoposto alla dinamica di un grande partito democratico". Quasi una conferma, nei fatti.
Il nome del ministro Claudio Scajola resta il più accreditato, nell'entourage ristretto del Cavaliere. Soluzione tuttavia per nulla scontata. Da un lato, infatti, c'è l'indisponibilità personale dell'ex coordinatore forzista a lasciare il dicastero che da qui a pochi anni dovrà gestire il business del nucleare in Italia. Dall'altro, Berlusconi ha intenzione ancora una volta di sparigliare, stupire, giocare la carta imprevista: un outsider, un giovane, preferibilmente meridionale. Mister "x" per ora resta senza nome, un profilo che lo stesso premier per ora sta mettendo a punto. Quel che è certo è che sarà affiancato da un ex An. Ruolo per il quale Gianfranco Fini vedrebbe bene il vicecapogruppo Pdl alla Camera Italo Bocchino.

(4 agosto 2009)
da repubblica.it
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« Risposta #20 inserito:: Agosto 06, 2009, 04:01:48 pm »

L'ex parlamentare del Pdl tira in ballo le intercettazioni dell'inchiesta di Napoli

"Berlusconi ha un atteggiamento puttaniero che mina il rispetto della donna"

Paolo Guzzanti attacca il Cavaliere: "Che disgusto per i suoi comportamenti"

La smentita del Quirinale: "Insinuazioni del tutto prive di fondamento: mai sollecitati direttori dei giornali sulla vicenda"

di MATTEO TONELLI


ROMA - "E' un gran porco". L'ex senatore del Pdl Paolo Guzzanti non usa toni soft per giudicare i comportamenti privati di Berlusconi. "E' una persona che ha corrotto la femminilità italiana schiudendo carriere impensabili a ragazze carine che hanno imparato solo quanto sia importante darla alla persona giusta al momento giusto - scrive sul suo blog Guzzanti - sollecitate in questo anche dalle madri, quando necessario". E tra verbali mai pubblicati e "disgustosi contenuti" l'ex parlamentare del Pdl tira in ballo anche il capo dello Stato le cui sollecitazioni avrebbero impedito la pubblicazione delle intercettazioni.

In serata le dichiarazioni di Guzzanti diventano il caso del giorno, interviene perfino il Quirinale. "E' assolutamente priva di fondamento l'insinuazione, riferita dal sen. Paolo Guzzanti, secondo la quale il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, avrebbe sollecitato non si sa quali direttori di giornali a non pubblicare taluni atti giudiziari che sarebbero in loro possesso". Una smentita che il senatore accoglie con "rispetto e piacere".

Ghedini, avvocato di Berlusconi, giudica di "nessuna importanza" la vicenda: "Quelle intercettazioni sono state distrutte". Ma sorvola sulle critiche del suo ex compagno di partito.

Le accuse di Guzzanti. Al parlamentare, padre dei comici Sabina e Corrado, un tempo esponente di primo piano del Polo ed ex vicedirettore del Giornale, si deve l'invenzione del termine "mignottocrazia". Lo usò al culmine dello scontro con il ministro Mara Carfagna quandò puntò il dito contro le presunte "nomine di scambio". Dove la merce di scambio sconfinava nel pettegolezzo sessuale. Da allora Guzzanti non ha smesso di attaccare il premier su questo tema. Sul quell'atteggiamento "puttaniero" che "corrompe la gioventù e mina il rispetto della donna". Il suo blog nel pomeriggio è andato in tilt da troppi accessi e non risultava raggiungibile. Ma il sito dell'Espresso ha registrato tutti i contenuti.

Mesi fa, intervistato da Repubblica.it, Guzzanti non si nascose dietro le parole: "Siamo in presenza di un capo di governo che è circondato da pettegolezzi a sfondo sessuale. E questo è un danno per il Paese. Non faccio processi sommari, ma Berlusconi ha fatto della sua sessualità un evento politico e su questo, dicono anche alcuni del suo partito, prima o poi potrebbe inciampare". E oggi sferra un nuovo affondo contro il Cavaliere. Tirando in ballo le intercettazioni sull'inchiesta di Napoli (poi distrutte) che conterrebbero dialoghi a sfondo esplicitamente sessuale che hanno il Cavaliere come protagonista assoluto. Dialoghi di cui molto si è parlato ma che non sono mai diventati pubblici.

"Un famoso direttore...". Guzzanti, invece, riferisce di voci "attendibili" che affermerebbero come "un famoso direttore ha mostrato e fatto leggere a un numero imprecisato di persone (deputati e deputate di Forza Italia per lo più) i verbali che tutti i direttori di giornale hanno, ma che avrebbero deciso di non usare su sollecitazione del Presidente Napolitano". Si tratterebbe delle ormai famose intercettazioni napoletane "in cui persone che ora ricoprono cariche altissime si raccontano fra di loro cose terribili che la decenza e la carità di patria mi proibiscono di scrivere, anche se purtroppo sono sulla bocca di coloro che hanno letto i verbali. Io ne conosco almeno tre".

"Dettagli disgustosi". A questo punto Guzzanti entra nel dettaglio. Sollecitato da un lettore racconta di "cose assolutamente disgustose": "Rapporti anali non graditi, ore e ore di tormenti in attesa di una erezione che non fa capolino, discussioni sul prossimo set, consigli fra donne su come abbreviare i tormenti di una permanenza orizzontale pagata come pedaggio". Dicendosi disponibile a raccontare tutto ad un magistrato: "A cui direi da chi ho avuto queste relazioni e chi fosse il giornalista che ha fornito il materiale in lettura". E la sua battaglia contro l'uomo "che odia le donne" continua.

(5 agosto 2009)
da repubblica.it
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« Risposta #21 inserito:: Agosto 07, 2009, 11:43:18 am »

L'inchiesta a Pescara parte dal memoriale dell'ex moglie del parlamentare Pdl Aracu

Che denuncia: "Vicenda nata dall'odio di questa donna, vuole distruggermi"

Cicchitto indagato per ricettazione

L'accusa: "Prese soldi per una candidatura"

Le rivelazioni dell'Espresso.

"Sono indignato, querelo tutti, piena fiducia nella magistratura"

 
ROMA - Il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto è indagato per ricettazione dalla procura di Pescara, in seguito alla pubblicazione del memoriale della ex moglie dell'esponente del Pdl e parlamentare Sabatino Aracu. Ne dà notizia l'Espresso sul numero di domani in edicola.

La donna non ha prove, ma afferma di ritenere sulla base di una serie di elementi che suo marito "abbia consegnato all'onorevole Cicchitto, anche per sostenere la propria candidatura, somme certamente non inferiori a 500 mila euro". Dice di avere saputo dallo stesso Aracu, "che quest'ultimo effettuava consegne di denaro nelle mani di Cicchitto per importi annui di almeno 500 mila euro. La cosa avveniva a Roma e la dazione consisteva in somme in contanti".

Con l'onorevole Cicchitto, aggiunge la Maurizio, "abbiamo trascorso una vacanza estiva in Sardegna. Il deputato di Fi, anche in mia presenza, assicurava a mio marito che gli avrebbe conservato l'incarico di coordinatore regionale del partito in considerazione delle attenzioni riservategli". Attenzioni che avrebbero trovato puntuale conferma nella vicenda riguardante la candidatura di Filippo Piccone. "Ricordo che mio marito", scrive la ex moglie di Aracu, "si fece dare da costui l'importo di 600 mila euro per ottenere la candidatura al Senato. Di tale somma 150 mila euro circa vennero consegnati all'onorevole Cicchitto. Il tutto mi è stato riferito da mio marito".

Ma la donna è molto più prodiga di particolari su Aracu, che è segretario del gruppo pdl a Montecitorio, ma anche alto dirigente sportivo, presidente della federazione pattinaggio, coinvolto nell'organizzazione dei giochi del Mediterraneo. Aracu avrebbe usato soldi dell'organizzazione per farle regali. La Maurizio lo chiama in causa soprattutto per avere preteso tangenti dai baroni della sanità privata regionale, a cominciare da quel Vincenzo Angelini titolare della clinica Villa Pini di Chieti che lo scorso anno ha provocato con le sue rivelazioni l'arresto dell'ex governatore Ottaviano Del Turco.

Infine, un capitolo sulla compravendita dei posti in Parlamento: la donna parla di somme a cinque zeri intascate per inserire candidati nelle liste forziste al Senato. Come nel caso di Filippo Piccone, eletto nel 2006 a palazzo Madama e diventato primo coordinatore del Pdl in Abruzzo, che secondo la Maurizio avrebbe consegnato ad Aracu 600 mila euro. Una parte dei soldi, secondo quanto la Maurizio ha riferito, sarebbero finiti a Fabrizio Cicchitto.

Cicchitto smentisce l'Espresso e annuncia querela nei confronti del settimanale e della signora. L'Espresso riporta ampi stralci del memoriale consegnato al procuratore di Pescara Nicola Trifuoggi.

GLI STRALCI DEL MEMORIALE

In una nota, Cicchitto spiega: "Le dichiarazioni della sig.Ra Maurizio nei miei confronti pubblicate sull'espresso sono false, totalmente infondate, ridicole e rese pubbliche solo a scopo diffamatorio e calunnioso. Sono profondamente indignato per l'operazione mediatica che, utilizzandole, si sta realizzando nei miei confronti. Ho dato incarico ad uno studio legale del luogo di sporgere querela e agire in sede civile nei confronti della signora Maurizio e dell'Espresso".

"Naturalmente - conclude - nutro il massimo rispetto per l'operato della magistratura pescarese che certamente farà presto e bene il suo lavoro tanto che ho già provveduto da tempo spontaneamente a fornire ad essa tutte le delucidazioni e le smentite del caso".

E sul caso interviene anche Aracu. Per il deputato Pdl, intervistato dall'Agenzia Radiofonica Econews, dietro tutto questo c'è "solo l'odio di una donna che sente di aver perso tutto. Mi ha fatto stalking per anni, è stata seguita in psicoterapia per anni per tanti problemi. Quello che è grave è vedere che un giornale possa scrivere tutte queste cose senza neanche consultarmi. L'unica voglia che ha questa donna è distruggermi. E' disposta a far stare male perfino mia figlia pur di far stare male me. Contro la pazzia non ci sono armi". Aracu definisce inoltre Cicchitto "una persona integerrima".

(6 agosto 2009)
da repubblica.it
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« Risposta #22 inserito:: Agosto 08, 2009, 07:01:40 pm »

Polistirolo city

di Fabrizio Gatti


Spese folli per tirare su in tutta fretta case in cartongesso. Mentre l'Esercito ha migliaia di alloggi-container inutilizzati. Dopo tante promesse è questa la ricostruzione di Berlusconi e Bertolaso
 
Il piccolo climatizzatore gira al massimo. Ma il termometro è implacabile. Dentro la tenda segna 37 gradi. Fuori, sullo zerbino arroventato dal sole, 46 virgola due. È un pomeriggio qualunque per Lorenzo, 30 anni, tecnico informatico di Villa Sant'Angelo, cuore dell'Abruzzo dove, come a L'Aquila e nei paesi della provincia, il tempo è fermo alla prima settimana dopo il terremoto. Sono 25.815 le persone costrette da quattro mesi a vivere nelle tendopoli. E 28.400 quelle sparse tra gli alberghi e i residence della costa. Un totale di 54.215 donne, uomini, anziani, bambini prigionieri di un esperimento imposto dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e dal capo della Protezione civile, Guido Bertolaso. È il modello B&B, la ricostruzione show: passare dalla distruzione alla rinascita saltando la fase intermedia degli alloggi temporanei. Mentre a Capua, in provincia di Caserta, migliaia di case mobili che potrebbero servire in Abruzzo stanno marcendo in un deposito dell'Esercito.

Il risultato è un carosello di opere di facciata che solo per L'Aquila città ha già bruciato 500 milioni di euro sottraendoli alla vera ricostruzione. Queste che stanno tirando su in fretta e furia sono case imbottite con largo impiego di legno pressato, cartongesso e polistirolo. Quanti anni dureranno? E ora che i lavori della Protezione civile sono cominciati, si scopre che forse hanno sbagliato i conti. Secondo il Comune della città, i progetti voluti dal governo lasciano senza tetto almeno 5 mila famiglie. E altre 8 mila persone entreranno negli alloggi temporanei in costruzione soltanto tra ottobre e dicembre. Significa costringere la maggior parte dei sopravvissuti ad affrontare in tenda, dopo il caldo, anche il freddo e il maltempo che qui cominciano a fine settembre.

L'incertezza sta spingendo alcuni proprietari di case danneggiate a vendere. Soprattutto i più anziani. Da Roma si sono fatti avanti costruttori e immobiliaristi per rilevare al 10-15 per cento del valore di superficie i negozi, le palazzine gravemente danneggiate o i volumi di quelle da demolire. È l'ombra di una speculazione colossale. "Quando tra dieci anni L'Aquila tornerà a rivivere, nel centro storico gli appartamenti ristrutturati o nuovi riavranno il loro valore di quattro o 5 mila euro al metro", sostiene un costruttore romano che chiede l'anonimato: "Chi ha denaro liquido a disposizione ne approfitta. Per gli anziani è l'occasione per raccogliere qualche soldo e andare altrove o rimanere nelle case costruite dal governo. Anche perché non è risolta la questione dei proprietari di più appartamenti. Lo Stato per ora risarcisce i danni della prima casa. Rimettere a posto il resto richiede milioni di euro".

Il numero degli abitanti che a L'Aquila avranno un tetto prima dell'arrivo del freddo lo si ricava dallo scadenziario delle opere, stabilito dal bando della gara d'appalto. Appena 4.480: entreranno nelle case dopo il 26 settembre. Altri 4.480 andranno dopo il 16 ottobre, 3.840 dopo il 7 novembre. E senza case per tutti, è stata inventata la protezione civile a punti. Un bambino fino a 5 anni vale 4 punti. Dai 6 ai 16 anni, 3 punti. Un nonno tra i 75 e gli 84 anni, 1,5 punti. Sopra gli 85 anni, 2 punti. Ogni vittima in famiglia, 5 punti. Il problema sarà la gestione della graduatoria tra persone già esasperate da quattro mesi di attesa. Anche perché non sono ancora cominciate le riparazioni delle case danneggiate. Nemmeno quelle di categoria A con preventivi sotto i 10 mila euro. Un po' perché la terra continua a tremare, ma soprattutto perché su norme e risarcimenti è il caos. "In questa situazione", dichiara Paolo De Santis, presidente dell'Ordine degli ingegneri de L'Aquila, "neppure a Natale partirà la ricostruzione. La gente è confusa e impaurita perché deve anticipare i soldi. Anche i professionisti hanno molti dubbi sulle ordinanze. E le imprese, in questo clima di incertezza, vogliono prima i soldi, poi cominciano i lavori. Ma le istituzioni, a partire dalla Protezione civile, rifiutano ogni tipo di confronto".

Il sottosegretario Guido Bertolaso, dopo aver imposto le sue decisioni a colpi di ordinanza, se la prende con i Comuni: "Le altre amministrazioni e i cittadini si devono impegnare per affrontare i problemi e risolverli", ha detto qualche giorno fa alla riapertura della strada per la funivia del Gran Sasso. Adesso che sta montando la rabbia, c'è aria di scaricabarile. Tanto che il sindaco, Massimo Cialente, a capo di una giunta di centrosinistra, ripropone il suo piano alternativo, cassato in aprile dalla coppia B&B: "Bisogna accettare l'idea delle case mobili e anche reperire alloggi sfitti", dice Cialente. Gli appartamenti liberi in città e provincia sarebbero un migliaio. "Il problema è che i numeri delle case di classe E, gravemente danneggiate o da demolire, sono peggiori di quanto si pensasse. Sono il 78 per cento nel centro storico", racconta il sindaco, "e nelle frazioni come San Gregorio, il 90 per cento". Il 10 agosto scade il termine per partecipare alla graduatoria a punti. E nelle ore successive si saprà quante persone resteranno senza un riparo migliore della tenda. Il Comune de L'Aquila ha già stimato 10 mila famiglie con la casa distrutta: di queste 3.900 andranno entro dicembre nei miniappartamenti costruiti dalla Protezione civile, mille forse negli alloggi sfitti (ancora da censire). Ne restano da sistemare cinquemila. Più altre 10-12 mila che hanno subito danni oltre i diecimila euro (classe B e C) e devono attendere la ristrutturazione. Ammesso che le continue scosse non costringano fuori di casa anche le altre diecimila famiglie che hanno subito pochi danni.

Uno dei monumenti alle spese folli del modello B&B è a Cese di Preturo, pochi chilometri sulle colline a nord de L'Aquila. Quattro gigantesche piattaforme antisismiche in cemento armato, più altre sedici sparse in città, per reggere la leggerezza di altrettante case di legno. L'ingegnere e il geometra che dirigono il cantiere ammettono la stranezza: "Effettivamente", dicono, "per le case di legno, queste piastre di cemento sono sovradimensionate". Sovradimensionate è un giudizio professionale per dire esagerate, eccessive, inutili, sprecate. Per queste, spiegano i due tecnici, hanno usato calcestruzzo 525: "Cioé con una resistenza di 525 chili per centimetro quadrato. È l'impasto che si usa per costruire ponti e dighe". Ogni piattaforma antisismica costa 600 mila euro: un progetto diretto da Gian Michele Calvi, presidente del centro di ricerca Eucentre, fondato dalla Protezione civile e dall'Università di Pavia. Ogni casa di tre piani e 26 miniappartamenti, compresi gli arredi e le opere di urbanizzazione, brucia altri 3 milioni e 400 mila euro. Di piattaforme antisismiche la Protezione civile ne ha appaltate 150. Un totale di 3.900 miniappartamenti. E una previsione di spesa di 530 milioni, aggiungendo costi di progettazione e direzione tecnica. Cioè un prezzo medio ad alloggio di 135 mila euro. Ed è il costo di costruzione, al quale andrebbero sommati gli oneri finanziari e i terreni espropriati e occupati per sempre. Il 27 luglio su otto aree non erano ancora cominciati i lavori: partenza ritardata per 1.352 miniappartamenti. Il 3 agosto restavano da aprire ancora quattro cantieri, tra i quali Paganica, una delle frazioni de L'Aquila più devastate dalle scosse. Uno sforzo enorme in soldi pubblici e ore di lavoro, giorno e notte, al quale vanno aggiunte altre quattordici piastre e relative case: decisione di qualche giorno fa che aumenta gli alloggi da consegnare entro dicembre a 4.264. Comunque sotto le necessità previste dal Comune.

Una spesa giustificata da Silvio Berlusconi nelle sue visite a L'Aquila con l'intenzione di dare agli abruzzesi una vera casa. Invece, a parte qualche palazzina prefabbricata in cemento pressato, si tratta di strutture ultraleggere per le quali è abbondante l'impiego di legno, cartongesso, lamiera e perfino polistirolo. Lo stesso materiale di costruzione delle case mobili che la Protezione civile non ha voluto. Solo che invece dei 135 mila euro ad alloggio spesi dal governo a L'Aquila, una casa mobile nuova avrebbe impegnato tra gli 11.800 euro e i 20 mila euro: per dare un tetto a 3.900 famiglie, la protezione civile avrebbe dunque speso 78 milioni di euro contro i 530 milioni bruciati ora. Mentre il governo non trova i soldi per pagare gli arretrati alle migliaia di vigili del fuoco impegnati in Abruzzo dalla notte del 6 aprile.

Per capire cosa si sarebbe potuto fare, basterebbe leggere le relazioni della Protezione civile, allora diretta dal vulcanologo Franco Barberi, sugli interventi per il terremoto in Umbria e nelle Marche del 1997. Il 27 settembre la prima di tante scosse. Trentamila sfollati da sistemare prima dell'inverno alle porte. E la consegna delle prime case mobili che hanno tolto dalle tende migliaia di persone dopo appena due mesi. Allora ci sono riusciti con seimila i moduli abitativi.

Terminata la ricostruzione nel giro di qualche anno, le case container sono state restituite allo Stato. Meno del 30 per cento è stato riparato e inviato alle Regioni. Il 70 per cento è stato lasciato marcire in un'area dell'esercito a Capua. È il deposito del Raggruppamento autonomo recupero beni mobili della Protezione civile. Bisogna venire fin qui, tra le caserme e le fabbriche militari abbandonate, per vedere come può essere trattato un patrimonio del soccorso pubblico in un Paese periodicamente vittima di terremoti e alluvioni. È come se un generale in guerra lasciasse distruggere dalla ruggine i suoi carri armati. Tanto che in Abruzzo dopo quattro mesi la fase dell'emergenza non si è conclusa: restano impegnate 5.590 tende del ministero dell'Interno e migliaia di volontari per i quali lo Stato deve rimborsare le assenze dal lavoro.

Il paradosso è nascosto fuori L'Aquila, 20 chilometri più a sud, superate le macerie e il dolore a Villa Sant'Angelo e a Stiffe. Qui, e in tutti i paesini della provincia, con quattro mesi di ritardo si stanno finalmente costruendo le casette provvisorie di legno, simili a quelle usate dopo il terremoto in Friuli del 1976. Le stanno montando su semplici basi di pietrisco e malta. Niente piattaforme sospese su colonne, niente costi faraonici. Prezzi che la gara d'appalto della Protezione civile ha imposto tra i 30 mila e i 53 mila euro a casa. Cifre superiori ai moduli abitativi trasportabili, ma lontane dalle follie spese a L'Aquila. E anche in questi paesini ogni giorno in più trascorso nelle tendopoli sottrae soldi alla ricostruzione. Perché le tende, oltre a provocare tensioni e impedire la privacy, richiedono alti costi di gestione. A cominciare dai gabinetti. In giugno il dipartimento della Protezione civile si è accorto di avere noleggiato 676 wc chimici oltre il necessario. Poiché lo staff di Bertolaso ha firmato con i fornitori un contratto di noleggio a 80 euro al giorno a gabinetto, il surplus di cessi è costato un patrimonio: un milione e 622 mila euro al mese. Il necessario a comprare case mobili per 81 famiglie. Oppure a montare dodici appartamenti in polistirolo e cartongesso: la scenografia della finta ricostruzione voluta dal B&B show.
 
(06 agosto 2009)

da espresso.repubblica.it
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« Risposta #23 inserito:: Agosto 11, 2009, 11:31:55 am »

Le intercettazioni della modella Francesca Lana, agli atti del provvedimento di arresto di Verdoscia e Iacovelli, i due amici di Tarantini che gli procuravano la droga

La soubrette e i party in Sardegna

"La cocaina la portano da Bari"

di GABRIELLA DE MATTEIS e GIULIANO FOSCHINI


BARI - "Quelli di Bari", li chiamavano lo scorso anno in Costa Smeralda. "Quelli stanno riempiendo di coca mezza Sardegna". Così parlava lo scorso anno "a cornetta aperta con un interlocutore non identificato" Francesca Lana, una delle soubrette vicine al gruppo di Gianpaolo Tarantini, l'imprenditore barese accusato dalla procura di Bari di aver portato prostitute al presidente del consiglio, Silvio Berlusconi. La Lana era intercettata dalla Guardia di Finanza e ora quella conversazione è agli atti del fascicolo che, venerdì mattina, ha portato in carcere Massimiliano Verdoscia, il socio di Gianpaolo Tarantini e Stefano Iacovelli. È il luglio del 2008, la prima estate che Gianpaolo Tarantini, per sua stessa ammissione davanti alle fiamme gialle, trascorre in Sardegna. Un'estate di feste e coca, "tanta che anche noi eravamo coscienti che si esagerasse - racconterà Alessandro Mannarini, collaboratore di Tarantini e anche lui indagato per coca - ci si riprometteva di smettere, ma le promesse venivano puntualmente disattese".

Una delle ospiti fisse di quell'estate a casa Tarantini era Francesca Lana, una "soubrette" - come la definiscono gli investigatori - nota alle cronache mondane soprattutto per essere l'amica del cuore di Manuela Arcuri. Bene, è una notte di luglio quando la Lana - "in stato confusionale" scrivono gli stessi finanzieri - non misura le parole e si lascia andare ad un'affermazione che, nell'indagine, diventa importante o comunque meritevole di essere citata. "Quelli di Bari danno la droga a tutti, lo sa anche Briatore (ndr, che non è né indagato né coinvolto nell'inchiesta, a nessun titolo)" dice, in sintesi, l'attrice così come riportato nel verbale agli atti dell'indagine.

A questa ricostruzione segue una nuova conversazione, anch'essa intercettata, tra la Lana e Mannarini, nella quale si parla di alcune dosi di cocaina che l'uomo avrebbe dovuto portare. Il tenore delle feste sarde nella villa di Tarantini sono definite dal gip "inquietanti" per il giro di droga: l'imprenditore barese - che portò Patrizia D'Addario e altre signore a Palazzo Grazioli dal presidente - usava offrire coca ai suoi ospiti come fosse un bicchiere di vino.

Tarantini ha però fatto al pm Giuseppe Scelsi, nell'interrogatorio del 28 luglio scorso, il nome di Massimiliano Verdoscia come colui che avrebbe portato la droga. Ed è stato sempre Tarantini a tirare in ballo Stefano Iacovelli. Dichiarazioni che la difesa di Massimiliano Verdoscia e Stefano Iacovelli contestano.

Questa mattina, davanti al gip Sergio Di Paola, è in programma l'interrogatorio di garanzia dei due indagati. Il legale di Iacovelli, l'avvocato Rosario Greco non vuole fare alcun commento sull'indagine. Ieri però è stato in carcere dove ha incontrato il suo assistito che era sereno e certo, spiega il legale, "di poter dimostrare la sua assoluta estraneità ai fatti che gli vengono contestati".

(11 agosto 2009)
da repubblica.it
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« Risposta #24 inserito:: Agosto 12, 2009, 03:27:00 pm »

L'inchiesta.

L'interrogatorio di Sabina Began, la showgirl amica del Cavaliere: anche Clooney partecipò a un party"

Presentai Tarantini al premier in una cena con Abramovich"

"Fu l'imprenditore a chiedermi di conoscere il presidente del Consiglio"


di GABRIELLA DE MATTEIS e GIULIANO FOSCHINI


BARI - La prima volta fu a cena con Roman Abramovich, per parlare di Shevchenko. Poi l'incontro a Palazzo Grazioli con George Clooney. Alla fine, Gianpaolo Tarantini era diventato praticamente uno di casa. Gli incontri tra Silvio Berlusconi e Tarantini, l'imprenditore barese accusato di avergli procurato alcune escort, trovano una nuova verità giudiziaria. A offrirla è Sabina Began, l'attrice tanto legata al presidente da meritarsi il soprannome di "Ape regina".

La Began (il suo vero cognome è Beganovic) così ha raccontato il 10 giugno del 2009 ai finanzieri di Roma: "Io ho molte conoscenze in ambienti importanti e questo mi ha consentito di organizzare una cena tra il presidente del consiglio e Roman Abramovich. La finalità era di trasferire Andrei Shevchenko al Milan. A quella cena invitai tantissime persone importanti e su sua richiesta esplicita, invitai anche Gianpaolo Tarantini (...) La cena andò benissimo tanto che qualche giorno dopo organizzai per il presidente del Consiglio un pranzo, c'era anche Tarantini".

La Began e l'imprenditore barese si conoscevano da tempo, pare che i primi a presentarli fosse stata proprio la moglie dell'imprenditore. "Mi sembravano persone perbene - dirà la Began agli investigatori - quindi non avevo difficoltà a coinvolgerli". "Ho poi invitato - continua la Began - Gianpaolo a Roma, a una cena organizzata dal presidente in occasione dell'invito dello stesso fatto a George Clooney. In quella circostanza chiesi a Gianpaolo di invitare, se voleva, delle amiche perché c'erano troppi uomini. Gianpaolo venne con delle ragazze con le quali io non ho fraternizzato perché non è mia abitudine legare con gli sconosciuti. Anche in altre circostanze, ma questa volta di sua iniziativa, Gianpaolo portò a casa del presidente delle ragazze".

Sui nomi e sui particolari di quella sera nel fascicolo agli atti dell'indagine che ha portato all'arresto di Massimo Verdoscia e Stefano Iacovelli ci sono soltanto omissis. Non manca però una precisazione della Began: "Voglio aggiungere di mia iniziativa - dice - che tutte le volte successive nelle quali Gianpaolo è venuto a casa del presidente con sue amiche, e c'ero io, la loro presenza si è limitata alla cena. Dopodiché siamo andati via". Nessun dopo-cena "piccante", sostiene dunque la Began. Una versione che però, in altri verbali, è contraddetta dai racconti di Patrizia D'Addario e Maria Teresa De Nicolò. A proposito della De Nicolò, c'è anche il suo nome nel fascicolo: ha raccontato di aver visto coca alle feste di Tarantini.

Agli atti ci sono poi le intercettazioni a base di droga di Francesca Lana e di una tale Vittoria. "Ne abbiamo comprata 50-70 grammi", ammetterà lo stesso Tarantini nel suo interrogatorio. Giallo su Eva Cavalli, che smentisce alcune intercettazioni secondo le quali il gruppo "barese" le avrebbe messo droga in un suo cocktail. Ieri sono stati ascoltati Verdoscia e Iacovelli. Il primo ha tirato in ballo, seppur non direttamente, Tarantini. Il secondo - difeso dall'avvocato Rosavio Greco - ha ribadito la sua estraneità alla vicenda.

(12 agosto 2009)
da repubblica.it
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« Risposta #25 inserito:: Agosto 13, 2009, 04:08:16 pm »

L’inchiesta di Bari

«Non fare il furbo, ho testimoni»: le liti tra la Began e Tarantini

Le telefonate dell’attrice «favorita del premier» con l’imprenditore.

Per gli investigatori si parla di droga


BARI — Droga, tanta droga. Liti furibonde. Ragazze pronte a vendersi. O a concedersi per uno «sballo». Le carte dell’accusa contro Massimo Verdoscia delineano l’estate del 2008 trascorsa in Sardegna con Giampaolo Tarantini, accusato di favoreggiamento della prostituzione per avere reclutato ragazze da portare alle feste di Silvio Berlusconi. Verdoscia, in carcere per detenzione e spaccio di droga, ha riferito che il dominus assoluto era proprio Tarantini, finito sotto inchiesta anche per corruzione. Avrebbe pagato politici e medici per ottenere appalti nel settore sanitario.

I suoi vizi e gli illeciti sono raccontati nell’informativa della Guardia di Finanza dove un ruolo dominante lo hanno le ragazze ingaggiate per allietare le feste, E non è solo sapore di mare. Ma di coca. Starlette, anche note, la chiedono con insistenza. Anche se Francesca Lana, secondo quanto riportato nell’informativa, si lamenterà a fine estate della «scarsa qualità». A sentire Tarantini e l’ex amico Alessandro Mannarini, anche Sabina Began — diventata famosa come l’«Ape regina» per essere una delle favorite del premier — deve «disintossicarsi ». In una telefonata intercettata il primo settembre 2008 alle 17.31 Mannarini racconta che di ritorno dalla Sardegna è stata male. Ma «tra 10 giorni le cose cambieranno. Basta disintossicarsi da questa vacanza». Tarantini: «Ma perché che è successo?». «Le ho detto: quella cosa non la volevi quella sera. Però sei stata tu la prima a chiederla come anche tutte le sere. Non puoi scagliare la pietra se non la volevi ti dovevi imporre», racconta Mannarini e per gli investigatori allude alla droga. Proprio per la droga si scatena una lite tra la Began e Tarantini. In una telefonata del 26 dicembre 2008 la Began si infuria: «Perché mandi alla gente regali da 250 euro?», forse piste di cocaina sospettano gli inquirenti. Lui: «Non volevo scavalcarti». Lei: «Mi metti in una situazione durissima. Non fare il furbo. Io ho sempre dovuto difenderti» dice la Began. Lui: «Io non ho portato niente». Lei: «No anche a Roma eri solo tu. Non c’era Alessandro (Mannarini, ndr) quindi non fare il furbetto. Io c’ho i testimoni ». Gli investigatori sospettano che si parli di coca e che l’appuntamento a Roma cui fa cenno possa essere il concerto di Madonna.

Francesca Lana è tra le più citate nell’informativa. In una telefonata invita l’interlocutore a guardarsi dalle truffe degli spacciatori: «È un grammo a pezzo? Non sarà 0,9?». L’altro rassicura: «Questi sono 13 pezzi. L’ho pesato sono 13 grammi». Ce n’era tanta di cocaina. E, secondo gli investigatori veniva tenuta in cassaforte. Tra le persone citate nell’informativa c’è Terry De Nicolò che al magistrato un mese fa ha confermato di avere preso soldi da Tarantini per partecipare a una cena a Palazzo Grazioli e di essersi fermata per il dopocena. «La ragazza offriva prestazioni sessuali su richiesta di Tarantini», scrivono adesso gli investigatori della Finanza.

Anche al Billionaire Giampy avrebbe portato prostitute. Lo racconta sua moglie Nicla a un’amica in una telefonata intercettata il 9 agosto 2008 parlando di Tommaso Buti, socio di Briatore al Billionaire. «Buti lo voleva uccidere» racconta Nicla. «E perché?» chiede l’amica. «Perché stava entrando in bagno con Nena e Paola». E alla fine vengono cacciati via tutti. Resta il quesito che pone Mannarini in una telefonata intercettata: «Ma tutto ’sto ambaradan chi lo finanziava? Chi lo voleva?».

Virginia Piccolillo
13 agosto 2009
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da corriere.it
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« Risposta #26 inserito:: Agosto 16, 2009, 04:18:19 pm »

Il premier in conferenza stampa annuncia un'intensificazione della lotta alla mafia

"Possiamo combatterla, il governo ha una solida maggioranza e durerà altri quattro anni

"Berlusconi: "Piano a lungo termine per sconfiggere le forze del male"

Maroni esulta: "Reati in calo". E nega problemi di sovraffollamento nei Cie

La promessa di Alfano: "Anche il piano carceri andrà in Cdm entro il prossimo 15 settembre"


 ROMA - "Il governo ha la fortuna di essere sostenuto da una vasta e solida maggioranza, perciò resterà in carica altri 4 anni. E metterà in atto un piano a lungo termine e si spera definitivo contro le forze del male, non solo contro la criminalità diffusa ma anche contro la criminalità organizzata". Silvio Berlusconi presenzia alla conferenza stampa di Ferragosto, con il ministro dell'Interno Roberto Maroni e quello della Giustizia Angelino Alfano. Un incontro in cui si parla anche di piano carceri - dovrebbe andare in Consiglio dei ministri entro il 15 settembre - e di norme antiviolenza negli stadi.

Lotta alla mafia. "Uno Stato - spiega il premier - ha il compito di difendersi anche dagli attacchi interni, mettendo in campo l'esercito del bene". "Quando cominciammo - prosegue - ebbi a dire al ministro Maroni: se vuoi passare alla storia, lo dissi sorridendo ma non ridendo, hai l'occasione di dare un colpo definitivo alla mafia e altre organizzazioni criminali. E' un compito che il governo deve porsi con estrema decisione e i rappresentanti della forze dell'ordine condividono questa necessità ". Il piano viene da lui definito "l'antimafia delle leggi, contro l'antimafia delle chiacchiere: è stata questa la produzione delle leggi del governo. Sono norme importanti, che mancavano e sono state subito utilizzate".

Le norme anti-criminalità organizzata. Alfano annuncia che il nuovo piano contro la mafia "vedrà la luce a settembre". E spiega che è basato sia su un inasprimento del regime del carcere duro, sia sul principio "dei soldi della mafia contro la mafia": i proventi del sequestri vanno in un Fondo unico giustizia, da dove vengono prelevati per essere utilizzati nella battaglia contro le cosche.

Il caso Fondi. Rispondendo alla domanda di un cronista di Repubblica sul mancato scioglimento del comune di Fondi, per gravi sospetti di infiltrazioni mefiose, Berlusconi sostiene che il Cdm finora non l'ha deliberata. "Diversi ministri hanno fatto notare come nessun componente della giunta o del consiglio comunale di Fondi sia stato toccato da un avviso di garanzia e sembrava strano che si dovesse agire con un intervento come quello dello scioglimento del consiglio comunale". E poi si lascia andare alla solita ossessione: "Da molto tempo non leggo Repubblica", dice.

LA DOMANDA DI REPUBBLICA, ASCOLTA L'AUDIO

Le carceri. Alfano dichiara che, per risolvere il problema del sovraffollamento, la soluzione è costruirne rapidamente altre: "Contiamo di portare il piano carceri in Consiglio dei ministri entro il 15 settembre". Ma polemizza con l'Ue: L'Europa, dice, "non può chiudere gli occhi" di fronte al problema italiano. Sui 63.771 detenuti che stanotte hanno dormito nei nostri istituti di pena oltre 20mila sono stranieri; e allora o l'Unione "fa applicare i trattati" per il rimpatrio dei detenuti ", oppure ci si dà i fondi necessari per realizzare" nuovi penitenziari".

Reati in calo. Maroni definisce esaltanti i risultati finora raggiunti: "Siamo l'esescutivo che ha avuto maggiori risultati nella lotta alla mafia - sostiene - e tutti i reati, anche furti e rapine, sono diminuiti: rispettivamente, del 18 e del 20%". Complessivamente, prosegue il responsabile del Viminale, l'attività criminale è diminuita del 14%.

Emergenza immigrati. Maroni poi nega che i Cie, dove continuano a susseguirsi proteste e rivolte, siano al collasso: "Ci sono ancora 572 posti". Inoltre definisce "non fondata" la notizia della restituzione, da parte delle forze di polizia, delle auto di grosso calibro sequestrate alla criminalità organizzata. Quanto alla proposta di concedere la cittadinanza dopo cinque anni, rilanciata da Gianfranco Fini, Maroni ribadisce che la decisione spetta al Parlamento, ma che a suo giudizio si tratta di una riforma "non necessaria".

Calcio e violenza. Il ministro dell'Interno annuncia, nell'ambito della lotta alla violenza degli stadi, nuove e più severe disposizioni: "La tessera del tifoso" sarà necessaria per tutti coloro che vorranno seguire la propria squadra in trasferta.

(15 agosto 2009)
da repubblica.it
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« Risposta #27 inserito:: Agosto 17, 2009, 11:57:15 am »

ECONOMIA     

Dal fermo del legale dei vip Fabrizio Pessina, le Fiamme Gialle scoprono un elenco di nomi importanti che hanno sottratto soldi allo Stato

Fisco, manager e politici evasori in mano alla GdF 570 conti off-shore

di ROBERTO PETRINI


ROMA - Quando il 2 febbraio gli uomini della Guardia di Finanza fecero scattare le manette ai polsi dell'avvocato di Chiasso Fabrizio Pessina, sembrava una delle solite operazioni destinate all'arresto di un faccendiere o di un "colletto bianco". Con tutti gli elementi del caso: ritorno da una vacanza dal paradiso fiscale di Madeira, bagagli, mazze da golf, aria tonica, e l'espressione stupita nel trovarsi ad aspettarlo, giunto agli arrivi di Malpensa, la pattuglia delle Fiamme Gialle invece dell'autista di fiducia.

A mettere la Procura di Milano sulle tracce di Pessina, 63 anni, noto avvocato di Chiasso, erano state le indagini sulla bonifica dell'area milanese Montecity, per la costruzione del nuovo quartiere di Santa Giulia, ad opera dell'imprenditore milanese Giuseppe Grossi. La pista che da settimane le Fiamme Gialle stanno seguendo è quella di un giro di fatture false, attraverso società tedesche compiacenti, e l'accusa che sta per scattare è quella di presunto riciclaggio di denaro.

Ma c'è una sorpresa. Nella rete della Guardia di Finanza cade un pesce inaspettato e non previsto: il notebook di Fabrizio Pessina, consulente dei vip e in affari per parecchio tempo con il commercialista Mario Merello, noto anche per essere il marito della cantante Marcella Bella. E' sul computer dell'avvocato di Chiasso che, dopo poche ore, si concentrano le attenzioni investigative degli inquirenti ed è da lì che emerge un file assai sospetto: quello relativo ad altrettanti clienti italiani che hanno affidato al professionista i loro soldi da esportare all'estero. Si tratta di 570 nomi, 70 in più rispetto alla cifra riferita nelle interviste apparse ieri sulla stampa del direttore generale dell'Agenzia delle Entrate Attilio Befera .

Fabrizio Pessina, che all'inizio degli Anni Novanta è stato anche presidente dell'ordine degli avvocati ticinesi, dopo cinque mesi di carcerazione, il 31 luglio scorso, è stato scarcerato, ma durante la detenzione ha vuotato il sacco. E' così che le indagini sono andate avanti, arrivando ad una svolta decisiva e permettendo a Procura e Fiamme Gialle di ricostruire l'intero sistema della "piattaforma" da cui i capitali italiani decollavano verso i paradisi fiscali.

La "lista dei 570", del cui contenuto Repubblica ha avuto una serie di dettagli, è un documento scottante. Assai diverso dai 170 mila nomi in mano all'Agenzia delle Entrate: in quel caso infatti si tratta di posizioni emerse da un incrocio di banche dati e tutte da verificare. I "570" invece sono evasori già identificati e ai quali in queste ore stanno per essere contestati i reati penali di omessa dichiarazione fiscale e di dichiarazione fraudolenta. Reati che non potranno beneficiare dello scudo fiscale che scatterà dal 15 settembre e che esclude la sanatoria per chi ha già un procedimento in corso.

A quanto risulta nella rete ci sono personaggi molto noti a livello locale: imprenditori, qualche politico, manager di grandi aziende e personaggi del mondo dello spettacolo. Nomi spesso poco conosciuti al grande pubblico ma con soldi veri che avrebbero spedito alle Isole Vergini, In Svizzera, a Gibilterra e nel Liechtenstein. Dove cercarli? Oggi probabilmente a trascorrere il Ferragosto nelle località esclusive, ma sui loro luoghi di provenienza parla chiaro la lista: 200 nomi sarebbero in Lombardia, 100 in Veneto, 48 in Emilia Romagna, circa 10-14 in Lazio, altrettanti in Toscana e Piemonte.

Nel caldo agostano la Guardia di Finanza potrebbe bussare a più di una porta.

(15 agosto 2009)
da repubblica.it
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« Risposta #28 inserito:: Agosto 24, 2009, 11:20:10 am »

24/8/2009 (7:45) - INCHIESTA

Ristoranti, hotel, taxi L'estate delle truffe
 
Oltre 120 mila gli italiani vittime di vacanze rovinate
 
Conti troppo salati, furti e minacce: storie di vacanze rovinate


FERRUCCIO SANSA

Migliaia di turisti gabbati ogni estate in Italia. I call center e i siti delle associazioni di tutela dei consumatori ormai intasati. C'è chi leggendo di truffe agli stranieri prova perfino un compiaciuto divertimento pensando all’ennesima dimostrazione della furbizia italica. Chi pensa a Totò e Nino Taranto che in «Totò truffa 62» vendono la Fontana di Trevi a un ignaro turista. Pochi, però, ricordano che la vittima della truffa è un emigrato siciliano, il signor Deciocavallo. Insomma, i truffati alla fine siamo noi: gli italiani.

Il repertorio è infinito: dai colpi classici come il «pollo» spennato al ristorante, a quelli che sfruttano le nuove tecnologie, perché i truffatori sono i primi ad adeguarsi. A cavalcare l'onda di internet. Truffe, furbizie, il confine a volte è sottile. Spesso a essere ferito è prima l'orgoglio del portafogli, come è successo a quei turisti che pochi giorni fa su una spiaggia di Ischia si sono visti presentare un conto di 80 euro per quattro polli arrosto. Ma qui non c'è niente di penale, al massimo un «bidone».

Così come non è una truffa - ma nemmeno un affare - far pagare 5 euro per una bottiglietta d'acqua, come in certi bar intorno a via Condotti, a Roma. Ognuno pratica i prezzi che crede, al massimo, «chissenefrega», i turisti l'anno prossimo cancellano l'Italia dalla loro lista. Tutto finisce nel dimenticatoio. Alla Maddalena il 10 agosto una famiglia milanese (non giapponese), due adulti e due bambini, si è vista presentare un conto di 856 euro. «Hanno chiesto uno spazio riservato e cibi fuori menù, aragosta e branzino», spiegano i gestori e la Finanza non rileva niente di illecito.

Al titolare di un noto ristorante accanto a piazza Navona, invece, sono arrivate una denuncia per truffa, le proteste del sindaco Gianni Alemanno e la menzione non proprio affettuosa sui quotidiani di Tokyo. La colpa? Nel giugno scorso aveva fatto pagare a due giapponesi la bellezza di 576 euro per una cena. Il menù, salatissimo non per il palato, comprendeva due antipasti, due primi, due secondi e due gelati. Più una mancia di 115,50 euro. Totale: 695 euro.

Così, sarà pure colpa della crisi, ma i turisti giapponesi negli ultimi tre anni si sono dimezzati (il 30 per cento in meno rispetto al 2008). C'è poi la zona di via Veneto, un caso a parte, perché qui gli spennamenti si ripetono da decenni: il record spetta a un turista di Hong Kong che il primo luglio si è visto chiedere 990 euro per una birra (ma alla fine, bontà loro, gli hanno fatto uno «sconto» di 490 euro perché ha presentato la carta di credito). Al confronto l’americano che pochi mesi prima aveva sborsato 980 euro per due bionde aveva fatto un affare.

Nel repertorio - sempre lo stesso, nonostante tante promesse - ci sono anche i taxi. Così il signor Hiroshi ha raccontato a milioni di lettori di un quotidiano giapponese la sua disavventura sulla famigerata tratta Fiumicino-Roma: 100 euro. Era finito nella mani dei soliti tassisti abusivi. A conti fatti gli costava meno un volo low-cost per Parigi (e proprio verso la Capitale francese sono emigrati tanti turisti orientali). E se non paghi, magari, prendi botte: un tassista capitolino è stato denunciato per violenza privata perché, dopo aver presentato un conto astronomico a due inglesi, avrebbe preteso il pagamento con metodi molto spicci. Città che vai, usanze che trovi. A Firenze andavano forte i parcheggiatori abusivi, che per pochi minuti ti facevano pagare come per la sosta di una navetta spaziale: venti euro agli stranieri, dieci e passa agli italiani. Tariffe etniche.

Ma può andare peggio, si può finire completamente prosciugati come i malcapitati turisti che dopo una notte in uno degli alberghi più lussuosi di Napoli (con suite da oltre mille euro) si sono ritrovati sulla carta di credito acquisti di televisori al plasma e vestiti di Armani. Colpa di un facchino manolesta (poi finito in manette) che in pochi istanti clonava le tessere. In fondo, però, sono sciocchezze, rispetto alle truffe dell'ultima generazione: viaggi, hotel e appartamenti fantasma prenotati soprattutto su internet. Se vi è capitato, potete consolarvi: è successo a migliaia di persone. Così la polizia aeroportuale di Malpensa ha ricevuto decine di denunce di viaggiatori che prima dell’imbarco si sono ritrovati con un'amara sorpresa: il tour operator che aveva intascato i loro soldi era fallito.

Le denunce, provenienti da tutta Italia, finora sono 400, ma potrebbero arrivare a mille e passa, tutta gente che già pregustava un viaggio al mare per pochi euro e invece se n'è rimasta alla Malpensa con le pive nel sacco. Ma è peggio non partire oppure ritrovarsi a destinazione e scoprire che l'albergo a cinque stelle è una topaia? Una comitiva di turisti genovesi è appena tornata da Marsa Alam, sul Mar Rosso, e descrive così all'associazione Voglio Vivere il suo soggiorno: l'albergo di lusso? «Un buco pieno di scarafaggi». Gli animatori del villaggio? «Due signori di mezza età timidi e impacciati». La piscina azzurrissima del depliant? «Una pozza torbida e maleodorante con i filtri rotti». Ma almeno la fantastica spiaggia sulla barriera corallina, quella c'era? «No, per raggiungere il mare si passava in una strettoia fra le rocce, c'è chi ha rischiato la pelle per fare un bagno».

Succede, però, anche a casa nostra, a Varazze per dire. Mamma e figlia appena arrivate nella casetta affittata in riva al mare hanno trovato scarafaggi da Guinness dei primati e si sono rivolti al loro «fidato» agente immobiliare. La risposta? «Che volete che siano due insetti». Un vantaggio, forse, alla fine c'è: torni dalle vacanze rimpiangendo la tua vita di ogni giorno. Magari perfino il capufficio.

da lastampa.it
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« Risposta #29 inserito:: Agosto 30, 2009, 08:51:23 am »

Articoli su Le Figaro, Courrier International, Nouvel Observateur

"Il capo del governo dovrebbe rimanere fuori dalla mischia"

La stampa francese su Berlusconi "I suoi sono attacchi fuori luogo"


dal nostro inviato ANAIS GINORI


PARIGI - "Un milione per dieci domande". Così titola Libération, che in un articolo pubblicato oggi sottolinea l'attacco del premier contro "uno dei rari media che non è ancora sotto il suo diretto controllo". Il giornale della gauche ricorda le domande che ha posto Repubblica al Cavaliere, facendo notare che il primo ministro non risposto "neanche a una" delle dieci. Paradossalmente, la denuncia degli avvocati di Berlusconi sta provocando ancora più curiosità e interesse nei media francesi per le "10 domande" che gli sono state presentate da Repubblica il 14 maggio e poi, in una nuova versione, il 26 giugno. "Avevamo già pubblicato i primi quesiti" racconta Philippe Thureau- Daugin, direttore di Courrier International. "Adesso - annuncia - pubblicheremo anche le 10 nuove domande".

La causa civile di Berlusconi a Repubblica ha anche rilegato in secondo piano la notizia dell'annullato incontro tra il premier e il cardinal Bertone. "Da noi, pochi presidenti francesi hanno brandito la minaccia legale contro un giornale. Nei rari casi in cui è successo, sono stati costretti a rinunciare" spiega Yves Threard, vicedirettore ed editorialista del Figaro.

Anche nel giornale conservatore, molto vicino a Nicolas Sarkozy, la mossa di Berlusconi è vista come un "attacco fuori luogo e controproducente". "Un primo ministro - nota Threard - deve essere al di sopra della mischia". Il Nouvel Observateur, che continua ad avere sulla homepage la notizia come molti altri media transalpini, ricorda alcuni precedenti. L'ultimo riguarda proprio il settimanale e la minacciata querela di Sarkozy per aver pubblicato un "falso Sms" tra il Presidente e l'ex moglie Cécilia. Il capo dello Stato aveva poi rinunciato ad andare per vie legali. "E' un'usanza repubblicana" spiega il direttore del Nouvel Observateur, Denis Olivennes.

Già ieri pomeriggio la citazione presentata da Berlusconi il 24 agosto al tribunale di Roma era su tutti i principali canali di all news, da Lci a BfmTv a Tv5 Monde. Molte radio francesi hanno trasmesso corrispondenze dall'Italia, poi commentate in studio. Radio France International ha intervistato l'associazione "Reporters Sans Frontières" che ha stigmatizzato ancora una volta "l'anomalia italiana": un capo del governo proprietario di un impero mediatico. "La causa contro Repubblica - ha detto Elsa Vidal, responsabile dell'ufficio europeo di Rsf - è una minaccia per tutta la stampa italiana". Ma altri responsabili dei media francesi avevano già avuto avvisagliate della controffensiva di Palazzo Chigi. "A giugno avevamo dedicato la nostra copertina agli scandali di Berlusconi - racconta Christophe Barbier, direttore dell'Express - e dopo qualche giorno abbiamo ricevuto una lettere abbastanza dura da parte dell'ambasciata italiana a Parigi". Il settimanale aveva poi deciso di pubblicare la missiva. "Non è perché un premier è eletto democraticamente e gode del sostegno della maggioranza dell'opinione pubblica - conclude Barbier - che può comportarsi come meglio gli pare. Berlusconi dimentica che è il rappresentante e garante delle istituzioni".

(29 agosto 2009)
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