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Autore Discussione: Napolitano: Italiani vogliono governabilità. Riforme pongano fine a fragilità...  (Letto 1950 volte)
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« inserito:: Dicembre 18, 2013, 06:09:26 pm »

Napolitano: "Italiani vogliono governabilità. Riforme pongano fine a fragilità degli esecutivi"

Incontrando il corpo diplomatico al Quirinale, il capo dello Stato torna sul richiamo alle forze politiche sull'urgenza di una "maggiore continuità ed efficacia all'azione di governo e nel circuito governo-Parlamento". E, in vista del semestre di presidenza italiana alla Ue, avverte: "Priorità a occupazione e crescita"

ROMA - "L'Italia, i suoi cittadini, le sue forze politiche, sono protesi nello sforzo di superamento di una fase difficile e sofferta, che non ha però mancato di rafforzare la convinzione, in una parte sempre più larga dell'opinione pubblica, che tra i doveri delle istituzioni vi sia quello di garantire alla nazione stabilità politiche e governabilità". Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel corso della cerimonia di auguri al Corpo Diplomatico.

"Sono in pochi - ha aggiunto il capo dello Stato - coloro che dubitano che, nel rispetto rigoroso dei principi sanciti dalla Costituzione, si debba por fine a quella fragilità endemica che ha caratterizzato in passato le sorti dei troppi governi, impedendo loro di rispondere con piena efficacia e con una adeguata visione strategica alle sfide poste al Paese dal sempre mutevole contesto internazionale".

Una governabilità che, per Napolitano, passa obbligatoriamente attraverso una profonda revisione dell'architettura e delle regole istituzionali, un pacchetto di riforme che potrà dare "il risultato di un'indispensabile maggiore continuità ed efficacia all'azione di governo e nel circuito governo-Parlamento". "Modifiche - ha sottolineato il presidente - da tempo delineate, ma finora mai giunte all'approvazione conclusiva del Parlamento, dell'ordinamento della Repubblica quale fu sancito nella seconda parte della nostra Costituzione. Si tratta di un disegno di riforme istituzionali, che proprio ieri ho chiamato tutte le forze politiche di maggioranza e di opposizione a discutere e definire nei prossimi mesi".

Ma l'Italia non deve solo concentrarsi sui suoi "complessi problemi interni", ma vuole superare questa "difficile fase storica" costruendo, "su solide fondamenta, un'immagine internazionale del Paese più in linea con le sue potenzialità". L'obiettivo è "rendere il nostro Paese ancora più competitivo ed attrattivo", perché "il rinnovamento del nostro sistema-Paese in un'Europa più integrata è un imperativo che le sfide del mondo globalizzato ci impongono tassativamente".

"Iniziative come l'expo 2015 di Milano costituiscono segnali concreti della volontà del Paese di non limitarsi a superare una critica condizione finanziaria ed economica, ma di innovare, crescere, competere e valorizzare energie e risorse nuove" ha affermato il presidente della Repubblica, spiegando che è "un rinnovamento che intende anche valorizzare le tradizioni di storia e di cultura del Paese in un'ottica nuova, dinamica e condivisa, come è avvenuto per le celebrazioni del 150° anniversario dell'unità nazionale e come intendiamo fare nel quadro delle iniziative previste per il Centenario della Grande Guerra, che segnò profondamente il Paese e la società italiana ed europea a pochi decenni dal compimento del processo di riunificazione nazionale dell'Italia".

Rivolgendosi i rappresentanti del corpo diplomatico al Quirinale, Giorgio Napolitano ha ribadito il convinto europeismo della Repubblica. "L'Italia, e innanzitutto il suo governo, lavoreranno nel solco di un convinto impegno europeista - la convinzione del presidente -. Ci auguriamo che questo slancio concorra a un nuovo più incisivo impegno comune".

E, a proposito di Europa, Napolitano ha rimarcato come "il maggiore esercizio di pazienza e speranza è quello di centinaia e di migliaia di giovani che, in Europa e in Italia, non riescono a inserirsi nel mondo del lavoro e vedono passare, inutilmente 'schiacciati sul presente' come ha detto Papa Francesco, quegli anni che dovrebbero essere essenziali per la costruzione della loro identità professionale, della loro autonomia personale, delle loro nuove famiglie. Alle loro attese va data una priorità assoluta".

L'Unione europea, ha sottolineato Napolitano, "deve risolutamente imboccare la strada di politiche per l'occupazione e la crescita, che possono rendere più evidenti le ragioni del nostro progetto di integrazione, le esigenze ineludibili di una più stretta e solidale unità dell'Europa in un mondo i cui equilibri sono radicalmente cambiati".

"E' difficile negare che il processo di integrazione europea viva adesso uno dei momenti più complessi e contraddittori della sua storia - ha osservato Napolitano -. Alimentati dall'insoddisfazione della crisi economica, che ha le sue origini nella sregolata crescita della finanza mondiale, hanno guadagnato peso crescente posizioni di scetticismo e ostilità verso la costruzione europea".

"Non possiamo ignorare questo disagio, di cui sono responsabili anche gravi insufficienze e reticenze nel completamento dell'Unione economica e monetaria dopo la nascita europea" ha quindi rilevato il capo dello Stato, mettendo poi quelle responsabilità in connessione con l'emergere di "spinte populiste, con connotati di velleitario ripiegamento su un orizzonte più ristretto e perfino di un anacronistico quanto pericoloso nazionalismo".

Napolitano ha quindi richiamato il corpo diplomatico sui "momenti di grande delicatezza e prove decisive che abbiamo di fronte a noi". "Il 2014 sarà l'anno delle elezioni per  Parlamento europeo - ha spiegato -.  E sarà anche l'anno del semestre italiano di presidenza dell'Unione. Il nostro Paese intende affronta questi due impegni con la consapevolezza che si tratta di momenti importanti per il percorso di integrazione europea e per il futuro dell'Italia". "Un processo - ha aggiunto Napolitano - che dopo essersi prevalentemente concentrato sul cammino obbligato della stabilizzazione fiscale e del rigore di bilancio, deve risolutamente imboccare la strada di politiche per l'occupazione e la crescita, che possono rendere più evidenti le ragioni del nostro processo di integrazione, le esigenze ineludibili di una più stretta e solidale unità dell'Europa".

Lo sguardo di Napolitano poi si spinge oltre il vecchio Continente.  "Non sono più concepibili risposte episodiche e circoscritte al dramma migratorio che segna il Mediterraneo. "E' un nostro impegno preciso - ha aggiunto il capo dello Stato - promuovere una strategia chiara, efficace e condivisa, che miri ad evitare il ripetersi di insopportabili sciagure come quella di Lampedusa, giustamente definita come una tragedia europea dai capi di Stato del Gruppo di Arraiolos riunitisi recentemente a Cracovia. E ricordo l'operazione Mare Nostrum, che l'Italia ha voluto avviare come risposta immediata ad una responsabilità comune".

Focalizzando il discorso sulla primavera araba e in particolare sulla Libia, "per comprensibili ragioni storiche e di prossimità geografica", Napolitano ha infine invitato a "uno sforzo più convinto di tutte le componenti della società libica e dell'intera comunità internazionale al fine di garantire, nel pieno rispetto della legalità internazionale e della sovranità di quel Paese, la sua completa pacificazione".

© Riproduzione riservata 17 dicembre 2013

Da – repubblica.it
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