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Autore Discussione: Le lettere di Salinger "Perché odio il mondo" di ANGELO AQUARO  (Letto 3687 volte)
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« inserito:: Marzo 16, 2010, 10:28:10 am »

Le undici missive dell'autore del "Giovane Holden" da oggi esposte a New York

In tutti questi anni non ho parlato quasi con nessuno, eccetto un paio di ubriachi locali e qualche pazza

Le lettere di Salinger "Perché odio il mondo"

di ANGELO AQUARO


NEW YORK - Quarant'anni vissuti nascostamente. Il velo si alzerà questa mattina quando, per la prima volta al mondo, le prime quattro delle undici lettere inedite di J. D. Salinger, l'autore cult del Giovane Holden, verranno esposte alla Morgan Library. Si tratta di undici tra scritti, schizzi e cartoline (che qui riproduciamo mettendo insieme le anticipazioni di New York Times, Wall Street Journal e Time Out) indirizzati a Michael Mitchell, l'illustratore dell'Holden, che con la moglie Beth costituì un triangolo di amicizia spezzato solo dal rifiuto di J. D. di fargli avere, quarant'anni dopo, una copia autografata del romanzo. La ritrosia di Salinger si legge perfino nell'intestazione del mittente: prima "J. Salinger", poi solo "Salinger" e infine "P. O. Box 32, Windsor, Vt. 05089", l'indirizzo di Cornish, New Hampshire, dove visse "secretato". Ma la grandezza dell'autore, scomparso il 27 gennaio a 91 anni, è sottolineata dalla sala in cui il curatore Declan Kiely ha scelto di esporre le lettere (le altre sette in mostra dal 13 aprile): è la stessa che ospita una rarissima Bibbia di Gutenberg.

22 maggio 1951
"Il pubblico qui è stupido quanto quello di New York, ma le produzioni sono molto, molto meglio". Salinger scrive da Londra dopo aver confrontato i teatri del West End con quelli della Grande Mela. Nel viaggio che lo ha portato in Europa ha preso qualche drink con una modella di Vogue ("Non vero divertimento, comunque"). Nella capitale inglese si è visto con Laurence Olivier, "un tipo molto carino", che però è praticamente "messo sotto" dalla sua "incantevole" moglie, Vivian Leigh. Durante i party incontra il ballerino australiano Robert Helpmann ("un omosessuale dall'aspetto sinistro") e discute di Kafka con il critico irlandese Enid Starkie, biografo di Baudelaire e Rimbaud. "Diavolo se mi manchi", chiude Salinger.


16 OTTOBRE 1966
"Ho dieci, dodici anni di lavoro ammucchiati tutt'intorno... Ho in particolare due sceneggiature - due libri, a dire il vero - che ho accumulato e ritoccato per anni, e credo che a te piacerebbero". Salinger è a New York per portare i figli Peggy e Matthew dal dentista, la famigliola prende la stessa suite dello Sherry-Netherland dove sono stati i Beatles - Peggy, che in un'altra scena descriverà "entusiasticamente" la sua crisi di vomito, è a mille per questo. Lo scrittore dice di leggere a letto mentre le sue creature, "una bellezza", dice, dormono nella stessa stanza. Passa dal New Yorker, dice a Mitchell che gli manca tanto e che spera abbia ritrovato l'amore dopo il divorzio.

27 DICEMBRE 1966
"Sto lavorando su del materiale che adoro ma, Dio mio, vado avanti così lentamente, con esitazione". Salinger parla per la prima volta della difficoltà del suo lavoro: "Il trucco è lavorare con disincanto, senza tirarsi indietro", conclude "e questo, mi sembra, è il dovere che abbiamo entrambi". Parla anche della difficoltà di ritrovare l'amore perduto. "Non si può cancellare una persona, come loro non possono cancellare te". Poi racconta di come ha trovato cambiata Manhattan, che non ama più, ad eccezione del Museo di Storia Naturale. Dice invece che gli piacerebbe esplorare Brooklyn, sogna di incontrare un vecchio ebreo "uscito dal XVIII secolo che lo invita a casa sua per un tè o una zuppa".

LUOGO E DATA SCONOSCIUTI, 1969
"Perdonate l'opera d'arte...": è la frase scritta con una calligrafia che non sembra la sua su un biglietto vergato a mano con un angolo strappato. È il pezzo più misterioso della mostra, probabilmente si tratta di un disegno di Matthew. O di uno scarabocchio di cui Salinger si vergognava? Forse si tratta di un messaggio così privato che Mitchell l'ha strappato per tenerlo per sé. "Ti penso tanto, vecchiaccio": così Salinger chiude il biglietto.

31 AGOSTO 1979
"Ho dovuto avere a che fare con due universitari del cavolo che mi hanno fotografato per il loro giornaletto davanti all'ufficio postale: andassero tutti al diavolo". Dopo aver parlato di una vecchia signora e una coppia di Biarritz, Salinger racconta dei suoi figli, Matthew è al secondo anno di università, Peggy è sposata e vive a Boston. Che disastro invece l'ultimo viaggio a New York. Mangia cibo indiano e cinese, va a vedere il musical Ain't Misbehavin', che però detesta:"Troppo leccato, teatrale: tremendo". L'unica cosa che lo diverte è una corsa in metro, "attraversando la città in una notte calda d'estate"

30 DICEMBRE 1983
"Quel cazzone di un inglese", che sarebbe Ian Hamilton, lo studioso che vuole scrivere la sua biografia, gli fa montare "una rabbia omicida": lo studioso va in giro e cerca i suoi amici al telefono, chiama anche sua sorella, tempesta tutti di domande. "Tu mi chiedi se provo lo stesso odio nei confronti di tutto quello che succede al mondo" scrive Salinger. "Se vuoi saperlo sì, anche di più". Però poi dice di divertirsi a vedere John Wayne nel film Il Pistolero in televisione.

25 DICEMBRE 1984
"Mi sono sentito tagliato fuori da ogni tipo di chiacchiera personale o generale, in tutti questi anni non ho parlato più quasi con nessuno, eccetto un paio di ubriachi locali e qualche pazza che mi sta alla larga". Dice che non vorrebbe farebbe nulla che non riguardasse gli scritti a cui sta lavorando ("i copioni che ho in mano si stanno sviluppando") e augura al suo amico un 1985 che sia ricco di "integrità ed equilibrio".

6 APRILE 1985
"Chiedo perdono per le mie mancanze come amico" scrive Salinger in una delle lettere più belle. La relazione con Mitchell e sua moglie Beth sono stati i rapporti migliori della sua vita (lo scrittore descrive la relazione come solitamente si descrive un grande amore che finisce), anche se adesso l'amicizia sopravvive solo tramite lettera. Quel tempo "sembra che non si presenterà mai più nella vita". Non ha rimpianti, però: "Ho avuto bisogno di ruminare senza fine, e senza alcun sollievo, nel mio brodo: e per quanto mi riguarda" conclude "questa frase la dice tutta".

22 DICEMBRE 1990
"Ivy Cottage, Coldharbour: Sun and Snow" è il titolo del paesaggio rappresentato sulla cartolina. Salinger ricorda ancora una volta gli anni passati e abbraccia con affetto Mitchell e Beth.

16 DICEMBRE 1992
"Provvidenzialmente, la parte più interna del mio studio", dove teneva i lavori accumulati negli anni, è stata salvata dall'incendio che ha distrutto la maggior parte della casa. Salinger parla anche del figlio chiedendosi se Matthew non fosse stato più contento scegliendo un mestiere "meno rischioso e imprevedibile che quello del business".

30 GENNAIO 1993
"Un frontespizio bianco di un libro rivela molto più, sul serio, della nostra amicizia a tre, che qualsiasi tipo di dedica". Con questa frase Salinger respinge la richiesta del suo amico di fargli avere una copia autografata del Giovane Holden. È la risposta che interrompe la loro amicizia. Ma profeticamente, e a sigillo di una vita vissuta nascostamente, Salinger avverte: "E comunque, la maggior parte delle cose più vere è meglio lasciarle non dette".
 

© Riproduzione riservata (16 marzo 2010)
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