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Autore Discussione: Padoa-Schioppa: l'euro è incompatibile con la piena sovranità nazionale (Ft)  (Letto 2308 volte)
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« inserito:: Maggio 14, 2010, 11:12:00 pm »

Padoa-Schioppa: l'euro è incompatibile con la piena sovranità nazionale (Ft)

di Elysa Fazzino

14 maggio 2010

Nella battaglia per l'euro, Tommaso Padoa-Schioppa spezza un'altra lancia a favore di una maggiore integrazione europea in un articolo pubblicato sul Financial Times, "L'euro rimane dalla parte giusta della storia". Secondo l'economista, considerato uno dei "padri fondatori" della moneta unica, è sbagliato credere che l'euro e la piena sovranità nazionale siano compatibili: questo credo impedisce all'Europa monetaria di andare fino in fondo con la "necessaria riforma", che comporta trasferimenti di sovranità.

Cittadella sotto assedio - Padoa-Schioppa, che è stato ministro dell'Economia e delle Finanze nel governo Prodi II e membro del board della Bce, usa la metafora della cittadella assediata per spiegare gli attacchi fatti all'euro negli ultimi mesi. L' "esercito" che ha assediato la "cittadella" della valuta europea, argomenta, è convinto che l'area dell'euro non possa mai diventare un'unione politica perché gli europei non lo desiderano e gli stati-nazione non rinunceranno mai al loro potere. Secondo gli aggressori, la cittadella è quindi destinata a capitolare.

I difensori della cittadella sono invece convinti che l'euro possa continuare a funzionare così com'è. "Per anni i capi di governo europei e i banchieri centrali hanno predicato che una moneta senza stato è un'invenzione brillante che può durare per sempre". In questa concezione, che Padoa-Schioppa non condivide, lo stato-nazione resta il solo padrone, il Trattato di Maastricht del 1992 è stato il passo finale nella costruzione dell'edificio europeo, non sono necessari altri trasferimenti di sovranità e l'Unione europea può "fare a meno dei normali strumenti fiscali, finanziari e monetari prescritti da tutti i libri di testo".

Lo stato-nazione, modello superato - I due campi nemici, continua Padoa-Schioppa, hanno però in comune lo stesso credo: che lo stato-nazione continuerà a essere il sovrano assoluto nei suoi confini. E' il modello inventato dal Trattato di Westfalia del 1648.

Ma i due campi "non vedono che viviamo già in un mondo differente, dove il potere politico non può essere monopolizzato da un singolo detentore. Invece, è distribuito su una scala verticale che va dal municipale, al nazionale, al continentale, al globale. Entrambi i campi sembrano ignorare che la storia è un processo dinamico guidato da contraddizioni". In sostanza, la dinamica della storia sta superando il modello della sovranità assoluta dello stato-nazione.

Obiettivi fissati da tre agenzie di rating – Quando è arrivata la crisi, l'esercito anti-euro è avanzato. I "battaglioni" erano migliaia di sale di negoziazione "connesse in un network globale". Gli obiettivi erano fissati "dall'intelligence di tre agenzie di rating".

In questa battaglia, "la cittadella è emersa come vincitrice perché alla fine ha messo da parte esitazioni, pregiudizi e divisioni". Ma, secondo Padoa-Schioppa, in un senso più profondo ha anche perso, perché "ha sbagliato nel credere che l'euro e la piena sovranità nazionale siano compatibili".

La causa sbagliata - L'esercito degli aggressori tornerà alla carica. E' potente, ma "scommette sulla causa sbagliata": il "ritorno al vecchio mondo dei tassi di cambio flessibili, dove ciascun paese si illude di potersi isolare dai vicini e cerca di incoraggiare la crescita con svalutazioni competitive, venendo meno ai debiti quando gli conviene". Questo sistema, secondo Padoa-Schioppa, può solo produrre "miseria economica, conflitto e pericoli per la sicurezza globale".

La cittadella "combatte per la causa giusta", cioè salvare l'Unione monetaria europea, "ma il suo persistente credo, che l'ha tenuta troppo a lungo disarmata, le impedisce tuttora di andare fino in fondo con la necessaria riforma". Quello che è in gioco in questa battaglia, è in fin dei conti, "l'onnipotente stato-nazione", conclude Padoa-Schioppa.

14 maggio 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Finanza%20e%20Mercati/2010/05/Padoa-Schioppa-euro-incompatibile-sovranita-nazionale.shtml?uuid=4d713e70-5f4d-11df-bb9a-d1276981b5fb&DocRulesView=Libero
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« Risposta #1 inserito:: Maggio 15, 2010, 05:02:30 pm »

15/5/2010

La crisi dell'Europa incompiuta

TEODORO CHIARELLI

Che fosse una fragile tregua, che l’intervento concertato a sostegno della Grecia non sarebbe bastato a placare i mercati, si era capito dai sinistri scricchiolii dei giorni scorsi. Ieri, puntuale, è arrivato l’ennesimo venerdì nero. Le Borse europee hanno tutte chiuso con tonfi rovinosi bruciando 166 miliardi; malissimo pure l’euro sceso sotto 1,24 dollari.

Sono bastate un paio di sparate intempestive per favorire nuovi allarmismi, seminare panico e scatenare la speculazione. Giovedì sera il numero uno della Deutsche Bank, Josef Ackerman, ha sollevato nuovi dubbi sulla solvibilità della Grecia. Seguito dal consigliere economico di Barack Obama, l’ottantatreenne Paul Volker, ex presidente della Fed con Carter e Reagan, secondo cui se l’Europa non procede verso una maggiore integrazione l’euro verrebbe messo in discussione.

La presa di distanza dei mercati è evidente e vanifica l’effetto calmierante delle massicce misure stabilizzatrici annunciate nello scorso weekend da Ue e Bce. Placate le tensioni sul mercato dei bond, restano ancora troppe le incognite sull’attuazione e l’efficacia delle misure anti-deficit, mentre inevitabilmente si profila il loro impatto negativo in termini di crescita economica e di tensioni sociali.

Il rischio di veder riproporre in giro per l’Europa gli scontri che hanno insanguinato Atene, purtroppo, è tutt’altro che remoto. La stessa Bce chiede ai governi operazioni che favoriscano lo sviluppo prefigurando il pericolo che la già fragile ripresina di Eurolandia finisca per essere subito soffocata. Nel frattempo dalla Grecia, al Portogallo, dall’Irlanda alla Spagna, tornano d’attualità parole come austerità e sacrifici. In Italia è in arrivo una manovra da 25 miliardi per il biennio 2011-2012 e si ipotizzano strette su pensioni di invalidità e finestre di anzianità.

In fondo il caso Grecia è stato un test sul futuro dell’Europa, sulla capacità dei Paesi Ue di stare insieme. Spiegava Romano Prodi qualche giorno fa che «un problema nato piccolo e trascurabile ha assunto dimensioni ben diverse a causa della divisione tra i partner Ue e del populismo: il mondo è cambiato, se non stiamo insieme scompariamo». La speculazione si sta scatenando sull’euro a causa della debolezza politica dell’Europa. Crisi fiscale, contagio, collasso della moneta unica: scenari da brividi che potrebbero avere conseguenze peggiori dello tsunami subprime.

I tanto temuti «criteri di Maastricht» e «patto di stabilità» stanno mostrando in realtà tutti i loro limiti. Abbiamo una moneta unica, ma mancano regole europee comuni e condivise. Decisioni fondamentali come quelle fiscali sono rimaste appannaggio dei singoli governi che procedono in ordine sparso, seguendo logiche politiche interne di breve periodo, spesso legate a scadenze elettorali (basti vedere i guasti prodotti nella crisi greca dalle elezioni tedesche in Nordreno-Vestfalia).

La speculazione che per sua natura non fa beneficenza né opere di bene ha colto questa contraddizione e si è insinuata nelle divisioni politiche all’interno dell’Ue scatenando le ondate di attacchi contro la moneta unica. La posta in palio è esattamente questa, uno scenario fino a poco tempo fa impensabile: la possibile rottura del sistema euro. Le conseguenze, soprattutto per un paese come l’Italia endemicamente malato di debito pubblico, sarebbero drammatiche. Nata con una moneta forte, l’Unione Europea non è stata in grado di dotarsi di strumenti adeguati, non ha voluto darsi un’autorità di controllo e sorveglianza né preventiva, né successiva.

C’è chi sostiene che l’unica via d’uscita sia andare oltre Maastricht e patto di strabilità, varando limiti comunitari vincolanti e istituzioni a cui assoggettare le leggi di bilancio nazionali. Insomma, strutture sovranazionali e istituzioni fiscali federali. La domanda da porsi è tutto sommato semplice: arrivati a questo punto, meglio fare un passo avanti o farne uno indietro?

http://lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=7355&ID_sezione=&sezione=

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