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Autore Discussione: Roberto Brunelli La bella Tv passa da De André  (Letto 1954 volte)
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« inserito:: Gennaio 14, 2009, 05:48:28 pm »

La bella Tv passa da De André

di Roberto Brunelli


Abbiamo visto Tiziano Ferro emozionarsi cantando Le Passanti, e abbiamo visto lo scrittore Maurizio Maggiani commuoversi quando Giovanna Zucconi rivelava d’aver scovato un abbozzo di una lettera di De André, la cui esistenza era finora ignota, a lui indirizzata. E c’era Bersani che ha lanciato lì, sul palco, l’«eversiva» Bombarolo, e mezza Italia sintonizzarsi tutta insieme per Amore che vieni, amore che vai.

È stata, per oltre tre ore, un’oasi di buona televisione. Di bella televisione. Lo speciale di Che tempo che fa dedicato ai dieci anni dalla scomparsa di Fabrizio De André ha, di colpo, fatto a pezzi decadi di chiacchiere su ciò che è popolare e ciò che non lo è, su cosa debba essere la tv intelligente e su cosa sia, in effetti, la tv «deficiente».

Abbiamo visto Mauro Pagani e Cristiano De André cantare Creuza de Ma - che non è esattamente un «pezzo facile» - dal porto vecchio di Genova. Abbiamo visto scrittori, attori, cantautori - quelli che, se andassero tutti insieme al Festival di Sanremo, lo farebbero risorgere dalla morte (quasi) certa cui è destinato - rendere omaggio ad un gigante della canzone.

Che, però, era anche un personaggio non facile, un intellettuale tutt’altro che «pacificato», la cui libertà di pensiero era scomoda ai suoi tempi - lo diceva l’altro giorno Fabio Fazio in un’intervista a questo giornale - figurarsi ai nostri, nei quali la compressione degli spazi mentali pare diventata estrema.

Buona televisione uguale ad ascolti bassi? Anche questa è una leggenda sfatata quasi con spietatezza: Che tempo che fa domenica sera ha fatto oltre cinque milioni di ascoltatori, un grosso pezzo oltre la media di Raitre, con punte d’ascolto sugli otto milioni. È vero che De André è quanto di più lontano si possa immaginare dall’Italia di oggi, dai Savoia che ballano con le stelle, dalle carampane che si litigano nei salotti televisivi, dai miracoli in diretta tv dal terzo ramo del parlamento (Porta a Porta), dall’Italia incattivita che esce dai telegiornali: probabilmente è anche questo uno dei segreti di una domenica sera diversa. Forse si è trattato di un sospiro di sollievo, durato tre ore. Di sicuro si è trattato di una bella lezione.

rbrunelli@unita.it



13 gennaio 2009
da unita.it
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