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Autore Discussione: No Tav Nessuna Ambiguità  (Letto 2041 volte)
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« inserito:: Marzo 01, 2012, 11:10:00 pm »

L'EDITORIALE

Nessuna Ambiguità

Se è stato un malinteso gli attivisti chiedano scusa ai reporter aggrediti


Se è stato «un malinteso», allora è il caso di chiedere scusa. Subito, e senza altri distinguo. È quel che si fa quando accade qualcosa che non si voleva accadesse. Altrimenti l'aggressione subita ieri dai cinereporter di questa testata, al pari delle intimidazioni verso chi cerca semplicemente di raccontare ciò che sta succedendo in quel lembo ferito d'Italia, resterà una macchia troppo vistosa per non guastare tutto il resto. L'attrezzatura utilizzata dai reporter per svolgere il proprio lavoro è stata definita «ambigua», ma ambiguo rischia di essere il comportamento dei leader del movimento No Tav se non prenderanno chiaramente le distanze da chi, al proprio interno, sta cercando di alzare il livello della tensione. In un clima già poco respirabile per via dei lacrimogeni e di una deriva che pare sempre più incontrollata.

Che le proteste siano legittime è fuor di dubbio. Anche quelle più vistose ed energiche, che servono a mettere in difficoltà il potere contestato. Ma non la violenza. Quanto alle provocazioni, possono considerarsi persino lecite dal punto di vista legale, ma inevitabilmente finiscono per smascherare le cattive intenzioni e la ricerca dello scontro a tutti i costi. E diventano controproducenti.

La scena del manifestante che sbeffeggia il carabiniere in tenuta antisommossa a favore di telecamera (proprio quella di CorriereTv : sarà un caso la successiva aggressione alla troupe?) è sconveniente per colui che semina insulti, non per chi li subisce senza reagire. Quel carabiniere non ha fatto altro che rispettare la prima regola per chi viene spedito a controllare una situazione a rischio: non rispondere alle provocazioni. Forse se n'è reso conto pure chi scherniva caschi e divise, e chissà che questo non abbia alimentato l'insofferenza contro i mezzi d'informazione. Come se il problema fosse l'informazione, e non quello che si verifica dentro il surreale recinto in cui è stata confinata la questione della linea dell'Alta velocità in Val Susa. All'interno del quale sembra che tutto si stia consumando come fosse un gioco di ruolo. Ma un militante in coma, i fuochi e le sassaiole, le manganellate e i feriti, non sono affatto un gioco. Sono una pericolosa realtà che dovrebbe indurre a fermarsi per qualche utile riflessione, e magari a evitare avventati auspici di invio dell'esercito.

I violenti, siano essi infiltrati con altri obiettivi o componenti autentiche della protesta, vanno isolati dal movimento che rivendica i diritti dei valligiani. Non sappiamo se la situazione stia sfuggendo di mano ai responsabili, e c'è da augurarsi che non sfugga di mano alle forze dell'ordine per evitare ulteriori degenerazioni. Il sospetto è che ciò sia già avvenuto, invece, per la politica, che non è riuscita a imbastire una mediazione utile a far comprendere alla popolazione locale le ragioni di una scelta da cui si ritiene di non poter tornare indietro. Lasciando che il confronto si tramutasse in scontro e riducendo tutto a un problema di ordine pubblico, che riguarda solo contestatori e celerini. Se ancora c'è uno spiraglio per evitare ulteriori degenerazioni, bisognerebbe tentare di farlo diventare un varco. E aprire il recinto.

Giovanni Bianconi

1 marzo 2012 | 8:17© RIPRODUZIONE RISERVATA

da - http://www.corriere.it/editoriali/12_marzo_01/nessuna-ambiguita-giovanni-bianconi_3a5c23b0-6368-11e1-b5fe-fe1dee297a67.shtml
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