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Autore Discussione: Paola VALENTINI - Pensioni, in Danimarca il sistema più efficace e sostenibile..  (Letto 1797 volte)
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« inserito:: Dicembre 18, 2013, 06:27:50 pm »

Pensioni, in Danimarca il sistema più efficace e sostenibile al mondo

di Paola Valentini

È la Danimarca il Paese al mondo con il più efficace sistema previdenziale, sostenibile e che garantisce un robusto reddito ai pensionati. Il risultato dei Paesi scandinavi è confermato dal secondo posto dell’Olanda, mentre la maglia nera va all’Indonesia, a conferma delle difficoltà delle economie emergenti.

È questo il risultato del Melbourne Mercer Global Pension Index, l’indicatore realizzato dal gruppo assicurativo australiano Mercer per la valutazione dei sistemi previdenziali di 20 Paesi del mondo, presentato questa mattina a Roma durante il seminario "Previdenza e Assistenza: proposte per un approccio integrato" organizzato da Assoprevidenza (Associazione Italiana per la Previdenza e l’Assistenza Complementare), Mercer Italia, Studio Attuariale Orrù & Associati, con il contributo del Fondo Pensioni del Personale di Bnl/Bnp Paribas Italia.

Per valutare gli schemi pensionistici di Paesi dalle diverse strutture politico-sociali e difformi condizioni economiche, Mercer ha utilizzato svariati parametri riuniti in tre macro-categorie: adeguatezza, sostenibilità, integrità (regolamenti, costi, governance, etc.), che hanno dato vita a un rating dei sistemi previdenziali. In base alle valutazioni condotte, solo la Danimarca ha raggiunto il livello di eccellenza, poi ci sono sistemi dalla struttura sana, con buone caratteristiche generali, ma con aree di possibile miglioramento.

E' questo il caso di Olanda, Australia, Svezia, Cile, Canada Regno Unito, Svizzera e Singapore. Un terzo gruppo è rappresentato da Paesi con sistemi previdenziali buoni, ma che presentano carenze che vanno risolte per mantenere la sostenibilità sul lungo periodo: Germania, Francia, Brasile, Stati Uniti, Messico, Polonia. Infine, secondo le analisi di Mercer non mancano schemi previdenziali di Paesi che presentano grandi aree di debolezza che vanno affrontate, per non mettere in dubbio la loro efficacia e sostenibilità. In questo quarto insieme rientrano Giappone, India, Corea, Cina e Indonesia.

E l'Italia? "L’Italia non rientra tra i Paesi monitorati, ma se lo fosse, si piazzerebbe a cavallo tra la seconda e la terza fascia", spiega Mercer. Con la riforma previdenziale varata a inizio 2012 dall'ex ministro Fornero l'Italia, come afferma l'Ocse, sarà uno dei Paesi che manderà più tardi in pensione i suoi lavoratori.

Un intervento che contribuirà a migliorare i problemi di sostenibilità del sistema previdenziale. "L'Italia aveva nel 2009 il sistema pensionistico più costoso di tutti i Paesi dell’Ocse. Con la riforma globale del sistema pensionistico adottata nel dicembre 2011, l'Italia ha realizzato un passo importante per garantirne la sostenibilità finanziaria. L’aumento dell'età pensionabile sarà un fattore determinante per la riduzione della spesa pensionistica", ha spiegato di recente l'Ocse.

Ma, ha avvertito ancora l'Ocse, "l'aumento dell'età pensionabile non è sufficiente per garantire che le persone rimangano sul mercato del lavoro, soprattutto se esistono meccanismi che consentono ai lavoratori di lasciare il mercato del lavoro in anticipo. Le politiche per promuovere l'occupazione e l'occupabilità e per migliorare la capacità degli individui ad avere carriere più lunghe sono essenziali".

Inoltre resta il problema dell'importo degli assegni che le giovani generazioni percepiranno una volta in pensione. Per questi lavoratori infatti vale il sistema contributivo e non il più generoso metodo retributivo che ha assicurato ai loro padri pensioni generose pari anche all'80% dell'ultimo stipendio.

Per questo l'Ocse ha sottolineato che "l’adeguatezza dei redditi pensionistici potrà essere un problema per le future coorti di pensionati. In primo luogo, con il metodo contributivo, le prestazioni pensionistiche sono legate strettamente ai contributi. I lavoratori con carriere intermittenti, lavori precari e mal retribuiti saranno più vulnerabili al rischio di povertà durante la vecchiaia. In secondo luogo, oltre alle prestazioni sociali (assegno sociale) erogate secondo il livello di reddito, per le persone di 65 anni e per quelle più anziane , l'Italia non prevede alcuna pensione sociale per attenuare il rischio di povertà per gli anziani".

Senza dimenticare che in Italia "il pilastro pensionistico privato non è ancora ben sviluppato", ha sottolineato ancora l'Ocse. I fondi pensione coprono infatti solo un quarto dei lavoratori interessati con una incidenza molto bassa tra i giovani che sono quelli che avrebbero più bisogno di costruire una pensione privata da abbinare a quella pubblica.

Ma c'è anche un problema che riguarda la sanità integrativa visto che anche in questo campo, dati i trend demografici in atto di invecchiamento della popolazione, lo Stato non ce la farà più da solo ad assistere i cittadini come ha fatto finora. Ma ridurre i servizi sarebbe un passo indietro che eliminerebbe tutto ciò che di buono è stato fatto finora in tema di sanità e assistenza.

"Le ristrettezze delle risorse pubbliche e l’esigenza di non tagliare le prestazioni sociali evidenziano un problema di sostenibilità che riguarda l’intero sistema di welfare italiano, sia nella sua componente previdenziale, sia in quella assistenziale. L’opportunità di aprire una riflessione sul modello di welfare in funzione del mutato quadro economico e sociale", ha affermato Sergio Corbello, presidente di Assoprevidenza, "è argomento ampiamente dibattuto. È assolutamente urgente definire il ruolo che gli istituti della previdenza e dell’assistenza complementare, fondi pensione e casse di assistenza, potranno sostenere nell’auspicata costruzione di un sistema di welfare integrato".

Da - http://milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=201312090919058659&chkAgenzie=TMFI&titolo=Pensioni,%20in%20Danimarca%20il%20sistema%20pi%C3%B9%20efficace%20e%20sostenibile%20al%20mondo
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