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Sabato 6 aprile 2024
Perché è finita a stracci tra Conte e Schlein

   editorialista   di Gianluca Mercuri

Buongiorno. «Sleale». «Sleale a chi? Attenta a come parli».
Tra Elly Schlein e Giuseppe Conte è finita a stracci.
I dubbi, da questo punto di vista, sono due.
Il primo: è finita davvero? O lo scontro innescato dall’improvviso ritiro dei 5 Stelle dalle primarie col Pd a Bari è «solo» legato alla concorrenza inevitabile in vista delle Europee, e i due partiti sono destinati a ritrovarsi di riffa o di raffa alle prossime Politiche (che però sono lontanissime: 2027)?
Il secondo dubbio è più corposo: è mai iniziata davvero, l’alleanza?
Certo, dalla vittoria comune in Sardegna non sono passati neanche due mesi, ma anche quella sembra lontanissima. Prima e dopo, ci sono mai stati slancio vero, intesa effettiva, pathos condiviso? O il Pd è per Conte solo un taxi per sognare un fantascientifico ritorno a Palazzo Chigi, e per il Pd i 5 Stelle sono solo il vagone necessario alla parvenza di un convoglio?
Di certo, nell’altro campo se la ridono.
Se la ride il centrodestra perché non solo il «campo largo» di tutti gli oppositori di Giorgia Meloni — teorico contenitore di una maggioranza alternativa, visto che nessun voto e nessun sondaggio hanno mai dato il centrodestra oltre il 45 per cento — è ridotto in pezzi, ma pure quei pezzi vanno in frantumi. In frantumi il «campo giusto» tra Pd e 5 Stelle, come lo chiama(va) Conte, «giusto» solo se lo comandava lui; in frantumi il (fu) terzo polo, che andrà alle Europee sparpagliato tra Calenda e Renzi+Bonino, tutti a provare il brivido della soglia del 4% da superare, sennò a casa. In frantumi, almeno a Bari, perfino l’Alleanza Verdi-Sinistra: Bonelli col Pd, Fratoianni con Conte.
Dunque ride il centrodestra perché sa come si vince. Non mancano certo le idiosincrasie personali — al di là degli stucchevoli proclami di amicizia tra Meloni e Salvini — e la competizione stimolata dal sistema proporzionale delle Europee si sente eccome anche lì. Lo conferma la sanatoria proposta dal leader della Lega sulla casa, da lui pensata per anticipare gli alleati, e infatti gli alleati si sono irritati eccome. Ma alla fine sarà sanata anche la furbata salviniana, con una proposta comune che farà impugnare a tutti i partiti della coalizione una delle bandiere elettorali più efficaci. Ecco, come si vince.
Per il resto, in Medio Oriente la minaccia di un’escalation tra Israele e Iran si aggiunge alla guerra a Gaza, mentre in Ucraina non si ferma l’avanzata russa. A New York tremano i grattacieli. Il brand leggendario di Giorgio Armani deve difendersi dalle accuse di «caporalato» a una sua azienda. Luxuria sta per diventare la prima conduttrice trans della tv italiana. E altre cose che vale la pena sapere, leggere o ascoltare nel weekend.

Benvenuti alla Prima Ora di sabato 6 aprile.
La rottura tra Pd e 5Stelle

Image Emiliano, Leccese, Decaro, Laforgia. La sinistra pugliese in pezzi
Lo scambio di accuse, l’alleanza in crisi (nel capoluogo, non in Regione), l’inchiesta di Bari. Punto per punto.
    L’antefatto A indurre Conte alla rottura è stata l’inchiesta sulle presunte compravendite di voti, che vede tra gli oltre 70 indagati Anita Maurodinoia, assessora regionale ai Trasporti della giunta Emiliano (in cui il governatore del Pd è appoggiato dai 5 Stelle). Maurodinoia (che si è dimessa dalla carica e dal Pd, in cui era confluita dal centrodestra alla fine del 2021), è accusata di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale insieme al marito Alessandro Cataldo, ideatore della lista «Sud al Centro». Sull’inchiesta però torniamo dopo. Vediamo prima gli sviluppi politici.
    L’indignazione di Schlein «Conte è veramente sleale. Umanamente e politicamente. Il suo è un atteggiamento spregiudicato. Nella maggioranza di Emiliano ci stanno anche loro e lui fa le prediche a noi? Vuole far vincere la destra? Vuole metterci in difficoltà? A che gioco sta giocando?». Questo sfogo della segretaria del Pd con il suo entourage ha indotto il leader dei 5 Stelle a una sorta di ultimatum.
    La replica di Conte «Ci saranno conseguenze, per noi sarà sempre più difficile lavorare con il Pd anche a livello nazionale se non ritirano l’accusa di slealtà. La respingo al mittente ed esigo rispetto, sennò ne prenderemo atto». Ma la leader del Pd non ha né smentito l’accusa di slealtà, né abbozzato.
    Il duello a Bari «Io sono qui con voi perché a differenza di altri mantengo gli impegni presi, perché chi non lo fa poi non li mantiene con gli elettori. E mi dispiace per la decisione presa ieri da Conte, unilateralmente, perché così aiuta la destra. Forse chi ha iniziato a far politica direttamente da Palazzo Chigi non ha dimestichezza con il lavoro e lo sforzo collettivo della comunità, ma si deve avere rispetto, e far saltare le primarie a tre giorni dal voto è una sberla alle persone perbene. Non è accettabile. E io non sono disposta a tollerare gli attacchi alla nostra comunità». Queste cose Schlein le ha dette ieri in pubblico, accanto a Vito Leccese, il candidato del Pd che domani avrebbe dovuto sfidare quello grillino Michele Laforgia alle primarie per il sindaco di Bari.
    I candidati sul ring Ora tra i due mancati sfidanti è battaglia campale. Leccese, racconta Maria Teresa Meli, «era pronto a farsi da parte di fronte a una possibile terza candidatura che salvaguardasse la coalizione». Ma Laforgia «ha bocciato tutti i nomi che gli sono stati proposti dallo stesso sfidante: perfino suo fratello Nicola, ex assessore della prima giunta Emiliano. “Volete l’unità? L’unità sono io”, è stata la replica di Laforgia. E Conte è con lui». Al che Leccese l’ha piantata lì: «Siamo stanchi di subire ultimatum».
    E le novità sull’inchiesta? Al centro dell’indagine c’è «Sud al Centro», la macchina di voti inventata da Alessandro Cataldo, detto Sandrino, marito dell’ormai ex assessora regionale Anita Maurodinoia. Cataldo, è l’accusa, aveva creato un enorme database con elettori potenziali, tra chi aveva seguito o tenuto corsi di formazione nella sua società, o elettori già corrotti. «Una profilazione che serviva ad ampliare il più possibile il bacino elettorale di “Sud al centro”», racconta Nicolò Delvecchio.
    Ma come funzionava la compravendita? Così: agli elettori si offrivano fino a 50 euro a voto o posti di lavoro (da docente nei corsi di formazione a badante), ma pure «utilità» come buoni spesa e bollette pagate. Esempio, una signora di Grumo Appula: «Ho tutti gli amici di mio figlio da far votare, faccio venire lui a fare il rappresentante di lista, ma voglio la bombola del gas».
    E come si controllavano i voti? Agli elettori comprati venivano fornite formule per verificare che avessero rispettato il patto: «Metti la X sul sindaco, non mettere la X sul partito e scrivi Anita Maurodinoia. In famiglia siete quattro? Vi do 200 euro, ma nella tua sezione voglio quattro voti come ti ho detto!». In tutto le formule erano 7: il rappresentante di lista si appuntava tutto e dopo il voto avveniva il pagamento.
    La transumanza dei voti Goffredo Buccini racconta com’è franato un sistema che negli anni ha traslocato dal centrodestra al centrosinistra: «I protagonisti delle ultime inchieste che hanno stravolto Bari, Anita e “Sandrino” e, prima di loro, Giacomo Olivieri e la moglie Carmen Lorusso (con la loro “vita smeralda” finita in un’indagine antimafia da 130 arrestati e motivo dell’accesso agli atti comunali deciso dal ministro Piantedosi) transumavano tutti dalla destra tramite liste civiche, portando in dono pacchetti di voti. Anita, per dire, ha contribuito all’elezione di Antonio Decaro a sindaco nel 2019 con oltre seimila voti e con quasi ventimila a quella di Emiliano alla Regione nel 2020».
    E Decaro ed Emiliano litigano I due amministratori che in questi anni hanno cambiato Bari e la Puglia, con l’attuale sindaco in testa alle classifiche di gradimento degli amministratori locali, sono ora ai ferri corti, lambiti da questo fango. Il loro rapporto è in crisi da quando, il 23 marzo, il presidente della Regione ha detto in piazza «portai Decaro dalla sorella (incensurata) del boss Capriati per dirle che era un uomo mio e non dovevano dargli noia». Da allora, scrive Buccini, è scontro: «Smettila di dire che dalla Capriati c’ero!». «Smettila di nasconderti, c’eri».
    
E in tutto questo Conte... Conte non ha resistito: ha sentito l’odore del sangue del Pd e gli è saltato alla gola, da nemico puro e non da aspirante leader comune. Quello che si era candidato a essere fin dal giorno in cui uscì da Palazzo Chigi, quello che sarebbe potuto essere se fosse rimasto fuori dai giochi, «in riserva» della Repubblica e del centrosinistra. Invece si è preso i 5 Stelle, ne ha fatto un partito personale e si mostra disponibile all’alleanza solo se a guidarla è lui.
    E in tutto questo Schlein... Si era fatta eleggere (clamorosamente) a segretaria del Pd proprio per ripulirlo dal correntismo e dai potentati locali, e ora rischia di esserne travolta. Ma la durezza con cui sta duellando con Conte, dopo mesi di continui esercizi zen, sta mostrando un volto finora inespresso della sua leadership, che pare aver sorpreso il leader (post)grillino.
    Commenta Massimo Franco «La verità è che tra Pd e M5S è in atto una competizione feroce non solo in vista delle Europee di giugno, ma sul dopo. E non è difficile prevedere che, comunque vadano, se Conte non si riterrà gratificato nelle sue ambizioni, si accentuerà l’opzione delle “mani libere”. Basterà puntare il dito sulla questione morale del Pd, che nel caso di Bari offre appigli e pretesti sia alla maggioranza di governo, sia ai grillini; o sul carattere “post-ideologico” del Movimento: una sublimazione dell’opportunismo che in passato gli ha permesso di allearsi prima con la Lega, poi col Pd, poi con quasi tutti».
    Commenta Roberto Gressi «In zona Pd si ragiona in questo modo: adesso Conte fa il ruvido, ma lo sanno anche i bambini che considera Palazzo Chigi suo per diritto di nascita. In quale altra maniera, se non con un’alleanza con la sinistra, può perseguire il suo disegno? Certo però sarebbe difficile per lui farsi consegnare lo scettro, se alle Europee, e poi alle elezioni politiche, fossero i dem il partito dominante. Senza contare che, almeno al momento, l’ipotesi di battere un centrodestra magari litigioso, ma che da decenni al voto marcia unito, pare per lo meno fantasiosa».

E intanto a destra
E intanto a destra ci si divide pure, ma non volano stracci. Al massimo fazzoletti. Non si mette in dubbio l’alleanza. I voti non non si distruggono, si creano. Con la cosa più concreta che ci sia: la casa. Punto per punto.
    L’antefatto giovedì, Matteo Salvini ha pubblicato sul sito del ministero delle Infrastrutture quella che definisce una bozza di legge per «sanare tutte le difformità interne alle abitazioni che stanno bloccando milioni di italiani e di immobili che potrebbero essere tranquillamente rimessi sul mercato liberando gli uffici comunali da centinaia, migliaia di pratiche che si accumulano da 40 anni».
    Di che si tratta? Si tratta di piccole difformità o irregolarità strutturali che interessano, secondo uno studio del Consiglio nazionale degli ingegneri, quasi l’80% del patrimonio immobiliare italiano. Gli addetti ai lavori premono per superare la cosiddetta doppia conformità. Quella norma, ha spiegato Fabrizio Pistolesi, relatore del nuovo Testo Unico delle Costruzioni su cui lavora il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, «impedisce di sanare l’80% delle difformità negli edifici che sarebbero invece già sanabili con le norme attuali, perché le opere, per essere sanate pagando una sanzione, devono essere conformi alla normativa attuale, ma anche a quella vigente al momento di costruzione dell’edificio, e quasi sempre non lo sono».
    Il gelo di Meloni. La presidente del Consiglio ha voluto sottolineare l’anomalia del metodo scelto da Salvini, ma anche l’intenzione di non regalargli il tema: «Ho letto il comunicato del ministero dei Trasporti che parla di sanare piccole difformità interne, cioè se hai alzato un tramezzo per fare due stanze dove ce n’era una. Se è questo parliamone, è ragionevole, ma non posso ragionevolmente commentare una norma che non ho letto».
    La reazione di Tajani Anche il leader di Forza Italia ha fatto subito capire come la materia sia sensibile, perché terreno di caccia comune al suo partito e alla Lega, e non certo disdegnato da Fratelli d’Italia. Caccia di voti, chiaro. Ha detto Tajani: «Non conosco la proposta di Salvini. Devo dire, però, che è già incardinata al Senato una nostra proposta sulla rigenerazione urbana, che già prevede le cose di cui ha parlato Salvini. Non si può fare un condono, ma si possono sanare alcune cose che non provocano alterazioni sostanziali agli edifici. Se la proposta della Lega va nella nostra direzione, si può anche questa incardinare al Senato».
    La controreplica di Salvini «L’amico Tajani dice che non ha ancora letto il testo. Ma io ho un sottosegretario di Forza Italia al ministero (Tullio Ferrante) e comunque porteremo il piano in Consiglio dei ministri». E poi, al Tg1: «Il piano punta ad aiutare. Liberiamo migliaia di appartamenti, i Comuni incassano, milioni di italiani tornano finalmente proprietari di casa loro».
    «Una mozione del centrodestra sulla casa» A preannunciarla è il forzista Maurizio Gasparri, autore del disegno di legge di cui parla Tajani. Che punta a favorire la rigenerazione delle periferie e degli spazi urbani, semplificando demolizioni e ricostruzioni, e prevede incentivi economici e fiscali. Ma non si occupa delle lievi difformità e del vincolo della doppia conformità, che è il vero nocciolo della questione. È prevedibile che i temi siano integrati in un’unica iniziativa, che consenta a tutti, e non solo a Salvini, di intestarseli.
    Commenta Mario Sensini «Non è una questione di merito. Sulla sanatoria proposta da Salvini, nella maggioranza sono tutti d’accordo. A destare qualche perplessità e preoccupazione dal punto di vista politico è il metodo usato dal leader della Lega. Anche se condivisibile il suo Piano Casa appare oggi agli alleati di governo come un nuovo strappo in avanti in chiave elettorale. Un’iniziativa, dunque, da riportare nell’ambito dei programmi della maggioranza, che da tempo sta lavorando su temi analoghi».

Le altre cose importanti

    L’escalation Israele-Iran
    Gli Stati Uniti si stanno preparando a un attacco «significativo» che potrebbe giungere entro la prossima settimana da parte dell’Iran contro asset israeliani o americani nella regione, come risposta all’attacco israeliano di lunedì a Damasco che ha ucciso diversi alti comandanti iraniani. Lo ha rivelato un alto funzionario dell’amministrazione Biden alla Cnn.
    L’attacco è ritenuto «inevitabile», e giovedì è stato al centro della telefonata tra il presidente Usa e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, dopo settimane di polemiche senza precedenti tra i due governi, culminate nell’indignazione espressa da Biden per la strage di 7 operatori dell’ong World Central Kitchen. Israele parla di tragico errore e ieri ha licenziato i due ufficiali che ne sarebbero i responsabili. L’ong insiste nel chiedere un’inchiesta indipendente.
    Ora le questioni sono due: se e come Israele consentirà il ripristino delle operazioni di soccorso umanitario a una popolazione cacciata dalle sue case, stremata e affamata. Gli americani dicono di avere avuto finalmente garanzie a riguardo. Ma guardano con preoccupazione al rischio di un’escalation con l’Iran.
Un conflitto esteso sarebbe la fine del piano di pace di Biden, che prevede uno Stato palestinese al termine del processo, e rischierebbe di trascinare il presidente in una guerra che prolungherebbe la permanenza al potere di Netanyahu. Per gli Usa (e non solo) un disastro totale.
    Qui l’intervista di Viviana Mazza al filosofo Michael Walzer: «La guerra giusta? Israele si è difeso ma ha fatto troppi errori. Tanti ora sperano in Biden».
    Qui il ritratto di José Andrés, il geniale chef che ha fondato World Central Kitchen e ha firmato un vibrante appello a Israele perché cambi metodi: «Non si può vincere questa guerra affamando un’intera popolazione».
    
Gli ucraini colpiscono, i russi avanzano
    Kiev afferma di avere distrutto con i droni sei aerei russi, «un raid che esaltano come un importante successo», scrive Lorenzo Cremonesi.
    Ma la situazione complessiva aggiunge il nostro inviato, «resta estremamente sfavorevole agli ucraini. È da ottobre ormai che i russi hanno ripreso ad avanzare nel Donbass e la loro vittoria con la cattura della cittadina di Avdiivka a metà febbraio ha segnato un punto di svolta. Negli ultimi due giorni le loro truppe hanno conquistato il villaggio di Vodyane e da ieri mattina sostengono di essersi attestate alle periferie della cittadina di Chasiv Yar, non lontano da Bakhmut. Kiev nega e il presidente Zelensky sostiene che il fronte tiene. Ma fonti sul posto confermano che si sta combattendo ormai casa per casa».
    Qui l’analisi di Giuseppe Sarcina:«L’Ucraina è sul punto di crollare? Perché la Nato pensa di no (e qual è il suo piano)».
  
 Il terremoto a New York
    Chi ha visto tremare i grattacieli, non se lo scorderà più. Un terremoto di magnitudo 4,8 ha colpito la regione di New York, scuotendo gli edifici nell’area metropolitana della megalopoli. La scossa, con epicentro a Lebanon, nel New Jersey (circa 70 chilometri a ovest di New York City), è durata una trentina di secondi, ed è stata registrata intorno alle 10,20 di ieri mattina (le 16,20 italiane).
    Ad avvertirla nettamente sono stati non solo gli abitanti di New York — molti dei quali sono rimasti sorpresi da un evento che, in questa città, è tutt’altro che comune — ma anche di Boston, Baltimora, Filadelfia, in un’area che ospita oltre 42 milioni di persone. E in cui il fenomeno è molto raro: due scosse in 100 anni.
    
Armani Operations in amministrazione giudiziaria
    «La borsa di pelle è griffata originale Giorgio Armani, però la fanno i cinesi sfruttati in capannoni-dormitorio, e la casa di moda lo sa ma non lo impedisce perché le conviene (qui le carte dell’inchiesta). Ecco cosa spinge la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Milano a mettere in “amministrazione giudiziaria” la “Giorgio Armani Operations spa” relativamente ai rapporti con tutti i fornitori».
    Così Luigi Ferrarella racconta il provvedimento che ha colpito uno dei marchi simbolo del made in Italy. «Ma la “Giorgio Armani Operations spa”, controllata interamente dalla “Giorgio Armani spa”, non è indagata (e tantomeno è indagato l’89enne stilista, terzo uomo più ricco d’Italia con una fortuna accreditata da Forbes in oltre 11 miliardi di euro), perché non si è nel campo del processo penale, ma nel settore delle misure di prevenzione».
    
«La GA Operations collaborerà con la massima trasparenza con gli organi competenti per chiarire la propria posizione», fa sapere l’azienda.
    «Elkann consapevoli della frode»
    È verosimile che lo fossero, i tre fratelli John, Ginevra e Lapo: lo scrivono i giudici del Tribunale del Riesame.
    La presunta frode è quella sulla residenza svizzera della nonna Marella Caracciolo Agnelli, da cui discendono i reati contestati agli Elkann. Tra cui la truffa ai danni dello Stato per il mancato pagamento della tassa di successione in relazione a un patrimonio di circa 900 milioni di euro ereditato alla morte della nonna e fino ad allora custodito in un conto off shore a lei riconducibile, secondo l’accusa. La cronaca di Simona Lorenzetti e Massimiliano Nerozzi.

Da leggere/ascoltare
    Il ricordo del genocidio nel Ruanda, trent’anni dopo, di Massimo Nava.
    Roberto Saviano: «Se a Napoli una madre ferita al parco giochi è “normale”».
    L’editoriale di Federico Rampini: «La nuova invasione della Cina».
    Il commento di Federico Fubini: «Oro, la fortuna di una “reliquia barbarica”».
    La lettera del rettore dell’Università di Torino Stefano Geuna (dopo le polemiche su Israele): «Con il dibattito si cresce».
    La rubrica di Paolo Lepri: «Il “prima i greci” di Lina Mendoni».
    L’intervista di Renato Franco a Vladimir Luxuria, prima persona trans a condurre una trasmissione televisiva, L’Isola dei famosi: «Macché trasgressiva, io sono tradizionalista» (tra poco sul sito).
    L’intervista di Roberta Scorranese a Gian Arturo Ferrari: «Rifiutai il Codice Da Vinci ma poi feci follie per riaverlo» (tra poco sul sito).
    La Cinebussola di Paolo Baldini, con trame, giudizi e trailer dei film del weekend, in sala e in streaming.
    L’Ammazzacaffè, il podcast in cui Massimo Gramellini corregge i suoi Caffè della settimana con i commenti dei lettori: potete ascoltarlo qui (e sotto, quello di oggi).
    Il podcast L’Ultima volontà, sui testamenti che raccontano l’Italia: qui il primo episodio, Poche sentite parole, di Micol Sarfatti.

Il Caffè di Gramellini
Il gentil Sinner
Nessuno è un grand’uomo per il proprio cameriere, si diceva quando ancora esistevano i grandi uomini e il cameriere era un lavoro pagato bene. Parafrasando, nessun campione di tennis è un grand’uomo per il proprio raccattapalle. Uno di loro, un ragazzino americano che da tre anni va raccattando palle nel torneo di Indian Wells, ha raccontato sui social i fenomeni della racchetta visti da vicino e sotto stress. Ne sono uscite gustose classifiche: Zverev guida l’elenco dei maleducati e Djokovic quello dei gentili solo quando vincono. La ristretta lista dei gentili nella buona e nella cattiva sorte comprende i nostri Sinner e Berrettini, ed è stupefacente che tra gli italiani da esportazione ce ne siano due così lontani dallo stereotipo che ci dipinge arroganti con gli umili e servili coi potenti.

Sinner, in particolare, è popolarissimo tra i raccattapalle di mezzo mondo da quando ha tenuto l’ombrello a una rappresentante della categoria durante un’interruzione temporalesca, chiedendole se giocasse a tennis e come funzionasse il suo lavoro. Essere interessati a ciò che dicono e fanno gli altri, o almeno darne l’impressione: in parte a Sinner verrà naturale, ma immagino che, come tutto il resto, sia anche frutto di duro allenamento. Avendo perso ogni speranza di imitare il suo diritto, mi accontenterei di imparare la sua gentilezza. Che rivoluzione sarebbe, se da domani ci rivolgessimo al prossimo dicendogli «ciao, come stai?» invece del solito «ciao, come sto?».

Grazie per aver letto Prima Ora, e buon weekend (qui il meteo, con caldo estivo sulle Alpi e 30 gradi al Sud).
(gmercuri@rcs.it; langelini@rcs.it; etebano@rcs.it; atrocino@rcs.it)
   
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 inserito:: Oggi alle 03:03:38 pm 
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Etica e morale  ·

"Il potere , creato in conclusione da noi , ha distrutto ogni cultura precedente , per crearne una propria , fatta di pura produzione e consumo e quindi di falsa felicità . La privazione dei valori vi ha gettato in un vuoto che vi ha fatto perdere l'orientamento , e vi ha umanamente degradati " .

Pier Paolo Pasolini , " Lettere luterane "
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Lettere luterane è un libro che raccoglie gli ultimi scritti di Pier Paolo Pasolini, pubblicati tra il 1975 e il 1976 su vari giornali e riviste. Si tratta di una testimonianza lucida e appassionata di un intellettuale che si confronta con i temi cruciali del suo tempo: il progresso, il consumismo, la politica, la cultura, la pedagogia, la religione, la violenza, la morte.
Pasolini si propone come un "luterano" nel senso di un eretico, un dissidente, un provocatore, che non accetta il conformismo e la falsità della società italiana, dominata dalla Democrazia Cristiana e dal capitalismo. Egli denuncia il "falso progresso" che ha distrutto i valori tradizionali, il paesaggio, la lingua, l'identità del popolo italiano, sostituendoli con una omologazione alienante e una degradazione antropologica. Egli rivendica il diritto alla diversità, alla critica, alla libertà, anche a costo di essere incompreso, isolato, perseguitato.
Pasolini non si limita a fare un'analisi negativa della realtà, ma propone anche delle soluzioni, delle alternative, delle speranze. Egli invoca un grande processo alla classe politica, responsabile di tanti crimini e scandali, e una riforma radicale della scuola e della televisione, strumenti fondamentali per l'educazione e la comunicazione. Egli si rivolge ai giovani, ai quali dedica una serie di lettere pedagogiche, cercando di trasmettere loro i suoi valori, la sua passione, la sua visione del mondo. Pasolini si interroga sul senso della vita, della fede, dell'arte, esprimendo la sua angoscia e la sua poesia.
Lettere luterane è un libro che mostra la grandezza e l'attualità di Pasolini, uno dei maggiori scrittori e pensatori italiani del Novecento.

Da - Etica e morale

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 inserito:: Oggi alle 03:00:34 pm 
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Bonifici milionari alla moglie di Dell'Utri per il silenzio sulle stragi di mafia. Il legale della famiglia Berlusconi: "Titoli faziosi e fuorvianti"
È l'ipotesi con cui la Dda della Procura di Firenze ha chiuso le indagini nei confronti del braccio destro di Berlusconi.

Lo riporta oggi La Repubblica

30 aprile 2024

Agf - Marcello Dell'Utri - Silvio Berlusconi

SILVIO BERLUSCONI MARCELLO-DELL'UTRI STRAGI ...

AGI - I bonifici di Silvio Berlusconi a Miranda Ratti, moglie di Marcello Dell'Utri, sarebbe serviti a pagare il silenzio sulle stragi del '93. È l'ipotesi con cui la Dda della Procura di Firenze ha chiuso le indagini nei confronti del braccio destro di Berlusconi. Lo riporta oggi La Repubblica.
Dell'Utri e la moglie, alcune settimane fa, erano stati oggetto di un sequestro di 10.8 milioni collegato all'accusa di aver violato le normative in materia di prevenzione antimafia: Dell'Utri avrebbe infatti omesso di comunicare le sue condizioni patrimoniali come invece previsto dalle normative in materia.
L'avvocato della famiglia Berlusconi, titoli faziosi e fuorvianti
"Ancora una volta leggiamo atti giudiziari riservati direttamente sui giornali, introdotti da titoli faziosi e fuorvianti. Ancora una volta leggiamo accuse assurde, calunniose e contraddittorie contro Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri". Lo scrive in una nota Giorgio Perroni, avvocato della famiglia Berlusconi.
"Ancora una volta, però, non leggiamo nemmeno una menzione della sentenza del Tribunale di Palermo dello scorso 13 marzo, dove si esclude categoricamente che le donazioni di denaro di Berlusconi a Dell'Utri servissero per "comprare il suo silenzio"; come del resto già sostenuto in precedenti provvedimenti emessi in sede cautelare dallo stesso Tribunale, dalla Corte d'Appello di Palermo e, addirittura, dalla Corte di Cassazione. E ancora una volta, ovviamente, non leggiamo nemmeno un riferimento al fatto che tutti i precedenti filoni di indagine e tutti i processi che accostavano Silvio Berlusconi alle terribili stragi mafiose sono finiti nel nulla. Niente di nuovo sotto il sole - conclude Perroni - Ma non possiamo rassegnarci per assuefazione davanti alla bruciante ingiustizia di un vergognoso "sistema" che non si placa nemmeno ora che Silvio Berlusconi non è più tra noi".

Da https://www.agi.it/cronaca/news/2024-04-30/bonifici-berlusconi-dell-utri-stragi-mafia-26221918/

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 inserito:: Maggio 03, 2024, 11:59:24 am 
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Maria Carmela Miccichè
Le bottiglie di vetro.
Sbucava, tra i rami storti di un fico selvatico e altri arbusti annodati dal tempo, la vecchia casa senza porta.
Entrai e mi sorprese quella mancanza di vita. L'ombra e la luce giocavano lente con il passare del sole davanti all'uscio nudo.
Solo il rumore dei miei passi batteva lo scorrere del tempo.
C'era il silenzio dell'abbandono, dentro la vecchia casa. Il niente riempiva le due stanze senza pavimento. Le pareti, dove la calce era venuta giù con le piogge che scendevano tra le travi marce, sembravano chiedere compagnia e ripetevano il rumore dei passi da una parete all'altra, era un'eco sommesso e discreto.
Neanche un topo curioso, un colombo stanco, un gatto padrone di se stesso, anche le ragnatele sembravano rinsecchite come solitari pali di luce senza fili.
Un mondo dove la vita non era mai entrata, dove, forse, non era mai servita, questo credevo mentre gli occhi si abituavano agli spazi e i pensieri frugavano tra le pietre come viandanti curiosi di trovar chiacchiere di paese.
Niente. Cercavo l'ispirazione per raccontare una storia, una volta tornata a casa. Che avrei detto? "Vidi una vecchia casa, senza porta e dal tetto assai malconcio..."
E gli occhi degli altri avrebbero chiesto il resto di una storia, che avrei detto a quel punto per quietare gli sguardi?
Non mi restava che tornare sui miei passi e cercare altrove.
Ecco, non avevo proprio visto quella nicchia nel muro, la nicchia e il suo tesoro. La mente pulsava mentre attenta m'avvicinavo, quasi con la paura che la visione scemasse.
C'erano, nella nicchia scavata nel muro, cinque bottiglie di vetro.
Ogni giorno trascorso, aveva appoggiato sul vetro minuscoli granelli di polvere ma non tanto da impedirmi di vedere il prezioso contenuto.
Incredula, guardavo le bottiglie e avvicinandomi ancora, sorridevo felice.
La prima bottiglia aveva un tappo di sughero che la mano forte, aveva inserito fino all'orlo. La seconda bottiglia era aperta e dentro c'era terra e tempo. La terza bottiglia aveva un tappo di latta rosso, chiuso e stretto da un arnese adatto. La quarta bottiglia era il capolavoro: un tappo di sughero era rimasto in bilico sul bordo e nel tempo. L'incertezza, la titubanza della mano che lo aveva appoggiato lì e che il tempo aveva custodito, sarebbe stata fucina di grandi accadimenti. Caduta, forse per la fretta, stava la quinta bottiglia.
C'era, tra i rami storti di un fico selvatico e altri arbusti annodati dal tempo, una vecchia casa senza porta con dentro un tesoro: cinque storie dentro cinque bottiglie di vetro.
m.c.m.   da FB il 30 aprile 2024

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 inserito:: Maggio 03, 2024, 11:48:12 am 
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Massimiliano Bondanini
Su FB del 2 maggio 2024
Molto interessante

Matteo Montevecchi
Cari amici, ho preso una decisione dopo una lunga riflessione. Formalizzo oggi la mia uscita da una Lega che ha smarrito coerenza e identità. Questa riflessione non è stata affatto silenziosa, ma caratterizzata da continue prese di posizione personali e in controtendenza rispetto alla linea ufficiale del partito. Non sono felice di questa scelta, poiché il progetto a cui ho aderito con convinzione nel 2019 non esiste più. Si è poco a poco snaturato ed è scaturito in pesanti contraddizioni che ho sempre cercato di sollevare per fare ritrovare la bussola e cambiare rotta. Dai vertici del partito però non è mai arrivato un vero e proprio mea culpa sui grossi errori commessi in questi ultimi anni.
Le scelte intraprese dalla Lega, a partire dal sostegno al governo Draghi, al Green Pass e proseguite con l’appiattimento su politica estera, guerra, invio armi a Zelensky, hanno originato in me una grande ferita che non si è più rimarginata. Inizialmente ho provato a cambiare e incidere dall’interno, portando avanti una certa linea che però non ha avuto il seguito politico sperato. Di lì a poco ho constatato di essere divenuto minoranza nel partito e di aver perso la battaglia. Ho continuato a manifestare una voce diversa fino ad oggi, guadagnando solo prese di distanza e richieste di dimissioni nei miei confronti da parte degli organi ufficiali a causa delle mie critiche. La linea rossa che mi ero dato è stata passata, credo sia chiaro a tutti ora che le mie posizioni, le idee in cui credo, non hanno più una reale e concreta cittadinanza all’interno del partito, se non di facciata. Ci ho provato fino all’ultimo, ma non mi resta che prenderne atto e trarre queste conclusioni.
Ritengo che non sia sufficiente riciclare pur condivisibili slogan come “Più Italia e meno Europa” per recuperare credibilità e fiducia. Le parole devono essere sempre seguite dai fatti e non puntualmente disattese, come accaduto troppo spesso. Basti pensare al già citato sostegno a Draghi e al liberticida Green Pass (che la Lega a parole non avrebbe mai e poi mai sostenuto, per poi finire per votarlo in tutte le sue molteplici forme).
Così come non metto in secondo piano anche il radicale cambio di atteggiamento in politica estera/internazionale che non ho condiviso e criticato fin da subito. Mai mi sarei mai aspettato di vedere da parte della Lega un sostegno alle istanze belliciste targate Biden e Von der Leyen: la Lega ha votato tutti i pacchetti sull’invio delle armi all’Ucraina e le sanzioni (auto-sanzioni) alla Federazione Russa. Conta poco l’appartenenza della Lega al gruppo europeo “Identità e Democrazia”, se poi si vota diversamente da loro in aula su tematiche fondamentali come queste. Contano poco le dichiarazioni di circostanza, per smarcarsi mediaticamente, se poi con il proprio voto ci si rende protagonisti di queste scelte nefaste, contrarie agli interessi del nostro paese e non solo.
Pesa nella mia decisione anche la confusione valoriale che ormai è conclamata all’interno della Lega per quanto riguarda i temi etici, come la difesa della vita, dove la parte “liberal” del partito ormai la fa da padrone proprio per l’assenza di una linea chiara, tant’è che i tanti Zaia non sono mai stati smentiti, anzi hanno avuto sempre più mano libera, mentre chi ha una certa visione del mondo come il sottoscritto viene emarginato e bollato come “estremista” dagli organi ufficiali del partito (mi capitò a luglio 2022 all’ultima riunione di partito a cui partecipai).
Mi potrei soffermare sull’incomprensibile voto a Mattarella come Presidente della Repubblica, sulle attese (e mancate) promesse di contrastare il gender, finite nel nulla con la nomina di un ministro come Valditara, incapace di produrre anche una banale circolare ministeriale per chiedere il rispetto della normativa vigente e fermare l’abuso delle carriere alias nelle scuole. Questo non è riuscito a farlo, però è arrivato a lanciare l’attivista LGBT Paola Concia a capo del progetto “educare alle relazioni” nelle scuole (salvo poi ritirare la nomina grazie alle proteste che avevo contribuito a scatenare). Potrei citare l’accordo per le elezioni europee della Lega con l’UDC di Cesa (altro che sovranismo) e altre contraddizioni che sono diventate troppe anche da contare. Da queste considerazioni deriva la convinzione che la Lega non sia più riformabile.
Non sono pessimista per il futuro. Sono sempre più convinto che tra la gente stia sorgendo la grande necessità di qualcosa di diverso, un movimento che abbia a cuore l’interesse nazionale e il recupero della sovranità del nostro paese, che sia in grado di fare ciò che almeno oggi apparentemente sembra non poter esistere più: avere una sola parola, portarla avanti ad ogni costo ed essere disposti a rischiare e non limitarsi a governare pur di governare in modo fine a sé stesso, per il mero potere. In questa epoca c’è bisogno di rivedere e diffondere coraggio, altrimenti si finisce per diventare proprio come coloro che prima si criticavano tanto. Continuerò a fare rete a livello nazionale e regionale in questa direzione. Ci vorrà tempo e non sarà un percorso semplice, perché le cose belle costano sempre fatica.
@mettere in evidenza
Da FB.


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 inserito:: Maggio 01, 2024, 07:01:44 pm 
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Salvini e la candidatura di Vannacci. Lega, un'altra svolta come nel 2013

Posta in arrivo

ggiannig <ggianni41@gmail.com>

a me

https://www.affaritaliani.it/mediatech/belve-pierochiambretti-rivela-i-dettagli-di-orgia-vedevo-l-8.html
 

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 inserito:: Aprile 29, 2024, 11:41:28 pm 
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Alessandro Magherini

Siete amici su Facebook
Vive a Milano, India
Ha studiato presso Università degli Studi di Genova
26 marzo 2016
26/03/16, 06:42
Hai inviato
Non sono in accordo con te su questo tema. tutti dobbiamo collaborare per risolvere un problema così grave e complesso. ciaooo
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Alessandro Magherini: Ribadisco: in quanto cittadino europeo ritengo che il Mossad dovrebbe farsi i cazzi suoi.
https://www.facebook.com/groups/1404027419904607/permalink/1516083385365676/?comment_id=1516799338627414
Ora potete chiamarvi e vedere informazioni come lo stato di attività e quando vengono letti i messaggi.
Alessandro
Alessandro Magherini
E' evidente che non sei d'accordo, visto che mi hai cancellato il messaggio precedente. Ti chiedo però - se è sempre valido l'invito che ho ricevuto di partecipare al gruppo - di non censurarmi anche se faccio affermazioni da cui dissenti. Quanto al Mossad, la sua posizione nella vicenda siriana è quantomeno ambigua e non lo vedo nella posizione di poter dare lezioni all'Europa.
26 marzo 2016
26/03/16, 12:33
Hai inviato
Ho cancellato il messaggio non l'autore (cosa che non ho mai fatto e men che meno faccio oggi in FB). Quanto al Mossad è in una categoria di attività che non commento mai per principio. Altra cosa che in tanti anni di forum (forumista.it ex ulivo.it) ho sempre "cestinato" sono gli attacchi personali e le volgarità. Partecipare alla vita del "gruppo" lo considero un nobilitarlo nella parte migliore: fare "cultura della comunicazione insieme". Ma è cosa difficile. ciaooo
Alessandro
Alessandro Magherini
Tanti anni di moderazione anch'io. La buona norma è chiedere all'autore del post di modificarlo. Ma cosa non va in quel messaggio: il "cazzi suoi", la scarsa affinità con il Mossad o addirittura l'impudenza di fare commenti su quella "categoria di attività"?
26 marzo 2016
26/03/16, 13:52
Hai inviato
Anni di moderazione io ho scritto dove ... e tu? Quel tipo di "buone norme" io non le ho mai praticate le considero una offesa all'autore, meglio cestinare (ma che resti visibile) nel "cestino dei rifiuti" come li abbiamo chiamati noi in ulivo.it. La volgarità è da rigettare in quanto tale (e dimostra debolezza di argomenti). Nessuna impudenza di commentare il Mossad in quanto tale ma l'inutilità di commentare una categoria (come per esempio i Carabinieri). E' una pratica che non ammetto molto usata dai Comunisti. Tanto per non offrirti un nuovo motivo di polemica (dato che non conosci la mia storia) io mi sono sempre definito di Sinistra ma "non comunista" ciaooo
26 marzo 2016
26/03/16, 14:44
Alessandro
Alessandro Magherini
Anche se ormai ci scrivono in pochissimi, sono tuttora moderatore di alcune conferenze della Rete Civica Milanese (http://www.retecivica.milano.it/) che fra i 90 e i primi 2000 è stata una BBS vivace e ricca di dibattiti interessanti. Ora mi è chiaro che non apprezzi le parole attinenti alla sfera sessuale né che si parli di corpi dello stato e servizi segreti vari. E' un limite alla freedom of speech, ma il gruppo l'hai creato tu (forse potresti esplicitare meglio le tue regole nell'intestazione ma fa lo stesso). Saltando di palo in frasca, conosco Gilberto Gavioli, tu sei suo parente?
RCM - Rete Civica di Milano
26 marzo 2016
26/03/16, 15:51
Hai inviato
Alessandro,
Hai inviato
comincio dal fondo del tuo scritto. Di Gilberto sono il padre.
26 marzo 2016
26/03/16, 16:16
Hai inviato
Non conosco i "luoghi" delle tue partecipazioni e ti ringrazio della segnalazione. Il nostro forum nacque il quegli stessi anni come - ulivo.it - sino a quando Veltroni (o chi per lui) decise di oscurarlo un poco chiamandolo - forumista.it - non potendo farci sparire perchè si era molto ricchi di partecipazione attiva. Dopo questo sopruso scese la ricchezza cui si era giunti e la partecipazione al forumista risentì della fuoriuscita di un gruppo di ulivisti della prima ora (margheritini molto qualificati). Il forumista anche oggi è dotato di un buon numero di lettori ma è carente di "scrittori" persi dopo mesi di battaglie personali vissute per difendere la nostra libertà di pensiero da un folto gruppo di sinistra radicale che voleva farlo suo. Non ci riusci grazie al mio uso "feroce" del cestino dei rifiuti (tuttora ben leggibile quindi molto democratico). I miei siti di oggi sono un blog (in ristrutturazione) e una rassegna stampa molto letta - LAUdellulivo - . Il gruppo che ho proposto in FB è un mio tentativo (senza illusioni) di raccogliere un gruppo di persone con cui formare una redazione per fare meglio e fare altro. Ma come vedi in pratica è ancora una volta una rassegna stampa "pilotata" come le mie precedenti molto più lette. Nel forum ulivo.it le regole le stendemmo alcuni di noi (tre/quattro elementi) e funzionano da oltre un decenni. Qui (FB) senza una redazione non mi sogno di mettere o far mettere regole perchè è il gruppo di lavoro e non una singola persona che le dovrà formare. La libertà di pensiero non comprende ci si debba accapigliare con chi non la pensa come noi e non necessita di sottolineature volgari.  ciaooo

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 inserito:: Aprile 29, 2024, 06:26:43 pm 
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LO STABILIMENTO DI VSEVOLOZHSK

Caso Ariston, Tajani convoca l’ambasciatore russo per chiarimenti sulla nazionalizzazione dello stabilimento
di Redazione Economia

NEW
«Ho dato mandato al Segretario generale della Farnesina di convocare l’ambasciatore della Federazione russa in Italia. Il Governo chiede chiarimenti sulla vicenda della nazionalizzazione dell’Ariston Thermo Group», scrive il ministro degli Esteri Antonio Tajani su X a proposito del passaggio di Ariston Thermo Rus a Gazprom Household Systems, controllata della società statale Gazprom. Il governo è «al lavoro anche con Bruxelles, in raccordo con la Germania», conclude Tajani.

ELETTRODOMESTICI
Putin nazionalizza Bosch ed Ariston in Russia: trasferite per decreto a Gazprom

di  Redazione Economia

Russia, Putin: «Famiglia è unione tra uomo e donna, l’Occidente va verso catastrofe spirituale» Lo afferma il presidente russo Vladimir Putin nel suo messaggio alla nazione - AGTW
Il ministro era già intervenuto il 26 aprile sulla vicenda: «Dopo l'inattesa decisione governo russo sulla gestione di Ariston Thermo Group - aveva scritto su X - ho subito attivato la nostra Ambasciata in Russia e parlato con i vertici dell'azienda italiana. Il Governo italiano è al fianco delle imprese, pronto a tutelarle in tutti i mercati internazionali».
Lo stabilimento di Vsevolozhsk
Da quasi 20 anni Ariston Thermo Rus gestisce uno stabilimento produttivo a Vsevolozhsk, nei pressi di San Pietroburgo, ma ora  il 100% di questa società è stato trasferito sotto la gestione temporanea della statale Gazprom Household Systems su decisione di Vladimir Putin. Il presidente russo ha firmato infatti un decreto per il trasferimento temporaneo delle sussidiarie russe non solo di Ariston, ma anche di Bosch alla società del gruppo statale Gazprom, produttrice di elettrodomestici. Nello specifico, il decreto, postato sul portale ufficiale per le informazioni legali, riguarda la Ariston Thermo Rus LLC, controllata da Ariston Holding, e la BSH Household Appliances LLC, controllata da BSH Hausgerate GmbH.

LE ILLUSIONI DELLA GUERRA
Putin è davvero al sicuro? Gli oligarchi «predatori di guerra» e il boom russo (dai piedi d'argilla)
di  Federico Fubini

Putin
L’interventismo del Cremlino sull’economia russa
Prosegue così l’interventismo del Cremlino nell’economia russa. Dal febbraio 2022 a oggi sono state oltre 180 le imprese passate sotto il controllo diretto dello Stato russo: molti i marchi occidentali, ma a essere colpiti sono stati anche oligarchi troppo poco «patriottici». Che la Russia non rientri nel novero delle nazioni democratiche è assodato, ma il regime si sta intensificando anche per finanziare l’economia di guerra e spingere le operazioni militari in Ucraina. Dall'inizio della guerra, la Russia ha posto sotto «gestione temporanea» i beni di una manciata di aziende occidentali, giustificando queste mosse come ritorsioni per le azioni di altri Paesi contro imprese russe, colpite da sanzioni.


Whatever it Takes di Federico Fubini
Le sfide per l’economia e i mercati in un mondo instabile

Europe Matters di Francesca Basso e Viviana Mazza
L’Europa, gli Stati Uniti e l’Italia che contano, con le innovazioni e le decisioni importanti, ma anche le piccole storie di rilievo

One More Thing di Massimo Sideri
Dal mondo della scienza e dell’innovazione tecnologica le notizie che ci cambiano la vita (più di quanto crediamo)
E non dimenticare le newsletter
L'Economia Opinioni e L'Economia Ore 18

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 inserito:: Aprile 29, 2024, 06:10:32 pm 
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Amici della Scienza

Il mito della caverna di Platone

Il mito della caverna è il riassunto della filosofia platonica in quanto assume un forte significato in tutti gli ambiti: differenza tra mondo sensibile e iperuranio; missione del filosofo; idea di bene che sovrasta tutte le altre idee.
Il mito della caverna si trova all’inizio del VII libro della Repubblica ed è un dialogo tra il filosofo stesso e il suo discepolo Glaucone. In particolare, Platone introduce il mito invitando a fare una comparazione tra l’educazione e la non educazione.
Si chiede, allora, di immaginare dei prigionieri all’interno di una specie di grotta la cui entrata è grande tanto quanto la grotta stessa ed è l’unica fonte di luce. Essi vivono in questo luogo da sempre incatenati al collo e alle gambe e, conseguentemente, non possono muoversi ma possono osservare solamente la parete della caverna. Dietro di loro ma lontano brucia un fuoco che è diviso dai prigionieri da una strada cinta da un muretto che somiglia ai parapetti che vengono utilizzati durante gli spettacoli con le marionette. Sulla strada degli uomini camminano parlando o rimanendo silenti e trasportano con sé degli oggetti di ogni tipo come, ad esempio, delle statuette umane o animali di pietra o legno. Le cose in comune a tutti questi prodotti è che sporgono dal muretto.
Da questa scena, a questo punto, Platone cerca di far ragionare il suo discepolo dicendo che è molto probabile che quei prigionieri della grotta in tutta la loro vita avranno visto solamente la loro ombra proiettata sull’unico muro che riescono a vedere così come le ombre degli oggetti trasportati lungo la strada. Si deduce, allora, che se i prigionieri parlassero tra di loro, per tutti loro le ombre sarebbero la verità su come sia costituita la realtà perché non conoscono altro se non ciò che fino a quel momento hanno sperimentato.
Platone introduce una nuova ipotesi: uno di questi prigionieri riesce improvvisamente a liberarsi ed è costretto a muoversi e iniziare ad esplorare ciò che lo circonda ma prima di tutto dovrà volgere lo sguardo verso la luce del sole creandogli non poca sofferenza visto che i suoi occhi sono da sempre abituati al buio della caverna. Superata questa fase, però, il prigioniero si dovrà rendere conto che le ombre, in verità, non sono la vera realtà tanto più se chiederà ai passanti che cosa stanno trasportando. Ciò creerà in lui inizialmente un senso di smarrimento e forse angoscia tanto da ritenere che la sua visione all’interno della grotta era più chiara e più veritiera di quella esterna.
Ha, quindi, bisogno di conoscere tutte queste cose gradualmente: prima le osserva all’ombra, poi riflesse nello specchio d’acqua, infine è in grado di sostenere lo sguardo verso gli oggetti in sé. Questo, però, è solo l’inizio perché potrebbe soffermarsi nell’osservare la volta celeste con i suoi astri e la luna e persino potrebbe contemplare il sole in sé di giorno. E proprio quest’ultimo passaggio è fondamentale per la sua conoscenza in quanto lo porta alla comprensione del fatto che il sole che dà significato a tutto, in quanto per Platone rappresenta l’idea del bene-bello: è lui il regolatore delle stagioni e dello scorrere degli anni così come è la matrice di tutte quelle ombre che venivano proiettate sul muro della caverna.
Raggiunto questo stato, allora, il prigioniero libero da una parte sarà felice per le sue nuove conoscenze acquisite ma dall’altra avrà compassione per i suoi compagni rimasti nella caverna. D’un tratto tutte le lodi e i premi che nella prigionia lui e i suoi compagni si erano promessi per indovinare il più rapidamente possibile quali ombre stavano sfilando davanti a loro sono vani ed inutili. Lo stesso Omero, infatti, nel XI libro dell’Odissea, al verso 489, sostiene che preferirebbe di gran lunga: “esser bifolco, servire un padrone, un diseredato, e sopportare qualsiasi prova pur di non opinare quelle cose e vivere quella vita?”.
Platone, infine, ipotizza un ultimo scenario in cui il prigioniero ritorna nella grotta per far sì che i suoi compagni capiscano che il mondo fuori è diverso da come lo stanno osservando e da sempre pensato. I prigionieri, allora, penseranno che quest’ultimo, essendo stato all’esterno si sia istupidito e si sia rovinato gli occhi perciò verrà ignorato. Se, inoltre, il prigioniero liberato riuscisse a sciogliere le catene degli altri per condurli all’esterno, è probabile che i prigionieri stessi nel momento più opportuno lo uccidano.
A questo punto Platone conclude facendo un paragone tra il suo essere uomo e il mito: ciò che egli vede corrisponde alla caverna, il fuoco al sole, la contemplazione della strada al moto ascendente dell’anima verso il “luogo noetico”. Al confine di tutto c’è l’idea di buono che, però, si vede molto difficilmente ma sicuramente è all’origine di tutto ciò che è bello, vero e giusto.
Fonte: Skuola.net

Da Fb del24 aprile 2024  Iole Salera Cavallero


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 inserito:: Aprile 29, 2024, 06:07:45 pm 
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Schlein attacca: «Meloni ha perso il contatto con la realtà». E Calenda si candida

di Alessandra Arachi

Il leader di Azione sarà capolista ovunque. Conte (M5S): a La premier è re Mida al contrario»

Elly Schlein sceglie la metafora di una favola: «Giorgia nel paese delle meraviglie». Poi la segretaria dem rilancia: «La presidente del Consiglio si divide tra Palazzo Chigi e TeleMeloni e per questo ha perso contatto con la realtà». Quindi ancora attacchi, a raffica: «Seppellisce i problemi sotto un fiume di retorica». E ancora: «Un’ora di discorso senza nemmeno nominare la sanità pubblica e le infinite liste d’attesa che si allungano per i tagli. Senza citare i salari bassi, la precarietà, la sicurezza sul lavoro di fronte a 1041 morti nel 2023. Lei dice l’Italia è cambiata. Si, ma in peggio».
Le parole di Giorgia Meloni dal palco di Pescara hanno fatto ribollire gli animi delle opposizioni. Carlo Calenda, leader di Azione, ha scelto proprio la giornata di ieri per annunciare la sua candidatura in tutte le circoscrizioni, ma senza dire se sarà capolista, ha solo fatto sapere che insieme con lui in tutte e cinque le circoscrizioni ci sarà anche Elena Bonetti, già ministra nelle fila di Italia viva. Dure, comunque, le sue parole contro la presidente del Consiglio: «È una discepola di Orbán», dice. E aggiunge: «L’idea di Europa della Meloni è la fine dell’Europa. L’Italia è un grande Paese fondatore della UE, non l’Ungheria degli amici di Putin».
Ieri mattina la kermesse di Fratelli d’Italia ha portato sul palco tutti gli alleati e anche se Matteo Salvini era in versione virtuale, ha fatto di tutto per fugare i dubbi di scollature all’interno della coalizione: «Ringrazio Giorgia che per me è un onore accompagnare da vicepremier». Una difesa netta arriva da Ignazio La Russa, presidente del Senato di FdI: «Grazie Giorgia che ti candidi». E anche Antonio Tajani, leader di Forza Italia, la supporta confermando da alleato un appoggio incondizionato: «Io sono abituato così, quando prendiamo un impegno lo manteniamo fino alla fine».
Le dichiarazioni di sintonia nella maggioranza però non hanno fermato l’ironia pungente di Matteo Renzi, leader di Italia viva: «Giorgia Meloni non è una statista, ma un’influencer. Ci chiede di votarla per le Europee ma sa perfettamente che al Parlamento Europeo non ci andrà». Giuseppe Conte ha rivendicato i suoi meriti da presidente del Consiglio. Anche lui usa sarcasmo: «Con Giorgia “l’Italia cambia l’Europa”: per una volta la premier ha ragione.

Le abbiamo lasciato un’Italia che riportava a casa 209 miliardi del Pnrr per infrastrutture, investimenti, sanità. Nemmeno il tempo di arrivare a Bruxelles da presidente del Consiglio, ha dato l’ok a un accordo con tagli da 13 miliardi l’anno che colpiranno le tasche degli italiani, i servizi, la sanità, le scuole con un’onda di austerità». Ognuno tra i leader dell’opposizione ha avuto da dire il suo per trovare un appellativo alla premier: «Discepola di Orbán», «Influencer», «Giorgia nel paese delle meraviglie». Conte ci ha voluto aggiungere: «Re Mida al contrario», mentre Angelo Bonelli, leader dei Verdi, si è rifatto all’antica Grecia chiamandola «Apate dea dell’inganno», visto che «racconta un Paese che non c’è»
Riccardo Magi, segretario di +Europa, è convinto: «L’idea dell’Europa delle nazioni di cui parla Giorgia Meloni è quella dei veti dei piccoli nazionalismi, delle ripicche tra Stati, delle sospensioni di Schengen, dei muri e dei porti chiusi». Per Nicola Fratoianni, leader di Sinistra Italiana, il discorso della premier è stato «la solita pappardella. Meloni sta al governo da un anno e mezzo ma ripete il copione come quando era all’opposizione. Ha fatto il tiro al piccione: ha attaccato i burocrati, gli ambientalisti, i pacifisti, la sinistra brutta sporca e cattiva, fino ad arrivare a Report, Ranucci e i giornalisti Rai, colpevoli di fare il proprio lavoro di ricerca della verità anche su Capi di Stato esteri. Non è riuscita a dare mezza risposta agli italiani»

La newsletter Diario Politico
Corriere della Sera

Da - https://www.corriere.it/politica/24_aprile_28/meloni-ha-perso-contatto-la-realta-schlein-attacca-calenda-si-candida-87c60e9a-0590-11ef-b969-f03747a280a7.shtml

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