MONDO DONNA N° 1

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Libri

Vita ribelle
di Fabrizia Ramondino

Da bambina ostinata a donna consapevole: esce in Italia 'La nuova me' di Tsitsi Dangarenbga, a metà tra il romanzo di formazione e la saga familiare.

Forse l'opera più bella mai scritta da una donna nera africana

 
La nuova me' di Tsitsi Dangarenbga (Gorée, traduzione di Claudia Di Vittorio, pp. 270, euro 15), pubblicato nel 1989 con il titolo 'Nervous conditions', è secondo Doris Lessing il più bel romanzo scritto da una donna nera africana. Un romanzo di formazione e una saga familiare, in cui l'io narrante, Tambu, da bambina ribelle e ostinata, vissuta fino all'adolescenza in miseria e fatica, diventa una giovane donna consapevole e forte, capace di affrontare l'anglicizzazione, che ha sconvolto e distrutto le vite del fratello e dei cugini, senza rinnegare le sue origini né dimenticare la lingua materna, lo shona, superando ogni ostacolo, fino a ottenere rispetto come donna e come nera.

Il titolo inglese rende meglio la complessità del romanzo perché le 'turbe nervose' appartengono a tutti i personaggi e sono tipiche di chi è vissuto in regime coloniale (perché dall'edizione italiana è stata tolta l'epigrafia di Sartre a 'I dannati della terra' di Fanon: "La condizione del colonizzato è una condizione nervosa"?). Di grande bellezza è il racconto dell'infanzia di Tambu nella fattoria dove, nonostante la fatica quotidiana e la povertà, ella riesce a vivere momenti panici e magici; e di grande acume psicologico e sociologico sono i capitoli successivi, quando adolescente viene accolta a scuola prima nella missione diretta dallo zio, poi nel prestigioso istituto del Sacro Cuore - unica nera ammessavi.

La meta che Tambu persegue con tenacia è raggiungere attraverso lo studio la propria emancipazione come donna e come nera. Aspro e crudo come la vita è talvolta lo stile, a cominciare dal folgorante incipit: "Quando mio fratello morì non provai dolore"; o quando racconta della cugina anoressica, quasi uno scheletro, ai cui genitori lo psichiatra bianco diagnostica: "Non può essere malata sul serio perché gli africani non soffrono di questi disturbi descrittimi. Riportatela a casa e siate più severi".

(08 agosto 2007)

da espresso.repubblica.it

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CRONACA

Il quotidiano Avvenire chiede un intervento del ministro Turco per aggiornare la legge

Nell'articolo si parla di una "vera e propria deriva eugenetica" nell'applicazione della norma

Aborto, i vescovi attaccano la 194

"Ha trent'anni, ha bisogno di revisione"


 ROMA - "La 194 ha ormai trent'anni, e li dimostra. Forse le servirebbe un tagliando". Lo afferma il quotidiano dei vescovi italiani "Avvenire" in un'editoriale a firma di Eugenia Roccella, già militante femminista e poi portavoce del Family Day. La giornalista, rileva una vera e propria "deriva eugenetica" nell'applicazione della legge ed invoca l'intervento del ministro Livia Turco.

Sotto accusa soprattutto le nuove possibilità della medicina, che "compromettono" la corretta applicazione della legge. "Che i bambini affetti da trisomia 21, cioè da sindrome di Down, vengano ormai sistematicamente eliminati prima di nascere, l'abbiamo già denunciato più di una volta su queste pagine" - scrive la portavoce del Family day - sottolineando che "le nuove tecniche mediche, e le scelte che implicano, tendono a svuotare di senso la legge, approfittando delle incertezze interpretative".

In particolare, spiega l'articolo, "la diffusione e lo sviluppo delle diagnosi prenatali hanno scardinato gli articoli 6 e 7 della norma, fatti in origine per circoscrivere il ricorso all'aborto terapeutico, ed escluderlo quando il bambino ha possibilitá di sopravvivenza autonoma (quindi a partire dalla 22esima settimana)".

Critiche anche alla mancata applicazione degli interventi di prevenzione previsti dalla 194: "In tutti questi anni le donne che avevano bisogno di aiuto per diventare madri si sono trovate vicine solo i volontari dei Centri di aiuto alla vita".

Ecco perchè la giornalista chiede l'intervento del ministro Turco: "Il ministero - scrive la Roccella - potrebbe fornire indirizzi e regole, stilando delle linee guida, senza toccare la legge. Per mettere qualche paletto basta un atto amministrativo, senza modificare la legge, e probabilmente il ministro potrebbe contare su un'ampia area trasversale di consenso. C'è stato un tavolo dei volonterosi sui temi economici. Perché - conclude - non provare a farne uno sui temi della vita umana?".

Il ministro della Sanità Livia Turco aveva già fatto sapere che sono in arrivo nuove linee guida per "aggiornare" alcuni aspetti della legge 194, che regola l'interruzione di gravidanza.

(29 agosto 2007)

da repubblica.it

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LIBRI

Vangelo secondo Fo

di Fabrizia Ramondino

L'altra faccia di Gesù, quella che al catechismo non insegnano: piena di dubbi e capace di dare scandalo presso i potenti 


Agnostica o non credente, solo a partire dall'età adulta ho cominciato a provare interesse per le religioni, monoteiste o politeiste, e per la loro storia.

Mentre mi è stata impartita solo la 'dottrina' parrocchiale, dalla quale mi sono allontanata a 13 anni. Ora ne so di più grazie ad appassionate ed eclettiche letture e ascolto regolarmente le belle trasmissioni di Rai 3 'Uomini e profeti' a cura di Gabriella Caramore.

Se avessi avuto fra le mani a 13 anni il libro appena uscito di Dario Fo 'Gesù e le donne', all'indifferenza ribelle e ignorante sarebbero subentrate la consapevolezza, la curiosità, la coltivazione del dubbio.

La lettura di Fo dei vangeli sinottici e apocrifi, accompagnata dalla storia del cristianesimo e del periodo storico in cui si è sviluppato, è sapiente, documentata, sostenuta da molti teologi e storici; al contempo questa sapienza è strettamente unita al suo mestiere di grande attore tragicomico, ora caustico, e attinge alla ricezione popolare dei vari Vangeli, quale si manifestava nelle rappresentazioni medievali sul sagrato delle chiese, in particolare in occasione del rito del 'Risus Paschalis'.

Gesù era un eversivo, non privo di dubbi e umorismo, che dava scandalo presso i potenti, religiosi o politici, e i benpensanti, perché osava avvicinarsi di preferenza agli oppressi, ai malati, ai poveri, soprattutto agli intoccabili: i lebbrosi, i matti, le donne... Non diversamente da Francesco d'Assisi secoli dopo, quando, dopo il rifiuto oppostogli dal papa di predicare in volgare e il suo sprezzante invito ad andare a predicare nei porcili, proprio in un porcile, quale paradossale segno di obbedienza, andò a predicare.

Il libro è ricco di immagini, dipinti di Fo stesso o di grandi maestri, o collage delle sue espressioni artistiche: simili ai grandi teli o cartoni dipinti che si calavano nelle rappresentazioni popolari sacre o profane. Tredicenni o genti rimaste a quella età, compratelo! È caro ma non più di qualche ricarica di telefonino.

Dario Fo

'Gesù e le donne'

Rizzoli, pp. 316, euro 45

(28 agosto 2007)
da espresso.repubblica.it

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Distrazioni pericolose
Carlo Flamigni


Vogliamo parlare dell’aborto selettivo finito in tragedia in un ospedale di Milano? Leggo sui giornali che il Vaticano «è irato», che nessuno ha il diritto di sostituirsi a Dio, che questa è eugenetica, che bisogna cambiare la legge 194. Spero di non suscitare ulteriore irritazione dichiarando che sono perplesso. Anzitutto, mi chiedo di quale Dio stiamo parlando. Non trovo argomenti razionali per scegliere, vorrei indicazioni più precise: il Dio degli eserciti? Allah? Geova? Budda? Non è cosa di poco conto: se si tratta del Dio dei musulmani, siamo nei guai, le interpretazioni delle scuole giuridiche sull’inizio della vita personale non sono uniformi e per alcune di loro il feto merita rispetto solo dopo l’animazione, 40 o addirittura 120 giorni dopo il concepimento; per gli ebrei è bene andare a chiedere ai rabbini, ma è molto citato uno di loro che ritiene che l’embrione sia una goccia d’acqua.

Per i cattolici - ma solo per i buoni cattolici - vale il concetto della “palla prigioniera” per il quale è sufficiente che i gameti si tocchino perché si possa dichiarare iniziata la vita personale; immagino che per un evangelista conti di più il personalismo relazionale (bisogna che l’embrione entri in contatto con il grembo materno, perché è così che ha inizio la sua relazione con l’umanità, che fa di lui una persona), ed esiste una setta, non molto nota ma ricca di fantasia e di cultura, quella dei Dubitatori di Bertinoro secondo la quale è possibile (i Dubitatori di Bertinoro non sono mai certi di nulla) che l’embrione divenga persona solo dopo aver avuto il primo rapporto sessuale. E se vi sorprende l’incertezza degli ebrei e dei musulmani, non so cosa mai potrete dire dei cattolici i quali hanno depositato dal notaio almeno dieci differenti versioni della teoria sull’inizio della vita personale, sembra che le loro frequentazioni notarili superino quelle del cavalier Berlusconi. E mi chiedo come potranno togliersi dall’imbarazzo atei e agnostici razionalisti che all'esistenza di dio non credono e che da Dio, Geova, Allah, Budda si tengono lontani, anche seguendo il consiglio dei genitori che li hanno sempre pregati di guardarsi dagli sconosciuti.

Certo che, di fronte a tanta confusione, il rigore della Chiesa cattolica mi impressiona, tanta determinazione deve essere per forza indice di certezza. Non è che saranno loro i proprietari della verità? Ho cercato conferma di questa straordinaria sicurezza, e siccome sono ingiustamente accusato di essere un anticlericale, sono andato a curiosare nel paese che ha, unico in Europa, il privilegio di aver legiferato contro l’aborto volontario, seguendo pedissequamente le indicazioni di Santa madre chiesa, l’Irlanda. Potevo scegliere meglio di così? Ebbene, non voglio tenervi in sospeso.

L’Irlanda ha inserito nella sua Costituzione questo articolo: «Lo stato riconosce il diritto alla vita del non ancora nato, nel rispetto dell’uguale diritto alla vita della madre, e garantisce nelle sue leggi di rispettare e, per quanto possibile, di difendere e tutelare tale diritto con leggi opportune». Perfetto.

Solo che nel 2002 il governo irlandese propone di modificare un pochino questa norma e di approvare una nuova legge che conferma il divieto assoluto di abortire, ma che cambia un po’ le regole del gioco perché afferma che «è punita la distruzione intenzionale della vita umana non ancora nata dopo che sia stata impiantata nell’utero». Non è cosa di poco conto: con questa norma si legittima la pillola del giorno dopo, l’inserimento delle spirali e la ricerca sugli embrioni in vitro, tutte cose che il Magistero romano respinge con fierezza e con determinazione. Ebbene, si va al referendum, si chiariscono gli schieramenti, e guarda un po’ chi ritroviamo tra i favorevoli a questa nuova norma: l’episcopato cattolico irlandese, tutti i 26 vescovi titolari e i 9 vescovi ausiliari. Follia? Disobbedienza? Ebbene, qualcuno insinua che la promessa del governo di risarcire le centinaia di vittime di abusi sessuali compiuti sui bambini da membri del clero tra gli anni cinquanta e settanta abbia avuto un qualche peso. Allora, chi sono io per giudicare le intenzioni? Però concedetemi di essere perplesso (e anche un po’ deluso).

Passiamo al problema dell’eugenetica. Qui dobbiamo chiedere scusa ai genetisti che ci dicono che eugenetica significa semplicemente buona genetica, e la buona genetica l’approvava persino Pio XII.

Sempre chiedendo scusa ai genetisti, provo a definire meglio questo termine: immagino che nelle intenzioni significhi semplicemente genetica positiva migliorativa, il che significa volontà di ottenere qualcosa di migliore di quello che la natura ci offre. Ho qualche obiezione. Oggi la genetica non è in grado di fare alcunché di positivo, come costruire bambini più intelligenti e più coraggiosi, ma si limita a evitare che nascano bambini destinati a una vita di sola sofferenza o portatori di patologie che proporrebbero ai genitori e al resto dei famigliari sacrifici e problemi insopportabili, sulla base del principio che l'umanità non è in grado di accettare tutto quello che la natura impone. So, per aver convissuto con questi problemi per tutta la vita, che le coppie che vengono messe di fronte a queste possibili scelte passano attraverso a un vero inferno e credo che nei loro confronti l’unico sentimento moralmente accettabile sia quello della compassione. Mi sembra che da questa Chiesa, oggi, ci arrivino molte cose - verità, dogmi, anche pietà, se proprio volete - ma nessuna compassione e questo non delude solo me, delude anche i molti cattolici che ritengono giusto vivere la fede in modo del tutto diverso. Tutte le volte che succede qualcosa del genere, il genere di cose che sono fondamentalmente ascrivibili a un errore, ma che fanno scattare un interruttore nel petto dei cattolici più intransigenti, non passano dieci minuti - potete rimetterci l’orologio - che la senatrice Binetti dice che bisogna cambiare la legge 194 e il ministro della Salute afferma che bisogna meditarci sopra.

Ho già detto che sarebbe come chiudere le autostrade perché un automobilista si è addormentato al volante e ha causato un incidente mortale. Errori ne abbiamo fatti tutti e continueremo a farne, è indecoroso approfittare di uno dei tanti per sputtanare una legge che ha dimostrato di funzionare perfettamente. Dal 1983 ad oggi le interruzioni volontarie di gravidanza sono diminuite di più del 45% e ciò malgrado la presenza nel paese di molte nuove cittadine che non hanno ancora le idee chiare sul controllo delle nascite. Consiglierei al ministro, non appena ha finito di meditare (attività che peraltro considero meritoria) di preoccuparsi dell’uso illecito che molte cittadine che arrivano dall'Europa dell’Est fanno delle prostaglandine, acquistate per il mal di stomaco e utilizzate come abortigeni.

Concludo: sono assai poco interessato all’ira del Vaticano, non sono fatti miei; mi piacerebbe invece vedere almeno un po’ di irritazione nelle donne italiane di fronte a certe dichiarazioni. Pensateci ragazze: i diritti si acquisiscono al termine di lunghe e faticose battaglie e si perdono, per un attimo di distrazione, magari mentre state fondando un nuovo partito.

Pubblicato il: 30.08.07
Modificato il: 30.08.07 alle ore 8.43   
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ESPLORAZIONI

Eros oltre ogni limite
di Valerie Tasso


Una scrittrice disposta a inseguire ogni tipo di ossessione erotica. Un reportage dai territori più oscuri della sessualità 
Ho sempre intuito che la sessualità ha possibilità infinite. Che genitalità è sesso, ma anche che sesso non è solo genitalità. Spiegare questo concetto è difficile, la gente non capisce. Tutto ciò che esce dal modello stabilito di sessualità, o dalla quarta posizione del Kamasutra, è considerato 'deviato'. L'intuizione che c'è una sessualità alternativa ugualmente valida e legittima, e la curiosità di scoprire questo 'altro lato' delle modalità erotiche, mi hanno portato a intraprendere un viaggio poco comune: vivere un erotismo diverso. E raccontarlo in prima persona. Con questa ricerca ho tentato di ampliare lo sguardo, di scoprire i margini di questo territorio tanto fertile che chiamiamo sessualità, esplorando la condizione umana. E la condizione umana non ha limiti. Questo è ciò che ho vissuto.

Infiltrata nel Castello del dolore

La prima tappa del mio viaggio cominciò vicino a Praga, nella Repubblica ceca, in un castello chiamato The Other World Kingdom (il regno dell'altro mondo). Nell'Owk le donne comandano sugli uomini. Questo è il suo motto ('Women over men') e il sadomasochismo è il principio del suo erotismo. Ci andai due volte. La prima con Lady Monique de Nemours, dominatrix professionista (una 'dominatrix' è una persona che, nel ruolo dominante, pratica il sadomasochismo sotto qualsiasi aspetto), che sarebbe stata la mia madrina in quel castello. La seconda con il mio compagno, che non avevo voluto far venire con me la prima volta per paura che gli potesse accadere qualcosa.

Eravamo in volo ormai da due ore e io ero più che mai nervosa. Sapevo che questo viaggio sarebbe stato il culmine di due anni di lavoro per scoprire perché esistono delle persone che godono attraverso il dolore, perché ad alcune persone piace sentirsi umiliate, vessate, schiavizzate e sono capaci di trasformare questa sensazione in piacere sessuale. All'eccitazione di visitare questo posto così singolare si sommava la paura per ciò che avrei trovato.

Conoscevo il Regno dell'Altro Mondo, ero entrata nel sito del castello. Avevo visto le immagini, situazioni estreme in cui c'erano donne che rinchiudevano uomini in catacombe per tutta la notte, segrete con celle equipaggiate di oggetti di tortura, bavagli, cappucci, fruste, ecc. A volte era stato difficile mantenere lo sguardo su alcune delle foto, soprattutto quando si trattava del castigo fisico puro e semplice. Ma mi affascinava il fatto di poter vivere tutto questo in prima persona. Avevo già avuto dei rapporti sadomasochistici, in maniera non consapevole. Ora avevo bisogno di Lady Monique per infiltrarmi nell'Owk. Lì entravano solo le iniziate. Io ero una semplice mistress novizia, e molto curiosa.

All'aeroporto di Praga ebbi paura. Mi sentivo come una delinquente. Se un poliziotto avesse trovato gli strumenti di lavoro che Lady Monique portava nella valigia, ci saremmo trovate in serie difficoltà. Un uomo ci aspettava all'uscita, con un cartello dove era scritto a grandi lettere Owk. Arrossii. Come faceva quell'uomo ad avere il coraggio di gridare ai quattro venti che veniva dall'Owk a prendere due 'domine'?

L'attesa prima di entrare nel castello fu lunga. Quindici minuti, finché un ragazzo, di una corpulenza impressionante, con un collare da cane che gli strangolava il collo, ci aprì la porta. Nessun uomo, nell'Owk, può fare a meno di indossare il collare da cane. È il segno della sottomissione per eccellenza.

Gli uomini erano poco vestiti, alcuni nudi. Mi colpì la naturalezza con cui camminavano nelle dipendenze del castello, con la testa china per non incrociare i nostri sguardi, segno di sottomissione e affidamento. La maggior parte di loro era accompagnata dalle rispettive padrone, alcuni erano 'orfani' e condannati a una sorte peggiore degli altri. Essendo dei ragazzi 'pubblici', qualsiasi domina poteva fargli quello che voleva. Quelli che erano accompagnati erano più protetti essendo trattati da una donna che li conosce bene. Potevano dormire con loro nelle stanze con aria condizionata del castello o passare la notte nella stalla o nelle catacombe del castello. Senza lamentarsi. Senza dire nulla.

Pensavo che avrei trovato delle persone un po' eccentriche, ma non incontrai altro che persone. Semplicemente. Gente che aveva indagato profondamente sulla nostra condizione, sui suoi limiti e le sue debolezze. Madame Helen, domina specializzata nel medical (un aspetto del Bdsm che usa giochi con aghi, incisioni e tutto ciò che ha a che fare con il sangue) era 'comprensibile' quando conficcava nei testicoli del suo schiavo una siringa piena di acqua e sale.

Facevamo delle offerte per acquistare gli schiavi che si vendevano all'asta in una stalla fredda. Delle creature acquistate sapevamo che cosa erano disposte a fare e cosa no. E rispettavamo rigorosamente la loro volontà.

Mentre mi trovavo all'Owk, immaginavo la quantità di uomini e di donne che praticano il sesso nel mondo, un sabato sera, non perché ne abbiano voglia, ma perché bisogna farlo. La quantità di uomini e di donne che non si scambiano una parola, che non si interessano all'altro, perché nel sesso si crede che non si debba chiedere che cosa piace o meno. Si deve intuire. Nell'Owk, anche se sussurrando, si comunicava costantemente con l'altro. Si stava attenti a qualsiasi segno corporeo o verbale, a qualsiasi indizio che dicesse come si stesse svolgendo l'incontro.

Nessuno si dilungò a spiegare chi fosse nella vita reale, che cosa facesse, perché queste informazioni, nell'Owk, erano irrilevanti. Gli ospiti del castello venivano a vivere il loro erotismo. Giocavano, come i bambini. Nell'Owk la professione di ognuno non risponde alla domanda di chi è ciascuno, come di solito accade nella vita di ogni giorno. Uno non è quello che fa. Uno è qualcosa di più di ciò di cui si occupa. Conchita, la cameriera che ci aveva accompagnato durante la nostra permanenza, che era fiera di avere un orologio che ha sempre l'ora esatta per non arrivare mai nemmeno con un minuto di ritardo, era un prestigioso avvocato londinese. Ma lì, come dicevo, era irrilevante.

traduzione di Luis E. Moriones
 
Identificazione di una donna
 
Valerie Tasso è di origine francese, si è laureata in Scienze economiche e in Lingue straniere applicate e ha un master in Direzione aziendale. Vive in Spagna dal 1991. Nel 1999, "per curiosità", spiega lei, ha esercitato la prostituzione di alto bordo. Ha pubblicato nel 2003 in Spagna la sua opera prima, 'Diario di una ninfomane', pubblicato in Italia da Marco Tropea Editore nel 2004, che l'ha collocata tra le scrittrici in lingua spagnola più note a livello internazionale. A questo libro ha fatto seguito 'Paris. La nuit' e nel marzo del 2006 'El otro lado del sexo', in libreria in Italia dal 13 settembre come 'L'altro lato del sesso-un'indagine di Valérie Tasso' (Marco Tropea Editore, pp. 256, 14 euro). I suoi lavori sono stati pubblicati in più di 15 paesi e apparsi nelle classifiche dei più venduti. Attualmente è in preparazione una versione cinematografica di 'Diario di una ninfomane'. Collaboratrice di programmi televisivi, radiofonici, oltre che di quotidiani e riviste, è conferenziera e ricercatrice. Si è laureata nel 2006 in Sessuologia presso la Incisex, che dipende dall'università di Alcalá de Henares di Madrid. Ha un suo sito: www.valerietasso.com.
 
Infermiere del sesso
 
Il ruolo e lo status delle prostitute dipende dalle società in cui svolgono la loro attività. Che può anche essere di terapia erotica

Ho sempre difeso la prostituzione come un'attività lavorativa, purché sia esercitata liberamente. Non posso farne a meno, tenendo conto della mia traiettoria esistenziale. Ho sempre cercato di spiegare che essere una prostituta non è una cosa indegna se non si vive come tale. Ma in molti paesi il dibattito sul regolarizzarla o meno è sempre sul tavolo. Alcuni l'hanno proibita, altri continuano a discutere. Quel che è chiaro è che molti parlano al posto di queste donne, invece di lasciare che siano loro a esprimersi sulla decisione di disporre con una totale libertà del proprio corpo. La Danimarca non ha problemi con le sue prostitute. E, di fatto, ha riconvertito alcune meretrici in 'terapiste sessuali' che si prendono cura di persone che non hanno la possibilità di vivere la loro sessualità in modo pieno, o perché soffrono di qualche handicap fisico o mentale, o perché sono persone ormai di una certa età e non possono avere accesso al sesso come prima, ma non per questo hanno rinunciato a esercitare la propria condizione di esseri umani sessuati. Per soddisfare questa necessità in una comunità particolarmente vulnerabile, il governo danese ha messo a disposizione di chi ne fa richiesta delle meretrici che prestano un servizio economico-sessuale ai più 'deboli'. Nonostante la controversia che l'opposizione danese ha manifestato in diverse occasioni, il modello finora continua a funzionare. Io stessa entrai involontariamente nel ruolo di una di queste 'infermiere sessuali' quando lavorai come prostituta e l'esperienza creò dei vincoli emotivi con il cliente particolarmente gratificanti. Queste persone, sistematicamente respinte dagli altri, non avrebbero potuto mai avere un incontro sessuale con una donna che si dedichi a un'altra attività. E se fosse stato possibile, il sentimento di fallimento avrebbe potuto diventare traumatico per loro. Quando esercitai il mestiere di 'terapista sessuale', invece, fu tutto il contrario.

Non mi è facile raccontare la gratitudine che si leggeva sulla faccia di alcuni miei clienti. La Danimarca non nasconde le sue prostitute né le stigmatizza. Allo stesso modo, non tratta gli invalidi o le persone della terza età come cittadini di seconda categoria. Non è necessario dire che il modello danese è unico (a parte la Svizzera, che si è unita a questa iniziativa di maturità). V. T.
 
Il punto G? È il Santo Graal
La chirurgia plastica della vagina è un business sempre più fiorente. Per tornare vergini. O per sognare nuove frontiere del piacere 
Molti oggi sono disposti a ricostruire il corpo femminile, tanto misterioso per molti e per noi stesse, perché si adatti perfettamente alla sessualità maschile. Il noto chirurgo del ringiovanimento della vagina, il Dr. Matlock, è un americano che, ricostruendo imeni per tornare vergini o ringiovanendo vagine di donne che hanno avuto figli, vende la sua chirurgia come un modo in cui le donne possono godere meglio della sessualità. Ma è vero? Questo tipo di chirurgia comincia a trovare molti adepti in Europa, a tal punto che in Spagna stiamo vivendo un fenomeno inedito: la vendita all'asta di vergini. Donne che si ricostruiscono l'imene tutte le volte che vogliono (l'operazione costa circa 3 mila euro) e si sottopongono a un'asta sul mercato sessuale per circa 6 mila euro, facendosi passare per vere vergini. L'affare (il conto non è difficile) è redditizio. Il Dr. Matlock ha anche inventato una tecnica che ingrandisce il punto G perché la donna possa provare un piacere maggiore durante la penetrazione. Ho sempre avuto i miei dubbi sul punto G, tra l'altro perché non esiste come tale un punto dentro la vagina insensibile, detto

en passant. Quello che c'è è la radice del clitoride, di una dozzina di centimetri, dall'altra parte della parete vaginale che si può stimolare dall'interno. Che alcune donne provino piacere quando sono stimolate dal pene nella parete vaginale, non ne dubito. Ma da qui ad affermare che tutte le donne provano piacere... Conosco bene il mio corpo e devo confessare che trovare il presunto punto G è quasi più difficile che trovare il Santo Graal...

Alle prime comunicazioni inviate al Dr. Matlock per avere delle informazioni ho ottenuto subito risposta. Ma quando ho cominciato a chiedere maggiori informazioni specifiche, nessuno ha voluto più mettersi in contatto con me. Comunque, non ho ancora desistito.


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