MONDO DONNA N° 1

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Ru486, Sacconi: uso solo in ospedale

Veronesi: la sospensione è una vergogna

Turco: basta con gli equivoci, la 194 non prevede obbligo di ricovero
 
                   
MILANO (27 novembre) - Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi ha inviato oggi al presidente dell'Aifa Sergio Pecorelli il parere del governo: uso della pillola abortiva Ru486 in ospedale e attento monitoraggio del percorso abortivo in tutte le sue fasi, per ridurre al minimo le reazioni avverse (effetti collaterali, emorragie, infezioni ed eventi fatali) e per disporre di un rilevamento di dati di farmacovigilanza che consenta di verificare il rispetto della legge. Il parere è stato richiesto dalla commissione sanità che aveva bocciato la pillola abortiva

Non c'è «una volontà di sospensioni infinite sulla Ru486», ha assicurato il sottosegretario al Welfare Roccella, ricordando che dall'indagine della Commissione del Senato «si è visto che l'Aifa ha saltato un passaggio fondamentale», ha spiegato il sottosegretario. In pratica l'Agenzia non avrebbe comunicato con il governo per chiarire se l'uso del farmaco rispetta i criteri per l'aborto fissati dalla legge 194.

La polemica.
Intanto c'è chi parla di un «autentico colpo di mano», e di una vergognosa «sentenza politica», e chi rivendica un sacrosanto intervento a favore delle salute delle donne. Entrambi, in ogni caso, si accusano reciprocamente di oscurantismo. E questa volta se il centrosinistra è arrivato a una posizione comune in difesa dell'Aifa ma senza scontentare la componente cattolica, se si eccettua la presa di posizione della radicale eletta nelle file del Pd Donatella Poretti che ha presentato in commissione una mozione alternativa a quella dell'opposizione, è nelle file del Pdl che si registrano dei distinguo. Non solo da parte dei “finiani”, come Benedetto Della Vedova, secondo il quale «è pericolosa l'idea che sui farmaci decida il Parlamento», ma anche da parte del capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto: «Francamente non condivido il blocco della commissione Sanità nei confronti della pillola RU486, che l'agenzia italiana del farmaco, del tutto tecnica e neutrale, ha ammesso all'uso con vincoli assai rigorosi».

Turco: basta con gli equivoci.
«Basta con gli equivoci. Il ministro Sacconi e il sottosegretario Roccella stanno impedendo l'utilizzo della pillola Ru486 in modo surrettizio con il pretesto della salute delle donne e il rispetto della stessa 194». Lo ha detto Livia Turco, capogruppo del Pd in commissione Affari sociali della Camera, spiegando che la legge 194 sull'aborto non prevede l'obbligo del ricovero. «L'art.8 della 194, prosegue Turco, stabilisce che l'aborto può avvenire “presso poliambulatori pubblici adeguatamente attrezzati” ma anche presso case di cura. Inoltre gli articoli 8 e 10 dicono che la degenza ospedaliera per l'aborto è una eventualità». Obbligare le strutture sanitarie al ricovero, come ha detto il ministro, «non è, secondo Turco, una garanzia maggiore per la tutela della salute delle donne. Sacconi e Roccella dicano apertamente che vogliono cambiare la 194 imponendo il ricovero per l'aborto farmacologico per tutto l'arco di tempo necessario all'espulsione del feto e che vogliono rendere difficile il ricorso alla pillola e scoraggiarne l'uso». La «crociata della destra è in realtà un atto di sfiducia verso le donne e i medici», conclude, in quanto «già la delibera dell'Aifa (Agenzia italiana del farmaco), in modo chiaro, prevede che sia il medico a valutare caso per caso, insieme alla donna, l'eventuale permanenza nella struttura sanitaria». Critico Maurizio Gasparri, presidente del gruppo del Pdl al Senato che accusa la turco di aver aggredito Sacconi proprio nel giorno in cui «Napolitano invita al senso di responsabilità».

Veronesi: è una vergogna.
Oggi torna ad esprimersi sulla vicenda l'ex ministro della Sanità Umberto Veronesi: «È una vergogna, una vergogna nazionale». Tra l'altro, ha sottolineato il professore, lo stop arriva dalla commissione sanità, «che sono quattro gatti. Non credo che la cosa andrà avanti, è assurdo, non possiamo andare fuori dall'Europa». Veronesi ha anche spiegato che l'Agenzia del farmaco (Aifa), che aveva già dato parere positivo alla commercializzazione, «è un organo ufficiale del Ministero della sanità, e quindi del Governo, e il suo presidente è nominato politicamente: non è un organo indipendente, quindi ora il Governo è imbarazzato. Il parere dell'Aifa è un atto dovuto - ha spiegato - perchè c'è una regola europea secondo cui se un certo numero di Paesi accetta una cosa gli altri devono uniformarsi, perché è assurdo, farebbe ridere pensare che se un farmaco è sicuro in Francia non lo sia anche in Italia». Per la commercializzazione della RU486, ha concluso Veronesi, «il parere dell'Aifa sarebbe sufficiente, ma adesso questa commissione del Parlamento vuole bloccarne la commercializzazione perchè dice che è incompatibile con la legge sull'aborto. Dove sia l'incompatibilità, non lo so».

da ilmessaggero.it

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