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Autore Discussione: Silvia De SANTIS.  (Letto 2160 volte)
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« inserito:: Marzo 19, 2016, 05:37:15 pm »

9 consigli per capire chi abbiamo di fronte svelati da un'ex agente dell'Fbi

Silvia De Santis, L'Huffington Post
Pubblicato: 07/12/2015 14:51 CET Aggiornato: 07/12/2015 14:51 CET

"Non serve un ottimo interrogatorio per capire cosa gira nella testa di qualcuno. I segnali sono sempre gli stessi, basta saperli cogliere". Parola di Larae Quy, ex agente Fbi, per 23 anni agente di controspionaggio dell’Fbi, oggi divulgatrice di tecniche e consigli su come "leggere" chi ci sta di fronte, controllare le emozioni, avere successo negli affari e nella vita. Ecco i suoi 9 consigli per capire chi abbiamo di fronte raccolti dal magazine Inc:
1. Classificate i comportamenti che notate negli altri
Ogni persona ha una propria peculiarità e adotta un determinato comportamento. C'è chi si schiarisce la voce, chi guarda il pavimento mentre parla, chi incrocia le braccia, chi si gratta la testa, chi muove il collo, chi strizza gli occhi, chi batte i piedi. Generalmente non si presta troppa attenzione a questi atteggiamenti o, se lo si fa, non si osserva in che occasione insorgono. All'origine di queste azioni potrebbero esserci ragione diverse: si potrebbe trattare di manierismi, oppure potrebbero essere segnali di rabbia, nervosismo, bugia. Passare in rassegna i comportamenti degli altri vi aiuterà a riconoscerli.

2. Badate alle incongruenze
Prestate attenzione a eventuali incongruenze tra il comportamento normalmente riscontrato in una persona e sue azioni fuori dal comune. Per esempio: Avete notato che un vostro importante fornitore ha l'abitudine di schiarirsi la gola ripetutamente quando è nervoso. Lo fa quando prova ad apportare modifiche al vostro accordo commerciale. E se dietro ci fosse anche dell'altro? Se notate un atteggiamento simile potrete approfondire la situazione facendo più domande di quante non ne avreste fatto in una situazione normale.

3. Prestate attenzione all'insieme dei gesti
Nessun gesto o una parola presi singolarmente significano necessariamente qualcosa, ma quando le stranezze comportamentali diventano più d'una prendete nota. Ad esempio, il fornitore non solo continua a schiarirsi la gola, ma oscilla anche con la testa e picchetta con la gamba. Fate attenzione.

4. Comparate le azioni
Avete notato che qualcuno agisce in modo un po' diverso rispetto al normale. Spostate il focus sugli altri membri del gruppo per vedere se e in che modo la persona interagisce con loro. Cambia espressione? Cambiano postura e il linguaggio del corpo?

5. Guardatevi allo specchio
I neuroni a specchio sono monitor incorporati nel nostro cervello che riflettono lo stato d'animo altrui, ci connettono agli altri affinché possiamo capirne i comportamenti. Un sorriso, ad esempio, attiva i muscoli del sorriso nei nostri volti, mentre un cipiglio ci porta a corrugare la fronte.
Quando vediamo qualcuno che ci piace, sopracciglia e muscoli facciali si rilassano, la testa si inclina e il sangue gonfia le labbra. Se alla vostra vista il partner non contraccambia quel che voi sentite, potrebbe essere l'invio di un messaggio chiaro: non gli piacete oppure non è contento per qualcosa che avete fatto.

6. Identificate chi ha la "voce potente"
La persona più influente non è sempre quella seduta a capo tavola. Chi è sicuro di sé ha un tono di voce marcato. In una sala riunioni attorno a un tavolo è probabile che la persona più sicura sia anche quella più influente: postura espansiva, voce forte, grande sorriso. (Attenzione a non confondere voce grossa con voce potente).
Se stai per proporre un'idea a un gruppo di persone, in primis presta attenzione al leader del team, che potrebbe anche avere una personalità debole e per questo non essere la persona giusta cui rivolgersi. Anche se all'apparenza può non sembrare così, lui o lei dipendono in larga misura dagli altri nel prendere decisioni, ed è facilmente influenzato dal loro giudizio. Perciò identificate nel gruppo la "voce potente" e le vostre possibilità di successo aumenteranno notevolmente.

7. Osservate l'andatura
Spesso, le persone che hanno un'andatura strascicata, mancano di fluidità nei movimenti o tengono la testa abbassata non hanno fiducia in se stessi. Se notate questi tratti in un membro del vostro team, potreste fare uno sforzo in più per lodarlo o apprezzarne il lavoro, in modo da aiutarlo ad avere più fiducia in se stesso. Oppure, nel corso di una riunione, potreste rivolgergli delle domande affinché tiri fuori le proprie idee.

8. Identificate i verbi di azione
Quand'ero agente dell'FBI, ho scoperto che le parole sono il mezzo migliore attraverso cui entrare nella testa di un'altra persona. Le parole riflettono i pensieri, perciò in una frase è bene identificare le più significative.
Ad esempio, se il capo dice che è "deciso a comprare il marchio X", la parola portante è "deciso". Molto probabilmente indica che: il vostro capo 1) non è impulsivo, 2) ha valutato diverse opzioni, 3) riflette sulle cose.
Le parole che indicano azioni offrono intuizioni sul modo in cui una persona pensa.

9. Cercate alcuni indizi di personalità
Ognuno di noi ha una personalità unica, ma ci sono linee-guida che possono aiutarvi a leggere chi avete di fronte.
Questa persona manifesta un comportamento introverso o estroverso?
In che modo gestisce rischio e incertezza?
Cosa alimenta il suo ego?
Come si comporta quando è sotto stress?
E quando è rilassato?

Da - http://www.huffingtonpost.it/2015/12/07/9-consigli-per-capire-le-persone-_n_8737716.html
« Ultima modifica: Marzo 23, 2016, 06:24:01 pm da Arlecchino » Registrato
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« Risposta #1 inserito:: Marzo 23, 2016, 06:23:27 pm »

Quando la speranza si spegne sulla strada

Pubblicato: 21/03/2016 18:40 CET Aggiornato: 5 ore fa

Silvia De Santis

I jeans infilati in fretta nelle maniche del giubbotto per nasconderli al momento del check in (le valigie superavano già abbondantemente i limiti di peso) e le telefonate in anglofrancese sghembo dalla cabina all'angolo della strada nel tentativo disperato di trovare un alloggio. Nelle mie prime settimane a Parigi, trascorse in un ostello nel quartiere della Bastille, la sveglia suonava alle 6.30: bisognava precipitarsi in edicola per comprare il giornale degli annunci immobiliari e iniziare a telefonare all'impazzata, perché alle 8 del mattino le case disponibili erano già tutte prese. Suona più o meno così l'incipit del mio Erasmus iniziato nel lontano 2008.

Avevo vent'anni, spalle strette e vento in poppa. L'ansia no, quella arriva dopo, con gli anni, quando ci si proietta troppo nel futuro e si perde di vista il presente. Allora eravamo io, i miei compagni di viaggio e una quasi rinascimentale fiducia nelle proprie capacità, nel domani che sarebbe arrivato, sì, ma senza fretta, nel nuovo e nel diverso che avrebbero invitato a nuove sfide, esortato nuove risposte, portato nuovi stimoli. Questo era il nostro sentire, lo stesso, probabilmente, delle ragazze morte sulla strada di ritorno dalla Notte dei Fuochi di Valencia in direzione Barcellona. La convinzione che ad allargare il perimetro si ha sempre da guadagnare, nonostante tutto. Stavolta, che la speranza si è infranta sulla strada, madri e padri sono coinvolti quanto i figli. Quei genitori che, benché appartenenti a un'altra generazione, credevano negli stessi ideali, oggi si sentiranno messi alla prova dalle scelte che in qualche modo hanno supportato.

Potranno anche sentirsi responsabili, ma a torto. C'era una canzone che spesso accompagnava le cene casalinghe nel piccolo studio di rue Du Dragon, a Saint-Germain-de-Près. "Navigante che insegui l'idea, la coscienza si espande decisa, sorvolando paesi e frequenze, interzone di lingue diverse": in quel ritornello la sintesi perfetta di una generazione "dadaista", che aveva deciso di lanciarsi per un po' nell'ignoto, perché le radici sono importanti e danno identità ma solo se ben ossigenate. E allora "valeva bene" cambiare università, giri di amicizie, abitudini, casa e lingua per un anno, testare i propri limiti. La risposta al dolore di chi resta andrebbe cercata in questa scelta deliberata di ecumenismo, senza rimpianti. Francesca Bonello, Elisa Valent, Valentina Gallo, Elena Maestrini, Lucrezia Borghi, Serena Saracino e Elisa Scarascia Mugnozza avevano deciso di uscire dalla propria "area di comfort", aprire un nuovo capitolo, imprimere una certa direzione alla propria vita. Erano loro stesse anche grazie a queste scelte, ed è ciò che conta.

Ricordo che a Parigi, imparai a leggere e scrivere in francese, ma soprattutto a chiedere aiuto agli altri, a condividere, che da soli non ci si basta quasi mai. Capii che c'era aria da respirare oltre le aule dell'Università e delle biblioteche. Fu l'Erasmus a insegnarmelo. C'era una cultura che andava scoperta fuori, nei parchi, nei bistrot, negli incontri con gli altri, nei luoghi di lavoro, che si trattasse di una redazione o dei tavoli di un ristorante. O magari a una festa di primavera sulla costa spagnola per salutare l'inverno. Per essere sempre a destra o sinistra della propria ombra, anche quando il viaggio è concluso ma resta dentro come un'invincibile estate. Anche se oggi, a prevalere, è l'amarezza.

Da - http://www.huffingtonpost.it/silvia-de-santis/quando-la-speranza-si-spegne-sulla-strada_b_9517258.html?ncid=fcbklnkithpmg00000001
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