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2836  Forum Pubblico / ECONOMIA e POLITICA, ma con PROGETTI da Realizzare. / Il governo spenda bene e non cerchi il consenso, chiede Renzi inserito:: Agosto 11, 2020, 06:55:48 pm
Il governo spenda bene e non cerchi il consenso, chiede Renzi

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Arlecchino Batocio

a me

Il leader di Italia Viva torna a pungolare l'esecutivo Conte chiedendo concretezza: servono "meno annunci e più provvedimenti puntuali". E il vaccino per il Coronavirus deve essere obbligatorio - https://www.agi.it/politica/news/2020-08-11/renzi-basta-rinvii-vaccino-covid-obbligatorio-9388503/

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2837  Forum Pubblico / GIORNALISMO INVESTICATIVO d'INCHIESTA. OPINIONISTI. / Chi sono. -- Davide Giacalone (1959) inserito:: Agosto 11, 2020, 06:49:52 pm
Chi sono
Davide Giacalone (1959)

Dal 1979 in poi, mentre continuava a crescere il numero dei tossicodipendenti, si è trovato al fianco di Vincenzo Muccioli, con il quale ha collaborato, nella battaglia contro la droga.
Dal 1980 al 1986 è stato segretario nazionale della Federazione Giovanile Repubblicana.
Dal luglio1981 al novembre 1982 è stato Capo della Segreteria del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Dal 1987 all’aprile 1991 è stato consigliere del Ministro delle Poste e delle Telecomunicazioni, che ha assistito nell’elaborazione dei disegni di legge per la regolamentazione del sistema radio-televisivo, per il riassetto delle telecomunicazioni e per la riforma del ministero PT, oltre che nei rapporti internazionali e nel corso delle riunioni del Consiglio dei Ministri d’Europa.
È stato consigliere d’amministrazione e membro del comitato esecutivo delle società Sip, Italcable e Telespazio.
Dal 2003 al 2005 presidente del DiGi Club, associazione delle Radio digitali.
Nel 2008 riceve, dal Congresso della Repubblica di San Marino, l’incarico quale consulente per il riassetto del settore telecomunicazioni e per predisporre le necessarie riforme in quel settore.
Nel maggio del 2010 ha ricevuto l’incarico di presiedere l’Agenzia per la diffusione delle tecnologie dell’innovazione, dipendente dalla presidenza del Consiglio. Nel corso di tale attività ha avuto un grande successo “Italia degli Innovatori”, che ha permesso a molte imprese italiane di accedere al mercato cinese. Con le autorità di quel Paese, crea tre centri di scambio: tecnologia, design, e-government. Nel novembre del 2011 si è dimesso da tale incarico, suggerendo al governo di chiudere la parte improduttiva dell’Agenzia, anche eliminando le sovrapposizioni con altri enti e agenzie.
Dal 2015 al 2016 è membro dell’Advisory Board di British Telecom Italia.
È autore di numerosi articoli, studi e libri

Da - http://www.davidegiacalone.it/chi-e/

2838  Forum Pubblico / NOI CITTADINI, per Civismo, Conoscenza e Consapevolezza. / Discorsi sulla rete che non c’è Se ne parla da anni. inserito:: Agosto 11, 2020, 06:48:26 pm
Discorsi sulla rete che non c’è

Se ne parla da anni. A nessuno, nelle stanze in cui si decidono le cose, è mai interessato troppo. Alludo all’annosa questione della trasformazione dell’infrastruttura digitale del Paese che è ancora oggi molto simile a com’era dieci anni fa.

Le parole si sono accumulate, i piani si sono succeduti: quasi sempre l’Europa ci ha offerto soldi per cablare l’Italia e noi abbiamo saputo sprecarli.

Se anche fossimo stati meno cialtroni nell’immaginare il mondo di domani la questione sarebbe rimasta complicata lo stesso. Perché, come è noto, l’infrastruttura è solo una parte del problema: abilita le persone e le aziende a “fare cose” ma se quelle persone e quelle aziende quelle cose non le vorranno fare l’infrastruttura perderà una parte della sua ragione d’essere. È il motivo per cui, da anni, gli operatori delle TLC investono poco nelle nuove reti fisse: perché temono e sanno che i propri prodotti non saranno troppo apprezzati.

Una sintesi efficace di quale sia la situazione attuale dell’infrastruttura in fibra del Paese, delle possibilità e delle attese del momento, la trovate in questo post del prof. Alfonso Fuggetta. Ai tre scenari immaginati da Fuggetta aggiungerei un paio di considerazioni che mi pare possano aiutare a completare il quadro.

La prima: a chi spetta cablare il paese? Al mercato? Allo Stato? Ad entrambi?
La risposta è complessa e potrebbe essere così riassunta.

a) Non spetta al mercato, perché gli interessi del mercato – lo abbiamo visto mille volte – non coincidono con quelli della crescita culturale e economica del Paese: il mercato mette soldi ed energie semplicemente dove pensa che domani ne riceverà altri indietro.

b) Non spetta allo Stato, o al governo, perché le TLC sono un business che richiede visione e competenze non occasionali. Quando lo Stato pensa di poter gestire un business mettendo in piedi un’azienda ex novo che faccia come se, il caso di Open Fiber, con le sue inefficienze, le sue contraddizioni anticoncorrenziali, il suo voler essere carne e pesce contemporaneamente, è sotto i nostri occhi, succedono i disastri.

Partendo da queste evidenze sarà chiaro che l’infrastruttura digitale del Paese è un tema politicamente rilevante che andrebbe affidato ai soggetti che sanno farlo e che andrebbe governato dalla politica per chiare ragioni di interesse pubblico.

Credo non sfugga a nessuno che si tratta di un rebus di difficile soluzione: le aziende delle TLC sono macchine complicate, portatrici di mille interessi diversi, culturalmente assai deprimenti; nel frattempo la capacità politica di affrontare i temi dell’infrastruttura digitale come un tema centrale e primariamente culturale (perché questo è) continuano ad essere ai minimi storici.

Per riassumere: la politica delle reti dovrebbe prendere quello che il mercato offre, armonizzarlo, incentivarlo e orientarlo affinché almeno una quota del business delle TLC sia funzionale alla crescita del Paese. Più facile a dirsi che a farsi.

Seconda questione: siamo sicuri che la retorica delle aree bianche sia in questo momento per noi conveniente? Lo dice uno che per anni ha scritto e pensato che tutti i cittadini della penisola dovrebbero avere identiche possibilità tecniche di accesso a Internet. Confesso che a questo punto, sommersi come siamo dalle parole senza i fatti, non ne sono più tanto sicuro.

Lo Stato, ai tempi del governo Renzi, ha creato una società per cablare il Paese, con soldi pubblici ed intelligenze novecentesche, che da allora litiga con TIM e altri, spesso a riguardo delle rare zone appetibili in cui la banda ultralarga c’era già. Questo mentre in zone semicentrali del Paese (aree industriali, edifici pubblici, scuole) la connettività continuava ad essere deficitaria. È questa la politica delle reti che ci interessa? Infilarci dentro le complicate diatribe strategiche di società quotate che passeranno il tempo a farsi causa a vicenda paralizzando il Paese? Mentre questa battaglia senza vincitori andava in onda le scuole italiane rimanevano senza fibra, le aree produttive si affidavano a vetuste connessioni DSL, i cittadini – dal canto loro- continuavano a pensare che Internet sia qualcosa che si vede sul cellulare per 5 euro al mese.

Forse a questo punto sarebbe il caso di ridurre le nostre aspettative e immaginare una nuova strategia: per esempio cominciare stilando una lista di siti fondamentali che devono essere cablati in tempi brevi con l’aiuto dei soldi pubblici. Suonerà forse politicamente meno attraente ma forse non abbiamo altra maniera per iniziare a smuovere le cose.
L’Italia è piena di aree grigie che attendono connessioni decenti e di scuole che devono pagarsi con i propri soldi la connettività a 100 mbps garantiti per 50 classi, 10 laboratori e 5 uffici (questo prevede più o meno il Piano BUL scritto cinque anni fa e già ora scaduto e abbondantemente fallito come tutti i precedenti).

Poi sul resto potremo continuare a fare come prima: potremo vendere ai cittadini la retorica del “tutti connessi” o quella dell’accesso alla rete come bene comune disponibile gratuitamente per tutti: nel frattempo magari alcuni piccoli passi avanti li avremo fatti.

La discussione su “one network”, che si accenderà appena i rumors sugli annunciati prossimi mescolamenti societari fra Open Fiber e TIM, sul modello Open Reach (che comunque non si può fare in Italia perché Agcom non è Oftel) e su altre noiose questioni tecniche delle quali vi risparmio, raggiungerà le prime pagine dei giornali e sarà, temo, la storia di sempre: le parole di una politica che non sa alle prese con un’industria che non vuole.

Da - https://www.ilpost.it/massimomantellini/2020/08/08/discorsi-sulla-rete-che-non-ce/
2839  Forum Pubblico / CENTRO PROGRESSISTA e SINISTRA RIFORMISTA, ESSENZIALI ALL'ITALIA DEL FUTURO. / Se è vero che un paese segue lo stato di benessere mentale dei suoi abitanti,... inserito:: Agosto 11, 2020, 06:46:40 pm
Se è vero che un paese segue lo stato di benessere mentale dei suoi abitanti, perché noi oggi non siamo più in grado di agire e reagire come sapeva fare il paese ai tempi di Zavoli in Tv.

Eppure eravamo meno informati dei fatti, più tenuti al di fuori dalla politica praticata, più ingannati per imposizione di Chiesa e Partiti.
Ma c’erano i Zavoli e non solo lui, ad aprirci la mente e le visioni sui fatti e le persone, perlomeno a coloro che volevano capire e vedere.

Perché oggi perdiamo ore davanti alla Tv nel seguire "esserini" che non hanno nulla da dire di loro e non sanno neppure leggere il compito scritto da terzi.
Oppure sopportiamo a ripetizione le comparsate di parole e gesti di zoticoni arroganti e ascoltiamo i loro sproloqui confezionati in serie a tavolino, ma vuoti di contenuti costruttivi.

Sono mesi che il prof. Francesco Sabatini ha affermato che gli addetti in Tv comunicano male e la gente non capisce come dovrebbe, soprattutto perché vengono soffocate le parole verso il finale di frase, inconveniente diffuso che usano molti, quasi che mancasse loro il fiato.

ciaooo

io su Fb del 10 agosto 2020
2840  Forum Pubblico / ESTERO fino al 18 agosto 2022. / Coronavirus in Svizzera, siglato accordo per 4,5 milioni di dosi di vaccino inserito:: Agosto 11, 2020, 06:43:28 pm
Coronavirus in Svizzera, siglato accordo per 4,5 milioni di dosi di vaccino

07 AGOSTO 2020 - 13:23

Lo sviluppo del vaccino è già in fase avanzata presso Moderna.
Copyright 2020 The Associated Press. All Rights Reserved

La Confederazione ha stipulato un contratto per l'acquisto di 4,5 milioni di dosi del futuro vaccino contro il nuovo coronavirus sviluppato dall'azienda statunitense Moderna Therapeutics. Lo indica l'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) in una nota nella quale l'ammontare della transazione non viene divulgato.

L'UFSP si limita a ricordare come il governo abbia stanziato in totale 300 milioni di franchi per l'acquisto di vaccini. Parallelamente alla stipula del contratto con Moderna, già preannunciato nei giorni scorsi, l'Ufficio federale è in contatto anche con altre aziende produttrici di vaccini.

L'UFSP ricorda infatti che allo stadio attuale non si può ancora stabilire con certezza quali aziende o quali vaccini avranno la meglio e saranno a disposizione della popolazione svizzera. "La Confederazione - prosegue l'Ufficio federale - opta quindi per una procedura diversificata al fine di aumentare le possibilità di ottenere un accesso rapido e sicuro a un vaccino".

Nel mondo sono infatti molti gli istituiti di ricerca che lavorano allo sviluppo di un vaccino contro il nuovo coronavirus. Finora nessun Paese al mondo ha messo in commercio un vaccino. Lo sviluppo e la ricerca "avanzano però alacremente", afferma ancora l'UFSP.

Tra i leader del settore, secondo Berna, c'è appunto l'impresa statunitense di biotecnologia Moderna. Con il contratto portante su 4,5 milioni di dosi si potranno vaccinare 2,25 milioni di persone (sono necessarie due dosi a testa).

In un primo tempo non sarà quindi possibile avere una copertura su vasta scala della popolazione svizzera. Dovrà pertanto essere elaborata una strategia di vaccinazione in stretta collaborazione con l'apposita Commissione federale che terrà conto delle attuali conoscenze scientifiche, precisa l'UFSP.

Nella nota, l'UFSP afferma anche che la Svizzera è tra i primi Paesi ad avere stipulato un contratto con Moderna. Il suo vaccino, viene precisato, utilizza l'mRNA, un tipo di molecola con funzione di messaggero, che trasporta le informazioni necessarie alla produzione di proteine; indica alle cellule dell'organismo come produrre la proteina del virus. Non appena viene prodotta dall'organismo, la proteina è riconosciuta come antigene dal sistema immunitario, che produce quindi anticorpi contro il virus per preparare l'organismo alla lotta contro il virus vero e proprio.

A fine luglio era stato annunciato che il vaccino sviluppato da Moderna sembra funzionare nei macachi. Sperimentato in questi primati, il vaccino ha indotto la produzione e una potente attività degli anticorpi neutralizzanti, una rapida protezione nelle vie respiratorie e protetto da lesioni polmonari, secondo i dati pubblicati sul New England journal of medicine. Il 27 luglio il National Institute of Health ha annunciato l'avvio della fase 3 della sperimentazione di questo vaccino in 89 siti negli Usa su circa 30'000 volontari sani.

Da - https://www.tvsvizzera.it/tvs/qui-svizzera/ricerca_coronavirus-in-svizzera--siglato-accordo-per-4-5-milioni-di-dosi-di-vaccino/45953214?itm_source=parsely-api?utm_campaign=swi-nl&utm_medium=email&utm_source=newsletter&utm_content=o

2841  Forum Pubblico / ESTERO fino al 18 agosto 2022. / La Svizzera può disdire l'accordo sui frontalieri inserito:: Agosto 11, 2020, 06:42:18 pm
La Svizzera può disdire l'accordo sui frontalieri

06 AGOSTO 2020 - 17:00

Disdire l'accordo ha effetto solo se al contempo si disdice parzialmente la Convenzione sulla doppia imposizione.

Keystone / Elia Bianchi
L'Accordo tra la Svizzera e l'Italia relativo all'imposizione dei lavoratori frontalieri firmato nel 1974 può essere disdetto, ma senza alcun effetto sull'imposizione stessa. È la conclusione di una perizia legale commissionata dal Consiglio di Stato (governo cantonale) ticinese all'Università di Lucerna e di cui l'esecutivo ha preso atto giovedì.

Secondo la professoressa Andrea Opel, autrice della perizia, occorrerebbe anche una disdetta parziale della Convenzione per evitare le doppie imposizioni siglato tra i due medesimi Paesi nel 1976.

+ Testo dell'accordo sui frontalieri Link esterno
+ Testo della Convenzione Link esterno

L'Accordo del 1974 prevede il ristorno ai comuni italiani di frontiera -attraverso l'erario di Roma- di parte delle imposte alla fonte che essi pagano in Svizzera.

Da una decina di anni, complici gli scudi fiscali del governo italiano, ha cominciato a essere sentita in Svizzera la necessità di ripensare l'intesa. Nel 2011, il Consiglio di Stato ticinese tentò una prova di forza bloccando per qualche tempo il versamento di metà della quota 2010.

Fine della finestrella
L'Accordo, premette Opel, "è da considerarsi quale contratto indipendente dalla Convenzione". Non contiene disposizioni riguardo alla sua rescissione e può dunque essere disdetto unilateralmente.

Tuttavia, gli articoli da 1 a 5 dell'accordo sono parte integrante della convenzione e continuerebbero a esplicare i loro effetti a meno di una disdetta parziale che è possibile, spiega a professoressa Opel, "invocando il principio del rebus sic stantibus", appellandosi al fatto che Roma non voleva che i due trattati fossero collegati.

Si tratterebbe comunque, aggiunge, di un punto di vista un po' formalista.

Da - https://www.tvsvizzera.it/tvs/qui-frontiera/perizia-giuridica_l-accordo-sui-frontalieri-si-pu%C3%B2-disdire--tuttavia---/45951828?itm_source=parsely-api?utm_campaign=swi-nl&utm_medium=email&utm_source=newsletter&utm_content=o

2842  Forum Pubblico / LA COSTITUZIONE, la DEMOCRAZIA, la REPUBBLICA, vanno Difese! Anche da Noi Stessi. / Giletti: "Io lasciato solo dopo aver attaccato i boss, ora vivrò sotto scorta" inserito:: Agosto 11, 2020, 06:41:03 pm
Giletti: "Io lasciato solo dopo aver attaccato i boss, ora vivrò sotto scorta"

10 AGOSTO 2020

Il provvedimento deciso dopo le parole del boss Filippo Graviano, intercettato in carcere, in merito all’uscita dalla detenzione di 300 mafiosi per l’emergenza coronavirus. "Devo cambiare abitudini e sono un po’ preoccupato,
ma ho capito che l’inchiesta sulle scarcerazioni era stata importante"

DI SILVIA FUMAROLA


Roma — «Mi hanno lasciato solo, ecco perché è finita così». Massimo Giletti da 15 giorni è sotto scorta. Alla base del provvedimento, le minacce rivolte al giornalista dal boss Filippo Graviano, intercettato in carcere, dopo l’uscita dalla detenzione di 300 mafiosi per l’emergenza coronavirus: nel mirino, in particolare, la puntata del 10 maggio di Non è l’arena su La7, in cui il conduttore lesse i nomi dei detenuti usciti di prigione. Delle minacce di Graviano, contenute nel libro di Lirio Abbate U siccu, Giletti aveva saputo da Repubblica a luglio.
Giletti, com’è andata?
«Non posso entrare nei dettagli: mi hanno comunicato che avrei avuto la scorta. So che ormai devo affrontare un nuovo modo di vivere, che mi piaccia o no».
La prima reazione, all’idea di vivere scortato?
«Preoccupazione. Ma ho pensato che il lavoro sulle scarcerazioni dei boss era stato importante. Chi non ha nulla da perdere non ti perdona. Devi vivere senza pensarci, se no diventi prigioniero di un labirinto dal quale rischi di non uscire».
Ci riesce?
«No. Però il sole aiuta e c’è sempre il cielo stellato sopra di me».
Non fa il magistrato, non è uomo dello Stato; è finito sotto scorta per un’inchiesta televisiva
«Ho fatto capire che qualcosa non tornava nelle scarcerazione dei mafiosi, un’inchiesta che ha portato alle dimissioni del capo del Dap Francesco Basentini, per il rilascio di Pasquale Zagaria. Il Dap fece un errore inaudito, lo dimostrammo carte alla mano. Da lì sono iniziati i problemi».
Però intervenne Di Matteo
«Ci fu la famosa telefonata del procuratore Di Matteo in diretta in trasmissione che smentì la versione data dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Abbiamo fatto il nostro lavoro cercando i parenti di Raffaele Cutolo, quando siamo andati sotto casa di Cataldo Franco: il carceriere del piccolo Giuseppe Di Matteo, il bambino sciolto nell’acido, era ai domiciliari per il Covid 19. Fare servizi di questo tipo non è come inseguire i politici sul caso dei vitalizi. Credo di pagare la solitudine televisiva di questa inchiesta».
Che vuol dire?
«Che se fossimo stati in tanti ad affrontare con forza questi argomenti, non sarei diventato un obiettivo. Pago il fatto di essere stato solo. Però mi ha fatto piacere che Urbano Cairo mi abbia chiamato e mi abbia detto: “Io sono sempre con lei”».
Chi l’ha delusa?
«Ho provato molta tristezza quando ho sentito Marco Travaglio definire la mia trasmissione “un covo di mitomani”. Ho ospitato magistrati come Nino Di Matteo, Catello Maresca, per me è inaccettabile. Quando Filippo Graviano, intercettato a maggio in un carcere di massima sicurezza, dice: “Giletti ha scassato la minchia, dando fastidio al ministro che fa solo il suo lavoro” non ho visto un atto di solidarietà pubblico. Graviano è l’uomo più intelligente della mafia, non è un boss qualsiasi. È intollerabile che un ministro non risponda. Sono sotto scorta anche per questo».
Ora cambierà qualcosa?
«Continuerò a fare il mio lavoro. Voglio che si parli di me per le inchieste, non perché sono sotto scorta. Farò quello che ritengo giusto, come quando abbiamo raccontato, con l’inviato di Repubblica Salvo Palazzolo, il caso delle sorelle Napoli di Mezzojuso, nel mirino della mafia. Non le abbiamo lasciate sole, come non lascio soli i magistrati e gli uomini delle forze dell’ordine».
Ci sono tanti giornalisti sotto scorta, non è una bel segnale.
«È il segnale della debolezza di questo Paese. Ho fatto solo il mio lavoro, per otto puntate di seguito. Oggi si parla di me perché sono conosciuto, ma penso a tanti giovani minacciati che raccontano cosa succede in certe aree del territorio. Mi sono mosso perché un paese civile non può far tornare a casa uomini al 41 bis. Ho sofferto attacchi personali pesanti da colleghi che stimavo come Travaglio. Colorare come “matrice salvinista” la mia battaglia non fa giustizia alla sua intelligenza. Ho fatto un’inchiesta su documenti».
Quando tornerà in onda con “Non è l’Arena”?
«A fine settembre e proseguirò su questa linea, non faccio un passo indietro. Ma dovrò affrontare un processo: Basentini mi ha querelato, un altro rammarico».

Da https://rep.repubblica.it/pwa/intervista/2020/08/10/news/giletti_io_lasciato_solo_ora_sono_sotto_scorta_per_le_minacce_dei_boss_-264354718/?ref=nl-rep-a-bgr

(Copia-incolla perché non mi fanno condividere da Repubblica a Facebook)
2843  Forum Pubblico / ECONOMIA e POLITICA, ma con PROGETTI da Realizzare. / Intervista-Renzi-Conte-vaccino-covid-obbligatorio ... inserito:: Agosto 11, 2020, 10:35:03 am
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ggiannig <ggianni41@gmail.com>

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https://www.corriere.it/politica/20_agosto_11/intervista-renzi-conte-vaccino-covid-obbligatorio-crisi-governo-5d09055e-db91-11ea-abc9-41b5baff53c0.shtml?fbclid
2844  Forum Pubblico / LA COSTITUZIONE, la DEMOCRAZIA, la REPUBBLICA, vanno Difese! Anche da Noi Stessi. / Allearsi con i più forti è una buona difesa, ma solo se si è già forti di nostro inserito:: Agosto 09, 2020, 01:00:35 pm
Care abbonate e cari abbonati,
 
buon venerdì con l'editoriale di Lucio Caracciolo, il nostro #IdeaLimes odierno.
Il direttore fa il punto sui benefici del Recovery Fund, che non sono esclusivamente né principalmente finanziari.

Con un avvertimento: può essere la nostra ultima occasione.

...


Scrive il direttore:

Il destino dell’Italia è legato alla Germania.
 
Il “vincolo esterno” sancito quasi trent’anni fa a Maastricht, quando Andreotti e Carli stabilirono che l’Italia non era in grado di governarsi da sé e si affidava quindi all’Unione Europea, è oggi vincolo tedesco. Senza virgolette.
 

La scelta di Angela Merkel a favore del salvataggio dell’Italia via colossale Recovery Fund garantito dalla reputazione tedesca sui mercati è evento di cui non abbiamo pienamente colto il senso. Svolta paragonabile a quella compiuta alla fine degli anni Novanta da Helmut Kohl, quando contro la Bundesbank e la netta maggioranza dei suoi elettori volle l’Italia subito nell’euro. Solo che stavolta non ci sarà appello.
 

Perché questa decisione tedesca? Quali conseguenze per noi? Alla prima domanda risponde un sillogismo.
 

L’interesse nazionale tedesco consiste nel salvare ciò che resta dell’architettura europea. Questa oggi non si salva se l’Italia affonda. L’Eurozona concepita dalla Francia e dall’Italia per punire la Germania, colpevole di essersi riunificata, con la cessione del marco e del primato della Bundesbank in Europa, è stata rovesciata da Berlino nel suo opposto: meccanismo per sostenere l’economia germanica – parte integrante della stessa identità tedesco-federale – fondata su una moneta stabile ma non troppo forte e sul formidabile surplus commerciale, subìto dagli eurosoci in omaggio ai rapporti di forza non certo alle “regole”. Per la Germania vestire con i colori europei gli interessi propri resta dogma. Come tutti i dogmi, non eterno. Specie nella patria di Lutero. E in tempi di epidemia virale.
 

Allo stesso tempo, le dimensioni economiche, geopolitiche e simboliche dell’Italia – più rilevanti di quanto spesso immaginiamo – sono tali da convincere i nostri partner più importanti a non cedere alla tentazione di lasciarci andare alla deriva. Pena la crisi probabilmente finale dell’improbabile costruzione comunitaria, sempre più divisa al suo interno.
 

Si aggiunga che il Nord Italia è allo stesso tempo area nazionale più colpita dal Covid-19 e pregiata parte integrante della catena tedesca del valore, ed ecco spiegata la scelta di Merkel. Disposta per questo a scontrarsi frontalmente con austriaci, olandesi e altri sedicenti (senza vergogna) “frugali”, a loro volta insofferenti del monopolio tedesco – temperato dal socio francese – nella gestione geoeconomica dell’Ue.
L'editoriale continua qui


Grazie dell'attenzione e buon fine settimana
Niccolò Locatelli
Coordinatore di Limesonline

2845  Forum Pubblico / DIVENTATO = I.C.R. MARKETING & COMUNICAZIONE SOCIALE. / Angela Camuso, LA PREDA. Le confessioni di una vittima inserito:: Agosto 09, 2020, 12:55:59 pm
Angela Camuso, LA PREDA. Le confessioni di una vittima (prefazione di Dario Fo)

RXcastelvecchi, pp. 283, € 17.50
 
Un potente uomo di Chiesa, a capo di una popolosa parrocchia romana ed economo della Curia, abusa di un ragazzo di 14 anni. Il prete, fin dagli inizi della sua carriera pastorale e per oltre 20 anni - secondo quanto emerso dal processo a suo carico - ha violentato ripetutamente degli adolescenti coperto da silenzio e omertà, ma soprattutto dalla paura e la vergogna delle vittime è denunciato da un altro sacerdote, suo vice, il quale, per tanto ardire, viene addirittura allontanato dalla parrocchia su volontà del vescovo della diocesi (indagato e poi prosciolto per il reato di concorso in violenza sessuale).
Attraverso la storia di Vasco (nome di fantasia del ragazzo violentato), la rielaborazione narrativa dei documenti giudiziari e le numerose interviste, questo libro scava dentro l’anima ferita del protagonista e nello stesso tempo apre uno spaccato sulle dinamiche tanto perverse quanto profonde del fenomeno pedofilia ecclesiastica. Eppure questo non è un libro contro la Chiesa cattolica, perché rende giustizia a quei preti, la stragrande maggioranza, che i bambini li amano come figli e basta.
Angela Camuso, già autrice del best seller sulla Banda della Magliana, Mai ci fu pietà, in questa storia agghiacciante, in cui ogni dettaglio corrisponde fedelmente alla verità storica dei fatti. si conferma nello stile di scrittura che alla cronaca giornalistica accosta una graffiante ed efficace forza narrativa, capace di trasformare ancora una volta la documentazione a disposizione in vera e propria letteratura. 

Da - http://www.periodicoliberopensiero.it/recensioni/recensioni-Camuso-la-preda.htm
2846  Forum Pubblico / Il MONITORE. ORSI, LUPI E TUTTA LA NATURA CI RIVOGLIONO ESSERI UMANI. / La vita è una, ... quella che si vive. inserito:: Agosto 09, 2020, 12:52:35 pm
Domenica 09 agosto 2020

Frasi di Marco Aurelio   

“Non è il peso del futuro o del passato che preme su di te, ma soltanto e unicamente quello del presente. Ricordati che l'uomo non vive altra vita che quella che vive in questo momento né perde altra vita che quella che perde adesso.”

MARCO AURELIO


Da – FrasiCelebri.it
2847  Forum Pubblico / "ggiannig" la FUTURA EDITORIA, il BLOG. I SEMI, I FIORI e L'ULIVASTRO di Arlecchino. / Rilancio il post sull'Euristica per spiegarmi ancora una volta e un po’ meglio inserito:: Agosto 09, 2020, 12:44:28 pm
Italia - 20 marzo 2020.
Revisione di oggi 7 agosto 2020

Rilancio il post sull'Euristica per spiegare ancora una volta e un po’ meglio, sempre mantenendomi nella sintesi, il ruolo che mi sono dato in Fb (dopo vent'anni di vita nel web).

La mia cultura “accademica” limitata e nello specifico assente, non permette di unirmi alla pari, con gli intellettuali della partecipazione in Fb, nei loro dibattiti (ammesso ci siano).
Del resto la mia cultura, nata operaia nella Olivetti di Adriano Olivetti, in successive fasi si è sviluppata, sempre per competenze vissute sul campo, sino ad affrontare e risolvere temi e problemi della dirigenza marketing in importanti aziende, non soltanto nazionali, che mi hanno insegnato a vivere con pragmatismo i fatti e i relativi problemi che andavano superati.

Il pragmatismo applicato con tecniche aziendaliste mi consente di non accettare chiacchiere inutili, provocazioni isteriche o costruite a tavolino, che mi porterebbero al battibecco che mi obbligherebbe ad esprimere pareri molto “severi” verso una categoria di persone socialmente inutili, troppo autoreferenziali, disprezzabili per il loro egoismo.

Quindi mi concentro e limito nel comunicare soltanto ciò che “TROVO” in fatti, azioni e avvenimenti sociali che spero sia utile segnalare, anche come provocazione, proponendoli per l'approfondimento, a specialisti di settore e persone, loro sì, protagoniste nelle varie culture.

Questo significa Euristico, passare ciò che ho "trovato" a specialisti per l'approfondimento e la diffusione.

La mia utopia è che possa uscirne una comunicazione bella, intelligente, istruttiva per chi “non conosce ancora” cosa sia avere consapevolezza sui fatti e sugli avvenimenti che ci circondano, ... condizionandoci.

Ecco perché ho scelto per il mio pluriventennale Nick Arlecchino di modificarsi (per la prima volta e nella pagina Fb) in Arlecchino Euristico.

Buona Vita e Viva il Lupo a tutti.
ciaooo

2848  Forum Pubblico / "ggiannig" la FUTURA EDITORIA, il BLOG. I SEMI, I FIORI e L'ULIVASTRO di Arlecchino. / Sanità Regionale, ... adesso siamo "punto e a capo", con molti soldi in più! inserito:: Agosto 09, 2020, 12:37:45 pm
Sono anni che mi batto (a parole) contro la parte peggiore della Sanità Regionale, ... adesso siamo "punto e a capo", con molti soldi in più!

E con questo gattopardismo attivo, la nostra dignità di Cittadini continua nello scivolare sugli "specchietti per allodole".

Contenti voi!

IO NO.

Su Fb del 9 agosto 2020.
2849  Forum Pubblico / Il MONITORE. ORSI, LUPI E TUTTA LA NATURA CI RIVOGLIONO ESSERI UMANI. / Per un’Europa più solidale inserito:: Agosto 09, 2020, 12:39:51 am
Per un’Europa più solidale | Rep

Posta in arrivo
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Arlecchino Batocio

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2850  Forum Pubblico / LA CULTURA, I GIOVANI, La SOCIETA', L'AMBIENTE, LA COMUNICAZIONE ETICA, IL MONDO del LAVORO. / Grazie all’Opera di Roma per un grandissimo Rigoletto: regia di Cherstich, non.. inserito:: Agosto 09, 2020, 12:35:25 am
Grazie all’Opera di Roma per un grandissimo Rigoletto: regia di Cherstich, non di Michieletto


di Paolo Flores D’Arcais

Il “Rigoletto” di Giuseppe Verdi (ma non più di Francesco Maria Piave), per la regia di Michieletto, ha mandato in sollucchero una parte degli appassionati dell’Opera lirica. L’altra parte, più esigente, non c’è andata proprio, avvertita com’era dai testi promozionali che il Duca di Mantova si mutava in capo di una gang da periferia “non luogo” (orecchiando pulp fiction l’applauso è servito) e Rigoletto in un giostraio (vive in un carrozzone), uomo di bassi servizi. La critica musicale non esiste quasi più, il panegirico per la “genialità”, va da sé “rivoluzionaria”, di questi misfatti è ormai incorporata, più pronta della bava del cagnolino di Pavlov.

Corrado Augias ha avuto la generosità di ospitare su Repubblica, nella sua rubrica “lettere”, alcune mie righe in proposito (ho visto la michielettata nella diretta tv, spero sempre di dovermi ricredere).

Le riporto:

Caro Augias, a proposito del ‘Rigoletto’ nella regia di Michieletto, e consimili, mi permetto una piccola argomentazione di tipo sillogistico.

Un’opera lirica non è solo musica. I musicisti facevano riscrivere parti del libretto, e riscrivevano momenti dello spartito a partire dal libretto. Un’opera lirica è dunque il frutto della sinergia di musicista e librettista, co-autori.

Perciò, a meno di non stabilire che un’Opera lirica è solo musica, al regista non deve essere concesso maggior arbitrio verso il libretto di quanto ne sia concesso al direttore d’orchestra verso la musica. Ora ogni direttore ha ampio spazio per eccellere nell’interpretare, ma neppure a Toscanini è permesso di cambiare le note ad libitum, o di far suonare una parte per violini a delle cornamuse.

Ergo: se “Tosca” si svolge a Sant’Andrea della Valle, Palazzo Farnese e Castel sant’Angelo il 17 giugno 1800, non è lecito trasferirla nella moschea di Portoghesi a Roma o nel palazzo di qualche boss della Magliana. Non più di quanto sia lecito al direttore d’orchestra sostituire pagine musicali di Puccini con rapperie di Lauro De Marinis, per i fans Achille Lauro. Un carissimo saluto, Paolo Flores d’Arcais.

L’amico Augias se l’è cavata invocando i candelabri di Palazzo Farnese indicati nel libretto, ma quelli sono i “de minimis non curat praetor”, ci mancherebbe che il regista non ne avesse licenza, qui si tratta di cambiare epoca, personaggi, tutto (in Rigoletto è quintessenziale che sia un “buffone”, costretto a far ridere anche quando colmo d’angoscia o dolore, nel giostraio/servo tuttofare questa polarità è impossibile).

Augias aggiungeva anche la Tosca prevista a Napoli il 23 in forma semiscenica a piazza del Plebiscito. Ma soluzione di emergenza, appunto, con i cantanti in abito da sera, cioè in “astrazione”, non con stravolgimento d’epoca. Se è per questo, in situazioni di impossibilità di un’opera nella sua pienezza, si danno talvolta esecuzioni non solo senza scene, ma con i cantanti (in “borghese”) accompagnati dal solo pianoforte: si ricordano alcune esecuzioni del genere, notevolissime, di Riccardo Muti.

Contro i mediocri scempi alla Michieletto hanno scritto ad Augias persone che di musica si intendono infinitamente più di me. Vittorio Emiliani, melomane raffinatissimo e di sterminata cultura operistica (suo un recente bellissimo articolo su Piero Maroncelli – il patriota dello Spielberg, della gamba amputata e della rosa – Lorenzo Da Ponte, Edgar Allan Poe e l’opera lirica a New York, su “Il Fatto quotidiano”) e uno dei grandi musicisti di oggi su scala mondiale, Nicola Piovani.

Scene e costumi possono insomma essere “rarefatti” fin quasi all’astrazione, a indicare la portata universale di passioni e vicende, e un regista ha spazi enormi per esercitare originalità e fantasia, al libretto non si possono però “cambiare i connotati”. Se è lecito cambiare epoca e luogo, perché non anche parole, intere frasi, e lo stesso intreccio della vicenda? Del resto, qualcuno ha già provato a non far morire Carmen, sarà lei a pugnalare don José, anzi a sparargli (applausi. Oltretutto è politically correct, quello su Carmen era un inammissibile femminicidio).

Ad Augias mi permetto di sottoporre un ulteriore argomento. C’è una categoria di “interpreti” cui è unanimemente riconosciuta una vasta libertà rispetto all’originale: i traduttori. Vige infatti il detto “traduttore, traditore”, tanto è inevitabile che la trasposizione in una diversa lingua comporti “creatività” da parte dell’interprete. Una nuova traduzione di “Guerra e pace” non potrà certo usare l’italiano ottocentesco, coevo della pubblicazione in russo, e dovrà innovare perfino rispetto a traduzioni giudicate eccellenti solo venti o trent’anni fa.

Tuttavia, non considereremmo una buona traduzione, anzi non la considereremmo proprio una traduzione, ma una truffa, se il traduttore spostasse l’azione dalla guerra napoleonica all’assedio nazista di Stalingrado, e al posto del generale zarista Kutuzov facesse irrompere dalle pagine i generali staliniani Rokossovski, Voronov e Čujkov.

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I registi alla Michieletto sono degli aspiranti autori frustrati. E dire che l’Opera di Roma un “Rigoletto” in odore di genialità l’ha prodotto, anche abbastanza di recente, e con mezzi che rispetto al profluvio del Circo Massimo erano davvero poverissimi. Parlo del “Rigoletto” per la regia di Fabio Cherstich, scene, video e costumi di Gianluigi Toccafondo, allestito per Operacamion, straordinaria iniziativa con cui, utilizzando un Tir come scena, “Rigoletto”, “Don Giovanni”, “Il barbiere di Siviglia”, sono state portate a un pubblico di periferia e di piccoli paesi. Con enorme successo.

Regie capaci di unire il doveroso scrupolo filologico (malgrado i tagli per rientrare nelle due ore, tempo empiricamente massimo di attenzione popolare in piazza) con una ricchezza inventiva che utilizza anche tecniche moderne (proiezioni, filmati). Niente di “parruccone”, insomma. Peccato che non vi siano video di questi straordinari spettacoli, che valgono mille volte la kermesse del Circo Massimo.

Leggo con grande piacere che ora il sistema di Operacamion di Fabio Cherstich ha trovato imitatori, a Genova è nato, utilizzando un Tir, il TIR (Teatro In Rivoluzione), esattamente la modalità di Operacamion (speriamo che riconoscano la primogenitura, altrimenti l’ottima iniziativa si colorerebbe di uno sgradevole grigio/plagio). Insomma, l’Opera di Roma merita gli elogi più grandi per il suo grandissimo “Rigoletto” di Verdi/Piave: regia di Cherstich, però, non di Michieletto.

(5 agosto 2020)

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