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Autore Discussione: "La Cia, Kennedy, Moro"... e adesso?  (Letto 2318 volte)
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« inserito:: Aprile 26, 2010, 03:42:18 pm »

"La Cia, Kennedy, Moro"

di Andrea Sceresini e Maria Elena Scandaliato


«Il presidente Usa non era protetto per decisione dei servizi americani». «Dietro le Brigate Rosse c'era qualcun altro».
Dopo le rivelazioni su Piazza Fontana, l'ex numero due del Sid Gianadelio Maletti lancia nuove pesanti accuse dal Sudafrica sui grandi misteri degli anni Sessanta e Settanta
 
Il ruolo della Cia nell'omicidio Kennedy. E il caso ancora aperto dal rapimento Moro. Sono questi due degli argomenti toccati dall'ex generale del Sid Gianadelio Maletti nella seconda intervista video realizzata nel rifugio sudafricano dove Maletti vive dal 1980. La prima intervista, tutta sulla strage di piazza Fontana (in riferimento alla quale Maletti è stato condannato per depistaggio) si trova qui.

In questo nuovo video l'ex numero due del Sid dice che la verità sul caso Moro deve ancora essere scritta.

«Certo, dietro le Brigate Rosse c'erano ben altri interessi», spiega Maletti. «Escluderei il Kgb, e per quanto riguarda altri mandanti siamo alla dietrologia. Ma sono convinto che i registi dell'operazione non si identificavano con il gruppo di via Fani. Il caso Moro resta un mistero». E Kennedy? «Nell'aprile del 1969, insieme ad altri cinque ufficiali dello Stato maggiore dell'esercito, fui inviato a Washington - racconta -. Fu lì che conobbi un maggiore dell'esercito Usa, che lavorava per l'intelligence. Lo subissai di domande. Volevo sapere di Kennedy. Come mai le misure di sicurezza non erano state applicate? Lui si irrigidì, e troncò la conversazione con questa frase: The Cia wanted it, la Cia lo ha voluto».

Insieme alla videointervista a Maletti, i giornalisti Andrea Sceresini e Maria Elena Scandaliato hanno realizzato anche un'audiointervista a Gianni Casalini, un personaggio-chiave per comprendere il mistero di piazza Fontana.

Ex militante del gruppo ordinovista di Freda e Ventura, ex confidente del Sid con il nome in codice di "Fonte Turco", Casalini nell'agosto del 1969 partecipò agli attentati sui treni, che diedero il via alla lunga spirale di violenza che portò alla strage: fino ad oggi, è l'unico bombarolo ad aver confessato. Fu lui, anni dopo, a rivelare ai servizi segreti i retroscena dell'eccidio di piazza Fontana: la provenienza dell'esplosivo, il luogo dove fu conservato, il conivolgimento di un agente del Sid, Guido Giannettini. Nel 1975, intimoriti dalle sue confidenze, i dirigenti del Sid decisero di chiudere la fonte: le informative di Casalini furono insabbiate. Oggi, finalmente, Casalini ha ricominciato a parlare.
Nel primo audio Casalini parla appunto delle bombe sui treni del 1969.

Nel secondo audio si sofferma sul ruolo di Ivano Toniolo era uno dei collaboratori di Freda e Ventura. Fu lui che arruolò Casalini per l'azione dell'8-9 agosto. Secondo Maletti, Toniolo fu tra gli esecutori della strage di piazza Fontana. Subito dopo l'eccidio, Toniolo fece perdere le sue tracce: abbandonò l'Italia e si rifugiò prima in Spagna e poi in Angola. Non è mai stato indagato, e neppure interrogato. Casalini lo ha conosciuto alla fine degli anni Sessanta.


Andrea Sceresini, Nicola Palma e Maria Elena Scandaliato sono gli autori del libro in uscita "Piazza Fontana, noi sapevamo", Aliberti editore

(22 aprile 2010)
da espresso.repubblica.it
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