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Autore Discussione: "Rispetto o la democrazia è a rischio"  (Letto 2223 volte)
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« inserito:: Marzo 09, 2010, 10:57:51 pm »

9/3/2010 (14:17)  - POLITICA E MAGISTRATI- ALTA TENSIONE

"Rispetto o la democrazia è a rischio"

La pratica sarà discussa domani dal plenum del Csm

Il Csm contro il premier: "Ci attacca, è in pericolo l'equilibrio tra i poteri"

ROMA

«Episodi di denigrazione e di condizionamento della magistratura e di singoli magistrati» sono «del tutto inaccettabili» perchè cosi si mette «a rischio l’equilibrio stesso tra poteri e ordini dello Stato sul quale è fondato l’ordinamento democratico di questo Paese». È quanto scrive la Prima Commissione del Csm nella pratica a tutela di diversi magistrati accusati da Silvio Berlusconi di agire per finalità politiche. Il documento, approvato all’unanimità e che sarà discusso domani pomeriggio dal plenum, contiene anche un «un pressante appello a tutte le Istituzioni perchè sia ristabilito un clima di rispetto dei singoli magistrati e dell’intera magistratura, che è condizione imprescindibile di un’ordinata vita democratica».

La pratica fa riferimento a diverse dichiarazioni rese da Berlusconi e riportate dalla stampa. Fra queste, quelle «in cui si definiscono atti di ’follià ed inutili ’sprechì finanziari delicate inchieste giudiziarie su stragi ed altri gravissimi reati che hanno ferito la Repubblica», le dichiarazioni rilasciate dal presidente del Consiglio contro le Procure di Palermo e di Milano e contro «i pubblici ministeri ed i giudici in genere». Fino alle dichiarazioni sui magistrati «peggio di Tartaglia» e a quelle rilasciate all’indomani della sentenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione con la quale è stata annullata senza rinvio la sentenza di condanna dell’avvocato Mills per intervenuta prescrizione del reato di corruzione, quando Berlusconi disse: «Siamo in mano a una banda di talebani che perseguono fini eversivi. in quel processo voglio l’assoluzione piena».

Tutto questo considerato, il Csm rileva che «l’assunto di una magistratura requirente e giudicante che persegue finalità diverse da quelle sue proprie e, per di più, volte a sovvertire l’assetto istituzionale democraticamente voluto dai cittadini costituisce la più grave delle accuse ed integra, anche per il livello istituzionale da cui tali affermazioni provengono, una obiettiva e incisiva delegittimazione della funzione giudiziaria nel suo complesso e dei singoli magistrati. Esso, d’altronde, caratterizza tutte le dichiarazioni del premier sui magistrati all’esame della odierna pratica a tutela della giurisdizione e costituisce, oggettivamente, un gravissimo vulnus alla credibilità della giurisdizione proprio perché provenienti dal massimo rappresentante del potere esecutivo».

«L’interpretazione in chiave politica delle condotte di magistrati, nell’esercizio delle loro funzioni, come manifestazione di una persistente e dolosa volontà persecutoria, costituisce elemento di discredito della funzione giurisdizionale nel suo complesso e di ogni singolo magistrato, soprattutto quando, come nel caso di specie, si asserisce in termini di assolutezza l’esistenza di una cospirazione posta in essere dalla magistratura nella sua maggioranza o da una parte di essa», rileva il Consiglio.

«Tali condotte destano allarmata preoccupazione - affermano i consiglieri di Palazzo dei Marescialli - in considerazione del fatto che possono produrre, oggettivamente, nell’opinione pubblica la convinzione che la magistratura non svolga la funzione di garanzia che le è propria, così determinando una grave lesione del prestigio e dell’indipendente esercizio della giurisdizione con il conseguente turbamento al regolare svolgimento e alla credibilità della funzione giudiziaria».

«La stessa preoccupazione pare aver mosso anche il Presidente della Repubblica il quale, già nella seduta del Consiglio del 14 febbraio 2008, aveva dichiarato che ’chi svolge attività politica non solo ha il diritto di difendersi e di esigere garanzie quando sia chiamato personalmente in causa, ma non può rinunciare alla sua libertà di giudizio nei confronti di indirizzi e provvedimenti giudiziari. Ha però il dovere di non abbandonarsi a forme di contestazione sommaria e generalizzata dell’operato della magistraturà», ricorda la Prima commissione del Csm.

da lastampa.it
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