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Autore Discussione: La sconvolgente testimonianza di una ragazza italiana violentata al Cairo ...  (Letto 13486 volte)
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« inserito:: Marzo 27, 2013, 06:34:44 pm »

esteri
27/03/2013

“A piazza Tahrir, il mio incubo all’interno del cerchio”

La sconvolgente testimonianza di una ragazza italiana violentata al Cairo in occasione del secondo anniversario della rivoluzione

A parlare in prima persona, nella testimonianza che segue, è una ragazza italiana residente al Cairo, dove è sposata con un egiziano. Il 25 gennaio scorso, secondo anniversario della rivoluzione, è andata con il marito a manifestare in piazza Tahrir, ma la festa per lei è finita prima ancora di cominciare. La violenza subita dal branco l’ha ammutolita al punto da voler sparire, ma ha accettato di raccontare la sua storia in forma anonima perché non si perda . Per non urtare la sensibilità dei nostri lettori abbiamo scelto di omettere alcune parti , sostituendole con dei puntini di sospensione. (F. P.)


25/01/2013 (Egitto)

 

«Siamo usciti di casa alle 17 e 30 circa per andare in piazza Tahrir e partecipare alla commemorazione del secondo anno dall’inizio della rivoluzione egiziana. Eravamo io e mio marito, siamo andati a prendere una amica che sarebbe venuta con noi. Le stazioni metro erano bloccate, la strada deserta e questo è un fatto anomalo al Cairo. Siamo così arrivati abbastanza in fretta a destinazione. Abbiamo parcheggiato la macchina in qualche via non distante dalla piazza e abbiamo iniziato a dirigerci a piedi in piazza Tahrir. Le strade erano affollate e c’era un gran fermento in tutte le vie circostanti, sentivo un’aria pesante e densa... la vibrazione era molto bassa e opprimente, è come se la mia anima mi stesse avvertendo poiché continuavo a sentire pesantezza nel procedere via via che ci addentravamo sulla piazza.

 

C’era una strana elettricità nell’aria e qualche presagio oscuro cominciava ad offuscare la mia mente, il mio subconscio in azione faceva scorrere in me il desiderio di ritirata ma il mio lato razionale diceva: “Non farti prendere dalle paranoie, non entrare in piazza, perchè?” “E’ pieno di gente e questo è un bene, cosa mai può succederti?” . Ho stretto più forte la mano di mio marito e della mia amica e mi sono fatta forza in mezzo alla folla per attraversarla e andare inconsapevolmente incontro a ciò che era scritto nel mio destino.

 

Abbiamo proseguito per pochi metri all’interno della piazza quando abbiamo iniziato a sentire delle urla, una ragazza aveva dei problemi con qualcuno che l’aveva toccata e una cerchia di altri uomini le urlavano attorno, ovviamente non abbiamo capito la situazione e abbiamo ingenuamente pensato che fossero dei soccorritori e la situazione fosse sotto controllo.

 

Avevo già letto di episodi di violenza sessuale in piazza Tahrir ma non potevo concepire come essi potessero avvenire in mezzo a migliaia di persone... solo dopo pochi minuti il mistero si sarebbe svelato su di me. Dopo meno di un minuto dalle urla sentite in precedenza ho sentito una mano sul mio posteriore e avendo già avuto l’esperienza di essere stata toccata durante la guerriglia del 23 Novembre 2011 in Mohammed Mahmoud, ho reagito tempestivamente spingendo il ragazzo che mi aveva toccata. 

 

Subito dopo è iniziata in me una sensazione irrefrenabile che mi diceva di uscire al più presto dalla piazza.

Ho afferrato più forte le mani della mia amica e di mio marito e ho iniziato a cercare di dirigermi verso una delle due vie di uscita dalla piazza più vicine a noi... Purtroppo era già troppo tardi, il cerchio ci aveva acchiappati in meno di un batter d’occhio!

 

In un istante più di 50 persone hanno iniziato a rotearci attorno e cercare di dividerci... già iniziavo a sentire le mani sul mio corpo quando ricordo di aver visto e sentito scivolare la mano della mia amica dalla mia, mentre venivamo trascinate in direzioni opposte. Anche mio marito non è riuscito a mantenerci entrambe ed ha finito per perdere la nostra amica e ritrovarsi attaccato a me nel tentativo di difendermi da un branco di bestie indemoniate! Ogni nostro tentativo di difesa era palesemente vano... il cerchio attorno a noi era formato da più cerchi l’uno dentro l’altro senza alcuna via di uscita.

 

La piazza si è fatta improvvisamente più buia senza ragione, le luci sono state spente, gli uomini attorno a noi ci schiacciavano pesantemente con i loro corpi da tutti i lati togliendoci il respiro e simultaneamente iniziavano a strapparmi i vestiti di dosso. Avevo dei jeans degli stivali e due maglioni, ricordo il rumore dei jeans squarciati mentre cercavo di trattenerli sul mio corpo... le mani erano centinaia ed era tutto inutile, in un tempo brevissimo mi sono trovata con i pantaloni alle ginocchia ed i maglioni alzati sino al collo, ero quasi completamente nuda mentre decine o centinaia di mani continuavano violentemente a toccare ogni centimetro del mio corpo. [...]

 

Tutto girava vorticosamente attorno a me come dentro a un maremoto, venivo mossa da un lato ad un altro tra le due vie senza uscire dal cerchio ed il cerchio si agitava tra la folla come un vortice marino. C’erano urla e confusione io non capivo la lingua ed urlavo solamente –”aiuto”- , mio marito continuava ad essere picchiato nel vano tentativo di difendermi, lui urlava che ero la moglie... tutti attorno urlavano di non preoccuparci nel mentre che continuavano a violentarmi. [...]

 

Sentivo che sarei sicuramente morta, ciò che ci stava ruotando attorno era una delle più macabre immagini infernali, tutto era scuro ad un tratto ho visto delle fiammate accanto a noi pensavo fosse qualche bomba e solo dopo ho capito leggendo le testimonianze riportate nel gruppo di salvataggio che probabilmente quel fuoco proveniva dal loro nel tentativo di inserirsi all’interno del cerchio per salvarmi. Mentre la tortura andava avanti abbiamo costeggiato un carretto del cous cous, l’uomo si è solamente limitato ad urlare di andare a far casino da un’altra parte.

 

A un certo punto sono caduta a terra, la folla continuava a muoversi freneticamente, io avevo paura che la mia testa venisse schiacciata dalle loro scarpe e mi mancava l’aria temevo inoltre che stando in basso così coperta avrebbero potuto violentarmi completamente senza che nessuno li vedesse... Per un istante quando ero a terra ho avuto la possibilità di dare un forte calcio nei genitali di un uomo di fronte a me e se fosse stato il solo ad aggredirmi di certo lo avrei fatto, ma un rapido pensiero mi consigliò di non farlo... sapevo che se avessi fatto del male a qualcuno di loro la violenza su di me si sarebbe moltiplicata, così ho tempestivamente scelto di spostarlo mettendo il mio piede sul suo stomaco senza urtarlo.

 

Dopodiché sono stata riportata in superficie e hanno continuato ad infierire sul mio corpo... Ricordo ad un tratto un uomo molto grosso... non capivo chi in realtà fosse l’aggressore e chi il salvatore... ma in quel momento scelsi lui per tirarmi fuori , così mi appesi al suo collo, lui ha tentato di tirarmi e strattonare gli altri urlando: “Vergogna su di voi!”. Ma non c’era nulla da fare, estrarmi dalle bestie era impossibile... Due persone hanno stretto il loro braccio attorno al mio collo, stavo soffocando mentre mi torturavano.

 

Più volte sentivo che non c’è l’avrei fatta per un istante in più, sentivo che stavo per perdere i sensi, ma continuavo a farmi forza per non morire. L’oltraggio andava avanti tra le urla senza tregua, il dolore era insopportabile, tanto che ad un certo punto per quanto io fossi vigile il mio corpo ha iniziato a de-sensibilizzarsi ed è stato come se la mia anima si fosse staccata dal corpo. E’ come se in quell’istante vivere o morire non fosse più importante, sentivo che stavo andando a morire in maniera atroce cosicché speravo di anticipare il tutto, ho sperato che Dio mi prendesse subito senza trattenermi ulteriormente.

 

Dopo qualche istante o minuto (non saprei poiché la percezione del tempo all’interno del cerchio è assolutamente distorta, ogni istante è così intenso da sembrare un anno) mi sono trovata trascinata in braccio in posizione orizzontale fuori dal cerchio... ho perso mio marito e mi stavano trasportando all’interno di un portone. Ricordo perfettamente il frangente in cui il mio corpo si trovava a metà tra il portone e la piazza (la mia testa fino al busto era dentro il portone mentre dal busto in giù stavo fuori) parte delle persone mi tirava dentro spingendo gli altri fuori, gli altri tiravano in direzione opposta.

 

In quel momento credevo mio marito fosse morto accoltellato ed immagini del suo corpo a terra insanguinato attraversavano voracemente la mia mente, sentivo che anch’io stavo andando a finire la mia vita. Per un attimo ho creduto che quelli che volevano trascinarmi nel portone fossero gli aggressori che mi portavano in un luogo nel quale completare l’aggressione... [...]

 

Un istante più tardi mi sono ritrovata in piedi dentro al portone, una folla inferocita grugniva e cercava di entrare, le persone dentro al portone hanno iniziato a riporre su di me i miei vestiti coprendomi... solo allora ho capito di essere stata salvata. Appena rivestita mi sono voltata e alle mie spalle verso l’ingresso le bestie erano ancora lì che si aggrappavano al cancello spingendo per entrare. Tra loro mio marito che urlava di farlo entrare, diceva che ero sua moglie, finchè non è stato trascinato all’interno.

 

Durante lo stesso giorno sono stati riportati più di venti casi simili a carico delle donne egiziane e straniere, più ulteriori casi che non sono stati segnalati. Sei tra i casi riportati hanno necessitato di ricoveri ospedalieri, una ragazza adolescente è stata violentata con un coltello e i suoi genitali sono stati tagliati. Un’altra vittima era una donna di 60 anni che portava il niqab e questo a dispetto delle affermazioni che alludono alla seduzione esercitata dai vestiti indossati.

 

Sono purtroppo stati fatti molti commenti inopportuni riguardo alla vicenda ed è stato cercato di dare motivazioni davvero inesistenti colpevolizzando le vittime di tali attacchi. Le radici di questo problema sono senz’altro profondamente insite all’interno di una società per lo più repressa, maltrattata ed umiliata da un governo dispotico, corrotto e terrorista. Spero questa terribile esperienza possa contribuire a una sensibilizzazione finalizzata al supporto reciproco affinchè tutte le violenze che stanno affogando il nostro pianeta ed il genere umano possano essere debellate dal nostro sistema e il diritto di ogni essere umano a non essere la vittima di nessuno venga davvero salvaguardato».

da - http://lastampa.it/2013/03/27/esteri/a-piazza-tahrir-il-mio-incubo-all-interno-del-cerchio-0gvb7KdySgyP5XqK8yS6VL/pagina.html
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« Risposta #1 inserito:: Marzo 27, 2013, 06:39:00 pm »

esteri
27/03/2013

Cairo violenta, ma le donne dicono no

Nell’era post-Mubarak si sono moltiplicate le molestie sessuali, ma anche il numero di chi le denuncia

Francesca Paci

La violenza contro le donne sembra essere diventata la cifra dell’Egitto post Mubarak al punto da far assegnare al Cairo l’infamante titolo di capitale araba delle molestie sessuali. Nei primi tre mesi di presidenza Morsi, il Nadim Center per la riabilitazione dalla violenza ha registrato 43 casi di morte, 88 di tortura, 7 abusi sessuali da parte delle forze dell’ordine. Il 25 gennaio scorso, nella festante Tahrir, almeno 25 ragazze hanno subito violenza mentre migliaia e migliaia di persone ricordavano con bandiere e striscioni la fine del regime di Mubarak. Pioniera, nello sperimentare la fame del branco uscito allo scoperto dalle viscere della società approfittando dell’assenza di sicurezza, era stata due anni prima la giornalista di CBS News Lara Logan, violentata proprio nella piazza simbolo della rivoluzione poco dopo le dimissioni del Faraone.

 

E’ questo il prezzo della libertà, si chiedono molti dei delusi dalla nuova piega del paese (e non solo sulla questione femminile)? Di fatto, al di là delle elezioni (un indiscutibile successo democratico), la libertà sembra essere piuttosto contraddittoria per gli egiziani alle prese con la rapacità dei nuovi potenti, i Fratelli Musulmani e con il presidente da loro espresso. Eppure, come ripetiamo da tempo e come sottolineava ieri un articolo sulla prima pagina del New York Times, tra le brume del gelido inverno islamista (e maschilista) s’intravedono i germogli del cambiamento. Proprio tra le donne. 

 

E’ indubbio che la violenza contro le donne stia aumentando ma, come provano le associazioni HarrassMap e Nazra, cresce anche il numero di chi rompe il tabù. Due anni fa sarebbe stato impossibile vedere la giornalista 42enne Hania Moheeb, una delle vittime del 25 gennaio nero di Tahrir, parlarne su «alNaharTV» insieme al marito Sharif Al Kerdani, impavido quanto il padre di Franca Viola nell’Italia degli anni ’60 nell’affermare che lo stupro non è un’onta per chi lo subisce ma per chi lo commette. Il nodo è culturale e tutt’altro che recente. Così come ieri il blogger Abdel Kareem pagava con 4 anni di carcere gli insulti all’islam e all’ex presidente Mubarak, gli egiziani non sono diventati stupratori seriali dopo la rivoluzione: in un rapporto del 2010 due terzi degli uomini ammetteva molestie, la metà ne riteneva colpevoli le vittime, 5 donne su 10 erano quotidianamente sottoposta a violenze e il 3% le denunciava. Il dato su cui riflettere è quel 3% di ieri e le denunce crescenti di oggi sostenute da un associazionismo che organizza corsi di autodifesa e gruppi di ascolto. Le donne cominciano a parlare, timidamente, con paura, non tutte, alcune come la protagonista della testimonianza che vi proponiamo in forma anonima. Ma coraggiosamente dicono no. E accanto a loro cominciano a schierarsi anche uomini valorosi come Sharif Al Kerdani, consapevoli che la violenza contro le donne sia un problema di tutta la società. Un inizio di cambiamento reale? Di certo una consapevolezza nuova. 

da - http://lastampa.it/2013/03/27/esteri/cairo-violenta-ma-le-donne-dicono-no-ijhxHUyFX49VzhxyN6g2nM/pagina.html
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