LA-U dell'OLIVO

Forum Pubblico => AUTRICI e OPINIONISTE. => Discussione aperta da: Admin - Marzo 14, 2011, 04:55:26 pm



Titolo: Francesca GEROSA. -
Inserito da: Admin - Marzo 14, 2011, 04:55:26 pm
Si riapre dibattito sul nucleare, quali conseguenze per Enel?

Di Francesca Gerosa


La crisi nucleare in corso in Giappone ha riaperto il dibattito sull'energia atomica. Il commissario europeo all'Energia Guenther Oettinger ha detto oggi che la sicurezza delle centrali nucleari più vecchie va verificata con rigore e si è rifiutato di escludere chiusure di impianti se necessario.

Oettinger ha aggiunto che la crisi nucleare giapponese ha cambiato il mondo e mette in questione quel che finora è stato considerato sicuro e gestibile. Sabato scorso la cancellerie tedesca Merkel ha convocato un vertice di emergenza con i principali ministri per discutere delle conseguenze della crisi della centrale nucleare giapponese Fukushima Daiichi dopo il terremoto e lo tsunami che hanno colpito il nord-est del Giappone.

La decisione del 2010 del Governo tedesco di mantenere in attività 17 centrali nucleari per altri 12 anni oltre la prevista chiusura ha provocato proteste su larga scala e ha danneggiato il consenso della coalizione di Governo. Tanto che oggi il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, ha detto che la decisione del Governo di prolungare l'attività delle vecchie centrali atomiche potrebbe essere sospesa a seguito della crisi nucleare in corso in Giappone.

Sempre oggi, il ministro dell'Ambiente Norbert Roettgen ha chiesto una nuova valutazione del rischio sulle centrali nucleari tedesche e ha invitato la Cdu, il partito che guida la coalizione con i liberali e i democristiani bavaresi, a riaprire il dibattito sull'energia atomica.

Gli stessi analisti di Cheuvreux oggi si domandano se quanto sta accadendo in Giappone possa rimettere in questione il "revival" del nucleare in Europa. Mentre alcuni Paesi sono in fase avanzata nel lancio dei programmi sul nucleare (Francia, Regno Unito e Finlandia), altri stanno pensando di  farlo, ad esempio Spagna, Italia, Germania.

Ma dopo quanto successo in Giappone, "l'approvazione politica potrebbe cambiare radicalmente in alcuni Paesi, questo incidente potrebbe infatti minacciare il rilancio del nucleare, la possibilità di estendere la vita di alcune centrali o addirittura ridurre la vita di alcune attività nucleari già esistenti", spiega Cheuvreux.

Inoltre, prosegue la nota della banca francese, gli operatori nucleari sono responsabili per la sicurezza degli impianti. Dopo l'incidente in Giappone, le autorità nazionali sul nucleare potrebbero richiedere più elevati investimenti (capex) per limitare ulteriormente i rischi di un fallimento nel caso di incidenti simili.

La domande nasce spontanea: i costi extra sarebbero passati ai clienti finali? Sicuramente il quadro normativo sarebbe il fattore chiave. In ultimo quanto successo in Giappone potrebbe accelerare il processo di ri-regolamentazione del nucleare in tutta Europa. "Nessuno dei player europei è direttamente esposto al Giappone", precisa Cheuvreux.

Tuttavia, a causa dei rischi per la sicurezza, dell'intensità di capitale e dell'approvazione politica, "il processo di ri-regolamentazione dell'industria nucleare potrebbe essere accelerato per meglio remunerare i rischi associati e offrire maggiore visibilità ai clienti/operatori. L'energia nucleare rappresenta il 75% della capacità installata di EdF, l'8% di Gdf Suez, il 23% di Fortum, il 16% di E.On, il 12% di RWE, il 9% di Endesa, l'8% di Iberdrola, il 4% di Gas Nat e il 6% di Enel", conclude la banca francese.

A piazza Affari al momento Enel scende dello 0,67% a 4,122 euro con Ubs che ha ritoccato il target price da 4,9 a 5 euro ma tiene buy.

da - milanofinanza.it


Titolo: Francesca Gerosa. Fiat presto fuori da Confindustria
Inserito da: Admin - Giugno 09, 2011, 12:03:12 pm
Chrysler lontana da target vendite, Fiat presto fuori da Confindustria

Di Francesca Gerosa


I dati di vendita di Chrysler, controllata di Fiat, sembrano ancora lontani dai target fissati dal management per quest'anno. Secondo quanto si legge su Automotive News, la casa statunitense ha registrato a maggio un aumento delle vendite globali dell'11% anno su anno a 160.144 unità, mentre nei primi 5 mesi dell'anno sono aumentate del 17% a 714.403.

I tassi di crescita registrati finora sono ben lontani dal consentire all'azienda di centrare i target fissati per l'intero anno dall'Ad, Sergio Marchionne, che per il 2011 ha indicato una crescita del 32% a 2 milioni di unità. in più le vendite al di fuori del Nord America sono aumentate del 17% a 14.566 unità, sempre a maggio, con un tasso di crescita superiore al 7,8% registrato ad aprile.

Le vendite in Canada sono salite del 17% il mese scorso mentre sono calate del 7,3% a 5.809 in Messico. Negli Stati Uniti le vendite sono invece aumentate del 10% a 115.363 unità. Un rallentamento della crescita delle vendite a maggio che potrebbe essere stato causato dalle conseguenze sull'economia mondiale del sisma in Giappone dell'11 marzo e dalle turbolenze politiche in Medio Oriente e Nord Africa.

Fiat ha reso noti i dati pro-forma includendo gli effetti del consolidamento Chrysler sul bilancio 2010. La simulazione indica ricavi per 67 miliardi, un utile operativo di 2,16 miliardi, un risultato netto di 496 milioni e un indebitamento netto delle attività industriali di 6,35 miliardi che porterebbe a un ratio debito/Ebit elevato di quasi 3 volte.

"Questi ratio dovrebbero tuttavia rientrare a livelli molto più bassi, la nostra attesa sul 2012 è di un rapporto debt/Ebitda di 0,5 volte e un debt/Ebit di 1,3 volte", osserva Intermonte confermando il giudizio neutral con un prezzo obiettivo a 7,50 euro sul titolo Fiat, in rialzo dello 0,14% a quota 7,11 euro a piazza Affari contro un mercato in calo dello 0,44%, mentre tutti a Torino attendono la lettera con cui il Lingotto comunicherà che a far data dal primo gennaio 2012 l'azienda cesserà di applicare il contratto nazionale dei metalmeccanici e farà riferimento come contratto nazionale a quello di primo livello siglato a Pomigliano.

"Fiat uscirà presto da Confindustria", ha detto a Tmnews Roberto Di Maulo, leader nazionale della Fismic. "A mio parere le incertezze con cui Confindustria sta affrontando le innovazioni contrattuali, realizzate da Fiat e dalle organizzazioni sindacali partecipative nell'ultimo anno, determinano un quadro per cui è inevitabile l'uscita in tempi brevi del Lingotto dal sistema confindustriale", ha aggiunto il sindacalista.

L'uscita da Confindustria "avverrà inevitabilmente in brevissimo tempo", ha ribadito Di Maulo, concludendo che "questo permetterà di avere maggior chiarezza in un sistema di regole contrattuali che è vecchio di 20 anni, superando l'accordo interconfederale sulle Rsu del 1993".

In merito tuttavia stamani il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha negato che l'uscita di scena di Fiat dall'associazione degli industriali sia questione di ore: "non lo sappiamo, a noi non risulta sia una questione di ore". In ogni caso, prima di inviare la lettera, Fiat dovrà superare le probabili obiezioni dei sindacati, almeno quelli che finora l'hanno sostenuta nella battaglia per rinnovare le relazioni sindacali, come la Cisl che si oppone più degli altri all'idea che il Lingotto esca dall'associazione degli industriali.

Chi non è sorpreso è Giorgio Airaudo, responsabile nazionale dell'auto della Fiom: "Fiat ha sempre detto di voler uscire da Confindustria e noi l'abbiamo presa sempre sul serio. Forse altri, sia nell'associazione imprenditoriale, sia in altri ambiti, dal Governo a certi sindacati, hanno preso sotto gamba il tema".

Se Fiat comunicherà l'uscita da Confindustria prima del 18 giugno, giorno di inizio del processo a Torino, che dovrà stabilire se il contratto di Pomigliano ha violato la legge (come sostiene la Fiom) o meno "è ininfluente, anche sul processo", ha sottolineato Airaudo. "Quello che mi preme dire è che non ci si può nascondere ogni volta dietro il dito della Fiom o dei lavoratori".

da - milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=20110609


Titolo: Francesca GEROSA Eurozona, uscita da euro costerebbe 9.500-11.500 euro a persona
Inserito da: Admin - Settembre 06, 2011, 03:06:30 pm
Eurozona, uscita da euro costerebbe 9.500-11.500 euro a persona


Di Francesca Gerosa

Il costo dell'uscita dall'euro da parte di un Paese debole sarebbe di 9.500-11.500 euro a persona il primo anno e di 3.000-4.000 euro a persona all'anno nel periodo successivo. Il che equivale a un 40-50% del Pil nel primo anno. E' quanto calcolano gli economisti di Ubs, sottolineando però che la probabilità di una rottura (break-up) dell'euro è vicina allo zero.

Invece è molto più probabile che l'Eurozona si muova lentamente e dolorosamente verso una certa forma di integrazione fiscale.
Certo è che l'euro sotto l'attuale struttura e con i membri attuali non esiste. Così com'è "non funziona" ed è quindi necessario cambiarne "la struttura o i membri attuali".

"I Paesi non possono essere espulsi, ma gli Stati sovrani possono scegliere di staccarsi", prosegue Ubs secondo cui, tuttavia, l'attuale discussione popolare sull'opzione di break-up dell'euro sottovaluta notevolmente le conseguenze di una tale mossa.

Se fosse un Paese forte come la Germania a lasciare l'euro, le conseguenze includerebbero default aziendali, la ricapitalizzazione del sistema bancario e il crollo del commercio internazionale. Se la Germania dovesse lasciare l'euro, "riteniamo che il costo sarebbe intorno a 6.000/8.000 euro per ogni adulto e bambino tedesco nel primo anno e 3.500/4.500 per persona per l'anno successivo", calcola ancora Ubs.

Questo è l'equivalente del 20%/25% del Pil nel primo anno. In confronto, il costo del salvataggio di Grecia, Irlanda e Portogallo sulla scia del default di questi Paesi sarebbe un po' oltre 1.000 euro a persona, in un colpo solo. Senza contare il costo politico.

"Il costo economico è, per molti versi, l'ultima delle preoccupazioni che gli investitori dovrebbero avere in caso di un break-up. La frammentazione dell'euro comporterebbe in effetti costi politici", nota Ubs. L'influenza del  "soft power" dell'Europa a livello internazionale cesserebbe.

Lo stesso concetto di Europa come sistema politico integrato diventerebbe privo di significato. Ubs osserva infine che quasi nessuna moderna unione monetaria ha rotto senza qualche forma di Governo autoritario o militare, o addirittura di guerra civile.


da - http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=201109061000586425&chkAgenzie=TMFI&titolo=Eurozona,%20uscita%20da%20euro%20costerebbe%209.500-11.500%20euro%20a%20persona


Titolo: Francesca GEROSA. Berlusconi non molla, chiede fiducia su lettera Ue
Inserito da: Admin - Novembre 07, 2011, 10:52:40 pm
Berlusconi non molla, chiede fiducia su lettera Ue

Di Francesca Gerosa

"Non mi dimetto". Spiazza tutti Silvio Berlusconi. Il premier quindi non molla. "Domani si vota il rendiconto alla Camera, quindi porrò la

fiducia sulla lettera presentata a Ue e Bce", ha spiegato al telefono con Libero. "Voglio vedere in faccia chi prova a tradirmi".

Le voci di imminenti dimissioni sono circolate con insistenza questa mattina, confermate da alcune fonti della  maggioranza. "Non capisco

come siano circolate le voci delle mie dimissioni, sono destituite di ogni fondamento", ha però tuonato il premier a Libero.

Dopo aver parlato di dimissioni a breve, Giuliano Ferrara, in un nuovo intervento sul Foglio.it, spiega che la via d'uscita c'è. "Invece di

prolungare l'agonia, Berlusconi si presenta alle Camere, chiede la fiducia per varare la legge di stabilità e il maxiemendamento, annuncia

che si dimetterà un minuto dopo e che chiede le elezioni a gennaio. Di questo si discute".

I numeri della maggioranza, intanto, vacillano. Dopo l'uscita a sorpresa di Gabriella Carlucci dal Pdl verso l'Udc, questa mattina Antonio

Buonfiglio, ex esponente di Governo di Fli recentemente entrato nella componente Fare Italia con Adolfo Urso, Andrea Ronchi e Pippo Scalia,

ha spiegato che non voterà domani sul rendiconto se diventa una conta sulla fiducia a Silvio Berlusconi.

Stesso atteggiamento, si apprende da fonti della maggioranza, sarebbero pronti a tenere Adolfo Urso e Pippo Scalia, mentre Andrea Ronchi è

fermo sul sì al rendiconto e a un'eventuale fiducia. Il mercato italiano per gran parte della mattinata ha cavalcato le voci di dimissioni

del premier. Ora ritraccia dal top intraday a 15.822 punti, ma segna comunque un rialzo del 2% con lo spread Btp/Bund che dal record a 491

punti base è sceso a 472 punti.

Tra i singoli titoli, si è ripresa dal minimo a quota 2,496 euro, toccato in scia alle voci di dimissioni di Berlusconi, Mediaset. Ora sale

dell'1,08% a 2,61 euro. Il venir meno delle coperture politiche espone la società al rischio di un inasprimento dello scenario regolatorio

nella televisione commerciale, ancora oggi il punto di forza del gruppo.

La caduta di Berlusconi potrebbe, infatti, aprire la strada a un'iniziativa legislativa che punti a ridimensionare Mediaset. L'ultimo

tentativo, fallito, di regolamentare il settore televisivo, è stato il disegno di legge Gentiloni che tra le altre cose vietava a un

singolo soggetto di superare il 45% del mercato italiano della pubblicità sulla televisione.

Ma c'è anche chi si chiede "quanto costa al Paese e all'Italia il balletto che Berlusconi sta facendo sulle sue dimissioni, e quanto ci

stanno guadagnando le aziende di famiglia che sanno in anticipo le mosse del premier e stanno condizionando i mercati?", si domanda in

un'interrogazione il capogruppo dell'Italia dei Valori in commissione Finanze al Senato, Elio Lannutti.

"A mio parere", aggiunge, "si profila il reato di aggiotaggio. Chiedo per questo al presidente del Consiglio di dimostrare, numeri alla

mano, che dopo aver moltiplicato il suo patrimonio con una serie di leggi ad personam negli anni di Governo, almeno dalla sua fine politica

non ha tratto un vantaggio patrimoniale per sé e le sue aziende come invece purtroppo temiamo".

Stamani il capo del Governo è volato ad Arcore. Pranzo di famiglia con i figli e Confalonieri, successivamente ha visto il ministro per

l'Attuazione del programma, Gianfranco Rotondi, il quale ha detto che se il Governo non avrà la maggioranza in Parlamento "ci saranno le

elezioni" e ha escluso la possibilità di Governi di larghe intese o tecnici.

"E' la conferma che non sia il destino del Paese a interessare un premier che in questi anni ha già ampiamente dimostrato di pensare ai

fatti suoi, ai suoi privatissimi interessi. Ma gli affari di famiglia!", critica Michele Ventura del Pd. "E così, mentre arriva la smentita

delle dimissioni, frena la Borsa e s'impenna lo spread", conclude Ventura.

da - http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=201111071457331880&chkAgenzie=TMFI&titolo=Berlusconi%20non%20molla,%20chiede%

20fiducia%20su%20lettera%20Ue


Titolo: Francesca GEROSA. Napolitano vuole un confronto più aperto, ...
Inserito da: Admin - Novembre 13, 2011, 10:54:29 am
MF Online

Napolitano vuole un confronto più aperto, spread verso quota 600 punti

Di Francesca Gerosa


"Abbiamo bisogno di decisioni presto e via via nei prossimi anni, che diano il senso di una rinnovata responsabilità e coesione nazionale". E' il messaggio di Giorgio Napolitano, secondo cui per uscire dalla condizione critica e allarmante in cui si trova il Paese, occorre che "cadano troppe chiusure e vecchi tabù, che si crei un clima di confronto più aperto e obiettivo, ancorato ai problemi reali della società e dello Stato e alle loro possibili soluzioni".

Occorrono "nuovi comportamenti anche nelle istituzioni e da parte delle forze politiche", ma anche "un impegno immediato e di lunga lena" nella gestione della finanza pubblica e più in generale nella visione e nella guida dello sviluppo economico e sociale del Paese".

Il capo dello Stato ha quindi invocato "scelte severe nell'uso delle risorse, diversi e meditati ordini di priorità, superamento di fatali ritardi e contraddizioni nell'affrontare, con riforme spesso annunciate e sempre mancate, debolezze di fondo del sistema Paese".

Ecco gli imperativi che ci riguardano e che esigono "nuova consapevolezza diffusa e nuovi comportamenti individuali e collettivi, spirito di sacrificio e slancio innovativo". Le parole del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, non calmano però le acque sui mercati con il Ftse Mib in caduta del 4,40% a quota 14.974 punti e lo spread Btp/Bund che si impenna a 564 punti base con il rendimento del decennale che ha superato la soglia fatidica del 7%.

"La vita media del debito italiano", pari a circa 7,2 anni, "fa sì che il suo costo medio reagisce in modo lento all'aumento" dei rendimenti che si registra sul mercato, tanto che un tasso al 7% è di fatto "sostenibile per trimestri", spiega Sergio Capaldi, fixed income strategist di Intesa Sanpaolo, riconoscendo però che questi livelli di rendimento "nel medio termine non sono sostenibili con un potenziale di crescita così basso".

L'Italia deve "riguadagnare credibilità e fiducia come Paese" per uscire "da una stretta molto pericolosa sui titoli del nostro debito pubblico", ha ammesso il Capo dello Stato, "e sulle condizioni dei nostri istituti di credito, con prevedibili ricadute sull'attività economica e sull'occupazione". Nessuno comunque può mettere in discussione che l'Europa abbia in sé l'Italia come parte integrante e incancellabile della sua civiltà e non solo della sua storia, ma del suo futuro.

Ma bisogna "ben capire che l'Unione europea, come espressione di un già lungo processo di integrazione, segnato da straordinari progressi comuni, sta vivendo il suo momento più critico in un mondo ormai radicalmente cambiato e investito, nel nostro Continente come negli Stati uniti d'America, da squilibri e sussulti profondi sul piano finanziario ed economico", ha osservato il presidente della Repubblica.

da - http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=201111091152466018&chkAgenzie=TMFI&titolo=Napolitano%20vuole%20un%20confronto%20pi%C3%B9%20aperto,%20spread%20verso%20quota%20600%20punti


Titolo: Francesca GEROSA.
Inserito da: Admin - Novembre 14, 2011, 07:38:59 pm
Caldissime

Pensioni, Tesoro stima ritiro per vecchiaia a 70 anni in 2050

Di Francesca Gerosa


Nel 2050 uomini e donne potranno accedere alla pensione di vecchiaia intorno a 70 anni, secondo le stime del ministero dell'Economia.
La relazione tecnica a uno degli emendamenti presentati dal governo alla legge di Stabilità fornisce una previsione di come il quadro legislativo attuale farà salire nel tempo l'età di ritiro dal lavoro.

"Una volta raggiunta l'età minima di accesso al pensionamento a 67 anni entro il 2026 per tutte le categorie di lavoratori, la stessa cresce ulteriormente per effetto dell'adeguamento agli incrementi della speranza di vita per raggiungere valori prossimi ai 70 anni attorno al 2050", stima il Tesoro. Per l'accesso alla pensione di anzianità l'età raggiunge i 67 anni attorno al 2050.

Nel caso invece del pensionamento anticipato indipendentemente dall'età anagrafica con un'anzianità contributiva minima a 40 anni, il Tesoro si limita a ricordare che l'accesso effettivo a partire dal 2014 sarà ritardato di 15 mesi per i lavoratori dipendenti e di 21 mesi per i lavoratori autonomi (grazie alle norme dell'ultima manovra), senza nessun progressivo adeguamento all'aumentare dell'aspettativa di vita.

Sul tema tanto spinoso delle pensioni in Italia è intervenuto oggi il commissario Ue agli Affari economici, Olli Rehn, sostenendo che il Paese deve fare di più sul fronte delle pensioni e giudicando lacunosi gli impegni presi finora dal Governo. Nella lettera di impegni dell'italia "mancano alcuni elementi importanti come la necessità di rivedere la tassazione sul lavoro", ha spiegato il commissario.

Inoltre non va abbastanza lontano sulla concorrenza e non propone nuove riforme come ad esempio quella delle pensioni, un'area dove si può fare molto di più. La lettera, ha spiegato Rehn, "non è sostenuta da un calendario e non indica azioni concrete, quindi presenta seri rischi circa l'attuazione degli impegni, a meno che non vi siano chiarimenti" sufficienti, quelli che ha chiesto con le 39 domande a cui le autorità italiane dovranno rispondere molto presto.

Ma se per il ministro degli Esteri, Franco Frattini, l'azione dell'Europa è un'opportunità di stimolo e di incoraggiamento perché si facciano quelle riforme "che reticenze e veti incrociati ci hanno impedito di fare, a iniziare dalla riduzione del debito pubblico e da una riforma strutturale del sistema pensionistico, per il il segretario nazionale del Partito Pensionati, Carlo Fatuzzo, appare chiaro che l'Italia è diventata dipendente dalla politica economica della Bce e del Fmi.

Ma tornare sempre sulle pensioni, come che fossero l'origine di tutti i mali, "sta diventando un disco rotto". Non servono catastrofismi sul sistema pensionistico italiano che ha subito innumerevoli riforme, "tutte penalizzanti", ha ricordato Fatuzzo, nei confronti dei pensionati e pensionandi, basti pensare alle riforme Amato, Dini, Prodi, alla stessa riforma Maroni e agli ultimi interventi che hanno visto l'innalzamento dell'età pensionabile per le donne e un ulteriore innalzamento dell'età per gli uomini ed altri interventi penalizzanti. C'è il concreto pericolo di un massacro sociale per i lavoratori che, dopo decenni di pesante contribuzione, aspirano ad andare in pensione e per gli stessi pensionati che non vedono un aumento vero da oltre 20 anni.

da - http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=201111101557464708&chkAgenzie=TMFI&titolo=Pensioni,%20Tesoro%20stima%20ritiro%20per%20vecchiaia%20a%2070%20anni%20in%202050


Titolo: Francesca Gerosa. Milano più forte grazie a manovra Monti, spread sotto i 400...
Inserito da: Admin - Dicembre 05, 2011, 11:47:59 pm
MF Online

Milano più forte grazie a manovra Monti, spread sotto i 400 punti

Di Francesca Gerosa


Appare decisamente favorevole la reazione dei mercati alla manovra di risanamento dei conti pubblici annunciata ieri sera dal Governo italiano. La Borsa ha aperto in netto rialzo, accelerando con il passare delle ore e ora l'indice Ftse-Mib svetta rispetto agli altri indici europei con un +2,28% a 15.829 punti.

Il Governo ha varato ieri, al termine del Consiglio dei ministri, una nuova manovra correttiva dei conti pubblici italiani da 30 miliardi di euro sul triennio 2012-2014, necessaria a rispettare l'impegno, già preso dal precedente Governo, di giungere al pareggio di bilancio nel 2013.

"Ho trovato dentro il decreto lo spirito della lettera del 5 agosto della Bce: mettere in sicurezza i conti, garantire il bilancio pubblico con il massimo dell'equilibrio possibile nelle misure scelte per arrivarci e, dall'altra parte, crescita, crescita, crescita", ha commentato Giacomo Vaciago, presidente Ref.

La Bce auspicava lo facesse il Governo precedente e non l'ha fatto. "Adesso corriamo sui binari dei due Mario: Draghi e Monti. Se facciamo bene i compiti, la Bce può comprare un po' più di titoli di Stato e lo spread va a posto", ha aggiunto Vaciago. E' una manovra con misure di equità: la progressività nella tassazione degli immobili, l'1,5% ulteriore sui capitali scudati. "Con alcuni provvedimenti si va nella direzione di far pagare di più chi più ha", ha aggiunto.

Ci sono novità anche nel rapporto tra il bilancio dello Stato e il bilancio dei Comuni. "Mi sembra che adesso si vada veramente nella direzione del federalismo fiscale, non quello delle chiacchiere visto prima. Con la reintroduzione dell'imposta sugli immobili si va verso una finanza locale nel suo significato migliore: il mio sindaco riceve le imposte comunali e io cittadino vedo che usa ne fa. Non è male", ha precisato Vaciago.

Ci sono un po' di semplificazioni, di liberalizzazioni, c'è l'Irap più a favore del lavoro. Non è molto, ma l'opera del Governo non finisce qui. Ricordiamo che questa era la manovra urgente per mettere a posto i conti, ma il Governo ha già annunciato misure per il mercato del lavoro. Il ministro Elsa Fornero ha già detto che le farà con una trattativa con le parti sociali.

"Non come per le pensioni che oggi hanno ricadute sull'Irpef che le finanzia. Se è così il Governo può dire ai sindacati: "sulle pensioni non tratto con voi". Con il passaggio al contributivo sarà diverso. Per il welfare, per le norme per i lavoratori invece bisogna trattare", ha concluso Vaciago.

I rendimenti dei titoli di Stato italiani e i loro differenziali, o spread rispetto ai Bund ella Germania, hanno segnato ulteriori attenuazioni in attesa del vertice tra leader europei del 9 dicembre. A tarda mattina i tassi retributivi dei Btp decennali già in circolazione si attestano al 6,25%, dal 6,64% registrato in apertura, mentre lo spread di rendimento dei Btp rispetto ai Bund della Germania cala sotto quota 400 punti base a 395 punti dai 455 punti base registrati in apertura.

L'euro risale a 1,3449 dollari; la Borsa di Parigi segna un +1,31%, Francoforte un +0,83%, Londra un +0,57% e Madrid un +1,72%, mentre i rendimenti dei titoli di Stato spagnoli a 10 anni scendono a loro volta repentinamente, al 5,35%, il loro spread sui Bund cala a 310 punti base.

L'Italia "sta guidando la stretta degli spread" europei con il mercato che "sta premiando" la manovra del Governo Monti, tanto che la curva italiana "non è più invertita", ha osservato Alessandro Giansanti, fixed-income strategist di Ing, aggiungendo che il sentiment di mercato beneficia anche delle aspettative per gli appuntamenti di giovedì e venerdì, quando sono previsti rispettivamente la riunione della Bce e il Consiglio europeo.

"Il mercato inizia a pensare che si possano avere dei dettagli su come sarà finanziata la leva dell'Efsf", conclude l'esperto. Si spera dunque che al vertice europeo di questa settimana vengano compiuti passi decisivi verso un rafforzamento dell'unione a livello di bilanci nell'area euro, che potrebbe spianare la strada a interventi calmieranti più aggressivi della Bce sul mercato dei titoli di Stato. Su questo versante oggi l'appuntamento più rilevante è l'incontro tra il presidente francese, Nicolas Sarkozy, e la cancelliera francese, Angela Merkel, un pranzo di lavoro che verrà seguito da una conferenza stampa.

da - http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=201112051136485125&chkAgenzie=TMFI&titolo=Milano%20pi%C3%B9%20forte%20grazie%20a%20manovra%20Monti,%20spread%20sotto%20i%20400%20punti


Titolo: Francesca Gerosa. Retromarcia di Goldman Sachs, ora il debito pubblico Italia...
Inserito da: Admin - Dicembre 10, 2011, 11:17:56 am
MF Online

Retromarcia di Goldman Sachs, ora il debito pubblico Italia è attraente

Di Francesca Gerosa


Il debito del Governo italiano è un investimento molto interessante, a meno di un "fallimento totale" del summit europeo di questa settimana. Parola di Jim O'Neill, presidente di Goldman Sachs Asset Management, che non vede possibile l'esistenza della moneta unica europea senza l'Italia. Ma sono dichiarazioni alquanto sospette visto che Goldman Sachs era stata accusata di guidare la speculazione contro i titoli sovrani europei.

Nel terzo trimestre ha venduto allo scoperto 33 miliardi di dollari in titoli di Stato non americani (con quelli italiani in prima fila, visto che il debito pubblico tricolore è il terzo al mondo dietro a quelli statunitense e giapponese). Un importo superiore del 17% rispetto a quello del trimestre precedente, durante il quale si era addirittura registrato un rallentamento dell'attività.

Dopo che a metà novembre il Ceo di Goldman Sachs, Lloyd Blankfein, nel corso di una conferenza organizzata da Bank of America a New York, aveva pronosticato che "l'economia mondiale farà uno scatto, sarà una sorpresa e arriverà più velocemente di quanto ci si aspetti", oggi O'Neill al "Reuters 2012 Investment Outlook Summit" ha detto che, a meno che questo weekend non ci sia un fiasco totale, "i titoli di Stato italiani mi sembrano un buon affare".

Per O'Neill le posizioni più morbide della Germania sul coinvolgimento dei privati nelle operazioni sul debito, oltre la Grecia, sono "altamente significative", se sostenute dall'azione della Banca Centrale Europea. "Non penso che l'Unione monetaria europea possa sopravvivere senza l'Italia. Allo stesso tempo l'Italia non può sopravvivere con un rendimento dei bond al 7%", ha precisato. "A meno di un totale fallimento nel fine settimana, i bond italiani mi sembrano un buon affare", ha aggiunto. "Il rendimento dovrà scendere al 4% o anche sotto".

L'8 e il 9 dicembre è in programma a Bruxelles un Consiglio europeo. O' Neill, come altri, ha infine espresso un duro giudizio sulla decisione di Standard & Poor's di mettere sotto osservazione i rating dei Paesi dell'Eurozona per un possibile downgrade, definendone le tempistiche "ridicole" e la significatività "dubbia".

La stessa S&P ha appena posto il rating AAA di lungo termine dell'Efsf in watch negative con una possibile revisione al ribasso di uno o due notch. Il cambio euro/dollaro è così sceso a 1,3360, lo spread tra i rendimenti decennali tra Btp e Bund è risalito a 372 punti base, quello tra Spagna/Germania a 296 pb mentre quello tra Francia/Germania a 106 pb e il Ftse Mib a piazza Affari cede lo 0,45%.

da - http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=201112061248161500&chkAgenzie=TMFI&titolo=Retromarcia%20di%20Goldman%20Sachs,%20ora%20il%20debito%20pubblico%20Italia%20%C3%A8%20attraente


Titolo: Francesca GEROSA. La Germania ha bisogno di una lezione, ...
Inserito da: Admin - Dicembre 15, 2011, 06:20:39 pm
Caldissime

La Germania ha bisogno di una lezione, Borse in balia delle vendite

Di Francesca Gerosa


Standard & Poor's avverte l'Eurozona che quanto fatto finora per risolvere la crisi del debito non basta. "Probabilmente c'è bisogno di un altro shock prima che tutti nell'area euro guardino nella stessa direzione, per esempio che una grossa banca tedesca incontri vere difficoltà sul mercato, il che, a breve termine, è una possibilità molto concreta".

L'allarme lo lancia Jean Michael Six, capo economista dell'agenzia. "A quel punto si renderanno veramente conto che sono tutti sulla stessa barca e che anche le istituzioni tedesche possono essere colpite dal contagio. Ho paura che ci sia veramente bisogno di qualcosa del genere".

Per Six il vertice Ue della settimana scorsa ha rappresentato un progresso per rendere i Governi mentalmente pronti a impegnarsi a scrivere in un format costituzionale una strategia di bilancio a medio termine, che consentirà alla Bce di diventare quello che al momento non è, almeno ufficialmente, un prestatore di ultima istanza.

I mercati e lo spread continuano a reagire male al nuovo patto europeo per salvare l'euro. Maglia nera a Milano con il Ftse Mib che cede il 3,14%, Londra perde lo 0,90% e Francoforte arretra del 2,37%, Parigi dell'1,9%. Sale di nuove pericolosamente lo spread tra Btp decennali e Bund tedeschi equivalenti, che arriva a quota 468 punti, nonostante il buon risultato dell'asta dei Bot annuali.

A soffrire di più sono naturalmente le banche. La peggiore è Mps, in calo del 7,88% a quota 0,2618 euro. Subito dietro si piazzano il Banco Popolare (-5,36% a 0,9275 euro), la Popolare di Milano (-51,0% a 0,2789 euro) Ubi banca (-6,10% a 3,108 euro) e di due big Intesa Sanpaolo (-4,78% a 1,21 euro) e Unicredit (-5,31% a 0,7575 euro).

Le vendite si accaniscono anche sul risparmio gestito, solito amplificare al rialzo o al ribasso l'andamento dei mercati. Mediolanum lascia sul terreno l'1,61% a 2,80 euro, Azimut il 2,58% a 6,22 euro, invece Banca Generali sale contro corrente dello 0,83% a 7,86 euro.

Secondo indiscrezioni riportate sulla stampa, Banca Generali dovrebbe chiudere il 2011 con una raccolta netta di 1,2 miliardi di euro, in linea con le attese di Intermonte di un quarto trimestre con risultati in progresso rispetto ai primi nove mesi del 2011. Per il 2012 la raccolta netta è attesa superiore a 1 miliardo di euro. Per gli analisti di Equita le indicazioni sono in linea con le stime. La sim ha ribadito il rating buy sul titolo con un prezzo obiettivo a 8,8 euro.


da - http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=201112121512569219&chkAgenzie=TMFI&titolo=La%20Germania%20ha%20bisogno%20di%20una%20lezione,%20Borse%20in%20balia%20delle%20vendite


Titolo: Francesca Gerosa Previdenza, la Fornero più morbida su art. 18 ma va allo ...
Inserito da: Admin - Dicembre 20, 2011, 06:40:33 pm
Previdenza, la Fornero più morbida su art. 18 ma va allo scontro sulle casse

Di Francesca Gerosa


La riforma del mercato del lavoro è necessaria per le famiglie e le nuove generazioni. Il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, è tornato oggi a ribadire la disponibilità piena al dialogo con le parti sociali per riformare il mercato del lavoro, sottolineando che la sensibilità è totale, ma avvertendo che le cose vanno cambiate.

"Non si vuole precarizzare nessuno", ha detto parlando al Senato. "Bisognerebbe riuscire ad aumentare i salari perché sono bassi e non è cosa che ci sfugge. Conosciamo il divario nella distribuzione dei redditi che è cresciuto negli ultimi 15/20 anni. La mia sensibilità è totale, dopo di che le cose bisogna cambiarle".

Resta tuttavia alta la tensione sull'articolo 18. "Non ci sono terreni inesplorati", ha spiegato il ministro, attaccato dal leader della Cgil, Susanna Camusso, per la riforma delle pensioni e il progetto di rendere più flessibile il sistema contrattuale italiano. Uno dei punti di maggiore sensibilità è, infatti, l'eventuale revisione dell'articolo 18 che impedisce i licenziamenti senza giusta causa nelle aziende con più di 15 dipendenti.

Secondo alcuni analisti questo dovrebbe essere modificato almeno per quanto riguarda la possibilità di non reintegrare il lavoratore nel posto di lavoro in cambio di un compenso economico. "Non capiamo che attinenza abbia l'articolo 18 rispetto ai problemi dei giovani o dell'occupazione", ha dichiarato oggi il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, "è una norma che serve solo a non far commettere abusi alle aziende. Toccandolo si mette a rischio la coesione sociale, e senza coesione sociale una società sbrindellata come quella italiana va in pezzi".

Bonanni ha quindi sfidato la Fornero a discutere come alzare il salario ai flessibili e di come il Governo debba incentivare fiscalmente e con altri strumenti questa possibilità. Da parte sua il ministro ha solo tenuto a precisare che in un'intervista non ha citato l'articolo 18, c'era solo un invito al dialogo, "se poi qualcuno ci legge qualcosa che non ho detto non è responsabilità mia".

Comunque prima di gennaio, ha concluso il ministro del Welfare, non c'è nessun appuntamento nell'agenda del Governo con le parti sociali. Lo stesso premier, Mario Monti, di recente ha detto che il mercato del lavoro deve essere riformato secondo i principi dell'equità e della crescita della produttività, eliminando le disparità fra coloro che sono eccessivamente tutelati e coloro che restano senza garanzie in caso di perdita del lavoro.

Per il presidente del Veneto, Luca Zaia, l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori non è intoccabile e sarebbe anzi opportuno fare una riflessione pensando ai giovani: uno sotto i 30 anni su quattro è disoccupato e 2 su 4 sono precari. "Io mi sento più vicino a chi ha il coraggio di scrivere una nuova legge sul lavoro", ha detto. "Nulla è un totem, nemmeno la Costituzione".

La Fornero è apparsa oggi più morbida sull'articolo 18 ma va allo scontro sulle casse previdenziali. "L'Inpgi, la cassa previdenziale dei giornalisti, non ha una gestione sostenibile", ha tuonato il ministro del Welfare secondo cui l'Inpgi ha un problema di sostenibilità come quasi tutte le casse professionali.

"Diverse volte ho polemizzato con i vostri vertici, nessuno può chiamarsi fuori dal riordino del sistema previdenziale". Ma il Governo ha il dovere di fare in modo "che le casse siano gestite bene anche per i giovani che andranno in pensione in futuro", ha detto ancora la Fornero, ricordando certi privilegi di cui la categoria ha beneficiato, forse per la vicinanza al potere politico.

E quindi anche la categoria dei giornalisti "sta sperimentando un mondo che non fa sconti a nessuno. La parola dura competizione vale per l'idraulico e vale anche per il giornalista. Questo è un richiamo per voi su cui bisogna fare una riflessione", ha aggiunto.

Intanto il Ref ha rivisto il quadro macroeconomico dell'Italia alla luce delle recenti manovre, indicando una caduta del Pil italiano il prossimo anno con collasso di tutte le componenti interne della domanda, tanto da far pensare a "un'ulteriore contrazione nel 2013. Nello specifico, è stata rivista la stima del Pil 2011 a 0,5% dallo 0,7% stimata a settembre e quella del 2012 a -1,5% dallo 0,4%.

Il Ref ha anche rivisto il deficit/Pil 2011 a 4,0% da 3,8% e quello del 2012 a 2,3% da 2,2%. "Il 2011 per le famiglie italiane chiude male. Si deteriorano le prospettive sull'andamento del reddito, aumenta la probabilità di una forte caduta dei consumi: "è possibile che già nel terzo trimestre di quest'anno i consumi siano risultati stagnanti e che dal quarto inizi una fase di contrazione", sottolinea il Ref che stima per il 2011 consumi stagnati allo 0,5%, ma nel 2012 una caduta dell'1,3%.

I diversi elementi che si sono sovrapposti nel corso degli ultimi mesi hanno reso il 2012 un anno certamente difficile. Vista l'entità del cambiamento del quadro macro, l'ipotesi più probabile è che l'entità della recessione del 2012 sia decisamente più profonda rispetto a quanto avevamo ipotizzato.

"La caduta del Pil potrebbe essere prossima all'1,5%, con un collasso di tutte le componenti interne della domanda, e potrebbe essere seguita da un'ulteriore contrazione nel 2013". La netta flessione della domanda interna contribuisce alla crescita del Pil in modo estremamente negativo, di oltre il 2,5%. "La caduta del prodotto dovrebbe quindi venire attenuata dal contributo positivo delle esportazioni nette alla crescita, pari a oltre l'1% del Pil".

da - http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=201112201430106388&chkAgenzie=TMFI&titolo=Previdenza,%20la%20Fornero%20pi%C3%B9%20morbida%20su%20art.%2018%20ma%20va%20allo%20scontro%20sulle%20casse


Titolo: Francesca GEROSA. Merkel-Sarkozy premono su Esm, Borse sempre incerte
Inserito da: Admin - Gennaio 09, 2012, 05:46:14 pm
Merkel-Sarkozy premono su Esm, Borse sempre incerte

Di Francesca Gerosa

Consolidare l'euro è un obiettivo realizzabile, ma bisogna agire progressivamente. E' il Merkel pensiero durante la conferenza stampa al termine dell'incontro con il presidente francese, Nicolas Sarkozy. Per far fronte alla crisi economica in corso, i due leader europei hanno auspicato un'accelerazione della sostituzione dell'Efsf, il fondo salva-stati provvisorio dell'eurozona, con il meccanismo permanente Esm.

Francia e Germania hanno inoltre proposto di anticipare entro la fine di gennaio il consiglio sul patto fiscale europeo. Per la cancelliera i negoziati per il patto fiscale progrediscono bene. "Tutto quello che riguarda la golden rule sarà firmato entro gennaio, al massimo entro marzo", ha aggiunto.

Il trattato europeo che prevede il nuovo patto intergovernativo sulla stabilità dei bilanci "deve essere firmato entro il primo marzo prossimo", ha scadenzato anche il presidente francese, Nicolas Sarkozy, secondo cui le priorità al momento sono la crescita, il lavoro, la competitività e la concorrenza nel nostro continente.

La cancelliera tedesca ha poi avvertito la Grecia che non sarà possibile versare la prossima tranche di aiuti se non ci saranno progressi, in particolare sulla ristrutturazione volontaria dei debiti da parte dei creditori privati. "Occorre avere dei progressi sulla ristrutturazione volontaria del debito greco", ha detto.

"Il secondo pacchetto di aiuti, che include questa ristrutturazione, va avviato in fretta. Altrimenti non sarà possibile pagare la prossima tranche alla Grecia". La Merkel parlerà comunque con il direttore del Fmi, Christine Lagarde, dei negoziati con la Grecia domani sera a Berlino. E' chiaro che la Grecia deve avere una chance, "ma è un caso particolare, un'eccezione".

Peraltro "non vogliamo che nessun Paese esca dall'Eurozona. Vogliamo che la Grecia resti nell'Eurozona ma Atene in cambio deve rispettare gli impegni presi". Per quanto concerne, infine, la Tobin tax la cancelliera tedesca ha ribadito di privilegiare l'introduzione su scala europea o dell'eurozona di una tassa sulle transazioni finanziarie.

Dal punto di vista tedesco l'obiettivo è di riuscire a ottenere una dichiarazione di intenti dei ministri delle Finanze dell'Ue entro l'inizio di marzo. Personalmente la Merkel, rimarcando anche oggi un'"intesa stretta" fra Francia e Germania, preferirebbe questa tassa a livello europeo, opinione tuttavia non condivisa dall'insieme dei membri del suo Governo.

Quanto alle resistenze di Londra, "se non riusciremo a convincere i 27, convinceremo i 26". In ogni caso, ha concluso la cancelliera, "continueremo questa lotta". Da parte sua comunque la Francia presenterà i dettagli del piano sulla tassazione delle transazioni finanziarie alla fine di gennaio dopo il vertice dei leader europei.

Sarkozy ha sottolineato che per Parigi è "fondamentale" la Tobin tax: "applicheremo la regola sulla tassazione finanziaria così come prevede la commissione europea. Gli altri verranno dietro", ha auspicato il presidente francese, le cui dichiarazioni sul tema appaiono però agli operatori "molto generiche e l'introduzione del relativo tributo solo in una determinata area potrebbe rivelarsi controproducente", a detta di Giorgio Filipetto di Alpe Adria Gestioni Sim.

Nel frattempo i mercati europei sono sempre cauti in attesa dell'apertura di Wall Street. A piazza Affari il Ftse Mib cede lo 0,02% a 14.642 punti (spread Btp/Bund a 521 punti base). "Il mercato è apprensivo, sta cercando di capire se da questi incontri tra Merkel e Sarkozy, si arriverà a qualcosa di concreto oppure no. Siamo ancora all'inizio dei colloqui. Fino ad ora per quanto riguarda il patto di bilancio, viene ribadita l'intenzione di firmare a gennaio o al massimo entro il primo di marzo. I tempi sono comunque strettissimi", commenta Antonio Cesarano, economista di Mps Capital Services, ai microfoni di Class-Cnbc (televisione del gruppo Class Editori). Nei prossimi giorni l'attenzione si sposterà sul Consiglio europeo.

da - http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=201201091431594094&chkAgenzie=TMFI&titolo=Merkel-Sarkozy%20premono%20su%20Esm,%20Borse%20sempre%20incerte


Titolo: Francesca GEROSA - Fiat, perché a Marchionne conviene viaggiare in Europa
Inserito da: Admin - Gennaio 10, 2012, 10:50:35 pm
Caldissime

Fiat, perché a Marchionne conviene viaggiare in Europa con Peugeot

Di Francesca Gerosa


Le dichiarazioni di ieri di Sergio Marchionne al Detroit Motor Show lasciano intendere che Fiat potrebbe cercare nuovi partner in Europa o in Asia. "Ci deve essere un altro consolidamento dell'industria automobilistica a livello europeo e non solo. L'aggregazione è essenziale", ha detto. Quando nel 2009 uscirono le prime dichiarazioni sulla necessità di aggregarsi per raggiungere 6 milioni di auto dopo pochi mesi venne annunciato il deal con Chrysler.

Nessuna trattativa sarebbe in corso, ma potrebbe tornare di attualità un accordo con Peugeot. La casa francese ha venduto circa 2,6 milioni di auto (di cui 2 milioni in Europa) e 0,5 milioni di furgoni nel 2011. Secondo fonti qualificate, citate oggi dalla stampa, i francesi sono pronti a negoziare per un'alleanza.

Una partnership porterebbe a una razionalizzazione dei costi per gli investimenti e aumenterebbe notevolmente la quota di mercato in Europa. Inoltre darebbe accesso al mercato cinese in cui PSA è presente con una joint venture. Gli analisti di Equita (rating buy e target price a 7,5 euro confermati sul titolo Fiat) ritengono che l'operazione possa aver senso, ma che non sia di facile realizzazione in quanto i benefici sarebbero soprattutto di sinergie di costo in Europa, dove PSA genera il 70% del fatturato e Fiat con Chrysler oltre il 30%.

"Vediamo ostacoli sia politici che sociali. Sempre possibili, invece, semplici alleanze su piattaforme", aggiungono gli analisti di Equita. Peugeot ha un debito netto industriale di 2 miliardi di euro (lordo circa 10 miliardi di euro) rispetto ai 5 miliardi di euro di Fiat, che ha un debito lordo intorno a 24 miliardi di euro. Il costruttore francese soffre delle stesse problematiche della casa torinese essendo esposto alla fascia bassa del mercato auto europeo.

A detta degli analisti di Intermonte la ricerca di un nuovo partner potrebbe tornare di attualità dato il difficile momento di mercato e l'impossibilità di confermare i target: Marchionne, per la prima volta, ha infatti indicato che il target di vendite di 6 milioni di autoveicoli nel 2014 è sfidante, l'obiettivo potrebbe essere mancato di almeno 0,4/0,5 milioni. Ma questo non sorprende gli analisti in quanto ipotizzano volumi anche più bassi (la stima di Intermonte si ferma a 4,7 milioni, quella di Equita a 5 milioni).

"Una fusione o partnership forte con Peugeot potrebbe tuttavia avere riflessi negativi per Fiat in quanto potrebbe essere riconosciuto un premio a Peugeot", avvertono gli analisti della sim secondo cui, comunque, al momento ogni ipotesi sembra prematura. Anche per gli analisti di Banca Akros (rating accumulate e target price a 6 euro confermati sul titolo Fiat) credono che PSA sia il partner più probabile per Fiat-Chrysler in ambito europeo.

Per loro però è il gruppo francese a essere in una posizione contrattuale relativamente debole: le sue vendite sono concentrate principalmente in Europa (55% circa), la società non ha una forte partnership internazionale e ha registrato un forte turnover manageriale negli ultimi anni. "Una partnership porterebbe a una forte sovrapposizione di prodotto tra Fiat e PSA e questo comporterebbe un ridimensionamento pesante dell'attività in Europa con PSA che ha buona presenza in Cina e Russia", si legge nella nota di Banca Akros.

Un altro possibile partner europeo potrebbe essere Opel, ma fa parte del gruppo General motors e gli analisti della banca credono che questo complichi lo scenario. Ma non è detto. Le elezioni presidenziali americane potrebbero essere uno stimolo per il consolidamento e Kepler ritiene che Fiat/Chrysler vi parteciperà con un'aggregazione con GM. Le attività europee di Fiat si fonderebbero con Opel, il gruppo aggregato consoliderebbe il suo posizionamento nel sempre più competitivo mercato brasiliano e Fiat avrebbe più ampio accesso alla Cina.

Inoltre, questo stabilizzerebbe definitivamente l'industria auto Usa, in quanto si creerebbe il player leader di mercato basato negli Stati Uniti. Un terzo partner possibile è la giapponese Suzuki. "Fiat-Chrysler e Suzuki si adatterebbero molto bene in termini di gamme di prodotti e presenza geografica", osservano ancora gli analisti di Banca Akros, "il problema è che Volkswagen detiene ancora il 20% della società. Un altro aspetto fondamentale da prendere in considerazione è che Suzuki è in ottima forma e la sua posizione contrattuale è forte".
 
Dalle dichiarazioni di Marchionne di ieri è anche emerso che di fatto il top manager propende per lo spostamento della sede legale in Usa, mandando peraltro messaggi rassicuranti sul mantenimento dei posti di lavoro in Italia. Mentre il target di vendite della 500 in Usa nel 2012 a 25-35mila conferma per gli analisti l'incapacità di raggiungere il target di 50mila unità. A piazza Affari al momento il titolo Fiat sale del 4,61% a quota 4,9020 euro, mentre alla Borsa di Parigi Peugeot segna un +2,66% a 12,56 euro.


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Titolo: Francesca GEROSA. Guardia di Finanza nell'ufficio di Milano di Standard & Poor's
Inserito da: Admin - Gennaio 19, 2012, 04:55:02 pm
MF Online

Guardia di Finanza nell'ufficio di Milano di Standard & Poor's

Di Francesca Gerosa

La lettera Consob anticipata da Mf-Milano Finanza all'Autorità europea dei mercati finanziari ha avuto il suo effetto. Da questa mattina, secondo quanto si apprende, la Guardia di Finanza sta compiendo verifiche nella sede milanese nell'agenzia di rating Standard & Poor's.

Gli accertamenti sono stati disposti dalla Procura della Repubblica di Trani che ha avviato un'inchiesta sulle anomale oscillazioni di Borsa che si sarebbero verificate nel 2010 e nel 2011 e che vede al momento sei indagati, tutti esponenti delle agenzie di rating coinvolte, Standard & Poor's e Moody's.

I procedimenti aperti attualmente dai magistrati pugliesi, uno su Moody's e un altro su Standard & Poor's e sui suoi analisti, hanno preso il via dopo due esposti di Adusbef e Federconsumatori contro le agenzie per gli effetti sul mercato conseguenza, a loro dire, della diffusione di alcuni report sulla situazione italiana. Delle inchieste si occupano il procuratore capo di Trani Carlo Maria Capistro e il pm Michele Ruggiero.

La procura di Trani, che già nel 2011 ha fatto eseguire sequestri di documenti nelle sedi milanesi delle agenzie di rating e un ordine di esibizione alla Consob di Roma, ha iscritto al momento nel registro degli indagati sei persone: i tre analisti di Standard & Poor's Eilen Zhang, Frank Gill e Moritz Kraemer, un analista di Moody's e i responsabili legali per l'Italia delle due agenzie oltre a persone da identificare, come riferito dallo stesso Lannutti.

Le società coinvolte hanno sempre negato ogni addebito. Ma il pressing della Gdf sulle agenzie di rating sta aumentando dopo che, come anticipato da MF-Milano Finanza, in una durissima missiva-denuncia all'Autorità europea dei mercati finanziari (Esma), il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, echeggiando il giudizio critico espresso dal Presidente del consiglio Monti subito dopo il declassamento dell'Italia venerdì 13 gennaio, ha messo i puntini sulle i con i suoi colleghi dell'Esma, chiedendo un immediato intervento per verificare se nel comportamento di S&P possano emergere profili di irregolarità.

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Titolo: Francesca GEROSA Piazza Affari si riprende subito con le banche Fiat da monitore
Inserito da: Admin - Gennaio 23, 2012, 02:59:19 pm
Caldissime

Piazza Affari si riprende subito con le banche, Fiat da monitorare

Di Francesca Gerosa

Falsa partenza per piazza Affari che si porta in territorio positivo. Il Ftse Mib sale ora dell'1% a 15.789 punti, spinto dai bancari. In particolare da Mps (+9,83%), Unicredit (+6,40%), Intesa Sanpaolo (+2,90%). A sostenere i titoli bancari è anche il differenziale di rendimento tra i Btp decennali e i Bund tedeschi sceso sotto 430 punti, a 426 punti.

Il rendimento del decennale è al 6,19%. A 359 punti lo spread tra il Bonos spagnolo e il Bund e a 120 punti il differenziale tra il decennale francese e l'analogo titolo tedesco. Per gli esperti di Unicredit lo spread a 10 anni tra i Btp italiani e i Bund tedeschi dovrebbe continuare a restringersi e favorire una buona domanda nelle aste italiane in agenda in settimana.

Comunque i bond governativi tedeschi dovrebbero essere ben supportati dai mercati fino a quando non si raggiungerà un accordo tra il Governo greco e i creditori privati sulla ristrutturazione del debito. Oltre alle banche si comportano bene i titoli del risparmio gestito: +1,58% Mediolanum, +1,91% Azimut e +2,29% Banca Generali. Quest'ultima dopo che dai recenti incontri con gli investitori tenuti dal management sono emerse indicazioni positive, principalmente in merito alle prospettive di raccolta netta, molto buone grazie all'acquisizione di 12mila nuovi clienti nel 2011.

E' visto in miglioramento anche il margine di interesse grazie al funding effettuato attraverso la Bce. La politica di dividendo della società (payout al 75%) dovrebbe essere confermata. Non sono da meno gli assicurativi come Generali (+0,99%), Unipol (+5,45%) e Fondiaria Sai (+1,34%). In ripresa poi STM (+0,98%) e Fiat, in crescita dello 0,72% a 4,45 euro.

In un'intervista al Financial times l'Ad di Volvo, Stefan Jacoby, ha detto di essere in cerca di un partner per sviluppare auto piccole con cui condividere piattaforme e motori. Come l'Ad di Fiat, Sergio Marchionne, anche Jacoby ha osservato che un consolidamento nel comparto auto "è inevitabile in un difficile mercato di massa".

I titoli automobilistici europei sono stati maltrattati lo scorso anno, ma le loro fortune sono ora più rosee viste le scommesse sull'euro, atteso indebolirsi bruscamente quest'anno, e sulla forte domanda dagli Stati Uniti e dalle economie emergenti. La performance del settore in questo mese sembra sostenere questa visione ottimistica.

Lo Stoxx Europe 600 del settore auto è infatti salito del 20% nelle prime tre settimane del 2012, un'inversione di tendenza dopo il -28% del 2011. Bmw, Daimler, così come Fiat, che è considerata in parte un player sul mercato statunitense (Fiat-Chrysler genera oltre il 50% delle sue vendite nel mercato statunitense), hanno tutte registrato un balzo vicino al 25% quest'anno.

Certo, sono soprattutto le case automobilistiche tedesche a essere viste come le più grandi beneficiarie di un calo dell'euro. La loro produzione è in genere nella zona euro, ma molti dei loro clienti sono in Asia e negli Stati Uniti. Un euro debole potrebbe aumentare i profitti quando gli utili all'estero verranno convertiti nella valuta.

Invece è probabile che le case automobilistiche francesi, come Renault, registrino un impatto minore, dato che la maggior parte delle loro vendite è in Europa e quindi non potranno beneficiare dell'effetto valuta. La scorsa settimana Morgan Stanley ha alzato le stime di utile 2012 e 2013 dei produttori di auto premium del 10%-15%.

Ha anche cambiato il suo rating su Bmw da underweight a overweight sostenendo che potrebbe godere di un punto percentuale di aumento dei margini 2012 e 2013 a causa proprio della debolezza dell'euro. Si prevede, in particolare, che l'euro chiuda l'anno a 1,20 dollari (oggi scambia a 1,2930 dollari).

Si stima altresì che ogni ulteriore calo di 10 centesimi dell'euro rispetto al dollaro possa incrementare di circa l'8% l'utile per azione 2013 di Bmw e di circa il 6% l'utile per azione di Daimler. L'impatto dei movimenti della valuta è stato ripreso anche da Bernstein Research secondo cui una caduta dell'euro contro il dollaro significherebbe "vantaggi enormi per i profitti da esportazioni".

da - http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=201201230929234782&chkAgenzie=TMFI&titolo=Piazza%20Affari%20si%20riprende%20subito%20con%20le%20banche,%20Fiat%20da%20monitorare


Titolo: Francesca GEROSA.
Inserito da: Admin - Agosto 17, 2012, 06:39:26 pm
Caldissime

Supervisione Bce su tutte le banche alza un vespaio di polemiche

Di Francesca Gerosa

La proposta di un'unione bancaria fondata sulla supervisione unica da parte della Bce sarà finalizzata dalla Commissione europea l'11 settembre, in tempo per l'Ecofin informale che si terrà a Cipro. Fonti dell'esecutivo Ue hanno confermato che nella proposta la supervisione della Banca centrale europea sarà probabilmente estesa a tutte le banche, non solo a quelle sistemiche ma anche le più piccole casse di risparmio.

Restano però i dubbi sulla possibilità di approvazione della proposta di revisione dei compiti della Bce perché la base legale è l'articolo 127.6 che richiede l'unanimità: quindi 27 possibilità di veto. La Gran Bretagna, ad esempio, possiede il veto sul progetto di supervisione bancaria unica per il quale sponsorizza un "approccio leggero" che affidi a Francoforte il compito di vigilare solo le grandi banche, lasciando quindi la supervisione giornaliera alle autorità nazionali.

Stando ad alcune fonti, le autorità britanniche non parteciperanno al progetto che la Commissione Ue presenterà a settembre. Londra sta anche cercando di salvaguardare i poteri dell'autorità bancaria europea Eba (basata nella capitale britannica), evitando il prevalere della Bce.

La Germania, che vuole proteggere le proprie banche di risparmio e le sue istituzioni mutualistiche, due tipi di istituti di credito che controllano insieme quasi il 40% del corporate finance tedesco e quasi il 50% del credito ai privati, è naturalmente contraria all'estensione della vigilanza della Bce su tutte le banche.

Eppure sono stati proprio i tedeschi a richiedere la creazione di una simile istituzione prima di qualsiasi iniziativa che muova nella direzione di una maggiore integrazione del sistema bancario europeo, per esempio con fondi comuni di garanzia.

Alla fine di giugno, infatti, i leader europei hanno trovato l'accordo sull'istituzione di un unico organismo di supervisione come precondizione per l'iniezione diretta dei fondi di salvataggio nelle banche, senza passare attraverso il governo nazionale. Berlino propende per un mantenimento del controllo dell'Istituto centrale solo sui 25 maggiori istituti di credito del continente, mentre il presidente francese, François Hollande, supporta la supervisione di tutte le banche.

"Non vedo la necessità", ha detto Michael Meister, numero due del gruppo parlamentare del partito Cdu di Angela Merkel all'edizione online del quotidiano tedesco Handelsblatt, "di sottoporsi a un controllo europeo delle banche che non hanno una dimensione critica per la stabilità del sistema finanziario europeo, o le attività internazionali".

E' altrettanto chiaro, come ha sottolineato oggi il portavoce della Commissione Ue, che l'Eba "dovrà mantenere un ruolo chiave in termini di unità e coerenza del mercato unico". Il grado di vigilanza europea quotidiana "può variare da banca a banca, ma la crisi ha mostrato come sia difficile definire un istituto con problemi sistemici o potenziali prima del tempo".

da - http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=201208171540068582&chkAgenzie=TMFI&titolo=Supervisione%20Bce%20su%20tutte%20le%20banche%20alza%20un%20vespaio%20di%20polemiche


Titolo: Francesca GEROSA. Per evasione Italia in stato di guerra, sì a strumenti forti
Inserito da: Admin - Agosto 17, 2012, 06:40:46 pm

Per evasione Italia in stato di guerra, sì a strumenti forti

Di Francesca Gerosa


L'Italia è in difficoltà soprattutto a causa del fenomeno dell'evasione fiscale (in primi 6 mesi 2012 +14% secondo Contribuenti.it) e il premier Mario Monti non usa mezzi termini nel definire la lotta all'evasione nel nostro Paese come uno "stato di guerra". Di fronte a questi presupposti, per il presidente del Consiglio è giustificato l'uso di "strumenti forti".

"La notorietà pubblica del nostro alto tasso di evasione contribuisce molto a indisporre nei confronti dell'Italia quei Paesi verso i quali di tanto in tanto potremmo aver bisogno di assistenza finanziaria", ha spiegato Monti, in un'intervista a un settimanale, citando i Paesi del Nord Europa.

Questi "dicono: l'Italia è un Paese molto ricco, però lo Stato ha un fortissimo debito pubblico che magari richiederà domani di aiutarla a rinnovare; eppure ci sono italiani ricchi o medi che sistematicamente non pagano le tasse". Insomma, l'evasione fiscale produce un grosso danno nella percezione del nostro Paese all'estero. Ci vuole, quindi, un'azione decisa.

"Io stesso, fino a poche settimane fa, quando sono stato anche ministro dell'Economia e delle Finanze e quindi responsabile dell'Agenzia dell'entrate e responsabile politico della Guardia di Finanza, ho sempre incoraggiato fortemente le persone che vi lavorano a fare una dura lotta all'evasione", ha ricordato il Professore.

La seria lotta all'evasione può comportare la necessità di momenti di visibilità che possono essere antipatici. Ma che hanno un forte effetto preventivo nei confronti degli altri cittadini. Una presa di posizione forte, quella di Monti, che però viene subito messa in discussione dal leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro.

''Fino ad oggi il governo Monti ha dichiarato guerra ai lavoratori, alle fasce sociali più deboli della popolazione, al ceto medio e alle imprese che investono in Italia: categorie massacrate da provvedimenti iniqui e inadeguati a rilanciare la crescita e l'economia del Paese", ha scritto su Facebook Di Pietro.

"Il presidente del Consiglio si impegni a contrastare realmente corruttori ed evasori, faccia davvero la guerra ai ladri di Stato, con i fatti e non con le parole'', ha aggiunto, ricordando che in Italia imperano evasione e corruzione: due piaghe che costano agli italiani 180 miliardi di euro ogni anno.

Il governo finora non ha fatto nulla per estirpare questi due mali che gravano sulle casse dello Stato. Anzi, l'Idv ha presentato da tempo provvedimenti che mirano a contrastare davvero l'evasione, ma le proposte giacciono nei cassetti delle commissioni parlamentari. "Sono state puntualmente ignorate. Ad esempio, ancora siamo in attesa dell'accordo con la Svizzera per i capitali illegalmente esportati", ha concluso il leader dell'Italia dei Valori.

La soluzione per il senatore Raffaele Lauro del Pdl, componente della commissione Finanze, è adottare l'unica misura veramente dissuasiva da applicare ai grandi evasori fiscali: il sequestro e la confisca del beni. Come ai mafiosi. Mentre pubblicare su un sito le foto di chi non ha pagato le tasse, come hanno deciso di fare in Inghilterra, è un'azione per il ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri, da "lasciare ad altri tempi, ad altri momenti storici".

da - http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=201208171446023111&chkAgenzie=TMFI&titolo=Per%20evasione%20Italia%20in%20stato%20di%20guerra,%20s%C3%AC%20a%20strumenti%20forti


Titolo: Francesca Gerosa. Fiat deve affrontare due mal di testa strategici
Inserito da: Admin - Ottobre 29, 2012, 10:48:13 pm

Caldissime

Fiat deve affrontare due mal di testa strategici

Di Francesca Gerosa


Fiat sbanda a Piazza Affari alla vigilia dei conti. Perde il 3% e scivola a quota 4,02 euro. Domani sarà una giornata impegnativa per il Lingotto. Subito dopo il cda convocato per la trimestrale (il consenso degli analisti stima che nel terzo trimestre 2012 Fiat abbia registrato un trading profit a 910 milioni di euro, un risultato prima delle tasse di 515 milioni e un risultato netto di 250 milioni con un debito netto industriale a 6,5 miliardi), infatti l'ad Sergio Marchionne incontrerà i segretari di Cisl, Uil, Fismic, Ugl.

I sindacalisti sono consapevoli di non potersi aspettare più di tanto. A parte le sorprese che il top manager spesso riserva, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti e Roberto Di Maulo si attendono lo "scongelamento" degli investimenti prima avviati e poi bloccati a Mirafiori. Morgan Stanley ritiene che Fiat debba affrontare due mal di testa strategici: cosa fare con l'Europa e le modalità di accesso a Chrysler.

Per la banca d'affari ci può essere una soluzione comune per entrambi i problemi che potrebbe, in ultima analisi, sbloccare valore per gli azionisti Fiat. "Tuttavia non vediamo risposte rapide e la paura sul debito potrebbe sorprendere negativamente", precisano gli analisti di Morgan Stanley in un report di oggi in cui confermano il rating underweight e il target price a 3,90 euro sull'azione.

"Do it again, Sergio", incalzano gli analisti di Morgan Stanley che, sulla base di un mercato auto europeo ora senza dubbio peggiore del 2008, hanno tagliato le stime di utile per azione 2012-2014 da 0,51 a 0,33 euro, da 0,73 a 0,65 euro e da 1,25 a 1,19 euro per azione, scontando perdite più consistenti del previsto in Europa dal momento che i deboli volumi e prezzi persisteranno nel 2013.

Inoltre il broker si aspetta che i profitti in Brasile scendano nel prossimo anno anche se modestamente. Il debito netto di Fiat è infine atteso flat nel 2013 rispetto al 2012 (oltre 6 miliardi di euro). Nel solo terzo trimestre di quest'anno Morgan Stanley si attende un trading profit a 917 milioni di euro, un risultato netto di 347 milioni con un debito netto industriale a 7 miliardi.

"Pensiamo che sia più probabile un debito a 7 miliardi rispetto ai 6,5 miliardi attesi dal consenso vista la debole produzione in Europa attesa nel trimestre: -50mila trimestre su trimestre, solo parzialmente compensata dal Brasile: +25mila trimestre su trimestre", si legge nel report di MS.

"Dato poi che Fiat ha bruciato 2 miliardi di euro di cassa a fronte di un calo della produzione di 38mila nel terzo trimestre 2011, crediamo che sia probabile un free cash flow negativo per almeno 1,3 miliardi di euro nel terzo trimestre 2012", precisano gli analisti. "Aggiungendo una modesta cassa bruciata da Chrysler all’indebitamento netto di 5,4 miliardi del secondo trimestre si arriva a 7 miliardi nel terzo".

Con la produzione che verrà tagliata anche nel quarto trimestre, ma con gli investimenti che saranno ancora necessari per riattrezzare gli impianti italiani, "la guidance sul debito netto 2012-2013 potrebbe sorprendere negativamente". Se c'è comunque un amministratore delegato che può salvare Fiat, per Morgan Stanley questo è Sergio Marchionne.

"Un record impressionante di negoziazioni con i competitor, con i sindacati e i governi ci lascia fiduciosi che il ceo sarà aperto a tutte le opzioni, non importa quanto radicali", osservano gli analisti della banca secondo i quali la storia dimostra che un buon management ha un impatto massimo nei momenti di massimo stress.

Due problemi, una soluzione. Il piano A di Fiat appare quello di esportare la jeep dall'Italia ai mercati esteri. Questo ha senso per Morgan Stanley su più livelli. La capacità in Europa dovrebbe migliorare, spingendo la cassa verso Fiat che ne ha bisogno per il buy-out delle minorities di Chrysler.

Tuttavia ci vuole tempo e denaro. Fiat non ha ancora iniziato a riattrezzare gli stabilimenti italiani per costruire jeep, un processo che richiederà tanto tempo e investimenti.
Per cui è improbabile che si veda un impatto consistente di questa mossa almeno fino al 2014. E anche con una forte ripresa del mercato europeo e brasiliano nel 2013, avvertono gli analisti di Morgan Stanley, è improbabile che il buy-out delle minorities di Chrysler avvenga prima del 2014.


da - http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=201210291107094753&chkAgenzie=TMFI&titolo=Fiat%20deve%20affrontare%20due%20mal%20di%20testa%20strategici


Titolo: Francesca GEROSA. -
Inserito da: Admin - Novembre 21, 2012, 04:01:13 pm
Caldissime

Exor può partecipare ad aumento di capitale di Fiat se tra 1,6 e 2,9 mld

Di Francesca Gerosa


Ubs ha falciato anche Exor. Di riflesso al downgrade di Fiat di oggi e di Fiat Industrial all'inizio di questo mese (da buy a neutral e target price da 10,70 a 8,50 euro), la banca svizzera ha abbassato anche il rating anche della holding di casa Agnelli sempre da buy a neutral, portando il target price da 22,40 a 20 euro. Oggi l'azione passa di mano a quota 18,38 euro (-3,77%).

Le valutazioni di Ubs riflettono le aspettative di un aumento di capitale da parte di Fiat al fine di acquisire Chrysler e, potenzialmente, accedere alla sua cassa. In particolare, gli analisti di Ubs stimano che l'importo dell'aumento di capitale possa essere compreso tra 1,6 miliardi e 2,9 miliardi di euro in modo tale che Exor possa essere in grado di parteciparvi (nel mese di aprile il cda della finanziaria ha autorizzato l'emissione di debito per un importo totale di un miliardo).

La scorsa settimana Exor ha pubblicato i risultato del terzo trimestre 2012 che gli esperti di Ubs giudicano un "non evento" con un indebitamento netto di 532 milioni di euro (+30 milioni di euro rispetto al secondo trimestre). Nel mese di ottobre, la società ha già emesso un bond da 150 milioni di euro su un totale di 1 miliardo con scadenza 2019 e cedola 4,75%.

Exor si aspetta un risultato positivo per la fine di quest'anno, anche se i numeri dipendono in larga misura dalle performance delle società controllate e collegate. Attualmente le azioni sono scambiate a Piazza Affari con uno sconto del 34% rispetto al target price di Ubs calcolato sulla base del net asset value e il 35% al di sotto del NAV (27,9 euro per azione) contro uno sconto medio degli ultimi tre anni del 42% e uno sconto minimo del 30% al tempo del de-merger di Fiat Industrial.

Attualmente Fiat Industrial (39,2%), SGS (25,4%) e Fiat SpA (17,1%) rappresentano oltre due terzi del net asset value totale di Exor. Al nuovo target price a 20 euro Ubs ha applicato uno sconto del 30% (inferiore alla media del settore) per riflettere il profilo di rischio più basso e il potenziale per realizzare valore nascosto.

da - http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?chkAgenzie=TMFI&id=201211201633598236


Titolo: Francesca Gerosa. - Il voto anticipato tiene in ostaggio Piazza Affari, ...
Inserito da: Admin - Dicembre 07, 2012, 11:10:08 pm

Il voto anticipato tiene in ostaggio Piazza Affari, si salva Fiat

Di Francesca Gerosa


Niente da fare. Il calo della disoccupazione negli Stati Uniti e la fiducia del governo greco sul fatto che l'offerta di riacquisto dei titoli di Stato in mano agli investitori avrà successo non hanno risollevato le sorti di Piazza Affari, anche oggi azzoppata dalla crisi politica.
Il Ftse Mib ha perso lo 0,86% scivolando a quota 15.699 punti.

Magra consolazione: sul finale anche le altre piazze europee hanno perso smalto. Londra e Parigi sono salite rispettivamente dello 0,11% e dello 0,03%. Francoforte ha lasciato sul parterre lo 0,45% e Madrid lo 0,92%. Tutte appesantite dall'indice sulla fiducia dei consumatori dell'Università del Michigan, sceso a dicembre a 74,5 da 82,7 del mese precedente (le stime lo indicavano a 82), e dall'economia tedesca in frenata: la produzione industriale in Germania a ottobre è scesa del 3,7% rispetto allo stesso mese del 2011 e la Buba ha tagliato le previsioni sul pil del Paese nel 2012 e nel 2013.

Ciliegina sulla torta è sempre stallo nei negoziati tra Casa Bianca e Congresso americano per evitare a inizio 2013 il fiscal cliff, vale a dire l'aumento automatico di tasse e tagli alla spesa. "La telefonata col presidente Obama è stata piacevole, ma siamo rimasti allo stesso punto", ha detto oggi lo speaker della Camera, John Boehner, aggiungendo che "è ora che il presidente Obama si presenti da noi con una proposta seria e ragionevole".

La tensione si è riflessa sullo spread Btp/Bund, tornato sui livelli di ieri sera a quota 324 punti base, dopo un picco questa mattina a 332.
Il rendimento del Btp decennale si è portato al 4,54%, dal minimo del 4,41% di tre giorni fa, con l'incubo elezioni anticipate.
Oggi il segretario del Pdl, Angelino Alfano, ricevuto al Quirinale dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha infatti dichiarato finita l'esperienza del governo Monti.

Il Pdl si adopererà comunque per una conclusione "ordinata" della legislatura, il che vuol dire che le Camere approveranno la Legge di Stabilità. Secondo le ultime indiscrezioni, Silvio Berlusconi punta a elezioni anticipate il 10 marzo, la stessa data delle elezioni regionali in Lombardia. "Voto a marzo dopo la legge di stabilità? Penso di sì perché la legge di stabilità l'abbiamo riscritta noi visto che quella del governo non era buona", ha previsto oggi Renato Brunetta.

Il voto prima possibile e poi un nuovo governo, sorretto da una grande colazione è la strada che ha indicato l'economista Giacomo Vaciago. L'attuale governo, ha spiegato il professore della Cattolica, con il sostegno della più grande coalizione della storia d'Italia, ha governato l'emergenza nell'ultimo anno e stava iniziando a produrre rusultati positivi in prospettiva.

Poi, l'avvicinarsi delle elezioni ha fatto venir meno la convenienza alla grande coalizione. Vaciago ha parlato di una sceneggiatura già scritta. "L'abbiamo sempre saputo. La maggioranza si rompe avvicinandosi al voto, ogni partito diventa concorrente". Per questo, in questa prospettiva, bisognava prevederlo, mettere in sicurezza il Paese rapidamente e andare a votare il prima possibile.

Ora, comunque, il prossimo governo deve essere in ogni caso di grande coalizione: sia che a guidarlo sia Monti, Bersani o Berlusconi.
Ma con lo spread in tensione anche oggi hanno sofferto le banche: Unicredit è scesa dell'1,30% a 3,64 euro, Intesa Sanpaolo dello 0,93% a 1,28 euro, Mediobanca del 2,33% a 4,19 euro e Mps dell'1,11% a 0,20 euro. Persino la Popolare dell'Emilia Romagna, che ha sottoscritto ieri il contratto di cessione ad Igi, Iniziativa gestione investimenti Sgr, dell'intero capitale sociale della controllata Arca impresa gestioni, ha perso l'1,26% a 4,69 euro.

La nuova formulazione dei Monti bond, secondo MF, dovrebbe essere introdotta in un nuovo decreto del Governo e prevederebbe profondi cambiamenti rispetto a quella originaria dell'estate scorsa. "Crediamo che le nuove caratteristiche dei Monti bond potrebbero essere approvate a gennaio 2013", hanno commentato gli analisti di Banca Imi. Ieri il ministro dell'Economia Vittorio Grilli ha dichiarato che l'entrata dello Stato nel capitale della banca non è considerata un'ipotesi realistica.

"Le parole di Grilli ci portano a credere che l'ipotesi più accreditata sia il pagamento delle cedole 2012 con i nuovi Monti bond, che potrebbe aumentare l'esposizione di Mps agli aiuti governativi a circa 4,1 miliardi di euro", hanno aggiunto gli esperti, confermando sull'azione sell e il target price a 0,18 euro.

Male anche le assicurazioni: Generali (-1% a 12,99 euro), Unipol (-2,27% a 1,51 euro), Fondiaria -Sai (-0,43% a 0,93 euro) e Mediolanum, in calo del 3% a 3,64 euro. Pesanti pure Eni (-0,17% a 17,81 euro) e di nuovo Saipem (-2,79% a 29,74 euro) che nelle ultime tre sedute ha perso oltre il 10%, dopo la notizia del coinvolgimento in un'inchiesta su presunta corruzione in Algeria e delle dimissioni dell'ad, Pietro Franco Tali.

Giù Mediaset (-3,13%) su cui sono scattati i realizzi dopo i forti guadagni delle ultime sedute. Non sono mancati comunque alcuni titoli che si sono mossi contro corrente come Impregilo (+3,41% a 3,27 euro), premiata a seguito della presentazione del nuovo piano industriale, Parmalat (+0,40% a 1,76 euro), Campari (+0,62% a 5,64 euro) e Fiat (+0,84% a 3,61 euro) la cui divisione polacca conta di licenziare 1.500 lavoratori, circa un terzo della sua forza lavoro, a seguito del calo della domanda di auto in Europa.

La produzione della divisione polacca non raggiungerà le 350.000 unità quest'anno e scenderà al di sotto di quota 300.000 nel 2013 rispetto alle 600.000 prodotte nel 2009. A fine ottobre nello stabilimento di Tychi, nel Sud della Polonia, lavoravano 4.967 persone. Il numero delle persone che perderanno il posto si conoscerà intorno a metà gennaio, al termine delle trattative con i sindacati iniziate oggi.

Lo stabilimento polacco produce ancora, oltre alla 500, anche la versione tradizionale della Panda che cesserà con la fine dell'anno.
Dal 2013 tutta la produzione di Fiat Panda sarà quindi concentrata nello stabilimento campano di Pomigliano che dovrebbe aumentare il livello di utilizzo degli impianti. Nell'impianto polacco Fiat produce anche la Lancia Ypsilon (dopo la chiusura di Termini Imerese).


da - http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=201212071649016541&chkAgenzie=TMFI&titolo=Il%20voto%20anticipato%20tiene%20in%20ostaggio%20Piazza%20Affari,%20si%20salva%20Fiat


Titolo: Francesca Gerosa. Senza Monti niente austerity, spread oltre 350 punti
Inserito da: Admin - Dicembre 10, 2012, 07:31:15 pm

Senza Monti niente austerity, spread oltre 350 punti

Di Francesca Gerosa

Italia, crisi: i rischi sul fronte economico


Partenza in rosso per le borse europee condizionate dalla crisi politica in Italia. A Piazza Affari l'indice Ftse Mib cede il 2,47% a 15.312 punti e lo spread Btp/Bund sale a 356 punti base dopo che Mario Monti ha annunciato la volontà di dimettersi una volta che sarà approvata la legge di stabilità. La probabile data delle elezioni è fine febbraio. Venerdì scorso aveva chiuso a 323 punti. Il rendimento del Btp decennale è al 4,81%.

Lo spread sui Bonos spagnoli avanza da 416 a 438 punti, per un tasso del 5,64%. A soffrire sul listino milanese è il settore dei titoli bancari: Mps crolla del 5,85% e Intesa Sanpaolo del 5,23%. In forte calo anche Bpm (-4,88%), Banco Popolare (-4,99%) e Unicredit (-4,77%). Generali segna un calo del 3,08% e Mediolanum del 4,06%.

Per gli esperti di Equita si può dedurre che Monti è profondamente deluso dal comportamento di Berlusconi, si sente a questo punto svincolato dal patto di equidistanza dai vari partiti. Inoltre il Pdl è stato sorpreso dall'accelerazione della crisi politica tanto che vari esponenti del Pdl non sono d'accordo con la svolta "populista" impressa al partito.

Per Equita avere le elezioni il prima possibile è certamente positivo; l'atteggiamento anti-Monti di Berlusconi invece è destinato ad aumentare il premio per il rischio sugli asset italiani. "Dubitiamo però che gli investitori fossero così naif da aspettarsi una campagna elettorale tranquilla, quindi la volatilità è stata solo anticipata", precisano alla sim.

"Non va sottovalutata la possibilità che la svolta radicale di Berlusconi vada a rafforzare l'asse Pd-moderati e quindi un governo di coalizione che è quello che i mercati sperano", prevedono gli analisti che si aspettano quindi scosse di assestamento sui mercati, ma ritengono ancora, anzi forse a maggior ragione, che lo scenario centrale sia un governo di coalizione che porti avanti il programma di Monti".

Probabilmente quindi oggi si assisterà a un sell off sui titoli di Stato italiani, sottolinea anche Erik Nielsen, economista di Unicredit, aggiungendo che la pressione sulla carta governativa italiana potrebbe trasmettersi all'asta di Btp in calendario giovedì. "Comunque non sono seriamente preoccupato dalla direzione della politica in Italia".

Anzi, "se Monti dovesse prendere una chiara posizione alle elezioni, sospetto che il rally sui Btp potrebbe presto tornare". In effetti, una discesa in politica del presidente del Consiglio "sarebbe la strada migliore" per mantenere la credibilità guadagnata quest'anno dall'Italia, a detta di Fabio Fois e Giuseppe Maraffino, economisti di Barclays.

L'Italia deve infatti stare molto attenta a non erodere il capitale di credibilità accumulato dal premier Monti finora. "Al momento è difficile valutare se Monti entrerà nell'arena politica o meno, ma non lo escludiamo del tutto". Nel frattempo però per i due economisti di Barclays, i Btp saranno soggetti a volatilità: "il rischio politico, l'illiquidità del mercato a causa dell'avvicinarsi della fine dell'anno e le pressioni pre-asta in vista delle emissioni di dicembre, probabilmente alimenteranno le pressioni rialziste sui rendimenti dei Btp nei prossimi giorni", commentano gli esperti.

La percezione del mercato è che alle prossime elezioni politiche non ci sarà una chiara maggioranza in Parlamento che non sarà in grado di continuare con l'austerità introdotta negli ultimi 14 mesi da Monti. Per Annalisa Piazza, market strategist di Newedge, se l'ex-premier Silvio Berlusconi dovesse tornare alla guida del Paese, si tornerebbe a "uno scenario di non-austerità nel medio termine".

Lo stesso presidente del Parlamento Ue, Martin Schulz, vede come una minaccia per l'Italia e l'Europa il ritorno in campo di Silvio Berlusconi che è, ha detto il "contrario della stabilità". Parole bollate dal Cavaliere: "è assurdo e inaccettabile che il presidente del Parlamento europeo possa esprimere giudizi così sulla politica italiana".

Un botta e risposta a distanza che arriva in un'altra settimana chiave a Bruxelles, dove tra oggi e venerdì tutti i nodi, dalla Grecia alla supervisione bancaria, arriveranno sul tavolo dei 27, tra vertici e consigli straordinari. Con un'incognita in più: la crisi politica scoppiata in Italia.

da - http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=201212100903599138&chkAgenzie=TMFI&titolo=Senza%20Monti%20niente%20austerity,%20spread%20oltre%20350%20punti


Titolo: FRANCESCA GEROSA. Renzi garantisca Pd riformatore e rilancio strutturale Italia
Inserito da: Admin - Febbraio 15, 2014, 10:46:35 am
Industria

Renzi garantisca Pd riformatore e rilancio strutturale Italia

di Francesca Gerosa

Imprenditori, politici ed economisti ripongono parecchia fiducia in Matteo Renzi, ma la parola d'ordine è far presto con le riforme. Oggi il primo ministro, Enrico Letta, ha rassegnato le dimissioni e ha aperto la strada per la rapida creazione di un nuovo governo guidato dal segretario del Pd, sostenuto dall'attuale maggioranza.

La prima richiesta è arrivata dagli industriali. Ieri l'ad di Eni, Paolo Scaroni, il cui incarico scade la prossima primavera così come quello dei manager di Enel e Finmeccanica, si è augurato che questa volta l'indicazione dell'azionista Stato non arrivi all'ultimo momento. "Mi piacerebbe che anche le aziende italiane avessero un piano di successione che consente agli azionisti di avere visibilità su quello che succede e di averlo per tempo", ha detto Scaroni.

Scelta Civica ha già messo nero su bianco i suoi auspici per il prossimo governo Renzi, dando il suo sostegno in Parlamento se vedrà sulle riforme economiche e sociali lo stesso coraggio riformatore che il Pd ha messo nell'avvio di questa fase di riforme istituzionali. "Speriamo che il quarto cambiamento di strategia politica del Pd in poco più di un anno, dopo la stagione del governo delle sinistre, la maggioranza di cambiamento, le larghe intese da tutti sostenute e, infine, il cambio di passo imposto dalla nuova leadership di Matteo Renzi segnino davvero l'avvio di una stagione di riforme che sinora è stato il leit motiv delle primarie e del congresso del Pd ma che da oggi deve trasformarsi da propaganda elettorale ad azione di governo".

Sicuramente, secondo Raffaella Tenconi, analista di Bank of America Merril Lynch, "l'arrivo a palazzo Chigi di Matteo Renzi potrebbe avere un buon effetto sul clima di fiducia, se se la gioca bene. In ogni caso il 2014, a nostro avviso, sarà importante, più che per la performance dell'economia italiana in sé, per capire se verranno gettate le basi di un rilancio strutturale".

Dal sindaco di Firenze gli economisti si aspettano un forte impulso alle riforme politiche ma soprattutto economiche con un focus su rilancio dei consumi e l'abbassamento del costo del lavoro. In quest'ottica tra i settori/titoli che dovrebbero beneficiare maggiormente ci sono quelli esposti ai consumi domestici e le banche con impatti positivi attesi per Enel, Finmeccanica, Intesa Sanpaolo, Mediobanca, Generali e il settore media.

Tant'è che negli ultimi giorni la reazione del mercato all'aumento dell'incertezza politica è stata nulla, anzi positiva. L'indice Ftse Mib oggi ha toccato un nuovo massimo da luglio 2011 a quota 20.485 punti. Le aste italiane di questa settimana hanno registrato buoni risultati e il rendimento del Btp decennale è sceso sotto il 3,7%, vicino al livello più basso dall'inizio del 2006.

"Consideriamo improbabile un peggioramento del sentiment di mercato in questa fase. Gli investitori potrebbero adottare un approccio prudente in attesa di maggiore chiarezza sugli sviluppi politici che potrebbero comportare una ridotta attività sul mercato del debito italiano", hanno previsto gli esperti di Barclays. "Ma l'arrivo di Renzi è visto dal mercato come un evento moderatamente positivo in quanto aumenta la probabilità di un'accelerazione del processo di riforme in Italia".

Da - http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=201402141641183945&chkAgenzie=TMFI&titolo=Renzi%20garantisca%20Pd%20riformatore%20e%20rilancio%20strutturale%20Italia


Titolo: Francesca Gerosa - Telecom investe nei giovani talenti del digitale
Inserito da: Admin - Febbraio 22, 2014, 05:39:44 pm
Telecom investe nei giovani talenti del digitale

di Francesca Gerosa

Telecom Italia debutta nel "seed investment". Il colosso tlc è pronto a investire 4,5 milioni di euro in tre anni (1,5 milioni l'anno a partire da questo) in opzioni o nel capitale sociale delle startup più innovative, in ambito digital e internet, mobile e green ICT. In pratica, potrà investire in opzioni o entrare direttamente a far parte del capitale sociale di queste start up, acquisendone quote di minoranza, con un investimento tra i 100 e i 500 mila euro.

Si tratta di investimenti cosiddetti "seed", dedicati cioè alla fase di avvio di giovani imprese tecnologiche, opportunamente selezionate, per accompagnarle nel proprio percorso di crescita e di inserimento sul mercato. "Con questo nuovo importante intervento, Telecom Italia continua a puntare sui giovani talenti del digitale e completa la propria strategia di open innovation con la nascita del proprio strumento di corporate venture capital", ha commentato l'ad, Marco Patuano.

Dopo aver lanciato cinque anni fa in Italia il tema del sostegno alle start up con il progetto Working Capital, Telecom Italia rafforza dunque il suo impegno per la costruzione di un ecosistema digitale capace di stimolare, anche in un momento di congiuntura economica negativa, le idee imprenditoriali innovative.

L'iniziativa si inserisce nel più vasto panorama di attività di sostegno e sviluppo dell'ecosistema dell'imprenditoria digitale che Telecom Italia promuove tramite il progetto Working Capital e i suoi quattro acceleratori d'impresa (Milano, Bologna, Roma e Catania) e che continuerà a proporre anche nel corso di quest'anno. Dal 2009 a oggi Working Capital ha valutato circa 6.000 progetti d'impresa, incubato e finanziato 19 startup, pre-incubato 36 startup, assegnato 109 Grant.

A partire dallo scorso anno, Working Capital ha poi attivato strumenti per facilitare e sostenere la commercializzazione dei prodotti e servizi delle startup selezionate, introducendo un "albo veloce", che ha permesso loro di entrare a far parte dell'albo fornitori del gruppo tlc, e il "basket dell'innovazione", con lo stanziamento di un budget di un milione di euro per coprire parte dei costi dei servizi commissionati dalle business unit di Telecom Italia alle startup WCAP. Dalla prossima edizione del WCAP 2014 è previsto un ulteriore supporto alle startup con l'introduzione del crowdfunding, strumento di finanziamento di recente introdotto dal legislatore italiano, attraverso un'apposita piattaforma collegata al sito di Working Capital.
A Piazza Affari il titolo Telecom Italia scende dello 0,70% a 0,855 euro.

Da - http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=201402201132347714&chkAgenzie=TMFI&titolo=Telecom%20investe%20nei%20giovani%20talenti%20del%20digitale