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Autore Discussione: Libia. Matteo Renzi preme su Francois Hollande: "Impegnati per il governo Onu"  (Letto 1658 volte)
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« inserito:: Marzo 10, 2016, 06:02:18 pm »

Libia. Matteo Renzi preme su Francois Hollande: "Impegnati per il governo Onu"

Pubblicato: 08/03/2016 21:57 CET Aggiornato: 1 ora fa

“Bisogna rimuovere tutti gli ostacoli alla nascita del nuovo governo libico…”. Matteo Renzi parla francamente a Francois Hollande, al vertice italo-francese a Venezia, il 33esimo nella storia delle relazioni tra Roma e Parigi, tristemente dedicato a Valeria Solesin e le vittime degli attentati terroristici del 13 novembre scorso. Proprio mentre i due leader parlano a Palazzo, da Tobruk arriva la notizia dell’ennesima fumata nera: anche oggi il Parlamento non è riuscito a esprimere la fiducia al governo di Fayez al Sarraj, premier designato dall’Onu. Hollande può fare molto per sbloccare la situazione. Renzi glielo chiede. Il presidente francese promette di esercitare pressioni sui “paesi esterni che influenzano la Libia” e che impediscono la nascita del nuovo esecutivo di unità nazionale. In primis: l’Egitto di al-Sisi.

La triangolazione è presto detta. Ormai è un dato acquisito tra i diplomatici al lavoro sulla questione libica che Il Cairo sta frenando la nascita del nuovo esecutivo delle Nazioni Unite. Vale a dire che il governo che dovrebbe poi chiedere l’aiuto della comunità internazionale (dunque anche italiano) per l’addestramento delle truppe libiche, la sorveglianza dei siti sensibili. Il primo ostacolo alla nascita del governo di al Sarraj è il generale Khalifa Haftar, capo dell’esercito libico a Tobruk che vorrebbe mantenere il ruolo di capo delle forze armate in Libia anche con il nuovo governo. Haftar è fortemente sostenuto dall’Egitto. Ma Haftar è anche colui che guidò l’insurrezione contro Gheddafi ai tempi della guerra dei francesi contro l’ex dittatore nel 2011. Ecco perché Hollande, se vuole, può fare molto per disinnescare le ragioni che tengono ancora in stand-by il governo di unità nazionale in Libia.

Non a caso, in conferenza stampa, Renzi non manca di ricordare che “la Libia è anche punto di approdo delle forti tensioni in tutta l’area africana, zona di leadership francese presente e legata al passato”. E’ un modo per chiamare l’alleato di Parigi alle proprie responsabilità. Più volte in passato Renzi ha criticato l’azione unilaterale della Francia contro Gheddafi (solo dopo si accodarono Usa, Gran Bretagna e Italia). Ora per effetto di quell’azione la Libia si ritrova nel caos e terra di conquista dell’Isis. “C’è una crescita dell’estremismo in tutta l’area subsahariana”, sottolinea Renzi. Adesso è il momento per la Francia di porre rimedio. E Hollande promette aiuto, almeno ufficialmente. “Dobbiamo fare di tutto perché ci possa essere un governo di unità nazionale – dice il presidente francese in conferenza stampa – ci sono diversi paesi che influenzano gli attori del nuovo governo in Libia: il pericolo è talmente grande che cercherò di convincerli: un nuovo governo è anche nel loro interesse”.

Il tempo stringe. E per la prima volta lo ammette anche Renzi, che sfodera un inedito avvertimento. “I libici devono sapere che il tempo a loro disposizione non è infinito”, dice il premier italiano. Il governo di Roma continua a restare agganciato all’idea che “in Libia si debba formare un governo: è una priorità per i popoli della Libia”. Insomma, sottolineano dallo staff del presidente del Consiglio, la linea di prudenza imboccata fin dall’inizio non subisce scossoni dopo il bilaterale con Hollande. E nemmeno per le notizie che arrivano dagli Usa: il New York Times scrive dei piani di attacco del Pentagono contro “30-40 postazioni dell’Isis in Libia”. Piano che è stato già esposto al presidente Barack Obama. Renzi disinnesca la mina: “Più che di scoop, si parla di realtà”. Per dire che l’Italia è “informata”, come sapeva dei bombardamenti statunitensi a Sabrata il 19 febbraio scorso, quelli che poi però pare abbiano ‘disturbato’ le operazioni dell’intelligence del Belpaese nella liberazione dei quattro ostaggi italiani, due dei quali sono morti come si sa.

Però se il tempo scade, sul piatto resta un’unica possibilità, ammettono fonti di governo: agire contro l’Isis in Libia nell’ambito della coalizione anti-Daesh. Dunque al fianco dei bombardamenti americani. Perché più il tempo passa, più i jihadisti conquistano territori: ieri hanno attaccato al confine tra Libia e Tunisia. Ma Renzi continua a respingere l’opzione militare senza un governo libico. Ora si aspetta frutti dalle promesse di Hollande. Il premier è convinto che far nascere il governo di al-Sarraj convenga a tutti gli attori della comunità internazionale. A patto che la comunità internazionale riesca a trovare davvero un interesse comune in Libia, economico e politico.

Da - http://www.huffingtonpost.it/2016/03/08/renzi-hollande_n_9409518.html?utm_hp_ref=ital
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