LA-U dell'OLIVO

Forum Pubblico => MOVIMENTO 5STELLE: Valori e Disvalori => Discussione aperta da: Admin - Luglio 02, 2007, 10:40:27 am



Titolo: GRILLO...
Inserito da: Admin - Luglio 02, 2007, 10:40:27 am
1 Luglio 2007

Disinfestiamo il Parlamento


L’otto settembre è il giorno della liberazione dai parlamentari abusivi. Se non gli diamo una mano da soli non ce la fanno a congedarsi da Montecitorio e da Palazzo Madama. Loro ce la mettono tutta, vorrebbero contribuire allo sviluppo del Paese. Ed entrare nella terza repubblica, dopo aver disfatto la seconda e la prima. Dopo aver raschiato il barile hanno riesumato Veltroni, homo novus, dieci anni fa vice presidente del Consiglio nel primo governo Prodi. Quando Blair si insediò come primo ministro in Downing street. I nostri dipendenti tengono famiglia e i poteri forti tengono i dipendenti per le palle. E’ una situazione giustificabile.

L’otto settembre lancerò un’iniziativa di legge popolare in tre punti per disinfestare il Parlamento:


PRIMO: Nessun cittadino può candidarsi se condannato in via definitiva o in attesa di giudizio.


SECONDO: Nessun cittadino italiano può essere eletto per più di due legislature. Regola valida retroattivamente.


TERZO: I candidati devono essere votati dai cittadini con la preferenza diretta.


Invierò a ogni deputato e a ogni senatore una mail di richiesta di adesione, o rifiuto, a questi tre punti e pubblicherò le risposte, se ce ne saranno. Il silenzio è dissenso.

...


Postato da Beppe Grillo il 01.07.07 21:37 | Politica |



Titolo: La "mensa" sul bilancio della Camera pesa per 5 milioni l'anno...
Inserito da: Admin - Luglio 06, 2007, 09:33:17 am
CRONACA

Divario di uno a dieci tra gli incassi e le spese di gestione della buvette di Montecitorio

La "mensa" sul bilancio della Camera pesa per 5 milioni l'anno

I deputati si "regalano" il ristorante pagano 9 euro per pranzi che costano 90

Appalto a una ditta privata per risparmiare

di CARMELO LOPAPA


 ROMA - I cavatelli al salmone fresco e zucchine serviti ieri erano una delizia (3,60 euro). Ma anche gli gnocchi di patate al pomodoro e basilico sembra che abbiano riscosso un certo successo (3 euro). Gli onorevoli più buongustai sono passati poi a dell'ottimo pescato del giorno (4,20 euro) e infine a una ghiotta "scelta di dolci" (1,80 euro). Il tutto per 9 euro, centesimo più, centesimo meno. Peccato che quel pranzo sia costato alle casse della Camera dieci volte di più: 90 euro.

Che le cose andassero più o meno in quel modo, a Montecitorio, lo si sapeva da tempo. Solo che ieri mattina la frittata, è il caso di dire, è finita sul tavolo dell'Ufficio di presidenza, l'organismo che fa capo a Fausto Bertinotti e che sovrintende all'amministrazione del palazzo. Non tanto perché si è appreso che la ristorazione a beneficio dei 630 inquilini costa 5 milioni 232 mila euro l'anno, anche questo era noto. Ma perché si è scoperto che quella cifra, ripartita per il numero di deputati, fa lievitare la spesa per ogni singolo pasto appunto a 90 euro. Il calcolo, un po' grossolano ma significativo, è stato sottoposto ai colleghi da Gabriele Albonetti e dagli altri due deputati questori, per far capire che forse era giunto il momento di mettere un taglio a cotanto spreco.

Il clima di antipolitica montante che si respira fuori dal palazzo, c'è da giurarci, avrà pure avuto il suo peso. Sta di fatto che si corre per la prima volta ai ripari. Come? La soluzione individuata consiste nell'"affidamento all'esterno di una parte dei servizi di ristoro". Così, i 7 cuochi del reparto cucina e i 25 addetti, tra camerieri e operatori vari, per un totale di 32 "unità di personale" saranno destinati "alla professionalità di assistente parlamentare con le rispondenti qualifiche", ma anche al centralino, al "reparto riproduzioni e stampa", ai servizi radiofonici e televisivi. Ora, cosa ci farà un cuoco al centralino non è dato sapere, ma il problema sarà affrontato in un secondo tempo. Per il momento, questa è la decisione adottata che si legge nella delibera del collegio dei questori varata dall'Ufficio di presidenza. E nessuno ieri ha osato obiettare alcunché, coi tempi che corrono. Anche perché il risparmio stimato supera i tre milioni e mezzo di euro. A regime, infatti, sottrarre i pranzi e le (poche) cene dei deputati alla responsabilità diretta della Camera comporterà per l'amministrazione un costo complessivo di 1 milione 662 mila euro. D'altronde, tutto è affidato da un pezzo all'esterno anche al Senato.

Per il momento e per una "fase sperimentale di diciotto mesi", i questori hanno deciso di affidare il servizio alla stessa società che finora ha gestito la mensa dei dipendenti, la "Onama". Così, senza una gara o un appalto. Perché solo al termine dell'anno e mezzo di prova si procederà a una selezione pubblica oppure, ecco la sorpresa nel provvedimento, "al ripristino della gestione interna". O funziona, oppure - se i deputati non dovessero gradire cotture e menù - si tornerà all'antico.

Ma l'Ufficio di presidenza non si è occupato solo del mantenimento in futuro di un buono standard dello "spezzato di manzo al vino rosso" e della dolorosa rinuncia alla cucina interna. Ha dovuto fare i conti anche con un'altra grana. Dopo mesi di dibattiti e buone intenzioni seguiti allo scandalo sollevato dalle "Iene" in tv sui 54 portaborse dei deputati con regolare contratto a fronte dei 683 collaboratori dotati di permesso di ingresso, dopo il giro di vite annunciato dai presidenti di Camera e Senato, Bertinotti e Marini, che avrebbe dovuto comportare la concessione dei nuovi badge solo agli assistenti messi in regola, ieri Montecitorio ha deciso di alzare bandiera bianca. E sì, perché dopo due proroghe della scadenza e molteplici appelli agli onorevoli, a consuntivo si è scoperto che solo 142 deputati hanno stabilizzato 182 collaboratori. E siccome il rischio era quello di lasciare fuori dalla porta i restanti 500 finora pagati in nero, con paghe da 400 a 800 euro, ecco l'escamotage che consentirà di fatto di proseguire come se nulla fosse: l'Ufficio di presidenza ha deciso di concedere il lasciapassare anche a collaboratori che svolgono una generica "attività di tirocinio", ma anche a pensionati disposti a collaborare gratuitamente o a dipendenti di enti e associazioni (e quindi anche di partiti). Per farla breve, si torna al passato. Tentativo fallito.

Oggi sarà la volta del Consiglio dei ministri, che inizierà ad esaminare il disegno di legge sui costi della politica studiato dal ministro Santagata, più volte annunciato e altrettante rinviato. Ma come ha anticipato anche ieri l'altro ministro che vi sta lavorando, Linda Lanzillotta, manca ancora il via libera delle Regioni, dunque oggi al più il testo (in 25 articoli) potrà essere solo esaminato. In ogni caso, quel documento non è sufficiente ad affrontare il problema dei costi nel suo complesso, secondo Antonio Di Pietro, che ieri ha presentato con Gianni Alemanno di An un piano bipartisan per abbattere le spese. Dal taglio delle tessere gratuite dei parlamentari alla riforma costituzionale che riduca la stessa rappresentanza politica.

(6 luglio 2007) 

da repubblica.it


Titolo: Re: Beppe Grillo - Disinfestiamo il Parlamento
Inserito da: Admin - Luglio 09, 2007, 03:34:25 pm
2007-07-08

N.PSI: SI' ALL'UNANIMITA' A COSTITUENTE SOCIALISTA

ROMA - Il Congresso del Nuovo Psi ha approvato all'unanimità la relazione del segretario Gianni De Michelis con il quale si dice sì alla Costituente liberal socialista e alla prospettiva di una fusione tra i due tronconi del socialismo italiano confluiti nella CdL e nell'Unione. Poco prima del voto De Michelis aveva tratto le conclusione del dibattito sottolineando come tutti i delegati abbiano accettato con forza e partecipazione il progetto. "Non abbiamo un'altra strada - ha detto - se vogliamo rimanere fedeli al nostro sogno. Non illudiamoci che ci sia un altro modo per mettere fine alla diaspora socialista, anche se sappiamo che nei nostri cuori qualche preoccupazione è legittima. Ma questo fa parte di ogni avventura politica".


DE MICHELIS: UNITI SAREMO LABURISTI DEL FUTURO

 I socialisti uniti saranno i laburisti del futuro che si occuperanno dei problemi del mondo del lavoro. E' questo, l'auspicio di Gianni De Michelis nel discorso conclusivo del quinto congresso del Nuovo Psi.

Il leader del partito ha chiesto a tutti i delegati di assumere la decisione di partecipare alla costituente liberalsocialista con la "massima consapevolezza", tenendo anche conto del fatto che il Nuovo Psi arriva a questo appuntamento in parte indebolito dalle polemiche interne. "Nelle ultime elezioni politiche - ha detto De Michelis - siamo quasi scomparsi ma oggi paradossalmente il sogno di realizzare l'unità socialista è più vicino.

Intendiamo andare a questo appuntamento difendendo la nostra autonomia e la nostra identità, elementi costitutivi del Dna socialista". Il leader del Nuovo Psi ha detto con franchezza che "l'autonomia va conquistata anche con la ricerca del consenso politico, perché altrimenti la propria indipendenza diventa irrilevante".

Una critica è stata rivolta dall'ex ministro degli Esteri ai mass media: "Sappiamo che il nostro cammino sarà difficile e osteggiato. Questo avviene proprio perché il nostro progetto politico è serio. Sappiamo bene che fino a quando parliamo di Bettino i mass media accendono i riflettori e per un po' ci danno attenzione".

De Michelis non ha rinnegato nulla della storia passata del Psi, ma in un passaggio della sua relazione conclusiva ha invitato i militanti ad aderire al progetto della costituente socialista "non certo per far rivivere il passato, ma per dare invece una mano al nostro paese ad uscire dalla crisi". Un'altra parte della relazione è stata dedicata allo Sdi: "Conosco bene tutte le preoccupazioni e le prudenze legittime di Enrico Boselli. Ma dobbiamo riconoscere che è stato lui a cambiare direzione, non certo noi. Nel 2004 lanciammo la proposta di alleanza dei socialisti, ma lo Sdi non l'accettò. Noi siamo rimasti sempre fermi nelle nostre posizioni di critica a Prodi. Registriamo che ora è lo Sdi che ha cambiato la sua posizione".

De Michelis ha concluso il suo intervento con un auspicio applauditissimo dai delegati: "Dopo cento anni di storia ci attendono altri cento anni di riformismo socialista". 

da ansa.it


Titolo: La Corte dei Conti dà ragione a Grillo "Giusto non eleggere chi è corrotto"
Inserito da: Admin - Luglio 18, 2007, 10:04:32 pm
POLITICA

La proposta di legge che rende ineleggibili i politici già condannati ottiene l'approvazione del procuratore generale De Rose

La Corte dei Conti dà ragione a Grillo "Giusto non eleggere chi è corrotto"

La soddisfazione del blogger: "Ne sono felice, ci speravo proprio"


ROMA - L'operazione "Parlamento pulito" promossa da Beppe Grillo è legittima e auspicabile. La benedizione arriva nientemeno che dalla Corte dei Conti. Claudio De Rose, il procuratore generale della magistratura contabile, sostiene che la legge popolare recentemente proposta alla Cassazione dal più noto blogger italiano sia "un rimedio un po' forte e clamoroso ma - prosegue De Rose - in linea di massima sono d'accordo".

L'iniziativa di Beppe Grillo sta raccogliendo un ampio consenso popolare, e non potrebbe essere altrimenti: l'idea di togliere dalla vita pubblica quei politici già condannati in via definitiva per "cattiva amministrazione" è affascinante. Quei rappresentanti del popolo che hanno dato il cattivo esempio, quindi, secondo la proposta di legge non potranno più candidarsi alle elezioni. De Rose, però, non si limita a dire che quello proposto da Grillo sarebbe "un buon sistema" e aggiunge qualcosa di più: "Chi è condannato in via definitiva deve essere destituito dalla carica che riveste". Dal procuratore generale arriva anche un'altra proposta: l'ineleggibilità e la revoca del mandato dovrebbero riguardare in particolare i politici che si siano macchiati corruzione in tema di appalti o di frodi comunitarie, fenomeno che per De Rose "non accenna a diminuire e in altri paesi come la Gran Bretagna, già si suggerisce questo tipo di sanzioni accessorio".

E un parere positivo sulla campagna "Parlamento pulito" arriva anche da Mario Ristuccia, viceprocuratore generale aggiunto: "C'è una domanda nel paese di corretto uso delle risorse pubbliche. Se c'è un amministratore che le usa in modo distorto, una sanzione accessoria di questo tipo sarebbe la garanzia di cui la nazione avrebbe bisogno".

Ottenuti due consensi così autorevoli, Beppe Grillo si mostra più che soddisfatto: "Che bello, ne sono felice. Che si accorgesse qualche persona più competente di me dello spirito dell'iniziativa, ci speravo proprio. E ora sono contento. Veramente". Adesso, l'iter per trasformare la proposta in legge può partire.

(17 luglio 2007) 

da repubblica.it


Titolo: GRILLO...
Inserito da: Admin - Settembre 08, 2007, 09:30:20 pm
Il V-Day contro i deputati condannati presenti in parlamento

Grillo: «I partiti non hanno capito niente»

Il comico genovese nega di pensare a una lista per le Europee: «Viviamo in una partitocrazia. Bisogna dare spazio ai cittadini» 
 
V-Day, un giorno per liberarsi dalla vergogna di essere italiani


ROMA - Sabato 8 settembre è stato il giorno del V-Day, dove V sta per Vendetta o Vaff.., organizzato da Beppe Grillo in oltre 180 piazze italiane per raccogliere firme a favore di una legge di iniziativa popolare contro la presenza dei deputati condannati presenti in Parlamento, e perché tutti gli eletti non possano restare in carica per più di due legislature. L'iniziativa si è mossa sulla rete e sabato si è concretizzata con centinaia di banchetti di fronte ai vari municipi di piccole e grandi città della penisola.

«NON FARO' UNA LISTA» - «Sabato Santagata, il ministro per 
l'attuazione del programma, ha detto che sarei in campagna elettorale e che penseri a una lista per le prossime elezioni, quelle europee del 2009. Non hanno capito niente». «I partiti - ha scritto sul suo blog il comico genovese - sono incrostazioni della democrazia. Bisogna dare spazio ai cittadini. Alle liste civiche. Ai movimenti. Viviamo in partitocrazia, non in democrazia».

CODA AI BANCHETTI PER LE FIRME - «Sabato mattina alle sette - ha aggiunto riferendosi al V-Day - c'era già la coda ai banchetti. Molti hanno dovuto aprire due ore prima. Poliziotti che si mettono in fila per non fare più da scorta a politici condannati». «Santagata fa il ministro per l'attuazione del programma, ma - si chiede il comico genovese - che lavoro è? Assumete una segretaria al suo posto e risparmiate i soldi dei cittadini».

DI PIETRO: «I DELINQUENTI LONTANI DALLA POLITICA» - «I condannati con sentenza penale passata in giudicato non possono essere candidati. I delinquenti vanno mandati a casa e non in parlamento». Con queste parole il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha esordito oggi in Largo Cairoli a Milano, al momento della firma al V-Day, l'iniziativa popolare promossa da Beppe Grillo che vuole impedire a chi è stato condannato di sedere in Parlamento. Il Ministro Di Pietro è venuto al V-Day per «partecipare a un atto concreto previsto dalla Costituzione, un disegno di legge d'iniziativa popolare per portare in parlamento una legge che noi abbiamo giá depositato come progetto di legge giá numerosoe volte ma che il Parlamento non vuole ascoltare».

SOSTEGNO DEI VERDI - «Il sostegno dei Verdi al V-Day non è solo a parole, ma abbiamo chiesto di mettere a disposizione la televisione del partito» ha dichiarato il leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio che, attraverso il suo blog ha espresso il proprio sostegno all’iniziativa di protesta contro il ceto politico organizzata da Beppe Grillo. Alla Festa del Sole, la Festa Nazionale dei Verdi, in programma sul Lungotevere della Farnesina di Roma, si aprirà, inoltre, la raccolta di firme per sostenere l’iniziativa "Parlamento pulito" promossa sempre da Grillo.

08 settembre 2007
 
da corriere.it


Titolo: L'antipolitica della legalità: i Grilloboys in piazza
Inserito da: Admin - Settembre 09, 2007, 07:26:06 pm
L'antipolitica della legalità: i Grilloboys in piazza

Andrea Bonzi


Il popolo di Beppe Grillo riempie piazza Maggiore. E manda un sonoro «Vaffanculo» alla classe politica italiana, ai «poteri forti», ai «corrotti». A Bologna, cuore del V-day, sono decine di migliaia - «duecentomila», urla dal palco il comico, 30mila secondo la questura - le persone che hanno partecipato all'iniziativa per «un parlamento pulito». E sono già 300.000 - ben oltre la soglia necessaria - le firme che gli Amici di Grillo hanno raccolto in tutta Italia per la legge di iniziativa popolare che, tra l'altro, vieta ai condannati, anche in primo grado, di candidarsi alle elezioni.

Questa «Woodstock delle persone perbene», tra momenti rock e monologhi, inizia nel pomeriggio, con un Grillo scatenato. La platea è davvero d'eccezione. Al di là della guerra di cifre, da anni non si vedeva la piazza centrale di Bologna - ma anche piazza Nettuno e i gradoni di San Petronio - così stracolma di gente. I vigili hanno un bel daffare a contenere fuori dalle strade carrabili gli spettatori. «Ecco la risposta a chi non crede che ci sia un'altra Italia - esordisce Grillo -. Siamo noi che dobbiamo farla, la politica». Poi, se la prende con tutti. Con la Telecom, di cui è azionista: «Vi rendo noto che ho preso 175mila deleghe dei piccoli azionisti e ora sono in maggioranza», urla. Con la legge 30 di riforma del lavoro: «I precari dovrebbero essere pagati di più, non di meno, perchè hanno 10 volte di più la possibilità di essere licenziati». Con gli sprechi di denaro pubblico, come il ponte di Calatrava a Venezia, «che collega la stazione con una strada trafficata. È costato 11 milioni di euro e mi chiedo a che serve - incalza Grillo -. Lo usa solo uno che arriva in auto e vuole andare a vedere chi è sceso dal treno..». Non c'è posto neanche per l'originalità del museo Guggenheim di Bilbao: altro spreco dei soldi dei contribuenti.

Eppure migliaia di dita a "V" - simbolo di vittoria ma anche di «vaffanculo» - si alzano al cielo. E poi, naturalmente, i politici: Walter Veltroni, «l'unico candidato a un partito che non c'è»; Clemente Mastella, che «ogni mattina legge il mio blog e mi risponde. Il ministro di giustizia che dialoga con un comico. Ma ce lo vedete Brown in Inghilterra che parla con Mr. Bean tutti i giorni?»; il sindaco Sergio Cofferati, bollato come un «funzionario di partito». Per lui gli Amici di Grillo di Bologna hanno pronto, il 22 settembre, una sorta di "primarie" alternative. Un po' troppo per l'ex magistrato Libero Mancuso, assessore della giunta Cofferati, che a un certo punto lascia la piazza: «Avverto disagio - spiega - a partecipare a una sorta di festival dell'antipolitica, dove hanno prevalso insulti e dove anche la memoria di Marco Biagi è divenuta oggetto di un'aggressione di cui Bologna non avvertiva necessità».

Ma chi è il pubblico «anti-politico» di Grillo? Gente di ogni età, famiglie con neonati, ma la maggior parte è under 30. Non necessariamente di sinistra, anzi. Andres, ad esempio, vota An: «Ma non è questione di destra o di sinistra, la politica va riformata». Con la legge proposta da Grillo? «Sì, ma non sono d'accordo con il punto che proibisce a un politico di sedersi in Parlamento per più di due legislature». Ma, scusa, è per il ricambio... «Eh, beh, intanto iniziamo a buttare fuori i corrotti», chiude Andres. Di parere diverso il bolognese Umberto: «Io ho votato l'Unione, credo che al governo però avrebbe potuto far di più, nei primi 100 giorni. Invece ha fatto l'indulto...». Un provvedimento duro da digerire per i «cittadini V». Ma Umberto non vuole la rivoluzione: «L'ideale sarebbe che i politici più intelligenti, perché ce ne sono, prendessero atto di questo grande movimento di popolo e iniziassero a cambiare». Meno fiducioso il 24enne Francesco, da Parma: «Sono contento che nessun partito abbia portato in piazza le bandiere, è una politica penosa. In passato sono stato attivista della Lega Nord, ma poi sono uscito. Non credo che voterò più». Sfiducia, insomma.

A sentire gli ospiti che si susseguono dal palco, del resto, c'è poco da stare allegri. Il giornalista Ferruccio Sansa vorrebbe sapere da Prodi e Visco «dove sono finiti i 98 miliardi di euro di evasione fiscale che rischiano di essere condonati alle concessionarie di slot machine». Massimo Fini se la prende con la «democrazia rappresentativa», mentre Sabina Guzzanti bersaglia giornali e tv, che danno rilievo agli «slogan cretini» dei politici, «spacciandola per informazione. E magari mettono una "breve" sull'ennesima strage in Iraq». Tocca infine a Marco Travaglio parlare di legalità. Saluta Lirio Abbate, il cronista minacciato dalla mafia, e poi parla di «tolleranza zero». Quella di Rudolph Giuliani, «che prima di prendersela con i graffitari ha messo dentro tutti i capi della mafria, e poi quelli che rubavano a Wall Street». Quindi salva Sergio Cofferati: «Avrà tutti i difetti del mondo - continua Travaglio - ma, al contrario di Domenici e Chiamparino, la battaglia per la legalità l'ha iniziata portando 3 milioni di persone in corteo per l'articolo 18». E ancora, sulla linea dura anti lavavetri: «Speriamo che Cuffaro e Dell'Utri lavino i vetri, così li vedremo in carcere». Prima di salutare, Grillo precisa: «I cittadini non hanno sborsato un euro per questa iniziativa. Il Comune mi ha concesso la piazza, ma il resto lo pago di tasca mia, anche le pulizie notturne».



Pubblicato il: 09.09.07
Modificato il: 09.09.07 alle ore 7.44   
© l'Unità.


Titolo: V-Day Bindi, Violante, Monaco: in quella piazza anche cose giuste.
Inserito da: Admin - Settembre 09, 2007, 07:32:19 pm
CRONACA

Il giorno dopo è polemica sul successo della manifestazione di Grillo

Incertezza sulle frasi ingiuriose al giuslavorista. Mancuso le ha sentite in un clip

V-Day, Casini attacca: "Vergogna su Biagi"

Sott'accusa un video sui lavoratori

Bossi: "Un'esagerazione. Io, ad esempio, condannato per un reato di poca importanza"

Bindi, Violante, Monaco: in quella piazza anche cose giuste.

Guai a mettere la testa sotto la sabbia

di CLAUDIA FUSANI

 
ROMA - E il giorno dopo, che succede dei 50 mila di Bologna, dei 300 mila che hanno firmato la proposta di legge, e dei "vaffa" strillati in più di duecento piazze italiane e in una trentina di capitali straniere?

Una faccenda politicamente "ingombrante" questa di Grillo e del suo evento - il V-day - organizzato solo sul web, successo molto poco virtuale e assai fisico. Una faccenda che imbarazza la maggioranza a cui - anche - è destinato il messaggio delle piazze dell'antipolitica. E poi due ministri, Di Pietro e Pecoraro Scanio, hanno aderito mentre gli altri sono stati pubblicamente sbeffeggiati dal comico-blogger. Una faccenda in cui l'opposizione può sguazzare a piacimento. E attaccare.

"Attaccato Marco Biagi" - Il primo è Pier Ferdinando Casini, che definisce il V-day "la più grande delle mistificazioni", una manifestazione "di cui dovremmo tutti vergognarci". Per il presidente dell'Udc, in realtà, il motivo della vergogna non è tanto il rischio del populismo e di una deriva qualunquista quanto un fatto accaduto a Bologna che ha ancora contorni poco chiari e che riguardarebbe il giuslavorista ucciso dalle Br Marco Biagi. "E' stato attaccato Biagi che invece andrebbe santificato" dice Casini. Che aggiunge: "Dovrebbero vergognarsi i politici che pur di stare sull'onda del consenso popolare hanno mandato messaggi di adesione a Grillo".

Ora, l'assenza di dirette tv e radiofoniche - ad esclusione di Ecotv e Radio Radicale - e probabilmente la portata di un evento che ha superato la copertura di cronaca, ha fatto sì che in realtà non è ben chiaro in che modo e quando sia stato evocato Biagi. E' certo che l'assessore Libero Mancuso, ex giudice ed ex presidente della Corte d'Assise che ha condannato gli assassini di Biagi, a un certo punto del pomeriggio ha lasciato la piazza Maggiore per colpa di una frase ingiuriosa contro Biagi. Grillo, dal palco, ha invocato l'abolizione delle leggi Treu e Biagi. "La frase è comparsa in un video" ha spiegato Mancuso.

Un video su "Il precariato nell'Italia delle meraviglie" - Il giallo si snebbia intorno all'ora di pranzo quando sul sito di Grillo i simpatizzanti del V-day mettono a disposizione i video con cui è possibile ricostruire la giornata in piazza Maggiore. E' accertato che Grillo dal palco, a voce, ha fatto solo un riferimento alla legge Biagi e alle nuove forme di precariato. Lo sdegno di Mancuso nascerebbe invece da un video che è stato trasmesso sui maxi schermo della piazza nell'attesa tra un intervento e l'altro. Il video, curato da Grillo, s'intitola: "Il precario nell'Italia delle meraviglie", è accompagnato da una struggente colonna sonora e animato con due piccole scimmiette. Più che di un filmato si tratta di una video-story che racconta come "la legge Biagi ha introdotto in Italia il precariato, moderna peste bubbonica che colpisce i lavoratori soprattutto in giovane età (...) Tutto è diventato progetto per poter applicare la legge Biagi e creare i nuovi schiavi moderni (...). Questo libro è la storia collettiva di una generazione senza niente, neppure la dignità, neppure la speranza, che sta pagando tutti i debiti delle generazioni precedenti, tutti gli errori, tutte le mafie, tutti gli scandali (...)".

Bossi: "Che esagerazione" - Il nome del senatùr è stato scandito sul palco dal comico genovese come uno dei 25 deputati condannati che dovrebbero lasciare il posto in Parlamento perchè sia più "pulito". "E' un'esagerazione - dice Bossi - io sono stato condannato ma cosa vuol dire?". In fondo il suo era un reato (vilipendio alla bandiera) "non troppo grave e non troppo vicino al cuore della gente". Attenzione, avvisa il fondatore della Lega, "se esageriamo viene avanti l'antipolitica". Severo anche il giudizio di Giulio Tremonti: "Non condivido nè Grillo nè i tanti grilli ben vestiti che sono in giro. Certamente il comico genovese è più simpatico di tanti moralisti" taglia corto il presidente di Forza Italia.

A sinistra cautela e imbarazzo - E dire che una volta, anni fa, Grillo era un figlio della sinistra più illuminata e dissacrante. Il giorno dopo nella maggioranza, pur prendendo le distanze dai modi populisti e qualunquisti, si riflette sul fatto che a quella piazza va data una risposta. E che con quella gente va cercato un dialogo prima di perderla del tutto. Rosy Bindi dice che va "rilanciata la dignità della politica". Il ministro Bersani ammette che "in effetti c'era tanta gente. E però non è che ogni volta che c'è la febbre la colpa è del termometro che è rotto". Il prodiano Monaco mette in guardia i colleghi: "Attenzione, non nascondiamo la testa sotto la sabbia". Guai a liquidare tutto con la storia dell'antipolitica, "a questo malessere va data una risposta". Luciano Violante ammette che nel V-day "ci sono tante componenti e, oltre all'insoddisfazione per la politica, anche cose giuste".

Mentre la politica riflette sul dà farsi, il popolo di Grillo impazza sul web e sul blog del comico. Chiedono "una replica dell'8 settembre". Chiedono di "insistere". Di "continuare la raccolta delle firme". Non ci stanno a passare per qualunquisti o per l'incarnazione dell'antipolitica. E' solo che vogliono "un'altra politica".

(9 settembre 2007)

da repubblica.it


Titolo: V-DAY: GRILLO, E' COMINCIATO IL RINASCIMENTO (?)
Inserito da: Admin - Settembre 10, 2007, 05:58:10 pm
2007-09-10 08:56

V-DAY: GRILLO, E' COMINCIATO IL RINASCIMENTO
 
SABAUDIA (LATINA) - "Ieri è iniziato il nuovo rinascimento": così con un ultimo riferimento al V-Day Beppe Grillo ha concluso, stasera, il suo show a Sabaudia. Il comico non ha mancato di rilevare che nonostante il grande successo dell'iniziativa nessun telegiornale ne ha parlato e partendo da questa considerazione ha lanciato la proposta di togliere il canone alla televisione pubblica. D'altra parte invece ha continuato a magnificare le opportunità del web e ha raccontato che il suo blog, a fine mese parlerà anche in giapponese. Dopo una carrellata sui temi che gli sono cari i rifiuti, l'energia, l'acqua riferendosi anche ai problemi del territorio di Latina sui quali ha invitato a pronunciarsi alcuni giovani che collaborano con lui Grillo ha concluso con un attacco alla chiesa: "Questo amministratore delegato tedesco non mi convince - ha detto - bisognerebbe obbligare i preti a sposarsi e a fare figli così finalmente, quando parlano di famiglia sapranno di che cosa parlano?"


LA PAROLA PASSA AI POLITICI
All'indomani del V-Day indetto da Beppe Grillo e la raccolta di 300 mila firme per una legge contro l'elezione dei politici condannati, la parola passa ora alla politica. Il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini giudica l'evento come la piu' grande delle mistificazioni e critica chi in piazza ha fatto festa per la morte del giuslavorista Marco Biagi. Il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro si dice soddisfatto della manifestazione. "Non è stata una protesta - ha detto -, ma una proposta di iniziativa popolare, che è il disegno di legge che mette con le spalle al muro il parlamento".


"E' sacrosanto  - commenta il sindaco di Venezia e filosofo Massimo Cacciari in un'intervista a La Repubblica - chiedere che un condannato in via definitiva non possa sedere in Parlamento così come si può benissimo pensare al ritorno al voto di preferenza, ed anche non stupirsi se un comico fa politica ("pure Aristofane la faceva"), ma attenti a non scadere nel qualunquismo e alle derive populiste".

Secondo l'ex ministro Giulio Tremonti, il comico e' piu' simpatico di tanti moralisti mentre per il leader della Lega Umberto Bossi il V-Day e le richieste di Grillo sono una esagerazione. "Io sono stato condannato ma cosa vuol dire ?", commenta. "Se uno si macchia di reati troppo gravi e troppo vicini al cuore della gente per poter continuare a rappresentarla - ha aggiunto - quel parlamentare non viene più eletto". Bossi ha anche insistito sul punto che "occorre stare attenti a non esagerare se no viene avanti l'antipolitica".


VIOLANTE, ANCHE COSE GIUSTE IN QUELLE MANIFESTAZIONI - Le trecentomila firme raccolte da Beppe Grillo nel V-day fanno dire a Luciano Violante, ospite della Festa di Alleanza nazionale a Mirabello, che "in quell'atteggiamento ci sono tante componenti e, oltre all'insoddisfazione per la politica, anche cose giuste".   Violante vuole però ricordare che "all'esame della Camera c'é già un provvedimento che prevede l'esclusione dalle elezioni di coloro che sono stati condannati con sentenza definitiva".


ROSY BINDI: RILANCIARE LA DIGNITA' DELLA POLITICA
Se manifestazioni come il V-Day di Beppe Grillo e "l'aria di protesta anche organizzata che c'é in questo momento dovessero rappresentante l'anticamera dell'antipolitica, questo metterebbe a rischio il futuro della stessa democrazia". Ne è convinta Rosy Bindi, secondo la quale "senza politica non c'é democrazia e noi vogliamo invece rilanciare il ruolo e la dignità della politica". "L'elezione dell'assemblea costituente del Pd - ha sottolineato il ministro della Famiglia rispondendo alle domande dei giornalisti a Pesaro - dovrebbe essere la risposta alle firme raccolte ieri". "Chiediamo ai cittadini di venire a votare non contro i politici e contro la politica - ha concluso la candidata alla segreteria del Pd - ma per la politica, per rilanciare la sua funzione e la sua dignità in questo paese". 

da ansa


Titolo: Bersani: «Se c'è la febbre non diamo la colpa al termometro» «V-day?
Inserito da: Admin - Settembre 10, 2007, 05:59:14 pm
Bersani: «Se c'è la febbre non diamo la colpa al termometro» «V-day?

Evento di cui ci si deve vergognare»

Casini: «È stato attaccato Marco Biagi che invece andrebbe santificato».

Fini: «Grillo trova terreno fertile con Prodi» 
 

MILANO - «Abbiamo messo su un dei più grossi casini della storia quasi per scherzo». Beppe Grillo è più che soddisfatto del successo del suo V-day e dal palco di Sabaudia, dove tiene il suo show, ha detto la sua su un'iniziativa che ha provocato una pioggia di riflessioni e critiche nal mondo politico. La manifestazione organizzata nelle piazze dal comico genovese ha raccolto 300 mila firme per una proposta di legge popolare che prevede fra l'altro il ritorno delle preferenze nella legge elettorale.

CASINI - «È la più grande delle mistificazioni. Una manifestazione di cui dovremo vergognarci perché è stato attaccato Marco Biagi che invece andrebbe santificato - ha detto il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini a margine del workshop Ambrosetti di Cernobbio -. Si vergognino anche quei politici che, pur di stare sull’onda del consenso popolare, hanno mandato a Grillo e alla sua manifestazione dei messaggi di adesione».

FINI - A testa bassa anche il leader di An, Gianfranco Fini: «L'indignazione che c'è nel paese verso partiti, istituzione e partitocrazia in altri momenti ha assurto dignità politica. Basti pensare all'uomo qualunque. Oggi il rigetto è alimentato dal rifiuto al governo percepito come restauratore. Del governo Berlusconi si può dire tutto ma era percepito come un esecutivo innovatore. Per Prodi è all'opposto, il suo governo è la restaurazione di un sistema e Grillo trova terreno fertile nell'immagine che Prodi ha dato. Bisogna avere anche l'onesta intellettuale di dire che Grillo le spara grosse».

BOSSI - «Un'esagerazione». Così il leader del Carroccio ha commentato il V-day. Secondo Bossi «chi si macchia di reati gravi per rappresentare la gente è giusto che non sia eletto. Ma se la gente li vota... Attenti a non esagerare, perché altrimenti viene avanti l’antipolitca».

CRAXI - «È un grave pericolo prendere sul serio Grillo» attacca il sottosegretario agli Esteri Bobo Craxi. «Un tizio che si augura la morte di un altro essere umano - sottolinea Craxi - è già arrivato aldilà del bene e del male: faccia il politico, allora. Si candidi e, se se la sente, contribuisca a risolvere i problemi del Paese: il resto è uno squallido qualunquismo, per fortuna non più pagato tramite il canone della Rai».

BERSANI - «Se c'è la febbre non cominciamo a dar la colpa al termometro - replica il ministro dello Sviluppo economico, Pierluigi Bersani, anche lui a Cernobbio -. Per quanto si possa dire delle espressioni e delle posizioni di Beppe Grillo, e io ne avrei di cose da dire su queste cose occorre però riflettere seriamente».

MUSSI - No all'eleggibilità in Parlamento in presenza di reati gravi, tuttavia «dipende dai reati». È parzialmente d'accordo con Grilo il ministro dell'Università e ricerca, Fabio Mussi. «Io sono stato condannato per occupazione di binari perché ho partecipato a una manifestazione di operai che venivano licenziati, e si sarebbero persi 500 posti di lavoro; alla fine però si è fatto un buon accordo».

BINDI - Se manifestazioni come il V-day e «l'aria di protesta anche organizzata che c'è in questo momento dovessero rappresentante l'anticamera dell'antipolitica, questo metterebbe a rischio il futuro della stessa democrazia» sostiene invece il ministro delle Politiche per la famiglia Rosy Bindi, secondo la quale «senza politica non c'è democrazia e noi vogliamo invece rilanciare il ruolo e la dignità della politica». «L'elezione dell'assemblea costituente del Pd - ha sottolineato il ministro della Famiglia rispondendo alle domande dei giornalisti a Pesaro - dovrebbe essere la risposta alle firme raccolte».

MONACO - «Inutile fare gli schizzinosi. Il successo dell'iniziativa di Beppe Grillo è l'ennesimo campanello d'allarme. Fa seguito alla grande fortuna editoriale de "La casta" (il libro dei giornalisti del Corriere della Sera Sergio Rizzo e Gianantonio Stella, ndr). Guai a mettere la testa sotto la sabbia, deprecando qualunquismo e antipolitica». È l'opinione del deputato ulivista Franco Monaco, che aggiunge: «Urgono risposte coraggiose in tema di regole e di costume politico. A cominciare dalla sacrosata richiesta che al Parlamento non accedano condannati in via definitiva».

TREMONTI - Un'inaspettata difesa del comico arriva da Giulio Tremonti, da Cernobbio. «Mi è più simpatico Beppe Grillo di questi che ci fanno lezione solo per finire sul giornale. Da queste parti ci sono tanti Beppe Grillo ben vestiti che fanno lezione. Io non condivido né l'uno né l'altro, ma mi è più simpatico Beppe Grillo».

09 settembre 2007
 
da corriere.it


Titolo: Re: GRILLO... Il ricordo di Pippo Baudo:
Inserito da: Admin - Settembre 10, 2007, 06:00:56 pm
Intervista al presentatore tv «Lanciai Beppe, ora temo si faccia male»

Il ricordo di Pippo Baudo: «Quando Craxi mi bastonò per il suo show. L'ho richiamato in tv mi ha detto di no» 
 

ROMA — Pippo Baudo, parliamo di Beppe Grillo?
«Eh... Ho visto, ho letto. Piazza Maggiore stracolma, trecentomila firme, il vento della demagogia. Se ripenso a come lo conobbi... ».

Prosegua.
«Un paio di amici m'avevano detto: a Milano, in Corso Sempione, in un locale che si chiama la Bullona, si esibisce un certo Beppe Grillo. Non è male, dagli un'occhiata».

E lei va.
«Vado, una sera. Ma appena entro, m'accorgo d'essere l'unico spettatore».

L'unico?
«C'ero solo io. Così, quando lui compare sul piccolo palco, gli dico: senta Grillo, mi spiace, ma non fa niente, torno un'altra volta. Invece lui scende, mi si avvicina e mi fa: scherza? Io lo spettacolo lo faccio ugualmente».

E lo fece?
«Due ore strepitose. Io e lui. Rimasi letteralmente scioccato dalla sua bravura. Una settimana dopo, gli feci fare un provino negli studi Rai, davanti a un pubblico vero. E anche lì andò fortissimo, sebbene i dirigenti dell'epoca si fossero dimenticati di far entrare in funzione le telecamere ».

In che anno siamo?
«1976. Pochi mesi dopo, me lo portai a fare "Secondo voi", il programma legato alla Lotteria di Capodanno».

Lo crea.
«Artisticamente, sì. Lo lancio, gli dò fiducia. Anche se lui già era un animale da palcoscenico. Con una capacità rara».

Quale?
«Sapeva, alla perfezione, ciò che il pubblico voleva sentirsi dire».

Questo può tornargli molto utile anche adesso, sul fronte della politica.
«Può tornargli utilissimo. Ma io mi auguro che lui non si lasci trascinare, dalla politica. Ho già telefonato al suo impresario, mi sono raccomandato...».

Di questo, Baudo, parliamo più avanti. Torniamo al primo Grillo televisivo. «Piaceva da impazzire. Tra l'altro, aveva un autore che... indovini chi era?».

Niente da fare. Lo dica lei.
«Antonio Ricci, l'inventore di Striscia».

Ma no?
«Le dico di più. Alla vigilia di non ricordo più quale Fantastico, non soddisfatti, decidemmo addirittura di rinforzare la squadra. Così coinvolgemmo il giornalista e scrittore Luca Goldoni e io, per sfizio, chiesi di scrivere qualcosa pure a Stefano Benni».

Grillo era di destra o di sinistra?
«A Beppe, all'epoca, non importava nulla della politica. Le sue battute erano tutte piegate sugli italiani, sui loro vizi, sulle fissazioni, su certe stupide passioni ».

A Fantastico del 1986, però, cambiò repertorio: toccò la politica e ci fu il botto.
«Tremendo. Una delegazione di politici era andata in Cina. Andreotti accompagnato solo dalla moglie, Craxi seguito da una corte piuttosto numerosa. Così Grillo, in diretta, se ne uscì con la celebre battuta: "C'è Martelli che dice a Craxi: scusa Bettino, se è vero che i cinesi sono oltre un miliardo e tutti socialisti, ma allora a chi rubano in questo Paese?"...».

Craxi reagì dicendo che...
«Craxi si infuriò. Letteralmente. Io stesso fui convocato in via del Corso, e lì venni, come dire? bastonato. Craxi pretese che mi dissociassi e...».

Grillo fu sbattuto fuori dalla Rai.
«Ecco, sì: fu sbattuto fuori, ma io credo che fu proprio allora, diciamo nelle settimane successive, che Beppe cominciò ad assaporare il gusto dell'allontanamento ».

Baudo, che genere di gusto?
«Diventare un escluso di professione. Vede, io ci ho sempre provato a richiamarlo: gli ho offerto di tutto, da Sanremo a Domenica in».

E lui?
«Niente. Rifiuta. Dice che ormai fa altre cose. Ed è vero. Ha questo suo Blog, e poi riempie teatri e piazze».

Anni fa, in un suo spettacolo, «Apocalisse », Grillo girava in scena con un saio alla Savonarola. L'altro giorno, a Bologna, urlava: «Io sono il detonatore!». Non è che...
«Può essere. Le folle possono dare alla testa, possono esaltarti. Tra l'altro, Beppe sa entrare in sintonia con le folle molto facilmente. Sa ciò che vogliono. E in questo, beh, oltre al talento, all'istinto, ci mette anche un bel po' di mestiere».

Aneddoto.
«Quattro anni fa, gli chiedo di fare uno spettacolo nella mia città, Catania. E lui, appena arriva, fa subito quello che facevano i grandi vecchi dell'avanspettacolo, come Totò, Macario, Dapporto».

Che fa?
«Chiede in giro chi siano i più chiacchierati della città, s'informa sui pettegolezzi... così, per dire, sul palco comincia a chiamare il sindaco Scapagnini col soprannome che gira per Catania: «Sciampagnetta »... un dialettalismo, da champagne, alludendo alla vita amorosa piuttosto frizzante del signor sindaco. Capirà, il pubblico era in delirio».

Ecco, folle osannanti.
«Ma un Paese non si migliora con le battute di un comico, si migliora facendo politica ».

Lei è preoccupato per Grillo.
«Vede: nei Girotondi di Moretti, per capirci, già mi sembrava ci fosse molta più sostanza. Stavolta... Io voglio bene a Beppe. Non voglio che si faccia male».

Fabrizio Roncone
10 settembre 2007
 
da corriere.it


Titolo: GRILLO... Se la politica si lascia umiliare
Inserito da: Admin - Settembre 10, 2007, 06:06:50 pm
10/9/2007 - La Stampa, pag. 1
 
Se la politica si lascia umiliare da Beppe Grillo
 
La nuova colonna infame travolge ogni distinzione, l'antipolitica trionfa, Grillo fa il suo mestiere
 
 
ANDREA ROMANO
 
Di fronte alle adunate del Vaffa-day di Beppe Grillo viene quasi nostalgia di Nanni Moretti e dei suoi girotondi.

In fondo quei cinquantenni un po’ su di giri che si tenevano per mano, tutti fieri della propria superiorità morale, si limitavano a prendere di mira il pezzo di classe dirigente del centrosinistra a cui imputavano il ritorno di Berlusconi al potere. Oggi siamo alla colonna infame con una spolverata di Internet, che travolge ogni distinzione reclamando gogna e scudisciate per tutti coloro che osano pensare che la democrazia sia fatta di rappresentanza e di partiti.

È una curvatura nuova nell’uso pubblico dell’antipolitica, con l’organizzazione anche scenografica del qualunquismo e un ruolo di direzione sempre più marcato da parte della gente di spettacolo. Naturalmente nel mondo dello spettacolo ci si limita a fare il proprio mestiere, e c’è dunque chi riesce a capitalizzare le posizioni di visibilità che su questi temi ha saputo costruirsi negli anni.

Il problema, quello vero, è invece della politica italiana. La cui debolezza ha raggiunto abissi tali da rendere minacciose manifestazioni che in condizioni normali sarebbero valutate con il solo metro dell’efficacia teatrale. Perché l’Italia non è certo l’unico paese in cui si creda che in politica «è tutto un magna magna» o che il Parlamento sia prima di tutto il luogo del privilegio. Sono pensieri diffusi nelle opinioni pubbliche di ogni paese democratico, dove la libera circolazione delle idee permette anche al qualunquismo di avere una sua dignità. Ma solo in Italia, tra i grandi paesi europei, quelle espressioni dell’impotenza civile diventano parole d’ordine con cui fare seriamente i conti nel Palazzo.

L’antipolitica è un male antico del nostro paese, debole di istituzioni e nuovo all’educazione democratica, e negli ultimi quindici anni la sua recrudescenza è stata direttamente proporzionale alla debolezza di una politica che non ha più saputo uscire dalla crisi in cui è precipitata nel 1992.
Il paradosso è che tutti i diversi abitanti del Palazzo si sono resi conto del fenomeno, scegliendo di utilizzarlo per proprio tornaconto o di demonizzarlo senza grandi risultati. Tra i primi, Silvio Berlusconi è stato certamente il più abile nel trarre dall’antipolitica di massa il carburante della propria fortuna politica. Ancora oggi che può vantare una carriera parlamentare ultradecennale, invidiabile persino per molti dei famigerati «quadri di apparato» con cui ama polemizzare, il Cavaliere è molto attento a conservare la veste di impolitico che volle indossare al momento della discesa in campo. Ne conosce perfettamente il valore sul mercato del consenso e si guarda bene dal dismetterla prima del tempo. Ma anche nel centrosinistra l’antipolitica si è ricavata in questi anni una sua posizione di forza, nonostante la battaglia dichiarata e combattuta contro di essa – soprattutto da Massimo D’Alema – in nome del valore democratico del professionalismo politico e della rappresentanza di partito. Quella crociata non è andata lontano, per la somma di velleitarismi e incoerenze di varia natura, mentre il moralismo e il senso di superiorità antropologica che la sinistra post-comunista ha ereditato dal berlinguerismo sono rimasti ben piantati nel corpo dei suoi dirigenti.

È dunque una politica debole quella che si fa umiliare da Beppe Grillo, dal cupo calderone forcaiolo nel quale trovano spazio e risate perfino le accuse a Marco Biagi. Ma la responsabilità non va cercata nel senso comico di colui che fu un tempo un cabarettista di valore e che oggi somiglia a quella che Gramsci chiamava «la donnetta che costruisce stregonerie» a uso dei subalterni. In altre circostanze il Vaffaday sarebbe stato recensito nelle pagine dello spettacolo, probabilmente con qualche stroncatura. Oggi, in mancanza di quella politica autorevole perché forte delle sue convinzioni e delle sue responsabilità, l’antipolitica può permettersi anche quest’ultimo e spettacolare trionfo.
 
da lastampa.it


Titolo: Massimo Fini. Ecco perché ero su quel palco
Inserito da: Admin - Settembre 11, 2007, 10:04:15 pm
Martedì, 11 Settembre 2007
 
 Ecco perché ero su quel palco
 
di Massimo Fini
 
Sarebbe un grave errore pensare che la folla che ha partecipato al riuscitissimo "'V-Day", organizzato da Beppe Grillo in Piazza Maggiore a Bologna e in altre 150 città italiane, rappresenti una parte del cosiddetto "popolo di sinistra" deluso dall'operato del proprio governo.
 
Così come fu un errore pensare che il milione di persone che si radunò qualche anno fa in piazza San Giovanni a Roma per protestare contro le vergognose leggi "ad personam" fosse composto esclusivamente da gente "di sinistra" (la sinistra, oggi, in piazza, mobilitando tutti gli apparati e le "truppe cammellate", è in grado di mandare, al massimo, trecentomila adepti).

Ho partecipato ad entrambe le manifestazioni, in piazza Maggiore sono intervenuto anche dal palco, insieme ad Alessandro Bergonzoni, Marco Travaglio, Sabina Guzzanti, al giudice Norberto Lenzi, oltre a Grillo che ovviamente si è riservato, con un'energia incredibile per un uomo che è vicino alla sessantina, la parte del leone, e credo di sapere di che cosa parlo. Si tratta di un movimento trasversale, formato da una miriade di gruppi non sempre omogenei, alcuni dei quali sono venuti allo scoperto, in piazza, come quelli di Grillo, di Flores D'Arcais, dei NoTav, del mio Movimento Zero, ma il cui grosso si trova, per il momento, su Internet, ed è formato in grande prevalenza da giovani, i quali chiedono certamente il ritorno ad un minimo di decenza legale e formale (i punti qualificanti del "V-Day" erano: via gli inquisiti dal Parlamento, non più di due legislature per ogni deputato o senatore, poter votare per nominativi singoli e non solo per liste dove gli eletti sono già decisi, di fatto, dagli apparati dei partiti), ma che, nella sostanza, hanno perso ogni fiducia nei partiti in tutti i partiti, e nei loro uomini, nelle classiche categorie politiche vecchie di due secoli - liberalismo e marxismo, con i rispettivi derivati, nella destra e nella sinistra - e anche, nel profondo e magari inconsciamente, nella democrazia rappresentativa.

Lo deduco anche dal modo in cui è stato recepito il mio intervento che andava ben oltre i temi del "V-Day". Pensavo che sarebbe stato accolto gelidamente da una platea fortemente legalista (le maggiori ovazioni sono toccate a Marco Travaglio che della legalità ha fatto il suo cavallo di battaglia). Ho infatti detto che ero d'accordo con i temi del "V-Day" (figuriamoci se non lo sono, anch'io batto, da anni, sul tasto della legalità come sanno i lettori di questo giornale), ma che rischiavano di mascherare la questione di fondo che riguarda proprio l'essenza della democrazia rappresentativa. Che è un imbroglio, una truffa, "un modo, sicuramente sofisticato e raffinato, per ingannare la gente, soprattutto la povera gente, col suo consenso". E che questo non è un problema italiano, anche se certamente il nostro sistema presenta aspetti degenerativi specifici, ma di tutte le democrazie occidentali, particolarmente inquietante in un periodo storico in cui queste stesse democrazie pretendono di omologare a sè, con la propaganda ideologica, la propria economia e, se del caso, le bombe e l'intero esistente. Ma che la rivolta contro la "democrazia reale", quella che concretamente viviamo, inizi dal nostro Paese è molto interessante perchè l'Italia, nel bene e nel male, è sempre stata uno straordinario laboratorio di novità (l'ascesa della classe mercantile, che porterà alla Rivoluzione industriale che ha cambiato il nostro intero modo di vivere, inizia a Firenze e nel piacentino, il fascismo nasce qua, persino il berlusconismo, che io considero un fenomeno postmoderno - non è vero che Berlusconi imita Bush, è vero il contrario - è un fenomeno che prende il via dall'universo mediatico italiano).

Innanzitutto non si è mai capito bene cosa sia davvero la democrazia. È un animale proteiforme, mutante, cangiante, sfuggente. Lo stesso Norberto Bobbio, che pur ha dedicato a questo tema la sua lunga e laboriosa vita, scrive in un passaggio che i presupposti fondanti della democrazia sono nove, in un altro ne indica sei, in un altro ancora tre e alla fine ne dà una definizione talmente risicata da perdere qualsiasi senso. In ogni caso si può dire che la "democrazia reale" non rispetta nessuno dei presupposti che, almeno nella "vulgata", le vengono attribuiti. Prendiamone, a mo' di esempio, solo due. 1) Il voto deve essere uguale. Il voto di ogni cittadino non deve valere nè di più nè di meno di quello di qualsiasi altro. 2) Il voto deve essere libero. Deve ciè essere conseguenza di una scelta spontanea e consapevole fra opzioni effettivamente diverse. I governanti devono avere un reale consenso da parte dei governati.

Bene. Il voto non è uguale e il consenso è taroccato. Sul primo punto ha detto parole definitive la scuola elitista italiana dei primi del Novecento: Gaetano Mosca, Vilfredo Pareto, Roberto Michels. Scrive Mosca ne "La classe politica": «Cento che agiscano sempre di concerta e d'intesa gli uni con gli altri trionferanno sempre su mille presi uno a uno che non avranno alcun accordo fra di loro». Il consenso è taroccato perchè ampiamente indirizzato dai massmedia, in mano alle oligarchie economiche e politiche, che non per nulla vengono, spudoratamente, chiamati gli "strumenti del consenso". E lo stesso si può dire per tutti gli altri presunti presupposti della democrazia che Hans Kelsen, che non è un marxista nè un estremista talebano, ma un giurista liberale, considera una serie di "fictio iuris".

Nella realtà la democrazia rappresentativa non è la democrazia ma un sistema di minoranze organizzate, di oligarchie, di aristocrazie mascherate, politiche ed economiche, strettamente intrecciate fra di loro e, spesso, con le organizzazioni criminali - quando non siano criminali esse stesse - che il liberale Sartori definisce, pudicamente, "poliarchie", che schiacciano il singolo, l'uomo libero, che non accetta di sottomettersi a questi umilianti infeudamenti, cioè proprio colui di cui il pensiero liberale voleva valorizzare meriti, capacità, potenzialità e che sarebbe il cittadino ideale di una democrazia, se esistesse davvero, e invece ne diventa la vittima designata.

Del resto senza tanti discorsi teorici lo vediamo tutti, lo sentiamo tutti che noi cittadini non contiamo nulla. La nostra unica libertà è di scegliere, ogni cinque anni, legittimandola, come l'unzione del Signore legittimava il Re, da quale oligarchia preferiamo essere dominati, schiacciati, umiliati. Non siamo che sudditi.

Kelsen scrive: «Si potrebbe credere che la particolare funzione dell'ideologia democratica sia quella di mantenere l'illusione della libertà». E si chiede come «una tale straordinaria scissione fra ideologia e realtà sia possibile a lungo andare».

Me lo chiedo anch'io da tempo. E ho concluso così il mio intervento: «Le democrazie (inglese, francese, americana) sono nate su bagni di sangue. Ma non accettano, nemmeno cencettualmente, di poter essere ripagate dalla stessa moneta. Anzi hanno posto, come una sorta di "norma di chiusura" per dirla con lo Zietelman, che la democrazia è il fine e la fine della Storia. Saremmo quindi tutti condannati, per l'eternità, a morire democratici. Ma la Storia non finisce qui. Finirà, con buona pace di Fukujama e di tutti i Fukujama della Terra, il giorno in cui l'ultimo uomo esalerà l'ultimo respiro. Non sarà certamente la nostra generazione, quella mia e di Beppe Grillo, non sarà questo ludico "V-Day" a cambiare le cose, ma verrà un giorno, non più tanto lontano, in cui la collera popolare abbatterà questa truffa politica, come, in passato, è avvenuto con altre». Ovazione.

Massimo Fini

www.massimofini.it
 
da gazzettino.quinordest.it


Titolo: E il Grillo parlante liberò le nevrosi della politica...
Inserito da: Admin - Settembre 12, 2007, 07:06:03 pm
E il Grillo parlante liberò le nevrosi della politica

Oliviero Beha


Sarà pure uno «scemo di guerra» come dice qualcuno senza approfondire ma solo per esorcizzare. E per l’ironia e l’astuzia se non della storia almeno della cronaca, Scemo di guerra è il titolo di un film del 1985 di Dino Risi, appunto con Beppe Grillo e Coluche, il comico/politico italofrancese ahimé defunto che per certi versi più gli somiglia. Ma certamente Grillo ha nel suo dna un concentrato di mediaticità fenomenale. È uno strumento naturale di comunicazione.

E anche per questo che lui sottolinea tra i tanti elementi soprattutto l’elemento internet a proposito del successo stratosferico del V-Day di sabato scorso, con numeri che fanno arrossire la politica partitocratrica corrente. La tesi è semplice e palese: se vengo ignorato dai media tradizionali per mesi e anni, mentre dico agli italiani (ma non solo: avete visitato il suo sito in inglese?) le cose che tv, radio e giornali per lo più non dicono oppure dicono quasi soltanto a senso unico, incrociato, dal centro-destra contro il centro-sinistra e viceversa, e raggiungo i numeri del V-Day, di partecipazione e di firme per le petizioni popolari, ebbene ho svoltato.

Posso farne a meno, dei massmedia cioè di «questi» massmedia, mentre loro non possono fare a meno di me, di dare notizie sia pure in modo discutibile su di me e su quello che dico e faccio. Si apre con il mondo di internet un altro paesaggio. Arrivano i giovani a moltitudini, giovani scomparsi dalla scena dell’impegno e invisibili su altri palcoscenici che non fossero quello atroce eppur comprensibile di un programma della celestiale De Filippi. In piazza vedi finalmente le donne, altra categoria avulsa dalla scena socio-politica del paese ed evocata solo per dire che «all’università vanno meglio degli uomini».

Di più: abituati come siamo alla dicotomia degli eserciti di informazione al servizio dei due schieramenti, e del loro intreccio politico-economico-imprenditorial-finanziario e bancario, direi soprattutto bancario, ai non addetti probabilmente sfugge che mentre spessissimo vedere quel telegiornale o comprare quel giornale è un segno di riconoscimento politico/partitico a volte già stantio e ripetitivo, arrivare a Grillo e alle sue manifestazioni attraverso il web obbliga a ridiscutere il criterio.

Nessuno garantisce più che colui che lo segue dal blog in piazza sia «di sinistra», o «di destra». Sembrerebbe d’acchito la perdita di una garanzia per generazioni politicizzate come la mia. Garanzia che peraltro ha portato a l’Italia che abbiamo sotto gli occhi, quindi forse garanzia relativa... E comunque garanzia che evidentemente non regge più, almeno a prendere atto dei segnali del nostro «scemo di guerra» che invece vengono recensiti in maggioranza come aspetti di uno show. Mentre invece Grillo come fenomeno ed epifenomeno costringe alla esiziale domanda: e se essere «di sinistra» (o «di destra») all’italiana o all’amatriciana come accade oggi non fosse più praticamente una garanzia di nulla, almeno in partenza?

Se fosse così, come temo sia, forse bisogna cambiare mentalità e approccio. Forse non è la perdita di una garanzia, quello che sta accadendo con Grillo ma non solo con lui, con movimenti/associazioni/comitati ecc. in una malfamata e già usurata formula (ma allora i partiti?) quale la cosiddetta «società civile», bensì una forma di liberazione, di «reset», di nuovo inizio, così da fare in modo che la garanzia non sia di partenza, ma casomai d’arrivo, come fini e non come rendite di posizione. Non una recita, ma un difficile giorno per giorno. Diventare «di sinistra» forse oggi sarebbe un po’ meglio che battersi per stabilire se la sicurezza è patrimonio di una parte o dell’altra senza mettere a fuoco il contesto della questione.

Grillo in tutto ciò, al di là della formidabile vicenda mediatica di internet, comporta dunque oggi una serie di interrogativi di sostanza che in giro trovo assai poco evidenziati. Perché non conviene evidenziarli? Per «istinto di conservazione» dell’oligarchia dominante? Perché non si hanno risposte credibili e allora meglio non fare domande? Per esempio: Moretti e i girotondi erano la sinistra o chiunque fosse contro Berlusconi, non è vero? Ebbene, oggi chi firma con Grillo si schiera e si autocertifica «semplicemente» contro lo stato (minuscolo, per favore, non fraintendiamo a bella posta come spesso accade con il «comicastro» da parte degli epistemologi) italiano, inteso come un Paese alla rovescia. Non sto qui a ripetere l’elenco di magagne. Dico solo che in discussione c’è la gerenza della ditta al completo. O essa se ne rende conto, e dà segnali di comprendonio e resipiscenza, oppure le cose si metteranno per forza peggio, anche se non è detto che il peggio sia tale per tutti, diciamo certamente peggio per i bersagli delle critiche del V-Day.

Per esempio, nessuno può affermare che D’Alema & co siano colpevoli di qualche cosa. Ma proprio per questo non sarebbe meglio se costringessero loro stessi la Giunta deputata a permettere al giudice di raccogliere le loro testimonianze? Se non andranno dal giudice a testimoniare e immagino a documentare la loro innocenza, una specie di viatico a governare, la prossima volta Grillo e non solo lui pretenderanno pubblicamente di essere definiti caporioni non della «antipolitica» come ancora e ossessivamente si ripete, bensì degli «anticomitati d’affari». E lì rischierebbe davvero di venir giù tutto...

Insomma, il problema non è Grillo, e circoscriverlo come in molti fanno sembra sempre il tragico e stupido giochetto di chi vede il dito che indica la luna e non la luna italiana per di più attualmente così storta. Certo, poi uno come Grillo sa come usare il dito... ma pur essendo parte quasi immediata della stessa storia, per oggi è ancora un’altra storia. Usiamo il dito per la luna, non limitiamoci ai manicure della politica che su di essa hanno costruito il loro annoso potere e (alcuni) le loro fortune per diverse generazioni.

Un esempio chiarirà meglio il mio punto di vista. Mettiamo che tra poco, sabato 6 ottobre, quindi prima delle Primarie del Partito democratico, Beppe Grillo partecipi in qualche modo a Roma, a Piazza Farnese, alla prima manifestazione del Movimento «Repubblica dei cittadini per una Lista Civica Nazionale», teso a rimettere in gioco il rapporto tra la politica come è intesa oggi e appunto i cittadini, rifacendosi all’art.49 della Costituzione e non a Paperino. Mettiamo che Grillo appoggi con le sue energie psicowebbistiche uno degli obiettivi centrali di questo Movimento, le firme per una petizione popolare che conduca a una legge sui partiti del tutto «rivoluzionaria»: e cioè che finalmente, a sessant'anni dalla loro nascita costituzionale, i partiti, tutti i partiti, la smettano di figurare come associazioni private, con statuti che ormai non sanno di niente e niente garantiscono della loro vita interna in termini di efficienza, trasparenza e democrazia, per essere riconfigurati a norma di legge (una piccolissima, banale, infinitesimale leggina ordinaria...) così da rispondere alla legge stessa e portare i libri contabili in tribunale come qualunque altra azienda.

Mettiamo che a Roma il 6 ottobre venga chiesto questo (meglio se con la grancassa di Beppe Grillo per il suo robusto dito medio), e comunque questo è ciò che verrà chiesto alla classe politica, alle istituzioni, al Quirinale: sarebbe un’autentica rivoluzione, per o meglio direi contro i «comitati d’affari» e l’irrisolto problema dei costi/sprechi/privilegi della «casta». E una boccata d’ossigeno e di speranza per tutti i cittadini, di qualunque colore politico. Che si farà in quel caso? Continueremo a giocare con il dito del pur politicissimo (e meritorio) «scemo di guerra»?

www.olivierobeha.it


Pubblicato il: 12.09.07
Modificato il: 12.09.07 alle ore 13.06   
© l'Unità.


Titolo: Fini ai suoi: «Attenzione a Grillo» «Il V-day è la punta di un iceberg.
Inserito da: Admin - Settembre 13, 2007, 10:41:37 am
L'intervento davanti ai dirigenti territoriali di An

Fini ai suoi: «Attenzione a Grillo» «Il V-day è la punta di un iceberg.

Attenti ai sprechi o saremo travolti».

E il comico torna a farsi vivo sul web 


ROMA - «Beppe Grillo è la punta di un iceberg, di una protesta che monta e da cui rischiamo di essere travolti. Quindi, dobbiamo agire in anticipo: aggredire la cattiva politica dei privilegi e degli sprechi con un risposta netta, senza eccessive prudenze. Dobbiamo incarnare la buona politica». Il leader di An Gianfranco Fini parla davanti ai dirigenti territoriali del partito, riuniti a Roma per mettere a punto l'organizzazione della manifestazione indetta contro il governo Prodi per il prossimo 13 ottobre sui temi di tasse e sicurezza, e li ammonisce: «Attenti, quindi, nelle vostre reltà locali. Attenti ad essere favorevoli all'aumento del numero dei consiglieri, alla presenza di politici nelle municipalizzate. Attenti a tutti quei provvedimenti che sono cattiva politica».

COSTI DELLA POLITICA - Fini parla per poco meno di un'ora e, affrontando il tema dei costi della politica, aggiunge ancora: «Non voglio enfatizzare il fenomeno Beppe Grillo, ma il suo successo è lo specchio di un diffuso sentimento di rifiuto verso il sistema. Oggi- spiega- c'è un vero e proprio fenomeno di rigetto contro la partitocrazia. Noi, per primi, dobbiamo dimostrare cosa vuol dire fare buona politica».

SCONTRO DI PIETRO-BERTINOTTI - A sinistra, invece, Grillo fa litigare Di Pietro con Bertinotti. L'ex pm lancia il sasso: «Mi ha fatto male sentire il Presidente della Camera che dice di condivider la proposta di Grillo di non candidare i condannati in via definitiva. Ma come? Se io gli scrivo tutte le settimane per chiedere di mettere all'ordine del giorno il provvedimento che ho firmato cinque anni fa e lui non mi ha mai risposto...». A stretto giro arriva la replica stizzita del numero uno di Montecitorio: «Il ministro Di Pietro davvero ha perso il senso della misura continuando ad attaccare la presidenza della Camera per una presunta omissione di fronte a sue presunte sollecitazioni». Bertinotti non fa sconti a Tonino, un «ministro che si rivela, in questa occasione, poco rispettoso delle prerogative del Parlamento».

GRILLO PARLANTE - E lo stesso Grillo, a quattro giorni dal successo di piazza, è tornato a farsi vivo. Ovviamente sul web. In un post sul suo blog ha così descritto quanto accaduto sabato a Bologna e in altre 200 città:«Un momento di democrazia. Cittadini hanno fatto la fila volontariamente, per ore. Sono state raccolte SOLO 300.000 firme perché sono finiti i moduli». Quindi ha rincarato la dose contro chi l'ha attaccato: «La V-generation è stata definita “Italia di merda” e “anti politica”. Il popolo della V-generation è un'offesa vivente per i professionisti della politica. Il milione di persone che è sceso in piazza, in modo composto, senza bandiere, senza il più piccolo incidente, dovrebbe essere ringraziato. È la valvola di sfogo di una pentola a pressione che potrebbe scoppiare»

13 settembre 2007
 
da corriere.it


Titolo: V-day, Beppe Grillo al contrattacco "Dovreste ringraziare chi era in piazza"
Inserito da: Admin - Settembre 13, 2007, 10:44:52 am
CRONACA

Il comico replica alle critiche e se la prende con tutti. E difende quella che chiama "V-Generation"

E ancora: "Si parla di prostitute e lavavetri, ma i veri abusivi sono in Parlamento"

V-day, Beppe Grillo al contrattacco "Dovreste ringraziare chi era in piazza"

Fini: "Una protesta dalla quale rischiamo di essere travolti"

 
ROMA - A quattro giorni dal V-Day, e sull'onda dei commenti e delle critiche, Beppe Grillo passa al contrattacco, difende la sua iniziativa e soprattutto quella che sul suo blog definisce la "V-Generation", la chiama "aria pura, condivisione, futuro", ricorda Gaber con il suo "libertà è partecipazione". E, naturalmente dal suo blog, se la prende di nuovo con il sistema della politica e dei media, rimproverati perché "quel popolo dovrebbe essere ringraziato".

E poi in serata, in uno spettacolo a Senigallia, il comico rincara la dose: e a proposito della linea dura sui lavavetri, afferma che la politica è partita dal basso, parlando di lavavetri e prostitute. Ma i veri abusivi sono in Parlamento". Poi continua: "In questi giorni è stato un delirio. Tutti hanno detto cose che non ho capito". E' stato semplicemente aperto un blog, minimizza, ed è stata proposta una "legge ovvia" (per dire no ai politici condannati in parlamento), che "in un paese civile doveva essere scontata".

Quanto alla V-Generation, scrive Grillo sul suo blog, "è stata definita 'Italia di merda' e 'anti politica'. Il popolo della V-generation è un'offesa vivente per i professionisti della politica, un delitto di lesa maestà per molti giornalisti e intellettuali. Tutta gente (non precaria) che ha vissuto bene, molto bene in questi anni alle spalle del Paese. Il milione di persone che è sceso in piazza, in modo composto, senza bandiere, senza il più piccolo incidente - si legge ancora - dovrebbe essere ringraziato. E' la valvola di sfogo di una pentola a pressione che potrebbe scoppiare. Un momento di tregua per riflettere sul futuro di questo Paese. La V-generation è aria pura, condivisione, futuro. Gaber direbbe: 'la libertà è partecipazione'".

Il comico ricorda la genesi della V-Generation, nata in Rete "una mail alla volta, un commento, un link, un trackback, un post, un forum, una chat. Migliaia di persone hanno potuto conoscersi, riconoscersi, incontrarsi. Discutere di politica vera, legata al lavoro, alla scuola, alla sanità, alla sicurezza, alla famiglia, all'acqua, all'energia. La Rete è il nuovo luogo della politica".

E quanto al consenso raccolto sabato 8 ottobre, Grillo ricorda che "la V-Generation è scesa in piazza per firmare una legge di iniziativa popolare. Si è materializzata, ma solo per chi la ignorava. Un momento di democrazia: una proposta di legge popolare. Cittadini hanno fatto la fila volontariamente, per ore. Sono state raccolte SOLO 300.000 firme perché sono finiti i moduli. Nelle piazze c'era almeno un milione di persone".

A mettere in guardia dall'effetto-Grillo è Gianfranco Fini, che parla di "una protesta che monta e da cui rischiamo di essere travolti", e sottolinea, davanti ai dirigenti territoriali di An, la necessità di "agire in anticipo: aggredire la cattiva politica dei privilegi e degli sprechi con un risposta netta, senza eccessive prudenze. Dobbiamo incarnare la buona politica". Al centro dell'attenzione, i costi della politica: "Non voglio enfatizzare il fenomeno Grillo - aggiunge Fini - ma il suo successo è lo specchio di un diffuso sentimento di rifiuto verso il sistema".

(12 settembre 2007)

da repubblica.it


Titolo: La sfida tra i «censurati» Luttazzi: Beppe populista, fa flash mobbing
Inserito da: Admin - Settembre 13, 2007, 10:49:42 am
La sfida tra i «censurati» Luttazzi: Beppe populista, fa flash mobbing

 
ROMA — Hanno fatto parte tutti e due della nazionale censurati: Beppe Grillo dopo la storiella sui socialisti in Cina (Fantastico 7), Daniele Luttazzi per l’intervista a Marco Travaglio su Berlusconi (Satyricon). Hanno danzato a lungo sulla sottile linea rossa che divide la satira dall’impegno. Adesso — dopo l’8 settembre del vaffa... e la manifestazione di Bologna — le loro strade si separano. Daniele Luttazzi attacca Beppe Grillo. Critica nel merito il suo disegno di legge popolare, «fa acqua da tutte le parti». E lo accusa di fare «populismo», di «pensare che una legge possa risolvere la pochezza umana, e questa è demagogia».

Non c’è nemmeno una parola di apprezzamento nelle tre pagine che Luttazzi ha inviato al sito internet di Micromega. No al limite di due legislature proposto da Grillo perché «l’esperienza può essere utile». No al divieto di elezione per chi è condannato in appello perché «i gradi di giudizio sono tre e il problema è la lentezza della giustizia ». E no anche al terzo punto della legge d'iniziativa popolare, il più popolare persino fra i politici: quel ritorno al voto di preferenza che, secondo Luttazzi, in passato «non ha impedito ai partiti di far eleggere chi volevano né impedito di scegliere autentici filibustieri ».

Fin qui il merito. Ma le parole più appuntite devono ancora arrivare. E colpiscono proprio con quello stile alla David Letterman che Luttazzi ha portato a casa nostra: «Di Pietro aderisce alla sua iniziativa e Grillo dice che è uno per bene. Brrrrrr. Quindi chi non la pensa come Grillo non lo è? Populismo ». E ancora: «Se parli alla pancia, certo che riempi le piazze,manon è democrazia dal basso: è flash mobbing». Fino all’accusa di «ambiguità» perché «vuole ergersi a leader di un movimento politico, continuando a fare satira, un passo che Dario Fo non ha mai fatto ».

Con un invito finale che sa di sberleffo: «Scegli, Beppe! Magari nascesse il tuo partito. I tuoi spettacoli diventerebbero davvero dei comizi e nessuno dovrebbe pagare il biglietto. Oooops». Sembra esserci qualcosa di personale. Eforse c’è. Quando tempo fa Luttazzi aprì il suo blog dove parlava anche di politica in molti gli scrivevano per invitarlo ad «unire gli sforzi con Grillo», e dare insieme a lui una «lezione alla politica ».

Lui ha sempre declinato, preferendo rimanere in seconda linea. L’anno scorso a Padova, durante uno spettacolo di Luttazzi, i fan di Grillo invasero il palazzetto di volantini con la scritta wanted e le foto dei politici condannati. Luttazzi li fece togliere. Quello che teme è essere confuso e fuso con il comico genovese che, forse, in caso di alleanza gli ruberebbe la scena. Anche ieri Grillo è tornato a difendere la sua manifestazione: «Altro che antipolitica — ha scritto sul suo blog—quel popolo andrebbe ringraziato. È la valvola di sfogo di una pentola a pressione che potrebbe scoppiare. Un momento di tregua per riflettere sul futuro, un momento di democrazia ».

Poi cita un’altra persona che ha danzato a lungo su quella linea sottile che divide satira e impegno: «La libertà è partecipazione», Giorgio Gaber. Meglio la piazza che stare sopra un albero.

Lorenzo Salvia
13 settembre 2007
 
da corriere.it


Titolo: D'Alema: Grillo non riempie i vuoti
Inserito da: Maira - Settembre 14, 2007, 03:16:37 pm
Ma la Bindi: non va sottovalutato.

Pezzotta: sono io l'anti Beppe

D'Alema: Grillo non riempie i vuoti

Distrutti i partiti, vince chi ha soldi e tv

Il vicepremier: «Se su Unipol fosse emerso qualcosa sarei già indagato. Fassino? Non cerca un posto» 
 
DAL NOSTRO INVIATO


BOLOGNA — Messaggio da Massimo D'Alema ai magistrati di Milano: «In qualsiasi momento ritengano di dovermi sentire sul caso Unipol, eccomi, sono disponibile. Certo, se fosse emerso qualcosa, sarei stato a questo punto già indagato...».

Festa dell'Unità, Bologna, sala «14 ottobre». Bianca Berlinguer intervista il ministro degli Esteri. Nella platea piena, il sindaco- simbolo della Bologna rossa, Renato Zangheri e il sindaco di oggi, Sergio Cofferati.

La domanda della giornalista arriva alla fine: «Prima dell'estate lei e Fassino vi pronunciaste per il sì del Parlamento all'uso delle intercettazioni sul caso Unipol-Bnl. Ora nelle vostre memorie difensive vi rimettete alle decisioni del Parlamento... D'Alema prima alza un sopracciglio, poi: «Abbiamo sempre detto che attendiamo le decisioni del Parlamento. Abbiamo presentato le memorie per confutare che in quelle telefonate si possano configurare complicità e reati. Non è un problema personale. Sono stato già indagato per 9 anni come capo di un'associazione per delinquere fra il nostro partito e il movimento cooperativo e sono stato assolto. Ho piena fiducia nella giustizia e credo sia lecito che la politica si occupi dei grandi fatti economici».

Quindi, insiste Berlinguer, lei è favorevole al sì del Parlamento sull'utilizzo delle intercettazioni... «Deciderà il Parlamento». Parliamo di Grillo, aveva esordito la giornalista Rai.

Amato ha detto che i calci nel sedere fanno bene, Bertinotti ha detto che Grillo colma un vuoto politico... «Provo un fastidio antropologico verso le mode. Grillo non riempie vuoti, perché non dà risposte. Il suo movimento sostiene che vanno distrutti i partiti. Ma i partiti sono già quasi distrutti! I partiti sono strumento di democrazia. Il problema è ricostruirli. Negli anni '90 furono annullati i partiti. E chi ha vinto? Berlusconi. Che aveva i soldi e le tv».
Prima di salire sul palco D'Alema aveva detto: «Mi preoccupa chi dice che si devono spaccare i denti ai politici, vedo una carica di violenza totalmente inutile, che non produce niente di positivo».

Era stato D'Alema a lanciare l'allarme sulla marea antipolitica, in un'intervista sul Corriere. E per lui la vera risposta alla disgregazione del sistema, alla fragilità delle istituzioni, è ricostruire gli strumenti di partecipazione, rafforzare le istituzioni. Quindi, la costruzione del Partito Democratico.

«Pensiamo al 15 ottobre, quando tutti insieme coloro che hanno corso per la leadership dovranno lavorare nel nuovo partito. Pensiamo alla novità dell'elezione dal basso dei segretari regionali. Una volta i segretari regionali erano il braccio operativo del segretario nazionale...».

Parole da saggio, segnala l'intervistatrice. E D'Alema: «Ricordo quella canzone di De André: chi non può più dare il cattivo esempio, può dare buoni consigli».

Su Grillo sono intervenuti anche Rosy Bindi e Savino Pezzotta. Per il ministro della Famiglia «c'è una venatura di qualunquismo ma il fenomeno non va sottovalutato, c'è domanda di buona politica». Mentre per l'organizzatore del Family Day «Grillo è la pancia del Paese. Tocca a noi cattolici essere i custodi della democrazia».

D'Alema ha parlato poi di welfare: «Se i lavoratori bocciano l'accordo, si apre una fase nuova. In teoria dovremmo cancellare anche gli aumenti delle pensioni minime, i contributi per i giovani, e ripristinare lo scalone».

Il rimpasto di governo: «È intollerabile aver pensato che Piero Fassino abbia posto il problema perché cerca un posto. Fassino non cerca lavoro, lungo è l'elenco delle cose importanti che potrà fare».

Andrea Garibaldi
14 settembre 2007
 
da corriere.it


Titolo: D'Alema contro Grillo "Nel V-day inutile carica di violenza"
Inserito da: Maira - Settembre 14, 2007, 03:17:42 pm
CRONACA

Il ministro degli Esteri critica anche Bertinotti: "Il comico pone problemi, non dà risposte. Quindi non riempie vuoti"

D'Alema contro Grillo "Nel V-day inutile carica di violenza"

di LUCIANO NIGRO

 
BOLOGNA - "Il problema non è distruggere i partiti, o rompere i denti ai politici. Io non parlo di Grillo, ma mi preoccupa una carica di violenza totalmente inutile che non produce niente di positivo. I partiti, per altro, sono già distrutti, il problema è ricostruirli". Arriva a Bologna cinque giorni dopo il ciclone Beppe Grillo, Massimo D'Alema e prende il toro per le corna proprio mentre Marco Travaglio propone già un Vaffa-bis. Il campione della politica-politica è appena uscito dal consueto bagno di folla tra gli stand della festa dell'Unità.

Parla del Partito democratico e delle riforme come di un possibile antidoto, ma non nega la malattia. "Non mi sorprende quello che sta accadendo - dice - due mesi fa avvertii che la crisi della politica sta producendo una pericolosa distanza tra i cittadini e la democrazia, un clima pericoloso come quello dei primi anni Novanta al quale la politica deve reagire con coraggio".

D'Alema non attacca direttamente Grillo, ma chiarisce subito che "ogni volta che si manifesta un fenomeno nuovo, o una moda, ci sono quelli che tendenzialmente sono favorevoli e quelli che, al contrario, sono critici: io tendo a dichiararmi contrario". La ragione? I 300 mila di sabato scorso "pongono un problema, non danno risposte. Sono più d'una manifestazione di malessere che un'indicazione. E noi dobbiamo ricordare che, distrutti i partiti, all'inizio degli anni Novanta chi ha vinto? Berlusconi che aveva i soldi e i mezzi d'informazione. E anche oggi se saltano i partiti non vincerà il blog di Beppe Grillo". E le famose tre proposte gridate da Grillo in piazza Maggiore?

"Condivido le cose scritte da Scalfari - dice il ministro degli Esteri - non rieleggiamo persone che hanno commesso gravi reati, ma il resto è discutibile".
Dunque, le riforme, a partire da quella elettorale: "Berlusconi, quando si parla di Tv, chissà perché ha scatti d'ira, ma quando sarà passata forse si renderà anche lui della necessità di una riforma". E il partito democratico? D'Alema si propone si propone come un vecchio saggio ("Come diceva De Andrè, chi non può più dare il cattivo esempio, dà buoni consigli") e come una sorta di ministro degli esteri responsabile dei rapporti internazionali. Non parla di Fassino al governo, D'Alema, anche se ritiene "intollerabile, anzi una porcheria", aver pensato che un'eventuale riorganizzazione della squadra di governo dovesse rispondere all'esigenza di sistemare il segretario dei Ds".


(14 settembre 2007)

da repubblica.it


Titolo: V-day, Grillo lancia le sue liste civiche
Inserito da: Arlecchino - Settembre 16, 2007, 07:25:52 pm
CRONACA

Sul suo blog il comico invita i cittadini che hanno partecipato al V-Day a partecipare alle prossime amministrative.

"Definirò i requisiti necessari"

V-day, Grillo lancia le sue liste civiche

"Chi lo merita avrà il mio bollino"

Fassino: "Non è mandando a quel paese i partiti che si salva l'Italia"

 
ROMA - "E adesso? Dopo il V-day? La parola è ai cittadini. Ogni Meetup, ogni gruppo può, se vuole, trasformarsi in lista civica per le amministrazioni comunali". Il via libera arriva direttamente da Beppe Grillo, che affida al suo blog il passo avanti della 'V-generation': dalla protesta alla proposta, come si dice in casi del genere. Con tanto di 'bollino' di garanzia rilasciato ai chi rispetterà i requisiti-tipo.

"I cittadini - chiarisce, senza lasciare spazio a equivoci - devono entrare in politica direttamente. Per la loro tutela e per quella dei loro figli". Perché? Grillo lo spiega così: "I Comuni decidono della vita quotidiana di ognuno di noi. Possono avvelenarci con un inceneritore o avviare la raccolta differenziata. Fare parchi per i bambini o porti per gli speculatori. Costruire parcheggi o asili. Privatizzare l'acqua o mantenerla sotto il loro controllo. Dai Comuni si deve ripartire a fare politica con le liste civiche".

Antipolitici sì, ma non proprio in completa autogestione e con le idee molto chiare da parte dell'animatore del 'Vaffa-day' : "Le liste che aderiranno ai requisiti che pubblicherò sul blog tra qualche giorno - anticipa infatti il comico-blogger - avranno la certificazione di trasparenza 'beppegrillo.it'. Tra i requisiti ci saranno, ad esempio, il non essere iscritti a partiti ed essere incensurati. Le liste potranno comunque chiamarsi come gli pare ed essere autonome nella loro azione".

"Ci potranno anche essere più liste in una stessa città. Le liste certificate saranno pubblicizzate dal blog e messe in condizione di scambiarsi informazioni e esperienze attraverso una piattaforma comune on-line che sarà messa a disposizione, sempre attraverso il blog". Grillo tiene però a mantenere una certa distanza dal mondo della politica al quale sembra invece avvicinarsi sempre di più.

"Io - puntualizza - non parteciperò a nessuna manifestazione nei prossimi mesi. Non sto promuovendo la presentazione di nessuna lista civica, nè locale, nè nazionale. La loro voce, i partecipanti del V-day non la prestano a nessuno. Sono i megafoni di sè stessi. I cittadini che si fanno politica. Per le liste civiche rimanete sintonizzati sul blog. Stay tuned".

Ma a Grillo, dalla Festa de l'Unità si rivolge Piero Fassino. "Non è mandando a quel paese i partiti che si salva l'Italia", ha detto il segretario dei Ds. "La politica - ha continuato Fassino - è anche quella cosa che può riempire degnamente una vita. A Beppe Grillo, che dichiara di voler distruiggere i partiti vorrei dire di guardare a questa Festa, alle nostre feste. Non può essere svilito l'impegno e la disponibilità di tanti ".

Con il comico si schiera Antonio Di Pietro. "Finalmente una ventata di novità nel panorama politico italiano", dice il ministro. "E' in questo modo - dice ancora il leader dell'IdV - che si dà anche luogo al ricambio generazionale della classe politica italiana. Soprattutto lascia che sia il cittadino a scegliere i propri candidati. Ci auguriamo il successo dell'iniziativa e assicuriamo il nostro contributo".

(16 settembre 2007)

da repubblia.it


Titolo: Re: GRILLO... Successo soprattutto nell'ala radicale della maggioranza
Inserito da: Admin - Settembre 17, 2007, 06:36:17 pm
«Gradimento dal 50%»

Il sondaggio: il comico piace a sinistra Il 17 % lo «voterebbe sicuramente», «simpatia» dal 33%

Successo soprattutto nell'ala radicale della maggioranza 


C'è tra gli italiani un'estesa voglia di votare Beppe Grillo, dopo le ultime esternazioni del comico genovese. Il 17% preannuncia senz'altro il proprio suffragio, il 33% «lo prenderebbe comunque in considerazione». E i consensi appaiono maggiori tra chi oggi vota per i partiti del centrosinistra.

Il successo delle iniziative di Beppe Grillo ha scosso il mondo politico e suscitato commenti preoccupati da parte di leader e osservatori. Motivati, per la verità, più dal timore che le performance del comico possano scombussolare l'assetto politico attuale che dal merito delle proposte avanzate, rimaste, tranne rare eccezioni, completamente ignorate.

Dal punto di vista dell'opinione pubblica, il consenso per le attività di Grillo è invece assai ampio, tanto che Diamanti lo ha stimato nel 43% della popolazione.

E' un dato che non deve sorprendere. Grillo è infatti riuscito sapientemente a legare la politica all'antipolitica, attirando al tempo stesso i consensi di molti «militanti» o comunque interessati alla politica, provenienti specie dalla sinistra, e quelli di chi è più sensibile alle tematiche dell'ant ipolitica tout-court. Quest'ultima, come si sa, ha sempre avuto un relativo successo nel nostro Paese (e in tanti altri), sin dai tempi dell'«Uomo Qualunque». Ancora oggi, se si domanda agli italiani «che cosa le viene in mente quando pensa alla politica?», gli attributi e le definizioni negative costituiscono la maggioranza, arrivando a toccare il 60% delle risposte: le più frequenti sono «rabbia», «disgusto», «diffidenza». Anche per questo, non a caso, tre italiani su quattro affermano oggi che «i politici non si preoccupano di quello che pensa la gente come me» o che «la gente come me non ha alcuna influenza su quello che fa il governo» o, ancora, che «i politici sono interessati ai voti dei cittadini, non alle loro opinioni».

Ma, come si è detto, il movimento di Grillo, diversamente da quello di Giannini e di molti altri, giunge a coniugare la larga diffusione degli atteggiamenti legati all'antipolitica con la protesta «politica» più radicale.

Con quali possibili effetti dal punto di vista elettorale? C'è tra gli italiani una estesa «voglia» di votare per Grillo, se si presentasse alle elezioni. Il 17 per cento preannuncia senz'altro il proprio suffragio. E un altro 33 per cento dichiara che «lo prenderebbe comunque in considerazione». Esiste, insomma, un mercato potenziale che sembra comprendere addirittura metà dell'elettorato. I consensi appaiono relativamente maggiori tra chi oggi vota per i partiti del centrosinistra, ma sono presenti in larga misura anche tra gli elettori del centrodestra, tra gli indecisi e tra i potenziali astenuti. Ed è molto significativo che la disponibilità verso Grillo sia più accentuata tra i giovani.

Ovviamente, una cosa è l'intenzione (o la potenzialità) al voto espressa in un sondaggio, un'altra è il comportamento di voto vero. Tra chi dichiara la possibilità di optare per Grillo, molti sono oggi «appartenenti» ai partiti già esistenti. In particolare, il favore per il comico si trova in misura maggiore nell'estrema sinistra, ove si connota anche come protesta radicale. Si tratta di un segmento di elettorato che difficilmente abbandona il «proprio» partito.

Ciò suggerisce che il seguito elettorale effettivo di Grillo si possa ragionevolmente collocare a livelli molto inferiori di quello potenziale. Ma ciò che conta non è la quantità di voti che il comico potrebbe raccogliere. E' il fenomeno dell'antipolitica, così fortemente enfatizzato e stimolato da Beppe Grillo, a dover forse preoccupare, per la sua presenza trasversale in tutti i partiti, anche tra gli elettori più fedeli. Abilmente mescolato alla protesta «politica» radicale, esso forma un mix potenzialmente esplosivo, una sorta di fuoco sotto le ceneri. Dagli effetti imprevedibili.

Renato Mannheimer
17 settembre 2007
 
da corriere.it


Titolo: O Grillo o Dio ...
Inserito da: Admin - Settembre 17, 2007, 06:37:10 pm
17/9/2007
 
O Grillo o Dio
 
SAPEGNO
 
Vorrei chiedere a Beppe Grillo solo due o tre cose. Per esempio, vorrei chiedergli se è davvero convinto di fare antipolitica. E poi vorrei chidergli se è incensurato, o se è sicuro di esserlo, visto che fa il paladino della buona politica.

E con questo non è che gli farei un'accusa. Anzi. Io con il mio lavoro è difficile che riesca a stare incensurato, perché c'è sempre qualcuno che ti querela, che ti denuncia, che ti riempie di guai, e c'è pure molto spesso qualche giudice che gli dà retta. Uno potrebbe pure disquisire che molte volte anche le condanne sono ingiuste perché sono le leggi a essere ingiuste. Però, lasciamo perdere. Non è questo il problema.

Ma come fa a scagliare la prima pietra chi è colpevole di qualcosa? Glielo chiederei solo per curiosità, mica per attaccarlo, perché a me Grillo è sempre stato simpatico, anche quando non stava sulle prime pagine dei giornali, anche quando non stava da nessuna parte dopo che l'avevano esiliato. Per il resto, come si fa a dar torto a Grillo: in fondo dice più o meno le cose che pensiamo tutti, che sentiamo dentro. Parla alla pancia, e parla al cuore.  E qualche volta spara pure sulla Croce Rossa.

I ds stanno così male come non sono mai stati che difatti si sciolgono e finiscono nel nuovo partito. Hanno avuto il primo segretario della loro storia che ha votato per sbaglio le leggi del governo Berlusconi (lo fece, mi sembra, ma non vorrei sbagliarmi, per la legge sulla tv e fu beccato da una telecamera: vedi gli scherzi della vita), un bravo signore torinese che in tutta la sua vita non hai mai detto una cosa cattiva contro nessuno, neppure contro i suoi nemici, che se uno gli spara contro dice che forse aveva pure ragione quello, che qualche motivo gli è stato dato, anche se la ragione non sta mai da una parte sola e poi non bisogna solo pensare alla ragione ma allargare la vista...
 
Certo, se io devo farmi difendere da qualche parte, scelgo tutta la vita uno come Grillo al posto di Fassino. Non so perché, ma così, d'istinto. Magari mi sbaglio, ma Fassino sarebbe capace di dare ragione all'accusa, perché bisogna essere obiettivi e bisogna sforzarsi di capire e dare il buon esempio, o altri salamelecchi come questi. Però, voi da che parte state? Mica per Fassino. Dico su Grillo e la politica, Grillo e la casta. Dove soffia il vento? Dove ci porterà? 
 
 
da lastampa.it


Titolo: Il gran rifiuto dei grillanti "Non seguiremo Beppe nelle sue liste civiche"
Inserito da: Admin - Settembre 19, 2007, 04:39:14 pm
19/9/2007 (15:14) - I SIMPATIZZANTI DEL COMICO TORINESE

Il gran rifiuto dei grillanti "Non seguiremo Beppe nelle sue liste civiche"
 
Gli Amici torinesi di Grillo riuniti ieri sera in via Martini 4

Non piacciono le proposte di un nuovo partito e del bollino-imprimatur

LUCIANO BORGHESAN
TORINO


Grilli, grillini o grillanti? Grill-esi, torinesi e cortesi, ma non chiamateli «falsi». Della sincerità, di più, della schiettezza hanno fatto la loro qualità. Come lui, Beppe (per l’amico Antonio Ricci «Giuseppa, ma non posso dirvi perché») il fondatore.
Qui, in città, si riuniscono dal luglio 2005. Guarda caso, la partenza è avvenuta in corso San Maurizio a pochi metri dal luogo dove si trovavano i «ragazzi che volevano fare la rivoluzione», a inizio Anni Settanta, con Adriano Sofri, nell’ultima sede di Lotta Continua. Altra storia, gran parte degli Amici di Grillo non erano neppure nati.

«Noi ci siamo trovati in una pizzeria, da Mamma Mia», ricorda Simone Lattes, 24 anni, studente con il sogno di diventare direttore d’orchestra, una famiglia che si occupa di editoria.

Che cosa ha spinto i web-viaggiatori a conoscersi a due passi da Palazzo Nuovo? «Andavamo a sentire Grillo, agli spettacoli si rideva, ma c’era da piangere. Eravamo presi dallo sconforto. Che cosa possiamo fare? Proviamo a incontrarci. Pensavamo di essere quattro gatti. Ci demmo appuntamento attraverso il blog. Dagli iniziali quaranta siamo arrivati a 1400», ai giovani si sono aggiunti pensionati e madri di famiglia.

I primi organizzatori erano un ragazzo di cui non si ricorda più il nome e Cristina, che continua, saltuariamente, a partecipare alle serate. Poi - febbraio 2006 - il compito di trovare sedi e stilare ordini del giorno passò ad Andrea Sacco, 35 anni, titolare di un negozio di arredamenti, e dal luglio scorso ad «Alissa» Elena Sargiotto, 42 anni, impiegata («Ancora per poco, temo che tra qualche mese sarò disoccupata»). In questi due anni il gruppo si è occupato di ambiente, energia pulita, di informazione. Anche di elezioni.

«In occasione delle amministrative in cui fu rieletto Chiamparino, un partito chiese di candidarmi - racconta Sacco -, ne parlai al gruppo, decidemmo per il “no”, un orientamento già mio». Riecco il problema: ieri sera, in un locale di via Martini (ospitati dal Partito Umanista), i Grill-esi si sono cimentati con l’idea dell’artista-leader sulle liste civiche. Sono emerse più contrarietà che adesioni: no al metodo, al bollino-imprimatur. «Se faranno liste, mi comporterò come con gli altri partiti, li misureremo sui fatti», commenta Alissa. «Io temo liste civetta o che il meetup venga etichettato come partito di Grillo», dice Simone. Ma che cosa non va di questo mondo? «Il partitismo, l’economia, l’informazione». Perché? «Scadenti. Tutti succubi dei poteri. Nessuno fa bene la propria parte». E i Grill-esi? «Controlleranno».

da lastampa.it


Titolo: L'ultima di Grillo. Attacca il Papa sul lavoro nero
Inserito da: Admin - Settembre 24, 2007, 10:55:36 pm
24/9/2007 (7:21) - UNO CONTRO TUTTI

L'ultima di Grillo. Attacca il Papa sul lavoro nero

Da Jesolo il comico contro il Vaticano: «E' l'amministratore delegato tedesco»

MARCO I. FURINA
ROMA


Il Papa? «Un amministratore delegato tedesco che gestisce due milioni di lavoratori in nero». Nella sua foga polemica Beppe Grillo non risparmia neppure Joseph Ratzinger e dal palco di Jesolo dove è in tournée con il suo spettacolo attacca tutto e tutti, nessuno escluso. E dopo aver invitato ieri i grillonauti ad affollare le sale dei consigli comunali d’Italia, torna a sferzare il mondo della politica: Il Parlamento? Con una media di un pregiudicato ogni 10 parlamentari - attacca il comico -, «spaventa perfino il Bronx, dove di pregiudicati ce n’è solo uno su 15».

Ma le parole più dure il comico genovese le riserva a Clemente Mastella. L’ultimo post lasciato da Grillo sul suo blog è tutto per il ministro della Giustizia: «Parlare di Mastella è come sparare su un tonno in scatola. Non riesco più a stargli dietro». Questa volta a finire sul banco degli imputati è il blog di discussione aperto dal leader dell’Udeur, che non garantirebbe la totale libertà di espressione tipica di internet. «La Rete è nata libera - spiega il comico -. Una delle sue leggi è la trasparenza. Non si può nascondere nulla in Rete e non si possono raccontare balle.

La Rete è la fine dei politici che dichiarano una cosa e ne fanno un’altra». Mentre Mastella «ha aperto un blog per dialogare con i cittadini, ma - ironizza Grillo - non pubblica le migliaia di commenti negativi. Quelli positivi arrivano solo da Ceppaloni. La Rete non tollera questo tipo di comportamento». E Grillo, che sul sapiente uso del web ha costruito il suo successo, gongola per la sorte dell’avversario, ribattezzato per l’occasione «ministro dell’indulto»: «Hanno clonato il suo blog per poter commentare. Quando il Ministro dell’Indulto pubblica un post lo pubblicano subito anche loro consentendo i commenti». Commenti del tipo: «Mastella ha uno sguardo da banconota falsificata male».

Non è solo il Guardasigilli il bersaglio del comico più discusso del momento. Destra e sinistra, il leader del V-day ha una parola per tutti. A Pier Ferdinando Casini che il giorno del V-day lo aveva definito un terrorista risponde così: «Si deve vergognare: proprio lui che fa il genero di Caltagirone di professione, e nel cui partito c’era Mele (il deputato dimessosi dal gruppo dell’Udc dopo essere stato scoperto in un festino a base di droga e sesso, ndr) e che va al Family day con due famiglie». Di Walter Veltroni ripete: «Un topo Gigio alla guida di un Partito democratico nato morto».

Il premier è di nuovo «il valium Romano Prodi che ha l’encefalite letargica». E al viceministro dell’Economia, Vincenzo Visco chiede: «Dove sono finiti i soldi che mancano derivanti dagli appalti sulle concessioni dei macchinari per i giochi d’azzardo. Pari a 4 Finanziarie». Ma non è per nulla tenero nemmeno col ministro delle Telecomunicazioni, Paolo Gentiloni, colpevole, a suo dire, di tergiversare sulla questione di Rete 4: «Dice di essere nato vecchio e che ora si sente giovane ma è nato solo str... e rimane str...».

Le critiche a 360 gradi del comico al mondo delle istituzioni e dei partiti non scoraggiano però gli esponenti politici dal tentare un’analisi del fenomeno Grillo. Per il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero su «moralità politica», esigenza che la «politica riprenda in mano l’economia» e «lotta alla precarietà», Grillo ha ragione. Mentre un uomo di spettacolo come Gerry Scotti invita a non fidarsi dei proclami del comico: «Grillo è bravo, furbo, intelligente e con delle caratteristiche uniche», ma sinceramente - dice il presentatore di Canale 5 - sono stupito «dal fatto che tutti sono riusciti a cascarci».

da lastampa.it


Titolo: Ma è già nata l'oligarchia dei grillanti
Inserito da: Admin - Settembre 26, 2007, 12:07:30 pm
26/9/2007 (8:17) - RETROSCENA

Ma è già nata l'oligarchia dei grillanti
 
Liti e scomuniche: come in un partito

JACOPO IACOBONI


E su, ci vorrebbe anche un «vaffa» autoironico, che Beppe Grillo si alzasse e urlasse «not in my name», non vi scannate tra voi a nome mio. Ecco, e sia scusata visto il tema la franchezza: quand’è che Grillo manderà affanculo anche i custodi dell’ortodossia del V-day?

Già perché fa un po’ ridere quel che sta capitando nel mondo dei fan di Beppe, i grillanti già si dividono e litigano, un’aristocrazia che si sente legittimata direttamente dal comico attacca quelli che invece usurperebbero il marchio “V” come se fosse il simbolo di una Udeur qualsiasi; oltretutto è probabile che tutto accada malgré Beppe, come spesso succede a chi ha fatto detonare una bomba, e non può sapere quante schegge ci saranno, e se colpiranno i bersagli voluti oppure no. Lunedì un gruppo di fan del comico ha creato un falso blog di Casini in cui l’ex presidente della Camera assicurava di esser pronto a entrare a Palazzo Chigi, stampellando la maggioranza.

Per un po’ qualcuno c’ha creduto - sorpreso semmai che Casini lo dicesse. I giornali l’hanno riportato. Anche Pier ne è venuto a conoscenza, e ha querelato i burloni. Tutto normale, «ce l’aspettavamo», dicono adesso questi grillanti di serie B; perché esistono, si scopre ora, quelli di serie A, gli oligarchi o i sacerdoti del verbo: che ieri li hanno scomunicati un po’ come si faceva a Campo de’ Fiori.

Ricordate? Una delle trovate più sussiegose seguite al V-Day è stata l’idea di marcare con un bollino i meet-up autentici, i comitati di grillanti di origine controllata. Parve fin da subito idea meno travolgente della raffica di vaffa che ci aveva fatto sganasciare a Bologna, qualunque cosa pensassimo delle accuse di populismo rivolte al comico. «All’inizio era un grande show, e almeno in parte doveva restare così», dice uno dei grillanti di serie B, tra gli autori della burla ai danni di Casini. Ma siamo tutti così seri, in Italia...

E Casini, querelando, non è neanche stato quello che s’è arrabbiato di più; a prendersela davvero sono stati i grillanti che «siamo noi i veri grillanti», quelli della purezza tradita, che già vedono la Forza originaria dell’Idea sbiadire in un «cazzeggio demenziale» (parole loro). Ma non era nato tutto appunto dal «cazzeggio»? E quand’è il momento della vita (o della storia) in cui si diventa irrimediabilmente seriosi? I grillanti di serie A l’hanno doppiato alla velocità della luce se accusano gli altri con toni così, «siete dei c..., se volete prendere iniziative personali (e ovviamente potete), non nascondetevi dietro il simbolo del V-day! Cosa c’entra il V-day, scusate?».

Qualcuno ha difeso i reprobi, «non cadiamo in errore, dare una forma al V-day significa dare la possibilità di minarlo e strumentalizzarlo»; ciononostante il peso degli insulti è stato così forte da indurre i falsari a un classico alla Giordano Bruno: le scuse sulla pubblica piazza (la Rete, stavolta). «Su richiesta di molti abbiamo tolto il simbolo del V-day. Con tutti i problemi che ora abbiamo non vogliamo scatenarci contro anche 300 mila persone (delle quali abbiamo fatto parte anche noi), per carità. Certo è che non ci aspettavamo che la V fosse diventata più sacra della Madonna di Loreto.

Non sapevamo che ci fossero dei sacerdoti custodi del pensiero puro». Pensavano che la protesta potesse declinarsi in diverse forme, che non ci fosse un canone, un vangelo sacro della contestazione. «Non avevamo capito che Grillo fosse diventato un guru e che ci fossero degli adepti superortodossi da non offendere, non ci eravamo accorti che ne fosse nata una nuova religione. Eppure ci era sembrato che lo stesso Beppe avesse fatto capire più di una volta che “sta storia del guru è una c...”».

Come i fratelli grillanti, anche i fratellastri sono ragazzi con parecchio tempo libero nella giornata; ma sono poi colti, autoironici, raffinati, colpe insopportabili in ogni transizione dalla rivoluzione al termidoro. Il loro portavoce, scusandosi di aver turbato gli ortodossi, sul blog si firma Diadorim Riobaldo, unendo i nomi di due personaggi del «Grande Sertão», il romanzo di João Guimarães Rosa, storia di briganti, di uomini in guerra, di donne inafferrabili; storia di un ex bandito, Riobaldo, narrata da lui stesso a un dottore silenzioso in viaggio nel Sertão. Un ex bandito? Coi grillanti? Era chiaro che non gli avrebbero dato il bollino chiquita.

da lastampa.it


Titolo: GRILLO... "I rom sono una bomba a tempo. Sconsacrati dai politici i confini ...
Inserito da: Admin - Ottobre 06, 2007, 10:48:09 pm
POLITICA

Il comico-politico genovese spara a zero dal suo blog contro l'Europa a 25 e chiede perché non è stata fatta una moratoria o, "almeno un serio controllo all'ingresso"

Grillo: "I rom sono una bomba a tempo Sconsacrati dai politici i confini della Patria"

 
ROMA - "Una volta, i confini della Patria erano sacri, i politici li hanno sconsacrati". Beppe Grillo riparte all'attacco e, questa volta, sul suo blog si occupa dei rom. "Una bomba a tempo" la definisce "che va disinnescata".

"Un Paese non può vivere al di sopra dei propri mezzi - scrive Grillo sotto il titolo "I confini sconsacrati" -. Un Paese non può scaricare sui suoi cittadini i problemi causati da decine di migliaia di rom della Romania che arrivano in Italia". Ed ecco la critica diretta a Prodi e al suo governo: "L'obiezione di Valium è sempre la stessa, 'la Romania è in Europa', ma cosa vuol dire Europa? Migrazioni selvagge di persone senza lavoro da un Paese all'altro? Senza la conoscenza della lingua, senza possibilità di accoglienza? Ricevo ogni giorno centinaia di lettere sui rom. E' un vulcano, una bomba a tempo. Va disinnescata".

"Si poteva fare una moratoria per la Romania, è stata applicata in altri Paesi europei. Si poteva fare un serio controllo degli ingressi. Ma - recrimina Grillo - non è stato fatto nulla". "Un governo che non garantisce la sicurezza dei suoi cittadini a cosa serve, cosa governa? Chi paga per questa insicurezza sono i più deboli, gli anziani, chi vive nelle periferie, nelle case popolari. Una volta - conclude - i confini della Patria erano sacri, i politici li hanno sconsacrati".

E nel suo blog, Grillo rafforza il concetto citando un ampio stralcio di una lettera di un certo Nicola B. che ha casa, amici, azienda e parenti in Romania, ma non sopporta i romeni e ritiene "una follia" l'allargamento a 25 dell'Europa: "Mia moglie è rumena! Mia nonna era croata! Ma io sono italiano! I miei figli saranno italiani! Mia moglie è diventata italiana! Dà un contributo anche lei alla mia famiglia... alla mia casa... a questa nazione! Chi non lo merita BASTA! fuori! Fuori da questo Stato! Schengen non è servito a nulla! Non serve a noi italiani o ai tedeschi! Serve solo a questi ad approfittarne per venire qui e fare quello che vogliono! Lottiamo ogni giorno contro la mafia! La povertà! Di problemi in Italia ne abbiamo infiniti! Non siamo neppure noi pronti ad accoglierli! Non possiamo dargli le case! I nostri padri hanno sudato e lavorato per costruire questa nazione! BASTA! Sono di sinistra... ero di sinistra! Ora basta! Fuori il marcio dai nostri confini... dalle nostre carceri... dalle nostre strade!! Benvenuto chi invece ha voglia di lavorare e progredire insieme! VIVA l'ITALIA!"

(5 ottobre 2007)

da repubblica.it


Titolo: GRILLO. Discorso di Capodanno
Inserito da: Admin - Gennaio 01, 2009, 07:47:12 pm
31 dicembre 2008, 14.41.58

Discorso di Capodanno



"Umanità! Popolo italiano!

Siete tutti in vacanza, siete in ferie, eh? Con la social card, eh! Social Card, due parole inglesi per prendervi per il culo in italiano.

Siete in ferie, ma non lo siete solo voi: è l'Italia che è in ferie. L'Italia va in ferie un mese, riaprirà il 12 gennaio... chissà se riaprirà, l'Italia.

Signori, abbiamo una grande occasione: il 2009 andremo contro un muro, ci sbatteremo una facciata pazzesca ma ci farà svegliare da questo coma e ci farà capire in che situazione siamo.Ci farà solo bene, questo shock. Sarà uno shock traumatico. Siamo tutti nel tunnel, e c'è gente che va in televisione a dire: "bisogna uscire dal tunnel, ci usciremo nel 2010".State nel tunnel! State nel tunnel! Fuori è ancora peggio!

Signori, la democrazia se n'è andata sotto i nostri occhi, i cittadini sono tagliati fuori, cinque persone hanno eletto questo social network di pregiudicati, ruffiani, amici degli amici, avvocati che fanno leggi per gli amici degli amici.

Signori, in Abruzzo il 50% non è andato a votare: è il nostro partito. Lo dicevamo noi di non andare a votare, perché erano elezioni illegali e anticostituzionali. 50% più quello che ha preso Di Pietro: noi siamo la maggioranza del Paese! Loro sono la minoranza, e lo vedi dai loro sguardi: hanno paura.

Noi esportiamo cose meravigliose: prima la pizza, la cultura... adesso esportiamo delinquenti e pregiudicati o presunti tali, in Europa. Ci andranno Del Turco, Bassolino... questa è la grande caratteristica che abbiamo.

Ma il 2009 farà nascere delle cose meravigliose: siamo in guerra, siamo in guerra! Per cortesia, ogni cittadino si deve mettere un elmetto, uscire e farsi la democrazia fai da te! Farsi la sua politica, e voi avete un potere enorme: quello del vostro piccolo portafoglio, come spendere e come non spendere. Io sto seguendo i consigli dello psiconano, che ormai vaneggia sui consumi. Siamo noi, quelli vogliono risparmiare, che creano il delirio dell'economia.
Siamo veramente in un momento strano, in un momento in cui all'asta dei buoni del Tesoro, BTP e CCT, due aste sono andate deserte. C'è qualcosa che non quadra più se i grandi istituti non comprano. Il nostro debito sta salendo, le imprese che chiudono non danno più tasse quindi non ci sarà più reddito per lo Stato. L'IRPEF non la si pagherà, il debito salirà, è già oltre 1700 miliardi e dobbiamo pagare 80 miliardi di euro di interessi all'anno e ci rompiamo i coglioni col lodo Alfano...Lo vediamo dalla faccia di Tremonti, che è un fantasma che si aggira.
Signori questa sarà una grande battaglia, è una grande occasione per cambiare le cose e le cambieremo. Le cambieremo, perché partiremo dal basso con le liste civiche, rovesciamo la piramide. I cittadini entrano nei comuni, creano trasparenza con gli altri cittadini. Dai comuni alle Regioni, poi dalle regioni in Parlamento. Rovesciare la piramide, è questa la nostra battaglia. Però i cittadini devono avere un'informazione corretta, che potete trovare solo sulla Rete, perché i giornali sono ormai una questione del passato.

Non c'è più nulla da trovare nei giornali, la verità non c'è più. Sarà qualcosa di straordin... Ciro! Ciro! Non toccare i sacchetti di sabbia alla finestra!
Lascia stare il fucile a pompa! Dicevo... dovete stare sereni.

I giovani mi chiamano, i ragazzi mi chiedono: "che futuro abbiamo?". Ragazzi non preoccupatevi per il futuro: non ce l'avete. Una preoccupazione in meno.
Dove andremo a finire? Andremo a finire che cento imprenditori, cento zecche hanno salassato questo sistema.

Questi politici che sono lì da venti, trent'anni. La moglie di Fassino, del globulo, la signora Serafini è trent'anni in politica e non ho capito che cazzo ha fatto in trent'anni. La Carfagna... abbiamo delle cose che ci guardano allucinati da tutto il mondo.

Abbiamo nani... non bastava uno psiconano, ce n'è un altro, Brunetta che è un iPod nano.

Abbiamo cose che non si riescono a capire, siamo nel delirio, nella controtendenza.

Il mondo va verso le energie rinnovabili, Obama parla di rifiuti zero, di rinnovabili e noi parliamo di inceneritori e discariche, di diossina, di tumori.Il mondo va verso le rinnovabili e noi parliamo di nucleare. Il nucleare. Siamo in mano a dei malati di mente, malati di mente: ve l'immaginate una centrale nucleare costruita da Ligresti e controllata da Tronchetti Provera?

Siamo oltre ogni limite, però il 2009 daremo una di quelle facciate, ma una di quelle facciate che sarà la nostra resurrezione. Noi risorgeremo, cari amici, risorgeremo dal basso. Forti, forti con l'elmetto in testa. Lo faremo per noi e se non lo faremo per noi lo faremo per i nostri figli e i nostri nipoti.

Se i cittadini saranno esautorati da qualsiasi diritto... perché le leggi popolari le insabbiano - noi abbiamo fatto una legge popolare per mandare via i pregiudicati, due legislature, voto di preferenza - è nella commissione. Devono decidere se discutere quelle leggi popolari. Quattrocentomila persone sono andate a firmarle. Se non le discutono verremo noi lì, a farvele discutere, ve le discuteremo sulla faccia, vi guarderemo negli occhi.

I cittadini sono tolti da qualsiasi diritto costituzionale, dai referendum alle leggi popolari, alle petizione. Li mandano via dai comuni. I cittadini devono riappropriarsi della democrazia. Quindi buona guerra, buon 2009. State su e soprattutto state sereni! Ciro! Lascia stare i sacchetti!" Beppe Grillo


dal blog di Beppe Grillo.


Titolo: Stefano Cagelli. Grillo divorzia dall’Ukip e lancia (a sorpresa) la votazione...
Inserito da: Arlecchino - Gennaio 08, 2017, 09:48:57 pm
Focus
Stefano Cagelli - @turbocagio
· 8 gennaio 2017

Grillo divorzia dall’Ukip e lancia (a sorpresa) la votazione online

L’obiettivo ora è l’adesione al gruppo parlamentare europeo ALDE con lo scopo di dar vita “a una nuova identità europea, che chiameremo DDM (Direct Democracy Movement)”

Divorzio dagli indipendentisti britannici dell’Ukip, padri della Brexit, e negoziato per l’adesione al gruppo parlamentare europeo ALDE (Alleanza dei democratici e dei liberali per l’Europa) con lo scopo di dar vita “a una nuova identità europea, che chiameremo DDM (Direct Democracy Movement)”.

E’ la proposta che il leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, lancia oggi sul suo blog, dove si apre (a sorpresa e senza preavviso) la votazione on line. Gli iscritti potranno esprimersi oggi fino alle 19 e domani dalle 10 alle 12, quando la consultazione sarà chiusa.

Grillo spiega: “I recenti avvenimenti europei, come la Brexit, ci portano a ripensare alla natura del gruppo EFDD” (Europe of Freedom and direct democracy) del quale M5S fa oggi parte assieme a Ukip e altre formazioni più piccole. “Abbiamo studiato le percentuali di voto condiviso con Ukip e le atre delegazioni minori: la cifra non supera il 20%. Molto poco”, scrive Grillo, secondo cui “rimanere in EFDD equivale ad affrontare i prossimi due anni e mezzo senza un obiettivo politico comune, insieme a una delegazione che non avrà interesse a portare a casa risultati concreti. Ci ritroviamo nelle condizioni di rimanere in Parlamento con le prerogative derivanti dall’appartenenza a un gruppo politico, ma senza la possibilità di fare il massimo per realizzare il programma del MoVimento 5 Stelle in Europa. Non nascondiamo anche – continua il leader dei cinque stelle – un certo disagio rispetto all’utilizzo improprio di capitali delle Fondazioni (a cui noi abbiamo rinunciato e continueremo a rinunciare) da parte di alcuni colleghi di EFDD, in riferimento alle notizie pubblicate e da cui prendiamo le dovute distanze”.

Ma stare in un gruppo parlamentare è necessario perché finire nel raggruppamento dei non iscritti “significa occupare una poltrona con le mani legate: significa non poter lavorare”. Si cerca dunque un’altra ‘casa’, e “gli unici ad aprire il dialogo con noi sono stati gli eurodeputati di ALDE”, riferisce Grillo, che racconta: “Abbiamo fatto un tentativo di dialogo anche con il gruppo dei Verdi, che ha rifiutato la nostra richiesta di confronto. Ci è stato comunicato che un eventuale ingresso del MoVimento 5 Stelle nel gruppo dei Verdi avrebbe infatti ‘sbilanciato’ gli equilibri del gruppo “stesso “.

Il leader pone poi le “condizioni politiche alla base dei negoziati con ALDE”. Ovvero: “Condivisione dei valori di democrazia diretta, trasparenza, libertà, onestà; totale e indiscutibile autonomia di voto; partecipazione dei cittadini nella vita politica delle Istituzioni europee; schieramento compatto nelle battaglie comuni come la semplificazione dell’apparato burocratico europeo, la risoluzione dell’emergenza immigrazione con un sistema di ricollocamento permanente, la promozione della green economy e lo sviluppo del settore digitale e tecnologico con maggiori possibilità occupazionali”.

In tal modo, secondo Grillo, “il MoVimento 5 Stelle manterrebbe la sua piena autonomia con l’opportunità di dare vita a una nuova identità europea, che chiameremo DDM (Direct Democracy Movement) un progetto ambizioso che apre a un futuro in cui sempre più realtà europee condivideranno il valore della democrazia diretta”.

Da - http://www.unita.tv/focus/grillo-divorzia-dallukip-e-lancia-a-sorpresa-la-votazione-online/