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Autore Discussione: La Carfagna chieda un giurì  (Letto 3039 volte)
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« inserito:: Luglio 10, 2008, 10:15:25 am »

Il ministro alla Camera in tailleur avorio: "Intercettazioni? Torneremo ai piccioni"

Sulla Guzzanti: "Una schifezza. Capisco che la mia rapida carriera lasci perplessi..."

La passerella-sfida della Carfagna, "Una schifezza, però vado avanti"

di FRANCESCO BEI

 

ROMA - Attraversa il Transatlantico a testa alta, con un tailleur color avorio, quasi a sfidare gli sguardi che si posano su di lei. Come per dimostrare a tutti che è ancora in piedi. Le labbra fisse in un sorriso, Mara Carfagna incrocia l'altra ministra oggetto del gossip telefonico, Mariastella Gelmini, e si ferma a salutarla calorosamente. Qualche cronista prova ad avvicinarla - vorrebbero sapere della Guzzanti e di quegli insulti sparati a mitraglia a piazza Navona e già in testa alle classifiche di Youtube - ma lei tira dritto senza rispondere. Infila un corridoio della Camera e si ferma in fila allo sportello bancario.

La Guzzanti è andata giù pesante, si sente ferita?
"Una vera schifezza, ma io vado avanti. Continuo a lavorare come sempre".

Al telefono ormai si ha paura di parlare...
"Di questo passo - scherza - dovremo tornare ai piccioni viaggiatori per comunicare".

Ma in questi giorni di gossip su tutti i giornali, di intercettazioni sussurrate a mezza bocca, in cui il suo nome è stato accostato alle cose più turpi, ha mai avuto la tentazione di mollare tutto e andarsene?
"Mi chiede se ho pensato di dimettermi? Mai sfiorata da quest'idea, ci mancherebbe altro! Io penso a fare il mio lavoro, il lavoro prestigioso a cui sono stata chiamata, cercando di esserne degna, di essere all'altezza".

Paolo Guzzanti se l'è presa per il comunicato in cui lei annunciava la querela definendo Sabina "la figlia del parlamentare di Forza Italia". Dice di essere "furibondo"...
"Si è arrabbiato? Si ho visto". Mara sorride e si stringe nelle spalle.

Alcune donne del Pdl hanno manifestato solidarietà nei suoi confronti dopo gli attacchi di piazza Navona. Si aspettava qualche parola da parte del Pd?
"Non è il mio primo pensiero, ma non è detto che non arrivino altri attestati. La giornata è ancora lunga no? Poco fa mi è arrivato un sms molto carino da parte di Paola Binetti".

In effetti nel pomeriggio qualcosa arriva. Qualche donna del Pd - Paola Concia, Sesa Amici, Marina Magistrelli, oltre alla teodem Binetti - si schiera dalla sua parte contro la Guzzanti. Una delegazione di senatrici, guidata dalla leghista Rosy Mauro e composta da Laura Allegrini, Cinzia Bonfrisco, Ombretta Colli (tutte Pdl), Helga Thaler (Svp) e Donatella Poretti (Radicali) bussa al portone di largo Chigi per portare solidarietà alla Carfagna. "Il ministro - racconta Cinzia Bonfrisco - era contenta e ha ringraziato molto. Siamo indignate per il danno che viene fatto a tutte noi. Abbiamo un ministro delle Pari Opportunità che deve lavorare per servire tutte le donne italiane e vogliamo delegittimarla così? Non sarà certo quella svitata della Guzzanti a farci tornare indietro dalle nostre conquiste".

Alle senatrici la Carfagna appare contenta per la solidarietà ricevuta ma anche un po' "disorientata" per essere al centro dell'attenzione in questo modo. E confessa il suo disagio: "Io ho fatto una carriera politica molto rapida, prima deputato e ora ministro, e capisco che posso aver suscitato delle perplessità. Capisco che ci sia qualcuno che mette in dubbio le mie capacità, ma posso assicurare che dal giorno in cui mi sono insediata in questo ministero la mia unica priorità è stata quella di svolgere bene il mio lavoro. Su questo, e solo su questo, sono impegnata al cento per cento, perché vi assicuro che sento tutto intero il peso della responsabilità che mi è stata affidata".

(10 luglio 2008)

da repubblica.it
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« Risposta #1 inserito:: Luglio 11, 2008, 04:13:42 pm »

POLITICA

La Carfagna chieda un giurì

di FRANCESCO MERLO



Stiamo assistendo al tracciato di un destino drammatico che ci piacerebbe interrompere, un destino inedito in Italia.

Al ristorante, in un museo, in qualsiasi occasione pubblica, nel bel mezzo di una cerimonia istituzionale, all'estero, nel fuoco di una polemica, in ogni sguardo distratto, e anche nell'intimità dei suoi affetti, il ministro Mara Carfagna sarà sempre e comunque minacciata dalla calunnia che lei stessa ha giustamente definito "la schifezza"; inchiodata a quelle chiacchierate intercettazioni dove ormai fermenta la verità.

Una ministra della Repubblica italiana ha il diritto di essere bella, di non essere spiata attraverso il buco della serratura, di avere una vita privata articolata, tormentata e trasgressiva anche con chi non piace a noi. Sicuramente non bisognerebbe permettere che venga insultata da tutta l'Italia, anche da destra, visto che persino i suoi compagni di partito la "elevano" - con sordidezza improvvida, goffa e, speriamo, non voluta - a prima cortigiana del Reame. Nulla infatti è più squallido dell'offesa orientata sessualmente, delle metafore di genere, ma soprattutto della trivialità dei sorrisetti e degli ammiccamenti degli amici dai quali "ci guardi Dio".

Valuti, per esempio, il ministro Mara Carfagna, le esternazioni "solidali" delle sue colleghe di area (una per tutte: "un po' di castità in più di questi tempi non guasterebbe") . E legga gli articoli che i fedeli giornali della destra le stanno dedicando per difendere in lei - citiamo testualmente - "il regime della seduzione fondato sulla gnoccherria" "la fell... al potere", "l'uso del Viagra e il disuso di Habermas". Chiunque capisce che, indipendentemente dai fatti ormai documentabili solo nelle famose intercettazioni, è proprio qui che si dà per certo, esaltandolo come modernità e addirittura "come civiltà marcusiana", che "Berlusconi è un apprezzatore, seppure settantatreenne, dei piaceri di una magnifica ragazza che fa parte della squadra di governo". Eccola dunque finita - "la magnifica ragazza" - tra i due fuochi, il nemico (scontato) e l'amico (imprevisto), che sempre convergono quando un intero paese si accanisce contro una donna della quale si sospetta e si denuncia il possesso di una sola virtù, quella estetico-sessuale che la degraderebbe a Favorita, ministro per meriti sessuali, ministro in cambio di prestazioni sessuali.

Non c'è dubbio che il ministro Carfagna è bella, di una bellezza moderna e dunque, fra i tanti pesantissimi scandali del governo Berlusconi, non ci sembrò uno scandalo che la sua bellezza fosse riconosciuta e premiata come valore. Ovviamente sapevamo di non essere in presenza di una nuova Nilde Jotti o di una Levi Montalcini o di una Yourcenar. Ma fra tanti brutti ceffi di stallieri spacciati per ministri competenti ci metteva di buonumore l'idea che un soffio di grazia potesse alimentare le Pari Opportunità.

E invece oggi la si accusa - e la si difende sino alla teorizzazione di una nuova era politico istituzionale - di Impari Opportunità, di oltraggio oltre che alla Repubblica all'idea stessa di Pari Opportunità, di cicisbeismo femminile, di essere stata appunto scelta perché è la Favorita di talamo. Diciamo la verità: quel che ci si aspetta è che sia lei a svincolarsi dalla morbosità dei guardoni d'Italia e dunque a liberarsi per liberarci tutti: i viziosi sessuomani, gli amici-nemici, i nemici-amici, le invidiose, le santarelline, i lapidatori, i professionisti dell'indignazione... Dunque la Carfagna quereli pure, se le pare giusto. E si batta contro la violazione della privacy. E stia in prima linea contro l'uso canagliesco e ricattatorio delle intercettazioni. Ma, su un punto, se ama se stessa, se ama l'Italia, se ama le Istituzioni delle quali ormai fa parte, il ministro Mara Carfagna non può più transigere: deve essere lei a battere i pugni in Consiglio dei ministri, in televisione, sui giornali, per chiedere la pubblicazione di quelle parti delle intercettazioni che la riguardano. Solo la divulgazione di quegli 'aforismì telefonici può smontare l'infamia della quale si dice vittima.
La nostra lunga "spy-storia" ha convinto gli italiani che siamo il paese nel quale si distruggono solo le prove. D'altra parte il nulla non si annulla. E una cosa è essere assolti per insufficienza di prove e un'altra cosa è essere assolti per distruzione di prove. Perciò in Italia, alla fine, più si distrugge e più si costruisce la prova. Ecco perché, al punto in cui siamo, alla Carfagna non rimane che porre appunto l'esibizione della prova come condizione della propria permanenza al governo.

Siamo tutti felicemente circondati da sorelle, figlie, amiche, colleghe, insomma da donne che hanno (e praticano) la loro sessualità. Nessuna persona normale, incontrandole al lavoro o davanti al frigorifero di casa, al bar o sul treno, le associa alle loro pratiche sessuali, presenti, passate e future. Per questa "magnifica ragazza" sarà invece normale venire inchiodata al presunto, preprovato sudiciume istituzionale che è la sola cosa che scandalizza anche noi, la sola vergogna che ci parrebbe irredimibile, l'avere cioè ottenuto un ministero come 'dono del mattino', come il "Morgensgabe" del signorotto medievale: tu mi dai in dote la tua avvenenza e io in controdote, al risveglio, ti faccio scegliere nel mazzo dei ministeri, ti do un pezzo della Repubblica Italiana. La ministra Carfagna chieda dunque un Giurì che esamini quei nastri. Sia irremovibile nel pretendere che sia pubblicato l'impubblicabile.

(11 luglio 2008)

da repubblica.it
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« Risposta #2 inserito:: Maggio 30, 2009, 12:08:01 pm »

La Carfagna elimina le discriminazioni. Dai media

di Alessandro Zan*

Ven, 29/05/2009 - 07:23


Da quando è stata nominata Ministro delle Pari opportunità un anno fa ha svolto egregiamente il compito assegnatele dal suo mentore, Silvio Berlusconi, quello di cancellare le discriminazioni in Italia. Originale è stato il modo in cui svolge il suo lavoro. Non potendo, e io credo non volendo, cancellare le discriminazioni , ha pensato bene di cancellare i discriminati.

Facendoli scomparire sotto il tappeto . Cancellando dai media ogni traccia della loro esistenza.

Forse, pensa il ministro, cancellando gay  lesbiche  da ogni realtà mediatica, siti web per primi, riesco a convincere tutti che non esistono discriminazioni. D'altro canto, per una persona che aderisce con così forte convinzione alle ideologie fasciste, discriminare è la cosa più naturale del mondo. Non nutro alcuna fiducia nelle capacità di questa persona a svolgere i compiti a cui è stata chiamata. E questo non per il suo curriculum. Ma perchè, a causa delle sue convinzioni politiche e quelle del governo a cui appartiene, discriminare risulta un'operazione politica essenziale per la sopravvivenza elettorale della sua parte, che nulla ha a che fare con la destra europea a cui ogni tanto Fini fa riferimento, ma assomiglia sempre più alla destra razzista e fascista di Borghezio e di Forza Nuova.

Certo, siamo tutti rincuorati che anche la Carfagna abbia molti amici gay che a suo dire la sostengono e non si sentono discriminati. Io però ascolto la voce dei milioni di gay e lesbiche che non solo vengono discriminati, ma che questo governo e la cultura che rappresenta vogliono portare di nuovo nell ombra considerando l'omosessualità un vizio privato al limite tollerato se fatto in silenzio e non una normale condizione dell esistenza meritevole di tutela e riconoscimento come qualsiasi altra condizione umana. La mia lotta è culturale prima ancora che politica perchè gay e lesbiche non vengano lasciati soli in questo Paese.


*Candidato al Parlamento Europeo nella lista di Sinistra e Libertà del Nord Est

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