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 inserito:: Oggi alle 02:52:41 pm 
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Post di Fabio
Fabio Scacciavillani
Guido Gennaccari
Debito pubblico italiano. Nuovo record a 2.894,652 mld di euro a marzo. Per la prima volta i titoli varcano la soglia dei 2.400 mld di euro. La composizione del debito delle pubbliche amministrazioni è simile a quella di metà anni ’20 del secolo scorso. La massa monetaria pesa per il 6,5%, i prestiti per il 9,9% ed i titoli del debito pubblico per l’83,6%. La massa monetaria raggiunse il top di circa il 35% a metà anni ’60, i prestiti il top a 52% circa a metà degli anni ’70.
Paolo Perone
perché nessun partito ne parla in campagna elettorale?
Rispondi
Gabriele Catania
Paolo Perone perché in troppi ci mangiano.
Rispondi
Marco Bonesi
Almeno negli anni 20 del secolo scorso era dovuto ad aver vinto una guerra mondiale. Non come ora ,che abbiamo usato quei soldi per comprare voti.
Rispondi
Monica Sordi
e beh, con tutti i soldi che abbiamo elargito… superbonus, reddito di cittadinanza varie ed eventuali.... le capre pensano che i soldi cadono dal cielo.... e i miei figli ringraziano!
Rispondi
Daniel Bernoulli
Monica Sordi il superbonus potrebbe anche rientrare con le minori importazioni di fossili... ma le varie ed eventuali sono montagne di soldi buttati.
Rispondi
Monica Sordi
Daniel Bernoulli poteva anche rientrare con una percentuale di detrazione più bassa.....
Rispondi
Paolo Casillo
Daniel Bernoulli no, matematicamente è impossibile recuperare quei soldi dalle minori importazioni di energia da fonti fossili: siamo due ordine di grandezza distanti


Rispondi
Daniel Bernoulli
Paolo Casillo guardi che i risparmi vanno ben oltre il singolo anno, se è la strada per cui arriva ad una cifra così ridicola.
Rispondi
Paolo Casillo
Daniel Bernoulli se anche i risultati degli interventi durassero 2 secoli (e non durano nemmeno 20 anni), non recupereresti nemmeno un decimo della cifra investita
Rispondi
Daniel Bernoulli
Paolo Casillo io faccio conti finanziari per lavoro. Lei oltre all'ipse dixit cosa ci offre? Anche facendo finta che non durino 20 anni (supposizione ovviamente ridicola) si rientra eccome, forse si è dimenticato di considerare anche che quelle cifre restano in circolo ed alimentano l'economia e vengono tassate più di una volta.
Rispondi
Marco Antoniotti
Monica Sordi ... tagli di tasse a lorsignori. Non dimenticare quelli.
… fare opere pubbliche (che sono comunque un asset per lo stato) ma perché questi soldi vanno nelle tasche dei "contribuenti", perché mai l'italiano medio dovrebbe lamentarsi? Questi sono soldi che, in un modo o in un altro, vengo trasferiti dal "monte debito" alle tasche degli italiani (o almeno di alcune fasce di italiani). Una ruberia continua che continua ad affossare il futuro delle prossime generazioni. Tutti si lamentano ma alla fine se ne fottono bellamente.
Rispondi
Alessandro Carli
Il problema non è il debito in sé per sé, ma la cultura media italiana che pensa che lo Stato si possa indebitare ancora. Senza una consapevolezza collettiva su cosa significhi avere tanto debito, non si riuscirà mai a ridurlo. Perché è si vero che bisogna ridisegnare il perimetro della spesa pubblica, ma è altrettanto vero che bisogna fare emergere più massa imponibile con la lotta all'evasione. Ci vorrebbe quindi un patto sociale fra forze politiche, sindacali e imprenditoriali che da un lato facesse emergere massa imponibile (aumento PIL con l'emersione del sommerso), riduzione delle tasse (a parità di gettito grazie all'emersione del sommerso) e ridefinizione della spesa pubblica... ma fare le cose per bene non dà risultati elettorali ed è più facile illudere e regalare bonus ...
Rispondi
Gabriele Sbrighi
Alessandro Carli è un po’ un cane che si morde la coda.
Per ridurre il "nero" dovresti abbassare il cuneo fiscale (che è mostruoso visto che in imprenditore per dare 1300€ netti al mese ad un dipendente paga mediamente 3800€ mese senza la certezza che il lavoro del dipendente genererà guadano da coprire le spese del dipendente stesso più il guadagno per l'azienda); ma se abbassi il cuneo fiscale lo Stato si ritrova con meno denaro per pensioni e servizi (ti ricordo che le pensioni sifonano il 20% della fiscalità generale oltre ai contributi dei lavoratori) oltre che in difficoltà a pagare gli interessi sui prestiti chiesti ed ottenuti fino ad oggi (cosa su cui siamo già in ritardo, se ricordo bene, visti i diversi procedimenti di infrazione a carico dell'Italia)....
Rispondi
Alessandro Carli
Gabriele Sbrighi concordo perfettamente con te, è per questo che ho parlato di "patto sociale" ...
Rispondi
Marco Bonesi
Alessandro Carli semmai serve un nuovo patto fra le generazioni. Ovvero i vecchi devono accettare di vedere che i propri privilegi pensionistici ,possibili solo sulla pelle dei giovani, vengano cancellati .Visto che la spesa pubblica oramai è sempre più solo pensioni. Cosa impossibile senza un governo tecnico con poteri autoritari.
Rispondi
Alessandro Carli
Marco Bonesi il patto fra le generazioni è inseribile nel controllo della spesa pubblica ... per come siamo messi non è sufficiente una sola iniziativa, ce ne vogliono diverse e coordinate ...
Rispondi
Consuelo Trevisan
Sono molto belli questi post soprattutto fatti da chi sostiene la EU e la BCE e costringe i governi ai QE e PNRR
Rispondi
Autore
Fabio Scacciavillani
Consuelo Trevisan I governi non fanno alcun QE e se non vogliono i fondi del PNRR nessuno li costringe a utilizzarli.
Rispondi
Massimo Di Pierno
Qual è la soluzione per ridurre il debito pubblico italiano?
Rispondi
Autore
Fabio Scacciavillani
Massimo Di Pierno Innanzitutto tagliare le spese che generano solo voti di scambio, e poi aumentare l'età pensionabile in linea con le aspettative di vita.
Poi bisogna ridisegnare il perimetro dello stato eliminando tutte le funzioni inutili e/o dannose e chiudendo le istituzioni che le espletano.
Rispondi
Carlo Gardella
Fabio Scacciavillani in pratica sarebbe come chiedere a Dracula di smettere di bere sangue

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 inserito:: Oggi alle 12:47:27 pm 
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Bonifici milionari alla moglie di Dell'Utri per il silenzio sulle stragi di mafia. Il legale della famiglia Berlusconi: "Titoli faziosi e fuorvianti"
È l'ipotesi con cui la Dda della Procura di Firenze ha chiuso le indagini nei confronti del braccio destro di Berlusconi. Lo riporta oggi La Repubblica

30 aprile 2024
Agf - Marcello Dell'Utri - Silvio Berlusconi
SILVIO BERLUSCONI MARCELLO-DELL'UTRI STRAGI MAGIA

AGI - I bonifici di Silvio Berlusconi a Miranda Ratti, moglie di Marcello Dell'Utri, sarebbe serviti a pagare il silenzio sulle stragi del '93. È l'ipotesi con cui la Dda della Procura di Firenze ha chiuso le indagini nei confronti del braccio destro di Berlusconi. Lo riporta oggi La Repubblica.
Dell'Utri e la moglie, alcune settimane fa, erano stati oggetto di un sequestro di 10.8 milioni collegato all'accusa di aver violato le normative in materia di prevenzione antimafia: Dell'Utri avrebbe infatti omesso di comunicare le sue condizioni patrimoniali come invece previsto dalle normative in materia.
L'avvocato della famiglia Berlusconi, titoli faziosi e fuorvianti
"Ancora una volta leggiamo atti giudiziari riservati direttamente sui giornali, introdotti da titoli faziosi e fuorvianti. Ancora una volta leggiamo accuse assurde, calunniose e contraddittorie contro Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri". Lo scrive in una nota Giorgio Perroni, avvocato della famiglia Berlusconi.
"Ancora una volta, però, non leggiamo nemmeno una menzione della sentenza del Tribunale di Palermo dello scorso 13 marzo, dove si esclude categoricamente che le donazioni di denaro di Berlusconi a Dell'Utri servissero per "comprare il suo silenzio"; come del resto già sostenuto in precedenti provvedimenti emessi in sede cautelare dallo stesso Tribunale, dalla Corte d'Appello di Palermo e, addirittura, dalla Corte di Cassazione. E ancora una volta, ovviamente, non leggiamo nemmeno un riferimento al fatto che tutti i precedenti filoni di indagine e tutti i processi che accostavano Silvio Berlusconi alle terribili stragi mafiose sono finiti nel nulla. Niente di nuovo sotto il sole - conclude Perroni - Ma non possiamo rassegnarci per assuefazione davanti alla bruciante ingiustizia di un vergognoso "sistema" che non si placa nemmeno ora che Silvio Berlusconi non è più tra noi".

Da https://www.agi.it/cronaca/news/2024-04-30/bonifici-berlusconi-dell-utri-stragi-mafia-26221918/

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 inserito:: Oggi alle 12:44:16 pm 
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La legge russo-georgiana
di Enrico Mario Storchi

Attualità & Politica IMMODERATI Opinione

17/05/2024
Tempi difficili per la Georgia, il piccolo Stato post-sovietico della Transcaucasia. Sin da fine aprile nella capitale del Paese, Tbilisi, sono in corso grandi proteste e manifestazioni di piazza contro la proposta di legge sugli «agenti stranieri». La proposta, che martedì è stata definitivamente approvata dal Parlamento, ricalca quasi alla perfezione una legge russa approvata nel 2012 dal Governo allora presieduto da, tanto per cambiare, Vladimir Putin.
Fonte: Flickr
La legge, come quella russa, obbligherebbe ogni media e ONG georgiano a registrarsi come «entità che persegue gli interessi di una potenza straniera» nel caso riceva più del 20% dei suoi finanziamenti dall’estero. Fin qui, niente di inaudito: in molti Paesi, Stati Uniti d’America inclusi, esistono leggi che vigilano sulle attività di ONG estere che operano nel Paese. È comprensibile che un Paese sovrano voglia conoscere le attività di queste organizzazioni. Il FARA (Foreign Agents Registration Act), creato nel 1938 negli USA per contrastare la propaganda nazista negli States, è ancora in vigore ma si concentra solo sulle attività di lobbying e non si applica ad associazioni umanitarie e/o religiose[1]. Il “precedente” della legge statunitense è molto utilizzato dai sostenitori della proposta di legge georgiana; in un leitmotiv già noto anche in Italia sin dall’inizio della guerra in Ucraina, ogni legge autoritaria viene giustificata cercando precedenti “ipocriti” nel mondo occidentale che si professa liberale e democratico. Peccato che questo ragionamento, nel caso della legge georgiana, non stia in piedi.
In primo luogo la legge statunitense non riguarda le organizzazioni umanitarie, mentre queste ultime, nel caso georgiano, sarebbero anch’esse oggetto di indagini. Quindi, mentre il FARA persegue criminali, corrotti e terroristi, la legge georgiana perseguirebbe anche individui che operano in ONG umanitarie. Organizzazioni con fini scientifici, religiosi, artistici e persino avvocati sono considerati, dalla legge georgiana, «agenti stranieri».
L’altra grande differenza risiede nel contesto storico: mentre la legge statunitense venne creata nel 1938 per combattere la propaganda nazista, quella georgiana considera come nemici del Paese l’Unione Europea e gli Stati Uniti. Un fatto alquanto curioso dato che proprio l’UE e gli USA sono stati, in questi trent’anni di indipendenza georgiana dall’ex URSS, i principali sostenitori economici del Paese, il quale ha visto innalzare la qualità della vita dei propri cittadini in modo esponenziale. Vi è inoltre una grande differenza sui criteri adottati per definire una persona, o un’organizzazione, un «agente straniero»: mentre negli USA vi è bisogno della prova che la persona sia «under the control of, or acts at the direction of, a foreign power[2]», quindi sotto diretto controllo di una potenza straniera, in Georgia basterà ricevere più del 20% dei fondi dall’estero per essere considerato «agente straniero». Se un lavoratore georgiano di una ONG umanitaria ricevesse più del 20% del suo stipendio dall’estero, sarebbe automaticamente considerato un «agente straniero», senza bisogno di ulteriori prove e senza possibilità di fare ricorso, esattamente come accade oggi in Russia. Proprio in Russia, tuttavia, la legge sugli «agenti stranieri» esenta le organizzazioni religiose le quali sono invece incluse in quella georgiana: la legge del Governo di Tbilisi quindi sarebbe ancora più stringente di quella russa.
Abbiamo già ricordato come la legge georgiana consideri solo l’Unione Europea e gli Stati Uniti (insieme al Giappone) come Paesi nemici, mentre la Russia di Putin non viene mai nominata, nonostante abbia invaso il Paese per ben due volte sottraendogli il 20% del suo territorio. Ma perché questa differenza di trattamento? La legge sugli «agenti stranieri» è stata proposta dal Partito “Sogno Georgiano”, il quale è al potere in Georgia dal 2013. Fondato solo un anno prima da Bidzina Ivanishvili, l’uomo più ricco del Paese, il Partito si è contraddistinto per avere adottato nel corso degli anni un atteggiamento sempre più filorusso. Ivanishvili, arricchitosi in Russia nel periodo delle privatizzazioni selvagge a seguito della dissoluzione dell’URSS, è considerato da molti analisti politici come l’uomo di fiducia di Putin in Georgia. Nelle ultime settimane, insieme ad altri membri del Partito, ha sostenuto che le proteste di piazza siano comandate da potenze straniere che vogliono destabilizzare la Georgia, aggiungendo, tanto per cambiare, teorie del complotto che coinvolgono il movimento LGBTQ+.
I georgiani, soprattutto i giovani, hanno però fiutato il pericolo insito in una legge simile che, come avvenuto in Russia, servirà al Governo per perseguire ogni attività “scomoda” e aumentare il controllo sulla società civile per reprimere ogni forma di dissenso. L’aver ribattezzato la proposta di legge come «Legge Russa» ha creato un grande spauracchio in una popolazione che, per l’80%, desidera l’ingresso nell’Unione Europea per difendersi dall’influenza del gigante russo[3]: ingresso che, nel caso la legge entrasse in vigore, diventerebbe estremamente difficile.
Viene tuttavia da chiedersi come sia possibile che vi siano folle oceaniche nelle proteste di piazza mentre “Sogno Georgiano”, alle ultime elezioni del 2020, ha vinto con una grande maggioranza. Le elezioni parlamentari georgiane del 2020 sono state caratterizzate dal boicottaggio delle opposizioni che hanno invitato i propri elettori a non presentarsi alle urne, denunciando brogli da parte di “Sogno Georgiano

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 inserito:: Maggio 20, 2024, 11:03:00 am 
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Mani libere sulle alleanze, Meloni punta a essere il «ponte» tra moderati e destre Ue

Posta in arrivo
A-OLIVO POLICONICO PROGETTI E REGOLE

ggiannig <ggianni41@gmail.com>
          
a me
   
https://roma.corriere.it/notizie/politica/24_maggio_19/meloni-ponte-moderati-destre-ue-9d2d9cf4-e76d-4833-b115-94f0b600bxlk.shtml


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 inserito:: Maggio 19, 2024, 05:51:37 pm 
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La legge russo-georgiana

di Enrico Mario Storchi

Attualità & Politica IMMODERATI Opinione

17/05/2024

    Tempi difficili per la Georgia, il piccolo Stato post-sovietico della Transcaucasia. Sin da fine aprile nella capitale del Paese, Tbilisi, sono in corso grandi proteste e manifestazioni di piazza contro la proposta di legge sugli «agenti stranieri». La proposta, che martedì è stata definitivamente approvata dal Parlamento, ricalca quasi alla perfezione una legge russa approvata nel 2012 dal Governo allora presieduto da, tanto per cambiare, Vladimir Putin.

Fonte: Flickr

La legge, come quella russa, obbligherebbe ogni media e ONG georgiano a registrarsi come «entità che persegue gli interessi di una potenza straniera» nel caso riceva più del 20% dei suoi finanziamenti dall’estero. Fin qui, niente di inaudito: in molti Paesi, Stati Uniti d’America inclusi, esistono leggi che vigilano sulle attività di ONG estere che operano nel Paese. È comprensibile che un Paese sovrano voglia conoscere le attività di queste organizzazioni. Il FARA (Foreign Agents Registration Act), creato nel 1938 negli USA per contrastare la propaganda nazista negli States, è ancora in vigore ma si concentra solo sulle attività di lobbying e non si applica ad associazioni umanitarie e/o religiose[1]. Il “precedente” della legge statunitense è molto utilizzato dai sostenitori della proposta di legge georgiana; in un leitmotiv già noto anche in Italia sin dall’inizio della guerra in Ucraina, ogni legge autoritaria viene giustificata cercando precedenti “ipocriti” nel mondo occidentale che si professa liberale e democratico. Peccato che questo ragionamento, nel caso della legge georgiana, non stia in piedi.

In primo luogo la legge statunitense non riguarda le organizzazioni umanitarie, mentre queste ultime, nel caso georgiano, sarebbero anch’esse oggetto di indagini. Quindi, mentre il FARA persegue criminali, corrotti e terroristi, la legge georgiana perseguirebbe anche individui che operano in ONG umanitarie. Organizzazioni con fini scientifici, religiosi, artistici e persino avvocati sono considerati, dalla legge georgiana, «agenti stranieri».

L’altra grande differenza risiede nel contesto storico: mentre la legge statunitense venne creata nel 1938 per combattere la propaganda nazista, quella georgiana considera come nemici del Paese l’Unione Europea e gli Stati Uniti. Un fatto alquanto curioso dato che proprio l’UE e gli USA sono stati, in questi trent’anni di indipendenza georgiana dall’ex URSS, i principali sostenitori economici del Paese, il quale ha visto innalzare la qualità della vita dei propri cittadini in modo esponenziale. Vi è inoltre una grande differenza sui criteri adottati per definire una persona, o un’organizzazione, un «agente straniero»: mentre negli USA vi è bisogno della prova che la persona sia «under the control of, or acts at the direction of, a foreign power[2]», quindi sotto diretto controllo di una potenza straniera, in Georgia basterà ricevere più del 20% dei fondi dall’estero per essere considerato «agente straniero». Se un lavoratore georgiano di una ONG umanitaria ricevesse più del 20% del suo stipendio dall’estero, sarebbe automaticamente considerato un «agente straniero», senza bisogno di ulteriori prove e senza possibilità di fare ricorso, esattamente come accade oggi in Russia. Proprio in Russia, tuttavia, la legge sugli «agenti stranieri» esenta le organizzazioni religiose le quali sono invece incluse in quella georgiana: la legge del Governo di Tbilisi quindi sarebbe ancora più stringente di quella russa.

Abbiamo già ricordato come la legge georgiana consideri solo l’Unione Europea e gli Stati Uniti (insieme al Giappone) come Paesi nemici, mentre la Russia di Putin non viene mai nominata, nonostante abbia invaso il Paese per ben due volte sottraendogli il 20% del suo territorio. Ma perché questa differenza di trattamento? La legge sugli «agenti stranieri» è stata proposta dal Partito “Sogno Georgiano”, il quale è al potere in Georgia dal 2013. Fondato solo un anno prima da Bidzina Ivanishvili, l’uomo più ricco del Paese, il Partito si è contraddistinto per avere adottato nel corso degli anni un atteggiamento sempre più filorusso. Ivanishvili, arricchitosi in Russia nel periodo delle privatizzazioni selvagge a seguito della dissoluzione dell’URSS, è considerato da molti analisti politici come l’uomo di fiducia di Putin in Georgia. Nelle ultime settimane, insieme ad altri membri del Partito, ha sostenuto che le proteste di piazza siano comandate da potenze straniere che vogliono destabilizzare la Georgia, aggiungendo, tanto per cambiare, teorie del complotto che coinvolgono il movimento LGBTQ+.

I georgiani, soprattutto i giovani, hanno però fiutato il pericolo insito in una legge simile che, come avvenuto in Russia, servirà al Governo per perseguire ogni attività “scomoda” e aumentare il controllo sulla società civile per reprimere ogni forma di dissenso. L’aver ribattezzato la proposta di legge come «Legge Russa» ha creato un grande spauracchio in una popolazione che, per l’80%, desidera l’ingresso nell’Unione Europea per difendersi dall’influenza del gigante russo[3]: ingresso che, nel caso la legge entrasse in vigore, diventerebbe estremamente difficile.

Viene tuttavia da chiedersi come sia possibile che vi siano folle oceaniche nelle proteste di piazza mentre “Sogno Georgiano”, alle ultime elezioni del 2020, ha vinto con una grande maggioranza. Le elezioni parlamentari georgiane del 2020 sono state caratterizzate dal boicottaggio delle opposizioni che hanno invitato i propri elettori a non presentarsi alle urne, denunciando brogli da parte di “Sogno Georgiano

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 inserito:: Maggio 19, 2024, 05:38:19 pm 
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Immoderati è una rivista online di informazione, cultura e società.
Il nostro obiettivo è quello di offrire uno spazio dove sia possibile dialogare offrendo analisi e contenuti utili al dibattito pubblico, senza vincoli tematici. Gli unici limiti previsti dalla linea editoriale sono il rispetto per gli altri e le loro opinioni, l’educazione, e il rigore logico e fattuale.
Riteniamo un dovere offrire questo spazio, nella speranza che possa contribuire ad arricchire sia i lettori che gli articolisti. Siamo convinti della necessità di un approccio aperto e umile alla complessità dei temi che il giornalismo oggi deve affrontare. Crediamo che una certa comprensione su come funziona il mondo si possa ottenere solo esponendosi alla diversità di prospettive informate.
Sia perché la verità oggettiva non ci è data, ma va ricercata tramite un processo che necessita di cooperazione, discussione e revisione, sia perché anche in caso di disaccordo pensiamo sia necessario sapersi confrontare con pensieri che si discostano da quelle personali. Riteniamo inoltre essenziale a questo fine l’essere in grado di sostenere in modo civile e pacifico un confronto con opinioni che si discostino da quelle personali.
Pensiamo di dover fare la nostra parte, mettendo a disposizione un luogo virtuale in cui interagire costruttivamente grazie a punti di vista variegati ma pur sempre strutturati e fondati su fatti e logica. Ci discostiamo dall’atteggiamento molto diffuso di prediligere la partigianeria aprioristica alla comprensione della realtà. Rifiutiamo gli slogan partitici e abbracciamo riflessioni ragionate, complete e ricche di sfumature. Lo scopo è quello di svolgere un servizio utile, che consenta di migliorare gradualmente la nostra conoscenza e la nostra capacità di rapportarci col mondo in cui viviamo.
La metafora piratesca ci accompagna sin dalla nostra nascita, nell’ormai lontano 2014. La Redazione di Immoderati si identifica nel Galeone Pirata che, motivato dall’amore per la scoperta, il pensiero e l’avventura, affronta i mari in tempesta del dibattito caratterizzato dal populismo, dall’approssimazione e dall’arroganza.
Siamo liberi, poiché Immoderati è da sempre un’organizzazione indipendente, slegata da partiti e ideologie di bandiera e unicamente finanziata da contributi volontari privati.
Siamo perennemente in viaggio, in mare aperto, perché il nostro amore per la conoscenza ci spinge all’esplorazione continua di nuove idee e mondi.
Pirati, perché quando la superficialità diventa legge, la pirateria diventa un dovere.
È doveroso puntualizzare che a fianco dell’entusiasmo per la visione del progetto di Immoderati, ci accompagna anche la consapevolezza dei nostri limiti. Senza la pretesa di mostrarci onniscienti, puntiamo con dedizione al costante miglioramento, alla nostra crescita e allo sviluppo di idee valide. Anzitutto, teniamo a mente che il dibattito di qualità è una questione di metodo. Con Immoderati ci impegniamo a garantire un approccio metodologico che possa sfociare in riflessioni di valore intellettuale, senza pretendere di riuscirci sempre, ma avendo questo obiettivo come stella polare. Siamo consapevoli che un approccio contrario porta al nulla. Tra il nulla spicca il poco; e il poco non basta per affrontare le sfide che spettano a un essere umano.

Da - https://www.immoderati.it/manifesto-immoderati/

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 inserito:: Maggio 19, 2024, 05:24:10 pm 
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Meloni alla convention di Vox: "L'Europa può cambiare identità"
La presidente del Consiglio ha partecipato nelle vesti di presidente dei Conservatori Ue (Ecr Party) alla 'convention dei patrioti' Europa Viva 24, organizzata da Vox ed Ecr a Madrid in vista delle prossime elezioni europee

19 maggio 2024

VOX

AGI - "L'Europa può cambiare identità" e noi "siamo il motore del Rinascimento dell'Europa". Lo ha affermato la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel suo intervento nelle vesti di presidente dei Conservatori Ue (Ecr Party) alla 'convention dei patrioti' Europa Viva 24, organizzata da Vox ed Ecr a Madrid, al Palacio de Vistalegre, in vista delle prossime elezioni europee. "Abbiamo il dovere di lottare fino all'ultimo giorno di campagna elettorale - ha proseguito la premier - perché nessun cambiamento in Europa è possibile senza i Conservatori europei, e questo è un dato di fatto. Siamo noi il motore e i protagonisti della rinascita del nostro Continente".

Meloni ha sottolineato che "Siamo alla vigilia di un voto decisivo, perché per la prima volta l'esito delle elezioni europee potrebbe sancire la fine di maggioranze innaturali e controproducenti. Dobbiamo restare concentrati, tenere i piedi per terra e lo sguardo rivolto lontano. È il tempo della mobilitazione, è il tempo di andare a testa alta per le strade e guardare negli occhi i nostri compatrioti, per spiegargli cosa vogliamo fare nei prossimi cinque anni. È il tempo di alzare la posta in gioco".

La premier si è detta convinta che "Noi vogliamo, e possiamo costruire, non sperare, ma costruire un'Unione Europea diversa e migliore di quella di oggi. Capace di concentrare le sue iniziative e le sue risorse economiche solo su alcune materie importanti, quelle sulle quali può offrire davvero un valore aggiunto. Il nostro Continente sta vivendo una fase di grande incertezza, di declino, e ha bisogno di noi. La sinistra europea, principale responsabile di quel declino -ha rimarcato - ci accusa di voler distruggere l'Europa. Ma la menzogna è sempre una buona notizia, perché mente chi ha bisogno di nascondere qualcosa. E quello che la sinistra ha bisogno di provare a nascondere agli occhi dei cittadini è che sono stati loro, con le loro ricette folli, il loro centralismo ideologico, la loro assenza di visione, i principali artefici dei fallimenti di questa Unione Europea, un gigante burocratico - prosegue la premier - che pretende di regolamentare ogni aspetto della nostra vita mentre è ancora incapace di darsi una missione geopolitica".
L'Unione europea "deve mettere le sue aziende in condizioni di competere con quelle del resto del mondo. Tutti noi vogliamo una maggiore sovranità europea, un'autonomia strategica che ci renda meno dipendenti. Ma non potremo mai avere alcuna autonomia e alcuna sovranità - ha osservato la presidente di Ecr - se continueremo a massacrare le nostre imprese con regole che vengono imposte solo a loro. Perché il mercato può essere libero soltanto se è anche equo. Tutto il resto sono politiche suicide che ci impoveriranno e ci impediranno di mantenere i nostri sistemi di protezione dei più fragili".
E ancora: "Contrasteremo soprattutto chi, come la sinistra, accecato dal desiderio di cancellare le identità, intende usare Bruxelles per imporre la sua agenda globalista e nichilista, dove le nazioni sono ridotte a incidenti della storia, le persone a meri consumatori, dove multiculturalismo e relativismo etico sono spacciati come i pilastri necessari dell'integrazione europea".
"L'Unione europea che abbiamo in mente deve ritrovare l'orgoglio della sua storia e della sua identità. Continueremo a opporci con forza a tutti i tentativi di negare o cancellare le nostre radici culturali, a partire da quelle cristiane. Perché è un fatto che furono i monasteri i primi mattoni dell'Europa, e dimenticarlo, negarlo, sminuirlo significa negare il senso stesso dell'Europa come civiltà, e non intendiamo consentirlo".
"Ci opporremo, allo stesso modo, a chi vuole mettere in discussione la famiglia, quale pilastro della nostra società, a chi vuole introdurre la teoria gender nelle scuole, a chi intende favorire pratiche disumane come la maternità surrogata. Perché nessuno mi convincerà mai - ha ribadito Meloni - che si possa definire progresso consentire a uomini ricchi di comprare il corpo di donne povere, o scegliere i figli come fossero prodotti del supermercato.
Non è progresso, è oscurantismo, e sono fiera che al parlamento italiano sia in approvazione, su proposta di Fratelli d'Italia, una legge che vuole fare dell'utero in affitto un reato universale, cioè perseguibile in Italia anche se commesso all'estero".
"Voi siete l'unico futuro possibile per l'Europa - ha concluso la presidente del Consiglio - un continente stanco, remissivo, viziato, che ha pensato di poter barattare l’identità con l'ideologia, la libertà con la comodità, e oggi inevitabilmente paga il prezzo delle sue scelte. Ma non tutto è perduto. Quando la storia chiama, quelli come noi non si tirano indietro. Non lo abbiamo fatto finora e non lo faremo, a maggior ragione, ora".

Da - https://www.agi.it/politica/news/2024-05-19/meloni-a-vox-europa-puo-cambiare-identita-26446317/


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 inserito:: Maggio 19, 2024, 12:05:34 am 
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Etica e morale 
 
"L’opinione su noi stessi è, e dovrebbe essere, per noi indifferente. Eppure, ancora oggi, non è così"
 Arthur Schopenhauer, "L'arte di ignorare il giudizio degli altri "

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 Schopenhauer esamina le cause e gli effetti dell'opinione altrui sulla nostra felicità e ci offre dei consigli su come liberarcene.
Molti di noi si preoccupano troppo di ciò che gli altri pensano nei nostri confronti.
Questa preoccupazione ci rende infelici, insicuri, ansiosi. Ci fa dipendere dalla valutazione altrui che spesso è superficiale, ingiusta, invidiosa. Ci fa perdere di vista ciò che conta davvero: la nostra essenza, i nostri valori, i nostri obiettivi.
Schopenhauer, il grande filosofo tedesco, ci insegna che l'opinione su noi stessi è, e dovrebbe essere, per noi indifferente. Eppure, ancora oggi, non è così. Perché? Perché siamo esseri sociali e abbiamo bisogno di appartenere, di essere accettati, di essere amati. Ma questo non significa che dobbiamo sacrificare la nostra autenticità, la nostra libertà, la nostra felicità.
Come possiamo allora ignorare il giudizio degli altri e vivere secondo la nostra natura? Schopenhauer ci suggerisce alcune strategie:
- Sviluppare la nostra autostima, basata su ciò che siamo e non su ciò che rappresentiamo. L'autostima è la consapevolezza del nostro valore, delle nostre qualità, dei nostri talenti. È la fiducia nelle nostre capacità, nei nostri sogni, nelle nostre scelte. È la fonte della nostra forza interiore che ci permette di affrontare le sfide, i fallimenti, le critiche.
- Concentrarci sui nostri bisogni primari, ovvero quelli più vicini alla nostra sopravvivenza. Schopenhauer ci ricorda che siamo innanzitutto "dentro la nostra pelle, e non nell'opinione delle persone". I bisogni primari sono quelli che riguardano la nostra salute, la nostra sicurezza, il nostro benessere. Sono quelli che ci fanno sentire vivi, soddisfatti, grati. Sono quelli che ci fanno apprezzare le piccole cose, le bellezze della vita, le gioie semplici.
- Coltivare la nostra saggezza, basata su ciò che sappiamo e non su ciò che crediamo. La saggezza è la conoscenza approfondita della realtà, di noi stessi, degli altri. È la capacità di discernere il vero dal falso, il bene dal male, l'essenziale dal superfluo. È la virtù che ci guida verso la verità, la giustizia, la bontà. È la luce che ci illumina il cammino, che ci mostra la via, che ci fa vedere il senso.
Queste sono alcune delle vie che Schopenhauer ci propone per ignorare il giudizio degli altri e vivere felici. Non sono facili, non sono immediate, non sono scontate. Richiedono impegno, coraggio, pazienza. Ma sono possibili e realizzabili.

da FB 19 maggio 2024

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 inserito:: Maggio 18, 2024, 12:41:36 pm 
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Il sonno dell’Europa La Georgia, l’Ucraina e la fuga degli intellettuali
Quello che succede oggi a Tbilisi è la replica di quanto successo dieci anni fa nella piazza principale, Maidan, di Kyjiv. L’imperialismo russo stringe le maglie, ma il mondo libero pensa ad altro, e i giornali tacciono


Le straordinarie immagini della folla pacifica ed europea di Tbilisi, in Georgia, incredibilmente ignorate dalle televisioni e dai grandi giornali, sono la prova drammatica dell’ennesimo svarione morale che l’Europa e il mondo libero continuano a commettere, non riuscendo mai a imparare dal recente e tragico passato.
L’errore ricorrente è quello di trascurare il desiderio vitale dei popoli delle ex repubbliche sovietiche e dei paesi del defunto Patto di Varsavia di liberarsi dal giogo imperialista di Mosca, e di avvicinarsi ai valori europei fondati sulla democrazia liberale e sullo stato di diritto. Eppure questa che scende in piazza Tbilisi e resiste a Kyjiv è l’Europa in purezza, la definizione esatta di Occidente libero. Sarebbe sufficiente leggere i classici della letteratura ucraina, almeno quella sopravvissuta al genocidio culturale operato dai russi, dal cantico di Lesja Ukrajnka alle riflessioni del filosofo di Volodymyr Yermolenko, all’opera di Victoria Amelina. E sul perché i georgiani vogliono liberarsi dai russi basterebbe leggere la formidabile saga storica sul secolo rosso raccontata dalla scrittrice Nino Haratischwili in L’Ottava vita, un romanzo di oltre 1200 pagine edito da Marsilio.
E invece niente, il silenzio, anzi la fuga degli intellettuali dalla battaglia di idee più importante della nostra epoca. Neanche il precedente dell’invasione dell’Ucraina ha destato le coscienze europee.
Quello che sta succedendo oggi in Georgia è la replica, per il momento ancora senza vittime, ma temo ancora per poco, di quanto successo tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014 nella piazza principale, Maidan, di Kyjiv. Allora gli ucraini scesero in piazza, sventolando le bandiere europee, per protestare contro il presidente Yanukovych, un fantoccio del Cremlino, che aveva rinunciato a firmare, su ordine di Mosca, gli Accordi di associazione dell’Ucraina con l’Unione europea.
Oggi, a Tbilisi, i georgiani riempiono le strade della capitale per protestare contro la cosiddetta “legge russa” imposta dal partito di governo, il cui nome orwelliano è “Sogno georgiano” mentre quello reale è “Incubo russo”, che reprimerà il dissenso interno e limiterà il raggio d’azione dell’opposizione. Putin ha ordinato il passaggio di questa legge non solo per reprimere la libertà di espressione, ma soprattutto perché sa benissimo che, adottando questa legge liberticida, la Georgia non potrà entrare in Europa, per ragioni evidenti di violazione dei diritti politici in una società democratica, da qui le proteste della popolazione civile che da settimane riempie le piazze della capitale senza riuscire a fare notizia in un’Europa che non vuole parlare di altri potenziali conflitti a un mese dal rinnovo del Parlamento europeo.
A Maidan, gli ucraini riuscirono a far dimettere il presidente fantoccio di Putin, al costo di decine e decine di vittime civili, e il Cremlino rispose occupando illegalmente la Crimea e due regioni dell’est ucraino nell’indifferenza generale del mondo libero, che poi otto anni dopo, il 24 febbraio 2022, si è stupito che la concessione territoriale alla Russia non avesse saziato gli appetiti imperialisti di Mosca.
Che tutto ciò non sia sulle prime pagine dei giornali né argomento principale della campagna elettorale europea è incredibile, ma c’è un’altra questione che su Linkiesta, da soli, abbiamo più volte sottolineato: l’assoluta apatia della popolazione russa, l’assenza di una collera di massa dei cittadini russi, limitatasi a cinque minuti di proteste contro la guerra e a mezza giornata di omaggio alla salma di Navalny.
E non raccontiamoci che fare opposizione in Russia è pericoloso, intanto perché le proteste russe non si vedono nemmeno tra la diaspora russa in Occidente (con eccezioni che si contano sulle dita di una mano, come la “russa libera” Maria Mikaelyan, che però è di origine armena, oggi candidata alle Europee con Renzi e Bonino nel nord-ovest).
Il governo georgiano non è così repressivo come quello russo, d’accordo, ma solo perché i georgiani sono sempre scesi in piazza a difendere la libertà e non hanno permesso a nessun governo di trasformarsi in quello che oggi è il Cremlino, esattamente come è successo in Ucraina con le proteste civili di Maidan. Al contrario, la passività russa ha permesso a Putin di diventare un dittatore sanguinario.
Andate a raccontare ai resistenti ucraini il pericolo che si corre a opporsi alla violenza russa, o ai commoventi georgiani che coraggiosamente sfilano per le vie di Tbilisi.

Da – l’Inchiesta


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 inserito:: Maggio 18, 2024, 12:39:22 pm 
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M. grazie.
Io sono convinto che Ognuno di Noi "ha addosso da solo la responsabilità di un futuro possibilmente migliore".

Il problema é che spesso neppure tra i "tanti noi", vogliamo o possiamo ipotizzarlo con "altri noi".
O non ti ascoltano, o non abbiamo noi voglia di parlarne, o siamo occupati a fare altro "tra noi" di più piacevole.
Oppure come accaduto a me, parti con il culo per terra e ti devi impegnare a sollevarti da una posizione che non ti va di mantenere oltre i tuoi 14/15 anni.
Allora ti alzi, guardi più lontano quello che ti lasciano vedere, vai all’oratorio, servi messa da chierichetto, scopri che non sopporti le regole, le disobbedisci come imposizioni da catechismo.
Ti allontani in silenzio, senza rompere nulla e dopo aver cantato al meglio di sempre e a voce alta nella messa per il funerale di Ezio, un amico morto di non sai cosa a scuola, forse il motivo del perché era sempre pallido.
Te ne vai, salutando i preti.     
Passi al Circolo comunista.
È di fronte a casa ma non ci sei mai andato prima, incontri o rivedi tre quattro ragazzi, fai gruppo con loro, si beve la Spuma, si gioca al calcio balilla o a boccette senza stecche per non fare danni, si guardano i nonni che giocare a bocce oppure a carte, fumano sigari non sigarette.
Verso sera si chiudono in una stanza, con la porta a vetri, che si riempie del loro discutere, ma mai con toni alti e capisci da fuori che c’è chi parla e chi ascolta, soltanto.
Poi arriva il 56 (1956)  dopo i fatti d’Ungheria mi compro una spilla distintivo dell’Ungheria Libera, la metto in bella vista sul petto della camicia e continuo ad andare al circolo comunista.
Non mi succede nulla!
Soltanto, una sera E. un gigante nemmeno tanto buono, mi ferma e mi “consiglia” di toglierla, quella spilla.
Gli rispondo di NO!
Ne parlo con il gestore del bar ma senza farne un problema, … continuo a frequentarlo quel Circolo/sezione e a non succedermi più nulla.
Dopo l’Ungheria non fu più libera, messa sotto dai carri armati russi.
Qualcosa cambiò nell’animo di molti di noi.
Bisognava cercare un altro impegno, ben OLTRE IL COMUNISMO FEDIFRAGO.
ggg

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