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4636  Forum Pubblico / Gli ITALIANI e la SOCIETA' INFESTATA da SFASCISTI, PREDONI e MAFIE. / Esecutivo Pd, ecco i nomi dei responsabili dei 40 dipartimenti tematici inserito:: Luglio 30, 2017, 05:29:21 pm
Focus
Unità.tv  @unitaonline  · 23 luglio 2017

Esecutivo Pd, ecco i nomi dei responsabili dei 40 dipartimenti tematici
20 donne e 20 uomini affiancheranno il lavoro della segreteria
 
Per affrontare al meglio le sfide dei prossimi mesi – si legge in una nota dell’ufficio stampa del Nazareno – il Partito Democratico ha deciso di formalizzare gli incarichi alla guida dei dipartimenti che affiancheranno il segretario e la segreteria nei prossimi mesi.
La prima riunione dell’esecutivo è prevista per mercoledì prossimo. I dipartimenti saranno composti da 20 donne e 20 uomini.

Donne
Anna Ascani, Cultura; 2. Simona Bonafè, economia circolare
Loredana Capone, turismo
Stefania Covello, mezzogiorno
Titti Di Salvo, mamme
Silvia Fregolent, Pari Opportunità
Maria Chiara Gadda, Lotta contro lo spreco alimentare
Anna Grassellino, Italiani all’estero
Chiara Gribaudo, Lavoro
Simona Malpezzi, Scuola
Elisa Mariano, Commercio
Emma Petitti, Pubblica Amministrazione
Stefania Pezzopane, Ricostruzione Terremoto
Pina Picierno, Fondi Europei
Giuditta Pini, feste dell’Unità
Patrizia Prestipino, Difesa Animali
Alessia Rotta, circoli
Daniela Sbrollini, Sport
Patrizia Torricelli, editoria
Sandra Zampa, minori
Uomini
Giuseppe Antoci, Legalità
Gianluca Beneamati, Energia
Matteo Biffoni, Immigrazione
Sergio Boccadutri, Innovazione
Ciro Bonajuto, Giustizia
Ernesto Carbone, Sviluppo economico
Roberto Cociancich, Cooperazione internazionale
Andrea De Maria, formazione
Giovanni Epifani, agricoltura
Andrea Ferrazzi, Urbanistica
Emanuele Fiano, Sicurezza
Federico Gelli, Sanità
Federico Ginato, Piccole Medie Imprese
Giovanni Lattanzi, Welfare
Salvatore Margiotta, Infrastrutture
Stefano Mazzetti, Ambiente
Luciano Nobili, città metropolitane
Mattia Palazzi, Rigenerazione urbana
Francesco Verducci, Università e ricerca.
Walter Verini, partito aperto.
Si è formalizzato inoltre il gruppo ristretto, che sarà responsabile dei contenuti della Conferenza Programmatica “Italia 2020” e che si svolgerà a ottobre, gruppo che sarà composto da Andrea Orlando, Michele Emiliano, Graziano Delrio, Sergio Chiamparino, Maria Elena Boschi. Per la segreteria Maurizio Martina e Tommaso Nannicini.

A Piero Fassino è stata attribuita la responsabilità di tutta la proiezione internazionale dell’attività del Partito, a cominciare dalla rappresentanza dentro gli organismi del Partito Socialista Europeo.

Come già annunciato Matteo Richetti coordinerà l’area comunicazione del PD.

Portavoce del segretario e capo ufficio stampa sarà Marco Agnoletti.

Le attività di Terrazza PD, Ore Nove e Democratica termineranno venerdì 28 luglio e riprenderanno col mese di settembre.

La Festa Nazionale dell’Unità di Imola inizierà il giorno 9 settembre.

Da - http://www.unita.tv/focus/esecutivo-ecco-i-nomi-dei-responsabili-dei-40-dipartimenti-tematici/
4637  Forum Pubblico / "ggiannig" la FUTURA EDITORIA, il BLOG. I SEMI, I FIORI e L'ULIVASTRO di Arlecchino. / Abbiamo un passato da non dimenticare, ma dobbiamo riporlo nel cassetto dei ... inserito:: Luglio 30, 2017, 05:16:10 pm
Abbiamo un passato da non dimenticare, ma dobbiamo riporlo nel cassetto dei ricordi positivi e in quello dei ricordi negativi.

L'apparizione sulla scena internazionale di un Leader che senza ipocrisie (ma forse con arroganza) dimostra le vere intenzioni della loro Nazione, porta in superficie le nostre debolezze di Nazione divisa e spinta nel Caos da mercenari della politica interna.

Forse è arrivato il tempo che in Italia si rifletta sulla necessità di realizzare una innovativa Democrazia Riformata che sappia disegnare Progetti e cancellare storture, insufficienze, delinquenza diffusa e variegata e ogni altra aberrazione oggi ben visibile.

In poche parole che riscritta e aggiornata (anche nella forma Costituzionale) faccia riferimento e si basi sul protagonismo dei Cittadini organizzati in Comitati Locali e in Comitati Federali. 

Da FB  in Un diverso approccio all’Europa di MARTA DASSÙ
Pubblicato il 28/07/2017
4638  Forum Pubblico / I.C.R. Immaginare Conoscere Realizzare. "Le TERRE DI RANGO" e "Le TERRE DI FANGO". / PASQUALE HAMEL. 1956, QUANDO IL COMUNISMO PERDETTE MOLTA DELLA SUA CREDIBILITÀ inserito:: Luglio 29, 2017, 06:08:03 pm
1956, QUANDO IL COMUNISMO PERDETTE MOLTA DELLA SUA CREDIBILITÀ
   
PASQUALE HAMEL
28 luglio 2017

Forse pochi fatti storici, come lo è stato l’arrivo dei carri armati sovietici in Ungheria per soffocare la rivolta contro il regime comunista, sono rimasti impressi nella coscienza della gente dell’occidente democratico; quell’evento traumatico ha, infatti, bollato d’infamia quel “sol dell’avvenire” che aveva affascinato idealisti e milioni di lavoratori vittime dello sfruttamento. Luciano Canfora, notissimo filologo classico e intellettuale raffinato, con “1956, l’anno spartiacque”, ripubblicato da Sellerio, con la puntualità dello studioso ci offre di quelle vicende una chiave di lettura che consente di andare al di là dei fatti stessi inquadrandoli nel contesto della crisi del comunismo, apertasi drammaticamente con il famoso XX congresso che sancì l’avvio della destalinizzazione ma,  nelle complesse circostanze che riguardano la fine del colonialismo europeo con la sconfitta francese in Vietnam e la crisi del canale di Suez. Eventi che si collocano tutti in quell’anno 1956 che appunto assume il riferimento di “spartiacque”, data di cambiamenti epocali. La crisi del comunismo, che si era per anni immedesimato nella figura del “piccolo padre” – l’uomo simbolo della vittoria contro il nazismo –, era già iniziata all’indomani della morte della morte di Stalin. Il gruppo dirigente, che era lo stesso che aveva sostenuto il leader sovietico, si faceva infatti portatore di un nuovo modello di relazioni internazionali improntato alla ricerca di collaborazione con il mondo capitalista archiviando così la politica della contrapposizione, imposta dallo stesso Stalin, dettata dalla ossessiva convinzione che la guerra non poteva che essere l’esito ineluttabile della lotta fra sistemi. Ma l’esternazione di questo nuovo corso dovette attendere proprio il XX congresso allorquando gli errori dello stalinismo e, il cosiddetto culto della personalità che il leader comunista aveva alimentato, divennero oggetto di un documento, “il rapporto segreto”, il cui testo originale è ancora oggi in parte sconosciuto. Da quel momento Kruscev, segretario del PCUS, e quanti costituivano il gruppo dirigente del partito, avviarono una azione tesa al rilancio internazionale dell’URSS e al riallaccio dei rapporti anche con quel nuovo blocco formato dai cosiddetti “paesi non allineati” che vedeva insieme l’eretica Jugoslavia di Tito, l’India di Nehru, l’Egitto di Nasser. Quel congresso, e le parti del rapporto che si conobbero, ebbero una ricaduta incredibile nel mondo comunista, sia nei paesi satelliti, sia nei partiti marxisti del mondo occidentale. La demonizzazione di Stalin, per quanti avevano visto in lui il riferimento sicuro e la guida indiscutibile, era tuttavia difficile da accettare e, non è un caso, che Canfora riporti uno stizzito richiamo di Pietro Nenni, il più stalinista dei socialisti, ad Amendola sulle conseguenze che quanto stava avvenendo a Mosca poteva avere sul mondo della sinistra marxista. Non aveva torto Nenni se, ben presto fra i paesi satelliti si manifestarono i primi segni di rifiuto dell’egemonia sovietica, mentre nel mondo occidentale qualche intellettuale cominciò a riflettere e a prodursi in spesso imbarazzanti distinguo. La rivolta ungherese nasce in questo contesto e in un paese che, rispetto a tutti gli altri satelliti dell’URSS era stato alleato del nazismo e che ne aveva condiviso le scelte fino in fondo. Una rivolta, quella ungherese, che aveva trovato sostegno, “a parole”, da parte dell’Occidente che attraverso strumenti come le comunicazioni di “Radio Europa libera” che promettevano sostegno, e un ambiguo conforto, così traduciamo il discorso di Canfora, nelle parole del pontefice Pio XII. Di quella rivolta e del suo debole protagonista, si parla di Imre Nagy, Canfora ne rivela le contraddizioni, si sofferma sugli eccidi che i rivoluzionari commisero a spese dei comunisti, ma lo fa con una certa moderazione senza sposare quella versione comunista che fa degli eccidi il motivo dell’intervento sovietico, e racconta in termini problematici della lettera di Palmiro Togliatti ai dirigenti comunisti interpretata come un vero e proprio invito a procedere con l’intervento militare. Certo quell’intervento ci fu e fu un trauma per il mondo comunista, in Italia molti intellettuali abbandonarono il partito e Togliatti ebbe molto da fare per districarsi da quel garbuglio in cui l’azione repressiva dei sovietici l’aveva cacciato. Per anni fu una ferita aperta di cui il mondo comunista non fece lezione visto che, una decina d’anni dopo, si ripeté l’errore con la repressione della rivolta di Praga. Canfora, pur stigmatizzando l’intervento, tuttavia rileva una aspetto, per lui emblematico, e cioè il fatto che a spingere per la rivolta furono gli occidentali che, però, nel momento in cui dovevano assumere la responsabilità di offrire il proprio sostegno, si tirarono indietro lasciando i rivoltosi in balia di forze, i carri armati sovietici, che non potevano essere contrastate. L’Ungheria fu lasciata al proprio destino e di questo, a dire di Canfora, per formulare un giudizio sereno, bisogna pur prendere atto.

Da - http://www.glistatigenerali.com/eventi-festival_storia-cultura/1956-quando-il-comunismo-perdette-gran-parte-della-sua-credibilita/
4639  Forum Pubblico / Gli ITALIANI e la SOCIETA' INFESTATA da SFASCISTI, PREDONI e MAFIE. / Enrico Capizzi. Il Paese dei leader e delle polemiche surreali inserito:: Luglio 29, 2017, 06:02:44 pm
Opinioni
Enrico Capizzi   · 27 luglio 2017

Il Paese dei leader e delle polemiche surreali

Dal capo di partito con la felpa a quello che faceva il comico e insulta tutti: una panoramica sulla politica italiana fatta di tante polemiche soprattutto a sinistra

C’era una volta… un Paese meraviglioso, disteso su un mare incantato (steso lì al sole ad asciugare, dicevano i versi di una canzone di uno dei suoi tanti poeti cantanti). Questo Paese un tempo era stato la culla di un Impero immenso, di una civiltà che aveva pervaso il mondo allora conosciuto. Ed al mondo aveva poi dato i più grandi geni ed i più grandi capolavori che l’arte avesse mai generato. Ma tanti abitanti di quel Paese erano ben strani: vivevano in uno dei Paesi più industrializzati e più prosperi al mondo, ma sembrava che vivessero tutti in una miserabile favela o in un’immensa bidonville. Sempre tutti a lamentarsi.” Ma lo Stato dov’è?”, urlavano ad ogni pie’ sospinto davanti ad un microfono prontamente spuntato sotto il loro naso. Mai nessuno che si sentisse responsabile di qualcosa. Senso civico? Carente. Rispetto delle regole? Neanche a parlarne. Tutela dei beni comuni? Macché. Pagare le tasse dovute? Evada chi può. Tanto, come dice un proverbio siciliano, “cu futt, futt, Dio perdona a tutti”. Un Paese dai forti contrasti, dalle forti contraddizioni.

In quel Paese, essendo una democrazia, c’erano i Partiti politici (anche se nessuno, tranne uno, si chiamava più così) e ciascuno aveva un leader…

C’era un ottantenne ricco imprenditore, arricchitosi, Illo tempore, in maniera un po’ oscura. Quando i suoi padrini politici erano scomparsi, aveva deciso di farsi un suo partito, in un periodo drammatico della storia, con la mafia che portava avanti una terribile strategia stragista. Disponendo di enormi risorse economiche, essendo padrone di un impero mediatico ed essendo un eccellente imbonitore (“venghino, signori, venghino”), aveva convinto la maggioranza di quel popolo che avrebbe portato tutti nel Paese dei balocchi. Ma, come i più avveduti avevano capito, il primo interesse dell’imbonitore era farsi gli affari propri. E così, leggi ad personam a go go, le aziende sull’orlo del fallimento riprendono a prosperare. etc. etc. La Magistratura cerca invano di fargli pagare il fio delle sue colpe, pardon, dei suoi reati. Ma tra leggi ad personam, prescrizioni ed inefficienze della giustizia, riesce sempre a cavarsela, coinvolgendo pure un ridicolo Parlamento a sostenere che “Ruby è la nipote di Mubarak”. Solo una volta non riesce a farla franca, viene condannato e decade. Finito? Macché. Molti ritengono che sia stato perseguitato dalla Giustizia, tanti continuano a pensare che sia la soluzione per i problemi di quel Paese. Perché, come mai dopo tanti anni di prove non esaltanti? Ma è chiaro: perché incarna ed esalta i vizi peggiori di quel popolo, perché tanti, troppi, vorrebbero essere come lui. Denaro, donne e chi se ne frega delle regole. Un bel condono, una bella sanatoria, una bella assoluzione ed i peccati (che noia!) sono perdonati.

A battagliare con il tizio di cui sopra c’è un pacioso Professore, che è tutto l’opposto: serio, competente, privo di conflitti di interessi, non racconta barzellette e quando parla è un po’ soporifero. Per ben due volte il pacioso Professore sconfigge alle elezioni l’imbonitore, ma ha maggioranze risicate, composite e litigiose. E così i suoi Governi, con i quali raggiunge importanti risultati, durano appena mezza legislatura. A farlo cadere sono quelli secondo cui non è abbastanza “di sinistra” (ricorda qualcosa?), che sognano il sol dell’avvenire; o sono senatori che si vendono, o sono frammenti di una coalizione surreale.

Poi, tra i leader, c’è un anziano comico, anche lui si fa un suo partito, ma non avendo le risorse del primo, pur essendo abbastanza ricco, scopre le magie della rete (mentre fino ad un certo punto della sua vita spaccava a martellate i computer, strumento del diavolo). Si atteggia tra Cristo e San Francesco, ma decisamente non è affar suo. La sua cifra principale è l’insulto, non a caso lancia il suo movimento politico con un tour che si chiama vaffaday. Un populismo vergognoso, la politica e le istituzioni additate al pubblico ludibrio. Gioco facile, in un Paese nel quale la colpa è sempre degli altri, della politica, dello Stato. Due giornalisti hanno pure scritto un libro di successo contro la casta, forse dimenticando che le caste sono tante; quella dei giornalisti, dei magistrati, dei tassisti, etc. E quella dei politici, forse, non è neppure la peggiore. Alle elezioni fa il botto, portando in Parlamento tantissimi “cittadini” senza esperienza e senza qualità, selezionati con una manciata di click. Eppure, aspira al Governo del Paese. L’aspirante Premier è, pare, un mediocre studente universitario, che fa a botte con i congiuntivi, con la storia e con tanto altro. Ma pare che una buona percentuale di persone abbiano fiducia in lui. Alcuni giorni fa, un giornalista dell’organo ufficioso del Movimento ha sostenuto che (incredibile che se ne siano accorti!) che con il suo curriculum il predetto aspirante Premier avrebbe grosse difficoltà a trovare un lavoro a tempo determinato. E qualcuno davvero pensa che possa guidare il Governo di un importante Paese? Mistero! Doppio mistero!

C’è, ancora, tra i leader un personaggio tutto felpe e Alberto da Giussano. Non molto colto e piuttosto volgare, arrogante (ma, a quanto pare, a nessun commentatore politico importa un fico secco della sua arroganza strafottente), un tempo intonatore seriale di cori contro i “terroni”, decide di diventare un leader nazionale e non più solo padano; non che faccia sfracelli al centrosud, ma qualcuno riesce a convincerlo usando lo slogan “prima gli Italiani” ( l’America first di uno dei suoi idoli che, se non lo fermano in tempo con un bell’impeachment ,produrrà danni inenarrabili al mondo intero). Mi piacerebbe che i suoi sostenitori meridionali andassero a passare un po’ di tempo in qualche sperduta valle dove regna il “dalli al terùn” o “dalli al neghèr”. Forse ci ripenserebbero, chissà. Il nostro si intesta tutte le peggiori battaglie. Un tizio uccide un ladro? Pronta la comparsata, con tanto di felpa “io sto con…”; un nostalgico del fascismo riempie il suo lido (una concessione su demanio pubblico, non casa sua come sostiene) di deliranti cartelli ed immagini? Eccolo pronto a portare la propria solidarietà dopo la denuncia per apologia del fascismo (a proposito, sarei curioso di sapere chi sono i frequentatori di quel lido), due poliziotti ( si, proprio due poliziotti!!!) postano un video nel quale insultano i migranti e la Presidente della Camera ? Immancabile arriva la sua solidarietà del felpato (ai poliziotti, beninteso, non certo alla Presidente, già a suo tempo rappresentata da una bambola gonfiabile), che ha un così alto senso dello Stato da insultare un giorno si e l’altro pure una donna alla quale non sarebbe degno neanche di lustrare le scarpe. Eppure, il suo partito, che soffia sul fuoco della paura e dell’odio verso chiunque sia “diverso” (non ricorda tempi bui? Qualcuno farebbe bene a rileggersi Brecht), ha il consenso, pare, del 15% degli elettori. Mistero al quadrato!

C’è, poi, il leader dell’unico Partito che si chiami così. Un quarantenne deciso e decisionista. Troppo, nel Paese del Gattopardo. Troppo, per un Paese di Gattopardi. Troppo, e troppo giovane, per un Paese da sempre governato da una gerontocrazia immarcescibile. Osa sfidare la casta dei Magistrati (riduzione delle ferie, riduzione dell’età pensionabile, addirittura la responsabilità civile!). E la casta reagisce nominando ai suoi vertici un Magistrato che vorrebbe una Repubblica fondata sulle Procure. Osa sfidare perfino la corporazione delle corporazioni, la Triplice sindacale, da sempre abituata alla cogestione del governo ed a porre veti su ogni cosa non gradisca. Odia i caminetti, aborre le mediazioni senza fine e le interminabili discussioni autoreferenziali? Parte un’ossessiva campagna politico-mediatica sull’ “uomo solo al comando”. I primi, e più accaniti, sono quelli che, teoricamente, sono suoi compagni di Partito. Seguono assortiti commentatori politici. Forse, agli uni ed agli altri, gioverebbe qualche lettura di psicologia sulle dinamiche dei gruppi; oppure semplicemente, un breve ripasso di recente storia politico-istituzionale. Basterebbe andare alla cosiddetta Prima Repubblica, nella quale i Partiti erano forti e strutturati: Eppure nessun Partito faceva a meno di un leader forte, dal cui carisma spesso dipendevano i successi elettorali. La Malfa, Spadolini, De Martino, Craxi, Malagodi, Almirante, Berlinguer. Dicono niente questi nomi? Erano o no leader forti e carismatici, o erano “uomini soli al comando”? Il leader di cui parliamo, osa pure provare a modificare una parte della Costituzione, senza modificare i poteri del Premier, ma semplicemente abolendo il bicameralismo paritario, riducendo i poteri delle Regioni, il numero ed i compensi dei parlamentari, etc. Operazione di lifting costituzionale già più volte tentata.

Apriti cielo! Deriva autoritaria, s’ode a destra uno squillo di tromba. Deriva autoritaria, a sinistra risponde un tamburo. L’accusa, all’aspirante dittatore, piove da tutte le parti. Perfino (e siamo oltre il ridicolo!) dai nostalgici del duce (volutamente minuscolo). E poi dal leader ottantenne, che aveva proposto una modifica costituzionale che introduceva il semi-presidenzialismo, con l’attribuzione di più ampi poteri al Premier. E dall’anziano comico, che non applica la democrazia nemmeno nel suo Movimento: E poi dall’Associazione dei Partigiani; dalla casta degli ex Presidenti della Corte costituzionale; e chi più ne ha più ne metta. Dalli al novello Dottor Stranamore! Al coro si uniscono anche quelli che teoricamente dovrebbero stare dalla stessa parte e che invece, trascinati dall’omino coi baffi, che, in crisi d’astinenza da potere, vuole far pagare al Nostro due delitti di lesa maestà, si uniscono alla sacra accozzaglia, che ottiene la vittoria contro la modifica costituzionale. Il resto è storia recente, attualità nella quale assistiamo ad un dibattito surreale, nel quale si discute non di risultati ottenuti (che solo in malafede si possono disconoscere), di idee, di proposte, di prospettive, ma del …. carattere del Nostro. Sono tutti impegnatissimi nella fondamentale discussione sul carattere. Politici, commentatori, giornalisti di lungo corso. I compagni guidati dall’omino coi baffi, ormai divorziati, sono tra i più accaniti, insieme ai discepoli dell’ex comico. Ed allora, un illustre Psicanalista, con un brillante articolo, tenta di spiegare perché il Nostro susciti tanto odio, specialmente nella sinistra. Odio che un mite e ragionevole Avvocato tenta di arginare, lavorando per una futura alleanza. Sembra dominare il dibattito una sorta di pensiero unico, che descrive il Nostro non come un’importante risorsa, ma come il problema.

Ma, in questo Paese, gli avvenimenti e le polemiche incalzano, perfino in una stagione che dovrebbe essere sonnacchiosa. E invece no. Ecco che un gruppo di idioti si tuffa da un ponte nella laguna di una delle più belle città del mondo, la più affascinante. Sono belgi, ma potrebbero arrivare da qualsiasi parte del mondo. Tanto, ormai ovunque sono convinti che in quel (questo) Paese si possa fare tutto quello che si vuole, liberando le frustrazioni e dando spazio alle trasgressioni che in Patria non sarebbero consentite. Come quella masnada di olandesi che, mesi fa, devastarono alcune delle più belle fontane del mondo. Per inciso, negli Stati Uniti li avrebbero ammanettati con le mani dietro la schiena. E allora ben vengano non uno, ma dieci Decreti del Ministro dell’Interno, alla faccia di una sinistra ferma al permissivismo totale ed alla fantasia al potere del 1968. Poi, siccità ed incendi, con le immancabili polemiche. Ma in un Paese fermo da decenni, che non investe sugli acquedotti e sulle reti idriche, senza educazione contro gli sprechi delle risorse, è del tutto naturale che un lungo periodo di siccità provochi crisi idriche. Gli incendi, poi, si è scoperto che, oltre che da inconfessabili e criminali interessi, a volte sono provocati da ragazzini “che si annoiano”. Proporrei per questi (giovani idioti crescono) un pena accessoria: collaborare coni Vigili del fuoco nello spegnimento degli incendi.

C’è, poi, la più surreale delle polemiche e, guarda caso riguarda la sinistra. Il mite avvocato di cui sopra viene invitato ad una Festa del Partito di cui è segretario il quarantenne di cui pure si è detto. Arrivando, abbraccia la bella (mi si perdoni il maschilismo da anziano siculo) e giovane sottosegretaria, nonché dirigente del partito, che lo accoglie. Apriti cielo. I divorziati, il cui unico scopo è cercare di distruggere il partito da cui provengono (e ovviamente il suo Segretario: consiglio vivamente qualche seduta dal Prof. Recalcati) si comportano come coniugi gelosi. Urla, strepiti, richieste di chiarimenti e di presa di distanza (sai, cara, l’ho abbracciata ma è stato solo per cortesia, non c’è niente tra noi). Una dalemian-bersaniana di lungo corso vorrebbe addirittura misurare l’intensità dell’abbraccio: certo, doveva salutarla, ma non con un abbraccio così “plateale”. C’è una sola parola in risposta: RIDICOLI. Tanto che l’avvocato, mite ma non fesso, disdice l’incontro con il giovane di bella speranza, ma di scarso talento, che neanche i suoi sono convinti abbia le qualità da leader. Se ne faccia una ragione. In un gruppo c’è il leader, ci sono i gregari e c’è l’escluso. Ed il carisma non si compra, come voleva fare un vecchio presidente del Catania calcio con l’amalgama.

Da - http://www.unita.tv/opinioni/salvini-grillo-berlusconi-polemiche-boschi-pisapia/
4640  Forum Pubblico / ICR Studio. / Stefano Borioni. Si scrive sinistra, si legge sinistro anti-renzismo inserito:: Luglio 29, 2017, 06:01:22 pm
Opinioni
Stefano Borioni @borionistef  · 26 luglio 2017

Si scrive sinistra, si legge sinistro anti-renzismo

Roma 18 febbraio 2017,

E’ evidente che il progetto chiamato sinistra avrà come unico scopo quello di far la guerra a Matteo Renzi
 
Alcuni dei meccanismi che compiamo quotidianamente vengono svolti dal nostro corpo in maniera del tutto autonoma: non stiamo a pensare a come mettere in moto la macchina, allacciare le scarpe o impugnare una forchetta. Lo facciamo e basta. Credo che la stessa cosa avvenga nella sfera sociale, raggruppiamo mentalmente gli amici, i colleghi, i parenti e – ampliando il cerchio – i personaggi pubblici.

Diamo per esempio per scontato che D’Alema, Bersani o Speranza rappresentino la sinistra di questo Paese, non ci soffermiamo a pensare né se quest’informazione sia vera né – cosa forse ancora più grave – cosa significhi essere di sinistra.
Credo che i recenti e penosissimi attacchi a Giuliano Pisapia, reo di un abbraccio dato a Maria Elena Boschi, abbiano dato più di un indizio sullo spirito da cui una di queste sinistre – che paradossalmente vorrebbe chiamarsi “Insieme” – sia animata.

Lo scrivo perché sento ancora qualche ottimista dichiarare che l’avvento di questo nuovo soggetto politico (il solito marketing della Ditta: cambi i nomi, lasci dentro le solite facce) potrà finalmente creare un centrosinistra forte e coeso. Niente di più falso.

Mi pare infatti del tutto evidente che questo progetto punterà piuttosto a creare un qualcosa strumentalmente chiamato sinistra ma che avrà come unico scopo quello di far la guerra a Matteo Renzi. Niente di nuovo dalla solita strategia messa in atto dai signori di Mdp prima ancora della loro uscita dal Pd: non importa la maggioranza che ha eletto il Segretario, non importa far parte di un partito che ha messo la parola “democratico” nel suo nome tanto è basilare come concetto, non importa neanche quello che Renzi ha detto, dica o dirà: bisogna fargli la guerra in modo continuo e strumentale.

E, sia ben chiaro, la lettera scarlatta va applicata su chiunque la possa pensare come lui: porte chiuse, per esempio, a chiunque abbia votato Sì al referendum costituzionale invece di optare per questa salutare palude, tanto utile a far aumentare la rabbia degli italiani per farne cassa alle prossime elezioni.

Mdp è peraltro così impegnato a pesare l’anima di Pisapia per scorgerne all’interno tracce di renzismo (una moderna psicostasia in cui, al posto di Anubi, c’è Speranza con in mano la bilancia e la piuma), da non voler vedere i reflussi di fascismo ed intolleranza che avvelenano quotidianamente il Paese e che qualunque forza si definisce di sinistra dovrebbe condannare e contrastare.

Lido fascista di Chioggia con tanto di richiami ai campi di sterminio ed alle camere a gas? Nessuna reazione. Casa Pound fa un blitz sulle spiagge di Ostia contro i venditori abusivi e li caccia come cani? Silenzio. Una coppia di ragazzi gay viene rifiutata nell’ormai tristemente nota mail “nel B&B non accettiamo gay ed animali”? Perfino Booking chiude la collaborazione con l’albergatore ma Mdp niente, un intero cantiere politico è occupato a giudicare un abbraccio.

Montanari – dimostrando la profondità della sua proposta politica – scomoda persino l’arte classica per paragonare la Boschi alla “zingara di Caravaggio che legge la mano e ruba l’anello” allo sprovveduto Pisapia. Il paradosso che ne deriva è poi fantastico: sdegnati dalle leggi del governo Renzi, pretestuosamente giudicate non abbastanza di sinistra (inezie come +700.000 occupati, approvazione della legge su divorzio breve, unioni civili, reato di scambio politico-mafioso, autoriciclaggio, anti corruzione, eco reati, omicidio stradale, negazionismo, contrasto al caporalato o approvazione del decreto lavoro, esodati, occupati dell’Ilva, pensioni, ammortizzatori sociali, cultura e della prima legge nazionale sull’autismo e sul Dopo di Noi), Mdp ha avuto il coraggio di aprire a Grillo.

Per bocca di Bersani gli eredi di Togliatti e Berlinguer hanno definito “forza di centro” quel Movimento 5 Stelle che vota contro il reato di apologia di fascismo, contro lo Ius Soli e innesca una polemica odiosa sulle ONG che salvano ogni giorno vite umane definendole “taxi del mare”.

Un popolo che, a sentire Speranza, “storce il naso” per un abbraccio di Pisapia a Maria Elena Boschi cosa penserà mai di tutte queste strizzate d’occhio a Grillo?

E perché mai noi dovremmo usare i guanti bianchi con una forza politica che ci detesta, che – parimenti alla Lega, a Forza Italia ed ai grillini – brindava alla vittoria di quel No che ha paralizzato il nostro Paese e che, soprattutto senza Giuliano Pisapia, rischia di non superare neanche il 3%?

Da - http://www.unita.tv/opinioni/si-scrive-sinistra-si-legge-sinistro-anti-renzismo/
4641  Forum Pubblico / AUTRICI e OPINIONISTE. / MONICA RUBINO. Pd, conti in rosso. Cassa integrazione per 174 dipendenti inserito:: Luglio 29, 2017, 05:59:06 pm
Pd, conti in rosso. Cassa integrazione per 174 dipendenti
La misura proposta dal partito in un incontro con i sindacati e la rappresentanza dei lavoratori. Che propongono strade alternative

Di MONICA RUBINO
27 luglio 2017

ROMA - Quando in un'azienda i conti sono in rosso si corre ai ripari tagliando i costi, compresi quelli del lavoro. E questo vale anche se l'azienda è un partito, nel nostro caso il Pd, e i lavoratori sono i 174 dipendenti che lo mandano avanti. Questa mattina in una riunione fra il tesoriere dem Francesco Bonifazi, i rappresentanti dei lavoratori e i sindacati, il Pd ha richiesto la cassa integrazione per 12 mesi per tutti i dipendenti del partito. L'intenzione è di dare avvio alla procedura ufficiale per l'utilizzo della Cig con l'apertura di un tavolo tecnico presso il ministero del Lavoro. Ma i lavoratori frenano e invitano a ponderare anche soluzioni alternative, come i prepensionamenti o i contratti di solidarietà.
 
Secondo il Pd l'incontro di stamane si è svolto in un clima disteso e costruttivo e i lavoratori si sarebbero dimostrati consapevoli delle difficoltà in cui si trova il partito. Ma la versione dei dipendenti è un po' diversa: qualche tensione c'è stata, nessun lavoratore fa i salti di gioia quando gli viene proposta la cassa integrazione. Alla perplessità sulle modalità con cui il partito ha impostato la contrattazione con i lavoratori, si unisce anche il dispiacere per la tempistica: "Perché parlarne il 27 luglio, a ridosso delle vacanze estive? Siamo sicuri che la Cig sia l'unica strada possibile?", si chiede Maurizio Chiocchetti, uno dei rappresentanti eletti dai lavoratori. Di fatto i dipendenti del Nazareno sono consapevoli della gravità della situazione finanziaria del partito, che ha un buco di 9 milioni sul bilancio del 2016 e conta di recuperarne 3 dall'introduzione della cassa integrazione. Il nuovo tesoriere Bonifazi nel dicembre 2013 ha ricevuto dal suo predecessore Antonio Misiani un partito in forte difficoltà, che aveva perso 10,8 milioni di euro dopo la chiusura dei rubinetti del finanziamento pubblico. Prima di arrivare a proporre la cassa integrazione ha resistito tre anni, praticando tagli fino all'80% su servizi e fornitori. La situazione è migliorata ma i conti ancora non tornano e non resta che mettere mano alla spesa per il personale. Che costa 8 milioni all'anno. Troppi, secondo il Nazareno, che calcola il costo medio per addetto in 5.500 euro contro i 3.300 di un dipendente della Cgil. Numeri che però vengono contestati dai lavoratori del Pd secondo cui il confronto è campato per aria: "Quella cifra comprende l'intero costo per l'azienda, compresi gli oneri contributivi, è scorretto parlare di "lordo", come abbiamo letto su qualche giornale", afferma Lucio Cafarelli della rappresentanza interna. "Abbiamo chiesto il quadro esatto degli stipendi - aggiunge Chiocchetti - e anche le età dei dipendenti per capire chi è più prossimo alla pensione. E fare un ragionamento compiuto".
 
Oltre ai suo dipendenti, il Nazareno ha intenzione di intervenire anche sui parlamentari "morosi". Ossia quelli che non hanno versato tutti i mesi al partito la cifra di 1500 euro, una regola -o meglio un dovere morale - sottoscritta nel momento in cui si accetta la candidatura alla Camera o al Senato. Qualcuno, incluso per sbaglio nell'elenco dei debitori, smentisce con forza. Come il renzianismo Ernesto Carbone che specifica: "Non ho nessun debito, ogni mese dal mio conto parte il bonifico automatico al partito". Qualcun altro non conferma né smentisce, come Ugo Sposetti, ex tesoriere Ds: "È il minimo che poteva fare il Nazareno dopo la mia opposizione sui vitalizi. Sono tranquillo, le azioni miserabili rimangono tali". Chi, ancora, promette verifiche come il deputato Yoram Gutgeld, consigliere economico di Renzi e inventore degli 80 euro: "Se manca qualcosa, ovviamente integrerò". Altri, come Simone Valiante, chiedono di rateizzare il debito. Ma dovranno sbrigarsi a mettersi in regola, perché Bonifazi promette di far partire una lettera a tutti i morosi in cui minaccia di pubblicare i loro nomi sul sito del Pd, così come consentito dall'articolo 40 comma 5 dello Statuto. Altre entrate per i partiti, a parte il 2 per mille Irpef, non ce ne sono. Attingere agli stanziamenti pubblici destinati a gruppi parlamentari non è così automatico. Un'eccezione è stata fatta, ad esempio, in occasione della campagna di comunicazione per il referendum costituzionale. In compenso, diversamente che in passato, chi oggi guida i dipartimenti o chi fa parte della segreteria non prende stipendi aggiuntivi, che sia o meno parlamentare. Un taglio necessario attuato sin dalla prima segreteria renziana.
 
© Riproduzione riservata 27 luglio 2017

Da - http://www.repubblica.it/politica/2017/07/27/news/pd_conti_in_rosso_cassa_integrazione_per_174_dipendenti-171782857/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P4-S1.8-T1
4642  Forum Pubblico / "ggiannig" la FUTURA EDITORIA, il BLOG. I SEMI, I FIORI e L'ULIVASTRO di Arlecchino. / “Se non si è convinti del proprio valore, non ci si farà mai rispettare: ... inserito:: Luglio 29, 2017, 12:14:51 pm
Mercoledì 19 luglio 2017

 Frasi di Paolo Crepet   

“Se non si è convinti del proprio valore, non ci si farà mai rispettare: senza autostima non si va lontani. Dignità e autostima vanno di pari passo.”

PAOLO CREPET

Da frasicelebri.it
4643  Forum Pubblico / AUTORI. Altre firme. / Enrico BELLAVIA. Un mistero chiamato Faccia da Mostro inserito:: Luglio 29, 2017, 12:05:18 pm
20LUG2017

Un mistero chiamato Faccia da Mostro

Di Enrico Bellavia - Giornalista di Repubblica

E' un killer di Stato o un uomo scovato apposta per ingarbugliare le indagini? E' l'assassino in divisa che ha manovrato mafiosi di strage in strage o è un altro nome per coprire i veri colpevoli? Per una deformazione del viso, tutti ormai lo conoscono come "Faccia da Mostro". Ma il suo nome è Giovanni Aiello, ha settant'anni, ufficialmente è un poliziotto in pensione, ufficialmente è residente a Montauro, un paesino sullo Jonio in provincia di Catanzaro.
L'hanno avvistato sulla scogliera dell'Addaura, l'hanno segnalato sull'autostrada di Capaci e poi in via D'Amelio, l'hanno accusato di avere partecipato all'assassino di un bambino (Claudio Domino) e del commissario Ninni Cassarà («Era lì con un fucile di precisione»), di avere avuto un ruolo nel delitto dell'agente Nino Agostino, di avere messo bombe sui treni e di avere dato assalto a caserme. E di stringere rapporti con la 'Ndrangheta calabrese, con i boss catanesi, con ambienti della destra eversiva e con la Cupola di Palermo. E' sospettato di tutto. Ed è sempre a piede libero.
Su di lui indagano quattro procure della Repubblica e pure l'Antiterrorismo, inchieste che si aprono e si chiudono, ipotesi che si accavallano e che si scontrano, che si confondono. Magistrati che credono che sia il personaggio chiave per condurli fuori dal labirinto delle stragi e magistrati che credono che sia solo un falso obiettivo. E poi una mezza dozzina di pentiti, che ricordano e non ricordano, che spariscono e ricompaiono.
Negli elenchi ufficiali dei servizi segreti il nome di Giovanni Aiello non risulta. Seguendone le tracce qualcuno è arrivato al centro di addestramento guastatori di Capo Marrargiu, base militare nel Nord della Sardegna, base di trame e di Gladio.
Raccontano di averlo visto più volte anche in compagnia di una donna, addestrata anche lei a Capo Marrurgiu e segnalata a Milano nei giorni dell'attentato nel luglio del 1993 in via Palestro.
Giovanni Aiello collegato a "mandanti di Stato" o vittima di elucubrazioni e dietrologie? Le investigazioni ufficiali propendono per la seconda ipotesi, ma ci sono piste ancora inesplorate.
Non c'è certezza neanche sullo sfregio che porta in volto Giovanni Aiello. Lui dice che è una cicatrice ricordo di uno scontro a fuoco con alcuni sequestratori di persona in Sardegna, nel suo foglio matricolare risulta una ferita provocata «da un colpo partito accidentalmente dal suo fucile».
Quattro anni fa, Attilio Bolzoni e Salvo Palazzolo, andarono a intervistarlo a Montauro, nella sua casa in riva al mare. Lui negò ogni cosa ma almeno per la prima volta di quella faccia si ebbe una foto. E il padre di Nino Agostino lo riconobbe.
In aula lo indicò puntando il dito prima di avere un collasso. (5 continua)

Da - http://mafie.blogautore.repubblica.it/2017/07/818/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P5-S2.4-L
4644  Forum Pubblico / GIORNALISMO INVESTICATIVO d'INCHIESTA. OPINIONISTI. / EUGENIO SCALFARI. Vetro soffiato Atei militanti ecco perché sbagliate inserito:: Luglio 29, 2017, 12:03:23 pm
Eugenio Scalfari

Vetro soffiato
Atei militanti ecco perché sbagliate
Un conto è non rispecchiarsi in alcuna religione rivelata. Altro è credere, in modo assoluto e intollerante, nel grande nulla

Gli atei. Non so se è stata mai fatta un’indagine nazionale o internazionale sul loro numero attuale, ma penso che non siano molti. I semi-atei sono certamente molti di più, ma non possono definirsi tali. L’ateo è una persona che non crede in nessuna divinità, nessun creatore, nessuna potenza spirituale. Dopo la morte, per l’ateo, non c’è che il nulla. Da questo punto di vista sono assolutisti, in un certo senso si potrebbero definire clericali perché la loro verità la proclamano assoluta.

Anche quelli che credono in una divinità (cioè l’esatto contrario degli atei) ritengono la loro fede una verità assoluta, ma sono infinitamente più cauti degli atei. Naturalmente ogni religione cui appartengono è molto differente dalle altre, ma su un punto convergono tutte: il loro Dio proclama una verità assoluta che nessuno può mettere in discussione. Nel caso della nostra storia millenaria il mondo è stato spesso insanguinato da guerre di religione. Quasi sempre dietro il motivo religioso c’erano anche altri e più corposi interessi, politici, economici e sociali, ma la motivazione religiosa era comunque la bandiera di quelle guerre, che furono molte e insanguinarono il mondo.

Gli atei - l’ho già detto - non sanno di essere poco tolleranti, ma il loro atteggiamento nei confronti delle società religiose è rigorosamente combattivo. La vera motivazione, spesso inconsapevole, è nel fatto che il loro Io reclama odio e guerre intellettuali contro religioni di qualunque specie. Il loro ateismo proclamato vuole soddisfazione, perciò non lo predicano con elegante pacatezza ma lo mettono in discussione partendo all’attacco contro chi crede in un qualunque aldilà, lo insultano, lo vilipendono, lo combattono intellettualmente. È il loro Io che li guida e che pretende soddisfazione, vita natural durante, non avendo alcuna speranzosa ipotesi di un aldilà dove la vita proseguirebbe, sia pure in forme diverse.

Con questo non voglio affatto dire che l’ateo sia una persona da disprezzare, da isolare e tanto meno da punire. Spesso i suoi modi sono provocatori, rissosi e calunniosi, ma questo non giustifica reazioni dello stesso genere. Certo non ispirano simpatia, ma questa è una reazione intellettuale di fronte alla prepotenza del loro Io.

Infine c’è una terza posizione, anch’essa minoritaria come gli atei, ma profondamente diversa: i non credenti. Non credono a una divinità trascendente, per quanto riguarda l’aldilà suppongono l’esistenza di un Essere e qui si entra in un’ipotesi affascinante che può assumere le forme più diverse. Per alcuni l’Essere è la forma iniziale dell’Esistere, per altri è l’Esistere che dorme, in perenne gestazione; per altri ancora è il caos primigenio, al quale l’energia delle forme torna dopo la morte d’una forma qualsiasi e dal quale forme nuove sorgono continuamente, con loro leggi e loro vitalità energetica. La vita e l’aldilà, da questo punto di vista, sono in continuo avvicendamento del quale noi umani ignoriamo i meccanismi creativi, ma che tuttavia sono in continua e autonoma attività.

L’Essere e il Divenire. Ci furono nell’antica Ellade, due filosofi che in un certo senso sono i predecessori di questo modo di pensare: Parmenide ed Eraclito. Non furono i soli, ma certamente i più classici e i più completi, ciascuno dal suo punto di vista.

Parmenide definì l’Essere come una realtà vitale ma stabile, non modificabile, il letto della vita che l’Essere contiene ma che non assume alcuna vitalità. Eraclito non ignora l’Essere, ma ipotizza che esso alimenti il Divenire. Si potrebbe dire che la vita dorme nell’Essere e si sveglia nel Divenire.
Ammetto qui la mia incompleta informazione culturale: più o meno i due filosofi appartengono alla stessa epoca e alla stessa terra, ma non credo che le date delle loro vite coincidano e tanto meno se abbiano avuto conoscenza l’uno dell’altro.

Il più vicino al mio modo di sentire è Eraclito. I suoi “detti” sono lucidi e splendidi così come ci sono stati tramandati. Parlo in particolare di quello che dice: «Ciascuno può mettere una sola volta nella sua vita i piedi nell’acqua del fiume». Quella frase quando la lessi ed ero molto giovane non la capii subito; ma poco dopo ne compresi il senso profondo: l’acqua del fiume scorre e quindi varia di continuo; tu ci metti il piede e quell’acqua non la ritrovi più perché scorre e cambia continuamente. L’acqua è una forma dell’Essere, ma il suo scorrere è la forma del Divenire.

Così è la nostra vita, i nostri pensieri, i nostri bisogni, i nostri desideri e la carezza della morte, che uccide una singola forma ma non la sua indistruttibile energia.

Questi sono, ciascuno a suo modo, i non credenti. Non credono in un aldilà dominato da una divinità trascendente delle religioni e non credono al nulla nichilista e prepotente degli atei, il cui Io è sostanzialmente elementare; anche se dotato di cultura e di voglia d’affermarsi. In realtà è un Io che non pensa. Un Io che non pensa e non si vede operare e non si giudica. Così è un Io di stampo animalesco. Mi spiace che gli atei ricordino lo scimpanzé dal quale la nostra specie proviene.

23 luglio 2017© RIPRODUZIONE RISERVATA

Da - http://espresso.repubblica.it/opinioni/vetro-soffiato/2017/07/19/news/atei-militanti-perche-sbagliate-1.306444?ref=RHRR-BE
4645  Forum Pubblico / SCRIPTORIUM 2017 - (SUI IURIS). / In Italia abbiamo bisogno di elaborare un concetto di Democrazia Riformata ... inserito:: Luglio 28, 2017, 11:10:04 am
Abbiamo un passato da non dimenticare, ma dobbiamo riporlo nel cassetto dei ricordi positivi e in quello dei ricordi negativi.

L'apparizione sulla scena internazionale di un Leader che senza ipocrisie (ma forse con arroganza) dimostra le vere intenzioni della loro Nazione, porta in superficie le nostre debolezze di Nazione divisa e spinta nel Caos da mercenari della politica interna.

Forse è arrivato il tempo che in Italia si rifletta sulla necessità di realizzare una innovativa Democrazia Riformata che sappia disegnare Progetti e cancellare storture, insufficienze, delinquenza diffusa e variegata e ogni altra aberrazione oggi ben visibile.

In poche parole: in Italia abbiamo bisogno di elaborare un concetto di Democrazia Riformata che riscritta e aggiornata (anche nella forma Costituzionale) faccia riferimento e si basi sul protagonismo dei Cittadini organizzati in Comitati Locali e in Comitati Federali. 

Da FB  in Un diverso approccio all’Europa di MARTA DASSÙ -  (Leggermente revisionata per LAU).
Pubblicato il 28/07/2017
4646  Forum Pubblico / SCRIPTORIUM 2017 - (SUI IURIS). / Deontologia Testo unico dei doveri del giornalista inserito:: Luglio 26, 2017, 05:46:15 pm
19/02/2016 -Deontologia

Testo unico dei doveri del giornalista

Approvato dal Consiglio Nazionale nella riunione del 27 gennaio 2016
 
Premessa

Il «Testo unico dei doveri del giornalista» nasce dall’esigenza di armonizzare i precedenti documenti deontologici al fine di consentire una maggiore chiarezza di interpretazione e facilitare l’applicazione di tutte le norme, la cui inosservanza può determinare la responsabilità disciplinare dell’iscritto all’Ordine.
Recepisce i contenuti dei seguenti documenti: Carta dei doveri del giornalista; Carta dei doveri del giornalista degli Uffici stampa; Carta dei doveri dell’informazione economica; Carta di Firenze; Carta di Milano; Carta di Perugia; Carta di Roma; Carta di Treviso; Carta informazione e pubblicità; Carta informazione e sondaggi; Codice di deontologia relativo alle attività giornalistiche; Codice in materia di rappresentazione delle vicende giudiziarie nelle trasmissioni radiotelevisive; Decalogo del giornalismo sportivo.
 
TITOLO I
PRINCIPÎ E DOVERI
 
Articolo 1
Libertà d’informazione e di critica
L’attività del giornalista, attraverso qualunque strumento di comunicazione svolta, si ispira alla libertà di espressione sancita dalla Costituzione italiana ed è regolata dall’articolo 2 della legge n. 69 del 3 febbraio 1963:
«È diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà d’informazione e di critica, limitata dall’osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede. Devono essere rettificate le notizie che risultino inesatte e riparati gli eventuali errori. Giornalisti e editori sono tenuti a rispettare il segreto professionale sulla fonte delle notizie, quando ciò sia richiesto dal carattere fiduciario di esse, e a promuovere lo spirito di collaborazione tra colleghi, la cooperazione fra giornalisti e editori, e la fiducia tra la stampa e i lettori».

 
 
Articolo 2
Fondamenti deontologici
Il giornalista:
difende il diritto all’informazione e la libertà di opinione di ogni persona; per questo ricerca, raccoglie, elabora e diffonde con la maggiore accuratezza possibile ogni dato o notizia di pubblico interesse secondo la verità sostanziale dei fatti;
rispetta i diritti fondamentali delle persone e osserva le norme di legge poste a loro salvaguardia;
tutela la dignità del lavoro giornalistico e promuove la solidarietà fra colleghi attivandosi affinché la prestazione di ogni iscritto sia equamente retribuita;
accetta indicazioni e direttive soltanto dalle gerarchie redazionali, purché le disposizioni non siano contrarie alla legge professionale, al Contratto nazionale di lavoro e alla deontologia professionale;
non aderisce ad associazioni segrete o comunque in contrasto con l’articolo 18 della Costituzione né accetta privilegi, favori, incarichi, premi sotto qualsiasi forma (pagamenti, rimborsi spese, elargizioni, regali, vacanze e viaggi gratuiti) che possano condizionare la sua autonomia e la sua credibilità;
rispetta il prestigio e il decoro dell’Ordine e delle sue istituzioni e osserva le norme contenute nel Testo unico;
applica i principi deontologici nell’uso di tutti gli strumenti di comunicazione, compresi i social network;
cura l’aggiornamento professionale secondo gli obblighi della formazione continua.
 
TITOLO II
DOVERI NEI CONFRONTI DELLE PERSONE
 
Articolo 3
Identità personale e diritto all’oblio
Il giornalista:
rispetta il diritto all’identità personale ed evita di far riferimento a particolari relativi al passato, salvo quando essi risultino essenziali per la completezza dell’informazione;
nel diffondere a distanza di tempo dati identificativi del condannato valuta anche l’incidenza della pubblicazione sul percorso di reinserimento sociale dell’interessato e sulla famiglia, specialmente se congiunto (padre, madre, fratello) di persone di minore età;
considera che il reinserimento sociale è un passaggio complesso, che può avvenire a fine pena oppure gradualmente, e usa termini appropriati in tutti i casi in cui un detenuto usufruisce di misure alternative al carcere o di benefici penitenziari;
tutela il condannato che sceglie di esporsi ai media, evitando di identificarlo solo con il reato commesso e valorizzando il percorso di reinserimento che sta compiendo;
non pubblica i nomi di chi ha subito violenze sessuali né fornisce particolari che possano condurre alla loro identificazione a meno che ciò sia richiesto dalle stesse vittime;
non pubblica i nomi dei congiunti di persone coinvolte in casi di cronaca, a meno che ciò sia indispensabile alla comprensione dei fatti, e comunque non li rende  noti nel caso in cui si metta a rischio la loro incolumità; non diffonde altri elementi che ne rendano possibile l’identificazione o l’individuazione della residenza;
presta cautela nel diffondere ogni elemento che possa condurre all’identificazione dei collaboratori dell’autorità giudiziaria o di pubblica sicurezza, soprattutto quando ciò possa mettere a rischio l’incolumità loro e delle famiglie.
 
Articolo 4
Codice di deontologia relativo ad attività giornalistiche
Nei confronti delle persone il giornalista applica il «Codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica», previsto dal dlgs 196/2003 sulla protezione dei dati personali, che fa parte integrante del Testo unico, al quale viene allegato. (ALLEGATO 1)
 
Articolo 5
Doveri nei confronti dei minori
Nei confronti delle persone minorenni il giornalista applica la «Carta di Treviso» che fa parte integrante del Testo unico, al quale viene allegata. (ALLEGATO 2)
 
Articolo 6
Doveri nei confronti dei soggetti deboli
Il giornalista:
rispetta i diritti e la dignità delle persone malate o con disabilità siano esse portatrici di menomazioni fisiche, mentali, intellettive o sensoriali, in analogia con quanto già sancito per i minori dalla «Carta di Treviso»;
evita nella pubblicazione di notizie su argomenti scientifici un sensazionalismo che potrebbe far sorgere timori o speranze infondate;
diffonde notizie sanitarie solo se verificate con autorevoli fonti scientifiche;
non cita il nome commerciale di farmaci e di prodotti in un contesto che possa favorirne il consumo e fornisce tempestivamente notizie su quelli ritirati o sospesi perché nocivi alla salute.
 
Articolo 7
Doveri nei confronti degli stranieri
Il giornalista:
nei confronti delle persone straniere adotta termini giuridicamente appropriati seguendo le indicazioni del «Glossario», allegato al presente documento (ALLEGATO 3), evitando la diffusione di informazioni imprecise, sommarie o distorte riguardo a richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti;
tutela l’identità e l’immagine, non consentendo l’identificazione della persona, dei richiedenti asilo, dei rifugiati, delle vittime della tratta e dei migranti che accettano di esporsi ai media.
 
TITOLO III
DOVERI IN TEMA DI INFORMAZIONE
 
Articolo 8
Cronaca giudiziaria e processi in tv
Il giornalista:
rispetta sempre e comunque il diritto alla presunzione di non colpevolezza. In caso di assoluzione o proscioglimento, ne dà notizia sempre con appropriato rilievo e aggiorna quanto pubblicato precedentemente, in special modo per quanto riguarda le testate online;
osserva la massima cautela nel diffondere nomi e immagini di persone incriminate per reati minori o condannate a pene lievissime, salvo i casi di particolare rilevanza sociale;
evita, nel riportare il contenuto di qualunque atto processuale o d’indagine, di citare persone il cui ruolo non sia essenziale per la comprensione dei fatti;
nelle trasmissioni televisive rispetta il principio del contraddittorio delle tesi, assicurando la presenza e la pari opportunità nel confronto dialettico tra i soggetti che le sostengono – comunque diversi dalle parti che si confrontano nel processo - garantendo il principio di buona fede e continenza nella corretta ricostruzione degli avvenimenti;
cura che risultino chiare le differenze fra documentazione e rappresentazione, fra cronaca e commento, fra indagato, imputato e condannato, fra pubblico ministero e giudice, fra accusa e difesa, fra carattere non definitivo e definitivo dei provvedimenti e delle decisioni nell’evoluzione delle fasi e dei gradi dei procedimenti e dei giudizi.
 
Articolo 9
Doveri in tema di rettifica e di rispetto delle fonti
Il giornalista:
rettifica, anche in assenza di specifica richiesta, con tempestività e appropriato rilievo, le informazioni che dopo la loro diffusione si siano rivelate inesatte o errate;
non dà notizia di accuse che possano danneggiare la reputazione e la dignità di una persona senza garantire opportunità di replica. Nel caso in cui ciò si riveli impossibile, ne informa il pubblico;
verifica, prima di pubblicare la notizia di un avviso di garanzia che ne sia a conoscenza l’interessato. Se non fosse possibile ne informa il pubblico;
controlla le informazioni ottenute per accertarne l’attendibilità;
rispetta il segreto professionale e dà notizia di tale circostanza nel caso in cui le fonti chiedano di rimanere riservate; in tutti gli altri casi le cita sempre e tale obbligo persiste anche quando si usino materiali – testi, immagini, sonoro - delle agenzie, di altri mezzi d’informazione o dei social network;
non accetta condizionamenti per la pubblicazione o la soppressione di una informazione;
non omette fatti, dichiarazioni o dettagli essenziali alla completa ricostruzione di un avvenimento.
 
Articolo 10
Doveri in tema di pubblicità e sondaggi
1. Il giornalista:
assicura ai cittadini il diritto di ricevere un’informazione corretta, sempre distinta dal messaggio pubblicitario attraverso chiare indicazioni;
non presta il nome, la voce, l’immagine per iniziative pubblicitarie. Sono consentite, a titolo gratuito e previa comunicazione scritta all’Ordine di appartenenza, analoghe prestazioni per iniziative pubblicitarie volte a fini sociali, umanitari, culturali, religiosi, artistici, sindacali.
2. Il giornalista s’impegna affinché la pubblicazione di sondaggi attraverso i media contenga sempre:
soggetto che ha realizzato il sondaggio e, se realizzato con altri, le collaborazioni di cui si è avvalso;
criteri seguiti per l'individuazione del campione;
metodo di raccolta delle informazioni e di elaborazione dei dati;
numero delle persone interpellate e universo di riferimento;
il numero delle domande rivolte;
percentuale delle persone che hanno risposto a ciascuna domanda;
date in cui è stato realizzato il sondaggio.
 
Articolo 11
Doveri in tema di informazione economica
Il giornalista applica la «Carta dei doveri dell’informazione economica» che costituisce parte integrante del Testo unico, al quale è allegata. (ALLEGATO 4)
 
Articolo 12
Doveri in tema di informazione sportiva
Il giornalista:
non utilizza immagini ed espressioni violente o aggressive. Se ciò non fosse possibile, fa presente che le sequenze che saranno diffuse non sono adatte al pubblico dei minori;
evita di favorire atteggiamenti che possano provocare incidenti, atti di violenza o violazioni di leggi e regolamenti da parte del pubblico o dei tifosi.
se conduce un programma in diretta si dissocia immediatamente da atteggiamenti minacciosi, scorretti, razzistici di ospiti, colleghi, protagonisti interessati all’avvenimento, interlocutori telefonici, via internet o via sms.
 
TITOLO IV
LAVORO GIORNALISTICO
 
Articolo 13
Solidarietà ed equa retribuzione
In tema di lavoro il giornalista rispetta la «Carta di Firenze» che fa parte integrante del Testo unico, al quale viene allegata (ALLEGATO 5).
 
Articolo 14
Uffici stampa
 Il giornalista che opera negli uffici stampa:
separa il proprio compito da quello di altri soggetti che operano nel campo della comunicazione;
non assume collaborazioni che determinino conflitti d’interesse con il suo incarico;
garantisce nelle istituzioni di natura assembleare il pieno rispetto della dialettica e del pluralismo delle posizioni politiche.
 
TITOLO V
SANZIONI
 
Articolo 15
Norme applicabili
La violazione delle regole e dei principî contenuti nel «Testo unico» e integranti lo spirito dell’art. 2 della legge 3.2.1963 n. 69 comporta per tutti gli iscritti all’Ordine dei giornalisti l’applicazione delle norme contenute nel Titolo III della citata legge.
 
Articolo 16
Norma transitoria
Il «Testo unico» entra in vigore il 3 febbraio 2016. I procedimenti disciplinari avviati prima di tale data sono definiti mantenendo il riferimento ai precedenti documenti deontologici.

Da - http://www.odg.it/content/testo-unico-dei-
4647  Forum Pubblico / "ggiannig" la FUTURA EDITORIA, il BLOG. I SEMI, I FIORI e L'ULIVASTRO di Arlecchino. / ... aggiungere al titolo originale di questa pagina, … di CentroSinistra. inserito:: Luglio 26, 2017, 05:44:14 pm
Ho chiesto a F.B. (che ringrazio) di aggiungere al titolo originale di questa pagina, … di CentroSinistra.

Lo stato di confusione in cui "navighiamo" nella società e in politica mi ha consigliato di tentare di precisare meglio le nostre opinioni.

Dopo un qualche mese che ne ho scritto su FB, anche i partiti parlano in TV di progetti e di coalizioni per realizzarli, una bella “soddisfazione” per noi.

ciaooo
4648  Forum Pubblico / "ggiannig" la FUTURA EDITORIA, il BLOG. I SEMI, I FIORI e L'ULIVASTRO di Arlecchino. / (Un "fuori di testa" rifiutò l'anestesista donna) inserito:: Luglio 26, 2017, 05:41:46 pm
Dato che accade sempre più spesso che prese di posizione di persone "strane" e negative facciano: auditel, ascolti tv, share (in qualsiasi modo le vogliate chiamare) vorrei si sapesse la mia personale opinione.

Di due esperienze personali in anestesia spinale, quella effettuata da una dottoressa donna è stata perfetta, indolore ed efficace.

La seconda praticata da un medico uomo (a distanza di pochi mesi) ha richiesto più iniezioni spinali dolorose e dato che avevo ancora sensibilità alle gambe temevo fosse inefficace.
Un disastro anche dal punto di vista del rapporto personale il medico maschio mi apparve timoroso (la mia colonna è problematica), indeciso e anche peggio.
Il problema è che non sono rare le incapacità nel personale medico nel Sistema sanitario.

Lo dimostrano in abbondanza le braccia "tatuate" di ematomi anche enormi di moltissimi pazienti dopo prelievi di sangue in reparto o in Pronto Soccorso. 
 
P.S.: la seconda spinale dell'anestesista pavido si è resa necessaria perchè il primo intervento chirurgico (analogo) non era riuscito.
Quindi attenzione anche ai chirurghi maschi.

Da Fb el 20/07/2017 (Un "fuori di testa" rifiutò l'anestesista donna)
4649  Forum Pubblico / SCRIPTORIUM 2017 - (SUI IURIS). / Jung, L’individuazione inserito:: Luglio 26, 2017, 05:32:02 pm
Jung, L’individuazione

L’individuazione viene definita da Jung come il processo di differenziazione che ha come meta lo sviluppo della personalità individuale; essa rappresenta quindi lo sviluppo delle particolarità di un individuo, sulla base della sua disposizione naturale. Pur costituendo una “via individuale” che può deviare rispetto a quella consueta, essa deve condurre ad uno spontaneo riconoscimento delle norme collettive. L’individuazione rappresenta un processo di elevazione spirituale: essa porta infatti ad un “ampliamento della sfera della coscienza”.
 
C. G. Jung, Tipi psicologici
 
Il concetto di individuazione ha nella nostra psicologia una parte tutt’altro che trascurabile. L’individuazione è in generale il processo di formazione e di caratterizzazione dei singoli individui, e in particolare lo sviluppo dell’individuo psicologico come essere distinto dalla generalità, dalla psicologia collettiva. L’individuazione è quindi un processo di differenziazione che ha per meta lo sviluppo della personalità individuale. La necessità dell’individuazione è una necessità naturale, in quanto che impedire l’individuazione, mercé il tentativo di stabilire delle norme ispirate prevalentemente o addirittura esclusivamente a criteri collettivi, significa pregiudicare l’attività vitale dell’individuo. L’individualità è però già data fisicamente e fisiologicamente e si esprime analogamente anche nel suo aspetto psicologico. Ostacolare in modo sostanziale l’individualità comporta perciò una deformazione artificiosa. È senz’altro chiaro che un gruppo sociale il quale sia costituito da individui deformi non può essere un’istituzione sana e, a lungo andare, vitale, giacché soltanto la società che è in grado di serbare la propria coesione interna e i propri valori collettivi assieme alla massima possibile libertà del singolo può contare su di una vitalità duratura. Per il fatto stesso che l’individuo non è soltanto un essere singolo, ma presuppone anche dei rapporti collettivi per poter esistere, il processo di individuazione non porta all’isolamento, bensí a una coesione collettiva piú intensa e piú generale.
Il processo psicologico dell’individuazione è strettamente connesso con la cosiddetta funzione trascendente, in quanto mediante questa funzione vengono date quelle linee di sviluppo individuali che non potrebbero mai essere raggiunte per la via già tracciata da norme collettive.
L’individuazione non può essere in alcun caso l’unico obiettivo dell’educazione psicologica. Prima di potersi proporre come scopo l’individuazione, occorre raggiungere la meta educativa dell’adattamento al minimo di norme collettive necessario per l’esistenza: una pianta che debba essere portata alla massima possibile fioritura delle sue peculiarità deve anzitutto poter crescere nel terreno in cui è piantata.
L’individuazione è sempre piú o meno in contrasto con le norme collettive, giacché essa è separazione e differenziazione dalla generalità e sviluppo del particolare; non però di una particolarità cercata, bensí di una particolarità già a priori fondata nella disposizione naturale. L’opposizione alle norme collettive è però soltanto apparente, in quanto, a ben guardare, il punto di vista individuale non è orientato in senso opposto alle norme collettive, ma solo in senso diverso. La via individuale può anche non essere affatto in contrasto con la norma collettiva giacché l’antitesi di quest’ultima non potrebbe essere altro che una norma opposta. Ma la via individuale non è appunto mai una norma. Una norma nasce dalI’insieme delle vie individuali e ha ragione di esistere e possiede una sua efficacia animatrice solo quando genericamente sussistono vie individuali che di tanto in tanto vogliano seguire il suo orientamento. Una norma che abbia validità assoluta non serve a nulla. Un vero conflitto con le norme collettive si ha solo quando una via individuale viene elevata a norma, il che è poi la vera intenzione dell’individualismo estremo. Questa intenzione è naturalmente patologica e del tutto avversa alla vita. Pertanto essa non ha nulla a che fare con l’individuazione, la quale, deviando dalla via consueta per imboccare una individuale, ha bisogno proprio per questo della norma per orientarsi di fronte alla società e per effettuare la coesione fra gli individui entro la società, coesione che è una necessità vitale. L’individuazione porta perciò a un apprezzamento spontaneo delle norme collettive; invece la norma diventa sempre piú superflua in un orientamento esclusivamente collettivo della vita, e con ciò la vera moralità va in rovina. Quanto piú l’uomo è sottoposto a norme collettive, tanto maggiore è la sua immoralità individuale. L’individuazione coincide con l’evoluzione della coscienza dall’originario stato d’identità; l’individuazione rappresenta quindi un ampliamento della sfera della coscienza e della vita psicologica cosciente.
 
C. G. Jung, Tipi psicologici, Boringhieri, Torino, 1968, pagg. 463-465
 
 
4650  Forum Pubblico / SCRIPTORIUM 2017 - (SUI IURIS). / Individuazióne - Vocabolario on line inserito:: Luglio 26, 2017, 05:28:30 pm
Individuazióne
Vocabolario on line


Individuazióne s. f. [der. di individuare; lat. mediev. individuatio -onis].

1. L’atto, il fatto di individuare, nei varî sign. del verbo; l’individuarsi, l’essere individuato: i. della personalità umana; i. di un concetto; i. di una posizione, di un obiettivo, di un fine preciso da raggiungere; l’i. del colpevole; i. delle cause di un fenomeno.

2. Nella psicologia analitica, processo d’i., quello mediante il quale il soggetto giunge alla maturazione psichica, e cioè alla consapevolezza di un’originalità vitale collegata con il patrimonio d’idee e di sentimenti comune a tutto il genere umano (inconscio collettivo).

3. In filosofia, principio d’i. (in lat., principium individuationis), il principio determinante dell’individualità, oggetto di infaticabili ricerche e lunghe discussioni tra i filosofi della scolastica intenti a stabilire se esso fosse la materia, in quanto determinatrice dell’universalità della forma (tesi tomista), o la forma, in quanto determinatrice dell’indefinitezza della materia (tesi scotista).

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