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Autore Discussione: Contro il Lingotto gravi accuse, in Italia c'è paura di cambiare  (Letto 2852 volte)
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« inserito:: Agosto 26, 2010, 03:20:11 pm »

26/8/2010 (12:0)  - L'INTERVENTO

"A Melfi la Fiat ha rispettato la legge"

«Contro il Lingotto gravi accuse, in Italia c'è paura di cambiare»

RIMINI

«La gravità delle accuse che ho sentito muovere verso la Fiat mi ha costretto a cambiare radicalmente il testo del mio discorso». Così ha esordito l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, al Meeting di Cl di Rimini, con esplicito riferimento al caso Melfi.

Forse, ha aggiunto paragonando l'avventura americana con Chrysler alla situazione italiana di Fiat, «in Italia ci manca la voglia e abbiamo paura di cambiare». «È inammissibile tollerare e difendere alcuni comportamenti», che vedono «la mancanza di rispetto delle regole e di illeciti arrivati in qualche caso al sabotaggio. Non è giusto verso l’azienda ma soprattutto verso i lavoratori. A Melfi abbiamo rispettato la legge».

È indispensabile capire, ha aggiunto l'ad, che «non siamo più negli anni ’60» e che occorre «abbandonare il modello di pensiero» che vede una «lotta fra capitale e lavoro e fra padroni e operai».

Un ringramento particolare da parte di Marchionne è andato ai leader di Cisl e Uil, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, per la collaborazione dimostrata nel processo di rilancio della Fiat. «Grazie a Bonanni e Angeletti che ci stanno accompagnando in questo processo di rifondazione dell’industria dell’auto in Italia - ha detto l'ad, suscitando un grande applauso della platea - Se non ci adeguiamo al modo che cambia saremo costretti a gestire i cocci del passato».

Intanto Giovanni Barozzino e Marco Pignatelli, gli operai della Fiat-Sata di Melfi licenziati e poi reintegrati nel posto di lavoro, davanti ai cancelli dell’ingresso «b» dello stabilimento lucano hanno ascoltato l'intervento di Sergio Marchionne. Con loro una decina di altri operai. «Non ho paura e continuo ad aver fiducia nella magistratura, che non è condizionata dall’eco mediatica della vicenda», ha commentato Pignatelli, l'unico dei tre operai ad essere solo iscritto alla Fiom senza incarichi sindacali. «Non mi aspettavo certo segnali di distensione: Marchionne vuol portare avanti il suo disegno di fabbrica. Non è giusto che si metta in dubbio lo Statuto dei lavoratori».

«Con Marchionne abbiamo una cosa in comune - ha invece ricordato Barozzino- anch’io come lui sono emigrato in Canada, non per frequentare le migliori università ma per lavorare. Avevo solo 16 anni, in Basilicata nel 1980 c’era stato il terremoto e avevo sorelle più piccole da mantenere. Se Marchionne vuol darci lezioni di imprenditoria lo accetto, ma non accetto lezioni di vita».

http://lastampa.it/redazione/cmsSezioni/economia/201008articoli/57963girata.asp
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« Risposta #1 inserito:: Agosto 26, 2010, 03:21:01 pm »

«Fiat non venderà Alfa», dice Marchionne.

Bene i conti, probabile il rialzo dei target

Questo articolo è stato pubblicato il 26 agosto 2010 alle ore 13:29.

   
La Fiat non vende l'Alfa Romeo. Lo ha assicurato l'amministratore delegato del Lingotto Sergio Marchionne intervenuto al Meeting di Rimini. Alla domanda se abbia intenzione di vendere l'Alfa, Marchionne ha risposto: «No. Ho detto che non la vendo». Quanto poi a contatti in corso tra Fiat e Volkswagen per la vendita del marchio, Marchionne ha precisato: «Non ci sono rapporti». Parlando poi più in generale dei rapporti tra il Lingotto e altre case automobilistiche, Marchionne ha precisato: «Parliamo con loro, parliamo con i francesi, parliamo di tutto». Sulle eventuali collaborazioni industriali allo studio, ha precisato: «Mi guardo sempre intorno».

La Fiat, intanto, si accinge ad archiviare il terzo trimestre dell'anno «abbastanza bene» e probabilmente rivedrà al rialzo gli obiettivi per il 2010. È quanto ha annunciato l'amministratore delegato del Lingotto Sergio Marchionne. Ai giornalisti che gli chiedevano se la Fiat si accinge a rivedere al rialzo il target di quest'anno Marchionne ha risposto: «Probabilmente sì». E alla domanda su come sta andando il trimestre in corso, il top manager ha replicato che «sta andando abbastanza bene». «Il problema è, e lo abbiamo visto, - sono parole di Marchionne - il mercato dell'auto in Europa che è estremamente debole come era naturalmente prevedibile. Lo avevamo già annunciato a gennaio che il 2010 sarebbe stato un anno di transizione al netto degli incentivi del sistemo europeo: ci voleva una fase per ristabilire una base di crescita. Facciamo passare il 2010 - ha concluso e poi ripartiamo da li».

http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2010-08-26/fiat-vendera-alfa-dice-132851.shtml?uuid=AY1JEzJC
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« Risposta #2 inserito:: Agosto 27, 2010, 09:06:54 pm »

Dall'Ad di Fiat ringraziamenti solo a Cisl e Uil. «Ma sono pronto a incontrare Epifani»

«In Italia non c'è voglia di cambiare»

Marchionne: «Basta scontri operai-padroni».

«Non difendibili illeciti e sabotaggi, su Melfi noi corretti»

   
MILANO - «L'unica area del mondo in cui Fiat e in perdita e l'Italia». Lo ha evidenziato l'amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, intervenendo al meeting di Comunione e Liberazione in corso a Rimini. «Trovo assurdo che la Fiat sia apprezzata e riceva complimenti ovunque fuorché in Italia - ha sottolineato il numero uno del Lingotto- . Non ci aspettiamo fanfare ma neanche fischi. La Fiat è sempre la stessa sia che si guardi all'Europa agli Stati Uniti o al Sud America». Marchionne ha poi evidenziato che «i principi della Fiat sono uguali in ogni parte del mondo, è un'azienda seria, gestita da persone serie con forti cariche e patrimonio di valori». Ma a margine del suo intervento, Marchionne ha anche detto di voler accogliere l'invito del Capo dello Stato per trovare una soluzione al caso Melfi, specificando «il grandissimo rispetto» per il suo rolo e per l'appello rivolto ieri all'azienda . E nel pomeriggio è arrivata la risposta di Napolitano in una nota del Quirinale: «Anche in Italia si sa apprezzare lo straordinario sforzo compiuto per rilanciare l'azienda e proiettarla nel mondo di oggi».

«POCA VOGLIA DI CAMBIARE» - Per Marchionne «in Italia ci manca la voglia e abbiamo paura di cambiare». «In questi giorni - ha spiegato - c'è una contrapposizione fra due modelli: uno difende il passato e l'altro che vuole andare avanti. Se non lasciamo alle spella vecchi schemi non ci sarà spazio per vedere nuovi orizzonti». «A volte - ha poi commentato - penso che gli sforzi di Fiat in Italia non siano compresi. Non siamo più negli anni Sessanta non c'è una lotta fra capitale e lavoro, fra padroni e operi. Se l'Italia non riesca ad abbandonare questo modello di pensiero non raggiungeremo mai niente. Ora c'è bisogno di uno sforzo collettivo, un patto sociale per condividere impegni, sacrifici e consentire al Paese di andare avanti. Una occasione per costruire il paese che lasceremo alle nuove generazioni».

L'INCONTRO CON EPIFANI - Quanto all'azione complessiva del gruppo, Marchionne ha rivendicato l'orgoglio Fiat, facendo notare come alcune scelte, tipo la produzione della Panda a Pomigliano, siano dettate più dal cuore che dal business. «La maggior parte delle persone ha compreso l'impegno e la sfida» ha detto l'amministratore delegato del gruppo torinese, che davanti alla platea di Cl ha ringraziato esplicitamente i segretari generali di Cisl e Uil, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti senza invece citare la Cgil. In ogni caso, Marchionne si è detto «assolutamente disponibile» ad incontrare il leader della Cgil, Guglielmo Epifani: «Sono totalmente aperto anche io a parlare con Epifani: è una persona che rispetto e che ha un profilo intellettualmente onesto».

LA VENDITA DELL'ALFA - Poi Marchionne ha assicurato di non avere intenzione di vendere l'Alfa. «Se ho detto che non la vendo, vuol dire che la mia risposta è no». Con Volkswagen (che secondo indiscrezioni avrebbe trattato l'acquisto) «non ci sono rapporti» in particolare: «Parliamo con loro, con i francesi, con tutti, parliamo sempre e parliamo di tutto». Quanto a possibili nuove collaborazioni industriali allo studio, Marchionne risponde: «Mi guardo sempre intorno».

«DIRITTI DI TUTTI» - Il numero uno del Lingotto nel corso dell'intervento dal palco ha letto un testo scritto ed è tornato a parlare anche del caso dei tre operai dello stabilimento di Melfi prima sospesi dall'azienda poi reintegrati dal giudice ma a cui non sono state riaffidate mansioni operative. «Non è onesto usare i diritti di pochi per piegare i diritti di molti - ha detto -. Non sono difendibili gli illeciti arrivati fino al sabotaggio. Non è giusto nei confronti dell'azienda e non è giusto nei confronti di altri lavoratori». Marchionne ha fatto notare che Fiat «ha rispettato la legge e dato seguito al primo provvedimento della magistratura» e ha parlato di «enfasi mediatica che ha in parte travisato la realtà dei fatti». Inoltre ha chiesto che si instauri un «rapporto di fiducia» nei confronti dell'azienda e ha sottolineato che «dignità e diritti non possono essere patrimonio esclusivo di tre persone. Sono valori che vanno difesi e riconosciuti a tutti». L'ad si è poi detto pronto ad accogliere l'invito del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, a trovare una soluzione in merito alla vicenda. «Ho grandissimo rispetto per il presidente della Repubblica come persona e per il suo ruolo istituzionale: per la sua posizione istituzionale accetto quello che ha detto come un invito a trovare una soluzione».

«VENGA IN FABBRICA» - «Non ci si poteva aspettare altro da lui - ha commentato a caldo, a Sky Tg 24, Giovanni Barozzino, uno degli operai-sindacalisti sospesi e poi reintegrati -. Abbiamo in comune qualcosa io e Marchionne: anche io sono stato a lavorare in Canada, dopo il terremoto dell'80. Ho dovuto lavorare per contribuire al mantenimento della mia famiglia, una famiglia con 6 figli. Noi siamo d'accordo con la necessità di non fare muro contro muro. L'unica lotta di classe, però, la sta facendo lui con la Fiat. Marchionne gira molto negli stabilimenti in America, venga anche a vedere cosa succede nelle sue fabbriche in Italia. Così, se non ha paura della verità, capirà come vanno veramente le cose».

IL GIUDICE CONVOCA LE PARTI - Intanto proprio oggi si apprende che Emilio Minio, il giudice del lavoro di Melfi (Potenza) che il 9 agosto scorso ha depositato il provvedimento di reintegro in fabbrica dei tre lavoratori licenziati dalla Fiat, ha convocato le parti (azienda e Fiom) per il 21 settembre. La convocazione servirà a chiarire gli aspetti procedurali del decreto del giudice, che dichiarò «l'antisindacalità dei licenziamenti» dei tre operai e ordinò «la immediata reintegra dei lavoratori nel proprio posto di lavoro».

Redazione online
26 agosto 2010(ultima modifica: 27 agosto 2010)© RIPRODUZIONE RISERVATA

http://www.corriere.it/economia/10_agosto_26/marchionne-meeting-italia-operai-melfi_33fd62f6-b0fc-11df-9462-00144f02aabe.shtml
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