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Autore Discussione: “Ecco perché il golpe fallito rafforzerà Erdogan”  (Letto 3917 volte)
Arlecchino
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« inserito:: Luglio 17, 2016, 12:39:16 pm »

Purghe nell’esercito e accentramento del potere
“Ecco perché il golpe fallito rafforzerà Erdogan”
L’analista: “Dopo il tentato colpo di Stato, l’Unione Europea dovrà capire se la Turchia è ancora affidabile”


È partita alla repressione contro gli oppositori: si aggrava la deriva antidemocratica (di A. Chiriatti)

Venerdì notte lo “Stato Parallelo”, tanto temuto dal presidente turco, è uscito per la prima volta allo scoperto cercando di rovesciare il governo e mettere fine ai 14 anni di potere dell’Akp. “Questa vicenda, con questo epilogo, potrebbe addirittura favorire Erdoğan: dopo questo episodio, arresti, destituzioni. Lotta alle opposizioni e accentramento del potere nelle sue mani saranno giustificate da una situazione di emergenza”, commenta Matteo Colombo, analista dell’Istituto per gli studi di politica internazionale ed esperto di politica turca. Per l’Occidente, però, la Turchia è oggi un partner meno affidabile

di Gianni Rosini

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« Ultima modifica: Luglio 18, 2016, 12:04:33 pm da Arlecchino » Registrato
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« Risposta #1 inserito:: Luglio 17, 2016, 12:40:58 pm »

Turchia, dalle purghe nell’esercito all’accentramento del potere: “Ecco perché il golpe fallito favorisce Erdogan”
"Dopo questo tentativo di colpo di Stato, arresti, destituzioni e la lotta alle opposizioni saranno giustificate da una situazione di emergenza: questo legittima la strategia dell’uomo solo al comando”, dice Matteo Colombo, analista ed esperto di politica turca. Per l’Occidente, però, Ankara è oggi un partner meno affidabile

Di Gianni Rosini | 17 luglio 2016

Carri armati che assediano il Parlamento, caccia militari che sorvolano i cieli sopra i palazzi di Ankara e militari che nella capitale e a Istanbul tentano di rovesciare il governo del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo. Venerdì notte lo “Stato Parallelo” tanto temuto dal presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, è uscito per la prima volta allo scoperto dopo l’affare Ergenekon del 2007 cercando di rovesciare il governo di Binali Yildirim e mettere fine ai 14 anni di potere dell’Akp. Un tentato colpo di Stato che porta alla luce una spaccatura interna all’esercito e indebolisce una delle istituzioni più importanti e rispettate della Turchia. “Questa vicenda, con questo epilogo, potrebbe addirittura favorire Erdoğan – commenta Matteo Colombo, analista dell’Istituto per gli studi di politica internazionale ed esperto di politica turca – Dopo questo episodio, arresti, destituzioni e accentramento del potere nelle sue mani saranno giustificate da una situazione di emergenza alla quale neanche l’esercito è riuscito a dare risposta”. Per l’Occidente, però, la Turchia è oggi un partner meno affidabile.

La strategia di Erdogan: “Purghe nell’esercito, lotta alle opposizioni e accentramento del potere”
Gli arresti ci sono già stati, quasi tremila in meno di 24 ore, le condanne arriveranno e una parte dell’esercito dovrà essere ricostruita. “Il primo obiettivo di Erdoğan e del governo Akp – continua Colombo – sarà quello di trovare e punire i responsabili di questo episodio. Sarà avviato un ricambio interno alle forze armate, operazione già tentata in passato. Quello che temo, però, è che questo serva da pretesto per silenziare anche gli oppositori politici”. Il secondo passo, poi, potrebbe essere lo sblocco e l’accelerazione del processo di accentramento del potere tanto cercato dal leader turco dopo la sua nomina alla presidenza della Repubblica: “Il fatto che l’esercito, una delle parti più importanti e rispettate dello Stato turco, sia stata coinvolta in un affare così grande, mostrando debolezza e spaccatura tra i vertici e la base, non porta solo a gravi conseguenze dal punto di vista della sicurezza, in un contesto interno che vede la Turchia impegnata nella lotta al terrorismo del Pkk e dello Stato Islamico – dice l’analista – Questo legittima la strategia di Erdoğan dell’uomo solo al comando, giustificando l’accentramento del potere nelle sue mani, unica figura capace di mantenere il Paese in una situazione di stabilità. Un epilogo del genere favorirebbe anche la sua guerra alle opposizioni”.

Tra queste ci sono anche i seguaci di Fethullah Gülen, predicatore ed ex alleato politico capace di influenzare alte sfere dello Stato, della magistratura, dell’esercito e del mondo intellettuale. Poco dopo il fallito golpe, il Presidente ha subito puntato il dito contro il suo grande nemico, insinuando che questo attacco potrebbe essere stato orchestrato in Pennsylvania, dove il predicatore risiede. Un’accusa di cui Erdoğan potrebbe servirsi per combattere ancora più duramente le opposizioni interne: “I gulenisti influenzano parte della politica, della magistratura, della stampa e del mondo intellettuale turco e per questo sono già trattati dai vertici Akp come un’organizzazione terroristica – continua Colombo – Il rischio, adesso, è che parta una vera caccia alle streghe che coinvolga tutte le opposizioni”.

“Golpe fallito per mancato sostegno politico”, ma i problemi di Erdoğan sono anche dentro al partito
Quello di venerdì notte è stato un tentativo di golpe “maldestro, mal organizzato”, sostiene Colombo, che non ha trovato l’appoggio delle opposizioni presenti nel Paese. Per questo motivo, l’azione di una parte dell’esercito non ha avuto successo. “Le opposizioni non hanno sostenuto l’operazione – spiega il ricercatore -, quello che resta da capire è il motivo. O cercano disperatamente di sopravvivere evitando stravolgimenti come un colpo di Stato e di mettersi contro l’ala più forte del partito al governo, oppure hanno una strategia diversa. Come quella di trovare accordi con le ‘colombe’ dell’Akp per fare fuori i falchi fedeli al Presidente”.

A rischio i rapporti con Ue: “Da valutare se la Turchia è ancora un partner affidabile”
Un tentato colpo di Stato, dopo le accuse di comportamento antidemocratico seguenti agli attacchi nei confronti di giornalisti, intellettuali e membri delle opposizioni, obbligherà Bruxelles a rivalutare i numerosi accordi stipulati o in fase di trattativa con Ankara. “I Paesi membri dovranno analizzare la situazione e capire se la Turchia è ancora oggi un partner affidabile – spiega il ricercatore – Personalmente, non credo che quello che è accaduto possa far naufragare accordi di tipo commerciale, legati alla situazione dei migranti e nemmeno quelli relativi ai visti per i cittadini turchi diretti in Europa. C’è da dire che, con un esercito così indebolito e da ricostruire, la sicurezza interna ne risentirà e con essa anche l’immagine del Paese agli occhi dei suoi partner”.

Se la rottura tra Erdoğan e l’ex premier Ahmet Davutoğlu, primo sponsor degli accordi Turchia-Ue, aveva già raffreddato i rapporti tra Ankara e Bruxelles, questo nuovo episodio rischia di frenare ulteriormente le trattative future, soprattutto in campo militare e strategico. “Molto dipenderà anche dalle prossime dichiarazioni delle parti in causa – conclude Colombo – Se il Presidente continuerà a sostenere che il golpe è opera di forze esterne al Paese, con riferimento ai gulenisti e ai Paesi che possono appoggiarli, è certo che potrebbero nascere delle tensioni. Se poi le voci sul visto negato dalla Germania al leader turco trovassero conferma, saremmo di fronte a una svolta. Non dimentichiamoci che il governo di Angela Merkel è il primo alleato di Ankara nell’Unione”.

Di Gianni Rosini | 17 luglio 2016

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« Risposta #2 inserito:: Luglio 18, 2016, 12:01:36 pm »

Turchia, colpo di stato fallito. La diretta – Il premier: “Saranno puniti come meritano”.
Erdogan riprende il potere. “265 morti e 2839 militari arrestati” (FOTO E VIDEO)

Dopo ore di bombardamenti e combattimenti i militari hanno fatto marcia indietro. Il popolo in strada a difesa del presidente. Che poi dice: "Tradimento. Pagheranno un caro prezzo". Il premier contro gli Usa: "Il paese che sostiene Gulen non è amico". Rimossi e in manette anche giudici accusati di fiancheggiare l'imam considerato un terrorista
Di F. Q. | 16 luglio 2016

Il giorno dopo la notte più lunga per la Turchia – con 265 morti, centinaia di feriti, 2839 militari arrestati, 2745 giudici rimossi e una decina di magistrati arrestati – è già arrivata la resa dei conti. “I golpisti sono nelle mani della giustizia turca e saranno puniti come meritano. Sono peggio del Pkk – dice il primo ministro turco, Binali Yildirim -. La Turchia ha risposto nel modo migliore ai terroristi”. Che potrebbero pagare con la vita il fallito golpe: “La pena capitale non è prevista dalla Costituzione turca, ma valuteremo la questione dal punto di vista legale”. Del resto il presidente Erdogan ha promesso che “i traditori” pagheranno “un prezzo alto”.

In diretta televisiva, il premier descrive il caos di venerdì notte come “una pagina nera per la democrazia in Turchia” ed elogia la polizia e le forze di sicurezza. Non tutto sembra chiuso e definito: un gruppo di 150 militari è ancora asserragliato nel quartiere generale del comando delle Forze armate ad Ankara: i soldati ribelli vorrebbero trattare la loro resa. Altri 700 militari, invece, si sono consegnati alle forze di polizia. Il fallito golpe sta generando anche una tempesta diplomatica tra la Turchia e Stati Uniti. E Ankara richiede l’estradizione di otto golpisti – sette militari e un civili – che hanno chiesto asilo ad Atene.

Le autorità turche intanto hanno diffuso un allarme alle frontiere di terra e agli aeroporti del Paese per bloccare i membri del movimento Gulen. Secondo l’agenzia Anadolu le autorità hanno scoperto un piano di fuga in base a delle liste ritrovate in cui sono elencati nomi di comandanti e loro vice da collocare in luoghi di responsabilità qualora il golpe avesse avuto successo. Nel mirino del governo anche la magistratura: sono stati rimossi 2.745 giudici tra cui cinque membri del Consiglio superiore dei giudici e dei pubblici ministeri (Hsyk) della Turchia, riunitosi per un vertice straordinario. Sono stati arrestati una decina di magistrati membri del Danistay, una della autorità giudiziarie più importanti della Turchia nell’ambito amministrativo, equivalente del Consiglio di Stato. Altri 48 membri del Danistay sono ricercati. È così cominciata l’azione di contrasto contro il cosiddetto” stato parallelo”. Guidato, secondo le autorità turche, dall’imam Fetullah Gulen in autoesilio in Usa. Contro cui si è scagliato il premier: “Il paese che lo sostiene non è amico”.  Il segretario di Stato americano, John Kerry, ha replicato di non aver ricevuto alcuna richiesta per estradare il religioso musulmano. Kerry ha chiesto alla Turchia di consegnare le prove sul fatto che l’ex imam sia dietro al golpe fallito.
Scenari da guerra civile
Ieri il paese ha vissuto scene da guerra civile. Con i militari che tentano la presa del potere, il presidente che fugge ma resiste e il popolo che si schiera dalla sua parte. La notte più lunga della Turchia si è conclusa con il fallimento del golpe tentato da una fazione dell’esercito. Dopo ore di bombardamenti e combattimenti a Istanbul e nella capitale Ankara, con i carri armati schierati sui ponti del Bosforo i militari, che avevano sparato sulla folla, hanno fatto marcia indietro e questa mattina, mani alzate al cielo, si sono arresi. Tra le vittime c’è anche un fotoreporter.

Una notte di caos e confusione con le persone preoccupate di fare scorte di soldi, benzina e generi alimentari e un inizio di giornata che sembra restituire al “sultano” il suo potere. La sconfitta dei ribelli – anche se alcune sacche di resistenza hanno annunciato sabato mattina che continueranno a combattere – appariva già chiara durante la notte, quando l’aereo del numero uno è atterrato all’aeroporto Ataturk di Istanbul, solo poche ore prima nelle mani dei “ribelli”. Il repulisti nell’esercito ribelle, che aveva chiesto inascoltato al popolo di rimanere in casa, è già di fatto completato. L’esercito ha avuto per alcune ore un nuovo capo di Stato maggiore, Umit Dundar, a sostituire temporaneamente, Hulusi Akar che, fedele al presidente, era stato preso in ostaggio ma è stato rilasciato. 

Tornato a Istanbul, il presidente è stato accolto da una folla festante e ha salutato con il gesto della rabia, mutuato dai Fratelli musulmani, il “sultano” ha ringraziato il suo popolo per averlo sostenuto scendendo in piazza, mentre una folla festante sventolava bandiere turche e inneggiava ad Allah.
A loro, ha promesso che “i traditori” che hanno tentato di rovesciarlo “pagheranno un caro prezzo“. La mente dietro il golpe, per Erdogan, è il suo ex alleato diventato nemico numero uno, l’imam e magnate autoesiliatosi in Usa, Fethullah Gulen. Che però, in un comunicato, ha condannato il tentativo di golpe, giurando di esserne estraneo: “Per qualcuno come me che ha sofferto sotto diversi colpi di stato militari nelle ultime cinque decadi, è particolarmente offensivo essere accusato di avere legami con un tentativo del genere”. 

La Turchia si è svegliata ancora in stato d’assedio e con la notizia sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo. L’emittente statale Trt e la tv privata Cnn Turk, entrambe occupate e poi abbandonate nella notte dai putchisti, mostravano le immagini dei soldati che si arrendevano sul ponte del Bosforo, chiuso al traffico dalla scorsa notte. Vicino a loro, i sostenitori di Erdogan festeggiavano sopra i tank.

In mattinata, ancora scontri armati venivano segnalati in diverse zone della città. In queste ore, assicura la compagnia di bandiera Turkish Airlines, l’aeroporto Ataturk sta comunque riprendendo a funzionare regolarmente. Situazione critica anche ad Ankara, dove è stato bombardato il Parlamento ma nessun deputato risulta ferito. Quando era già giorno, sotto attacco è finita anche l’area della faraonica residenza presidenziale, il simbolo del potere di Erdogan.
Cronaca ora per ora

Ore 16.39 – Erdogan: “Scendere di nuovo in piazza contro golpe” –  “Scendere in strada anche stasera” a sostegno del presidente Recep Tayyip Erdogan e per festeggiare la “vittoria della democrazia” contro i militari golpisti: è l’invito lanciato dal governo alla popolazione turca dopo il fallito colpo di stato nel Paese.

Ore 16.22 – Obama convoca sicurezza nazionale - Il presidente americano, Barack Obama, convoca la sua squadra per la sicurezza nazionale e per gli affari esteri per discutere della Turchia. Lo afferma la Casa Bianca. L’incontro è in programma a breve nella Situation Room.

Ore 16.00 – Consolato Usa: “Turchia ha lasciato al buio base anti Is” -“Le autorità locali impediscono spostamenti da e per la base aerea di Incirlik. E’ stata interrotta la fornitura di corrente elettrica”. E’ quanto si legge in un messaggio diffuso sul web dal consolato Usa nella città di Adana, nel sud della Turchia. “Per favore, evitare la base aerea fino a che non riprenderanno le normali operazioni”, prosegue il messaggio del consolato Usa. La base di Incirlik, che si trova a 12 km a est di Adana, viene utilizzata dalla coalizione anti-Is a guida Usa che interviene in Siria e Iraq. Vi si trovano velivoli e militari di Usa, Germania, Gran Bretagna e Arabia Saudita.

15.49 – Usa: “Turchia ci dia prove contro Gulen” – Il segretario di Stato Usa John Kerry ha chiesto alla Turchia di consegnare le prove sul fatto che l’ex imam Fethullah Gulen, che vive in esilio in America, sia dietro al golpe fallito, così come sostenuto da Ankara. Inoltre, ha aggiunto Kerry, gli Stati Uniti non hanno ricevuto alcuna richiesta di estradizione per Gulen.

15.39 – Governo greco esaminerà richiesta asilo golpisti
Il governo greco esaminerà la richiesta di asilo degli “otto militari turchi” golpisti fuggiti in Grecia “tenendo però in considerazione che i soldati sono accusati in Turchia di aver violato la costituzione e di aver tentato di rovesciare il governo democratico”. Lo dice la portavoce del governo ellenico Olga Gerovasili nel primo comunicato ufficiale sulla vicenda ribadendo che gli “otto militari” sono stati arrestati. Atene fa anche sapere di essere in contatto con le autorità turche per il rientro “il prima possibile” dell’elicottero militare.

15.20 – “Erdogan partito da Istanbul, ma destinazione ignota”
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan è partito dall’aeroporto internazionale Ataturk di Istanbul. Lo riferisce la tv satellitare Al-Jazeera che sottolinea come non sia chiaro dove è diretto Erdogan.

15.16 – “Completata operazione contro i golpisti”
Le forze di sicurezza turche hanno completato un’operazione contro i golpisti nel quartier generale dell’esercito. Lo riferisce l’edizione turca della Cnn.

13.39 – Il premier turco: “Paese che sostiene Gulen non è amico”
“Non riesco a immaginare un Paese che possa sostenere quest’uomo”, Fethullah Gulen, “questo leader di un’organizzazione terroristica, soprattutto dopo la scorsa notte. Un Paese che lo sostenga non è amico della Turchia. Sarebbe persino un atto ostile nei nostri confronti”. Così il premier turco Binali Yildirim, riferendosi agli Usa, dove Gulen – che Ankara accusa di aver organizzato il fallito tentativo di golpe – vive in autoesilio dal 1999. Yildirim ha ricordato che la Turchia ha già inviato una richiesta di estradizione

13.16 – Riaperto l’aeroporto di Istanbul
Sta tornando alla normalità il traffico aereo in Turchia, con la riapertura dell’aeroporto internazionale di Ataturk a Istanbul e la ripresa dei voli. Decolli e atterraggi erano stati sospesi dalle autorità locali per motivi di sicurezza dopo il tentato colpo di stato militare. Cinque minuti dopo le 18, ora locale, sarà anche riaperto lo spazio aereo per i voli civili sulla regione nordoccidentale di Marmara, chiuso dopo il tentato golpe.

12.56 – Ancora in ostaggio capo di Stato maggiore dell’Aeronautica
Il capo di stato maggiore dell’Aeronautica turca, il generale Abidin Unal, risulta in ostaggio dei golpisti. Il militare è stato rapito mentre si trovava ieri a una cerimonia di nozze della figlia del generale Mehmet Sanver, comandante dell’unità dell’Aeronautica della zona asiatica di Istanbul. Secondo la ricostruzione fornita dal quotidiano Hurriyet, cinque elicotteri sono atterrati nel giardino dov’era in corso la cerimonia. Alcuni militari golpisti sono scesi dagli elicotteri e hanno preso in ostaggio Unal, Sahver e altri comandanti. I lealisti sono attualmente al lavoro per ottenere il rilascio di Unal e degli altri militari ancora in ostaggio.

12.42 – Golpisti inviavano ordini via WhatsApp
Gli autori del fallito golpe in Turchia avrebbero usato il sistema di messaggistica WhatsApp per comunicare tra di loro. Lo riporta l’agenzia Anadolu, che ha mostrato un video nel quale compaiono alcuni dei messaggi scambiati, che fanno riferimento al blocco del traffico in entrata verso Istanbul e al blocco del segnale video proveniente dal sistema di comunicazione di emergenza del governo. Dai messaggi emerge che gli ordini erano inoltrati da un maggiore.

12.33 – Riaperti i ponti sul Bosforo
Sono stati riaperti i due principali ponti sul Bosforo che collegano la zona europea a quella asiatica di Istanbul. Lo ha reso noto l’emittente al-Jazeera. I ponti erano stati chiusi per la presenza di carri armati usati dai golpisti contro il governo del presidente Recep Tayyip Erdogan.

12.31 – Turchia chiede a Grecia di consegnare golpisti
Il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, ha chiesto alla Grecia di consegnare alle autorità di Ankara gli otto presunti golpisti che sono atterrati in elicottero nella città settentrionale di Alexandroupolis, in Grecia, e che hanno chiesto asilo. Cavusoglu lo ha scritto sul suo profilo Twitter.

12.17 – Israele “rispetta processo democratico in Turchia”
“Israele rispetta il processo democratico in Turchia e si aspetta che prosegua il processo di riconciliazione fra Turchia ed Israele”: lo afferma il portavoce del ministero degli esteri Emmanuel Nahshon in un comunicato diffuso alla stampa in deroga dal riposo sabbatico imposto di norma ai funzionari di governo israeliani.

12.13 – “Otto golpisti hanno chiesto asilo in Grecia”
Otto uomini sono atterrati a bordo di un elicottero militare turco nella città settentrionale di Alexandroupolis, in Grecia, e hanno chiesto asilo. Lo hanno fatto sapere le autorità greche. Sarebbero coinvolti, secondo i media, nel tentato golpe militare.

12.12 – Renzi: “Sollievo, prevale stabilità”
Il premier Matteo Renzi esprime “sollievo” per gli sviluppi in Turchia. “La preoccupazione per una situazione fuori controllo in un partner Nato come la Turchia lascia spazio al prevalere della stabilità e delle istituzioni democratiche”, sottolinea Renzi.  “Auspichiamo che non ci siano rovesci e pericoli per la popolazione e per tutti gli stranieri presenti in Turchia”, aggiunge il premier nella convinzione che “libertà e democrazia siano sempre la via maestra da seguire e difendere”

11.30 – Il premier turco: “Golpisti peggio del Pkk”
“I golpisti sono nelle mani della giustizia turca e saranno puniti come meritano. Sono peggio del Pkk – dice il primo ministro turco, Binali Yildirim – Ci sono 165 martiri e 1.440 feriti. La Turchia ha risposto nel modo migliore ai terroristi”.

11.15 – Cina auspica ritorno stabilità e ordine
La Cina auspica che la Turchia possa ritrovare stabilità e ordine il più presto possibile dopo il tentativo fallito di colpo di Stato: lo rileva in una nota il portavoce del ministero degli Esteri Lu Kang, secondo cui Pechino “sta osservando la situazione con attenzione”.

11.12 – Vice leader Akp: “Ripristinare pena di morte”
È necessario ripristinare la pena capitale in Turchia per punire chi ha tentato di rovesciare l’attuale governo con un colpo di Stato militare. A lanciare l’appello è il numero due del partito al governo Akp, l’ex ministro alla Sanità Mehmet Muezzinoglu. Dopo i suoi commenti, l’hashtag #Idamistiyorum (“Io voglio la pena di morte”) è stato usato più di 23mila volte su Twitter in Turchia.

11.09 – Mosca pronta a collaborare
La Russia è pronta a “un lavoro costruttivo congiunto con i leader legittimamente eletti della Repubblica Turca nell’interesse della promozione delle relazioni bilaterali per i popoli dei nostri paesi e per la ricerca di efficaci soluzioni alle attuali questioni internazionali, prima di tutto legate alla lotta contro la minaccia del terrorismo”: lo fa sapere il ministero degli Esteri russo in una nota.

11.08 – Ministero esteri: “Unità e solidarietà hanno fatto fallire golpe”
“I recenti avvenimenti in Turchia sono da definire come un tentativo di colpo di Stato con lo scopo di rovesciare il governo democraticamente eletto”. È quanto si legge in una nota diffusa dal ministero degli Esteri di Ankara nella quale si sottolinea che “la nazione turca ha respinto questo tentativo dimostrando la propria unità e solidarietà”. La diplomazia turca conferma che “il nostro Presidente della Repubblica e il nostro governo sono in carica. Non si tratta di un evento che vede coinvolto l’intero corpo delle Forze Armate turche, ma solo un gruppo al suo interno. La nostra nazione ha dato la dovuta risposta allo loro azioni”.

11.07 – British annulla voli, Easy jet li mantiene
La compagnia aerea British Airways ha fatto sapere di avere annullato tutti i voli previsti per oggi tra il Regno unito e la Turchia, a causa del tentativo di golpe nella penisola anatolica. Easy Jet, compagnia britannica low cost, ha fatto sapere di non aver modificato i suoi piani di volo: tutte le tratte continuano ad operare normalmente.

10.53 – Ue, lunedì situazione a Consiglio ministri
La situazione in Turchia sarà discussa lunedì nel Consiglio dei ministri degli esteri europei. Lo ha reso noto il Servizio di azione esterna con una nota in cui specifica che nella notte Federica Mogherini ha riunito i ministri degli esteri europei presenti al vertice dell’Asem a Ulan Bator per coordinare i messaggi politici e gli aiuti ai cittadini europei in Turchia. Inoltre, l’alto rappresentante ha parlato con il ministro degli esteri turco, Mevlut Cavusoglu, ed è stata in contatto con il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. I ministri hanno “espresso sostegno alle istituzioni democratiche e condannato l’uso della violenza contro di esse” concordando che “deve essere evitata ogni escalation di violenza che coinvolga i civili”

10.31 – “Molti comandanti ancora in ostaggio”
Molti comandanti dell’esercito turco sono tenuti in ostaggio dai soldati che hanno tentato un golpe. Lo ha dichiarato il capo di Stato maggiore ad interim, generale Umit Dundar, in una dichiarazione su Cnn Turk

10.25 – “Nuovo tentativo di golpe possibile in ogni momento”
Un altro tentativo di colpo di stato in Turchia potrebbe avvenire in qualsiasi momento, quindi le autorità devono restare nelle strade per mantenere il controllo della situazione. È quanto si legge sull’account Twitter della presidenza turca

10.22 – “Uccisi 104 militari golpisti”
Sono 104 i militari golpisti uccisi dalle forze di polizia e dai lealisti del presidente Recep Tayyip Erdogan, che nella notte hanno sventato il tentato golpe in Turchia. Lo ha dichiarato Umit Dundar, nominato Capo di Stato Maggiore mentre Hulusi Akar era stato preso in ostaggio dai golpisti. Akar è stato ora rilasciato. Tra le 90 persone uccise dai militari che hanno tentato il golpe, invece, si contano 47 civili. Citato dall’emittente al-Jazeera, Dundar ha confermato i 1.154 feriti.

10.19 – Ministro esteri Gb: “Solidarietà a governo”
Il ministro degli Esteri della Gran Bretagna Boris Johnson ha espresso la sua solidarietà al governo turco, dopo lo sventato colpo di Stato militare. A rivelarlo è lui stesso su Twitter. “Ho appena parlato con il ministro degli esteri turco Mevlut Cavusoglu. Ho sottolineato l’appoggio della Gran Bretagna per le istituzioni democratiche elette e il governo”.

9.57 – Portavoce Cremlino: “Speriamo in soluzione legittima”
“Di certo noi tutti siamo interessati alla situazione attuale in Turchia, a una soluzione legittima nel più breve tempo possibile e al ritorno del Paese alla stabilità, alla prevedibilità e all’ordine pubblico”: così il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, citato dalla Tass. Né il presidente turco Recep Tayyip Erdogan né i golpisti hanno provato a contattare il leader russo Vladimir Putin: lo afferma il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, rispondendo a una domanda dei giornalisti. “No. Nessun tentativo di comunicazione e nessun contatto ha avuto luogo finora”, ha dichiarato Peskov.

9.49 – Almeno 700 soldati turchi si sono arresi alla polizia
Almeno 700 soldati turchi che hanno preso parte al tentato golpe si sono arresi e consegnati alla polizia ad Ankara. Lo ha riferito l’agenzia di stampa turca Anadolu, mostrando un video in cui si vede una lunghissima fila di militari uscire di corsa da un cancello ed entrare in luogo chiuso.

9.38 – Hamas si congratula con Erdogan
Hamas si è congratulato oggi con il presidente Tayyp Erdogan per il fallimento del colpo di Stato a suo danno. “Ci congratuliamo col grande popolo turco e con la sua leadership eletta – si legge in un comunicato ufficiale – per il fallimento del colpo di Stato organizzato contro il volere democratico” del popolo turco. Fonti locali riferiscono da Gaza che per tutta la notte la leadership di Hamas ha seguito con apprensione l’evolversi della crisi in Turchia, un Paese particolarmente vicino alla popolazione della Striscia. In molti caffè gli avventori hanno trascorso la notte davanti ai televisori per seguire le trasmissioni in diretta dalla Turchia delle emittenti arabe al-Jazira e al-Arabya.

9.37 – Farnesina invita gli italiani a restare in casa
La Farnesina invita gli italiani che vivono in Turchia a non lasciare le proprie case. “In relazione alla situazione in atto in Turchia, dove si registrano ripetute sparatorie sul Bosforo e ad Ankara – si legge sul sito dell’Unità di crisi – si raccomanda ai connazionali di evitare gli spostamenti e di attendere lo sviluppo degli eventi tenendosi informati sui media locali e internazionali”. Per informazioni ed emergenze, spiega ancora il ministero degli Esteri, è possibile contattare l’Ambasciata d’Italia a Ankara ai numeri: +90 532 374 81 77 e +90 534 074 33 63 ed il Consolato Generale a Istanbul al numero 00905554585844.

9.32 – Pinotti: “Seguo l’evolversi della situazione”
“Seguo l’evolversi della situazione in Turchia con lo Stato Maggiore Difesa. L’Unità di crisi Farnesina invita connazionali a restare a casa”. Lo scrive su Twitter il ministro della Difesa, Roberta Pinotti.

9.31 – Fiumicino, voli cancellati da e per Istanbul
A causa del tentato golpe in Turchia, all’aeroporto di Fiumicino ci sono ripercussioni sui voli da e per Istanbul. Per il momento, risultano cancellati i primi tre voli previsti in arrivo dalla città sul Bosforo, rispettivamente di Turkish Airlines, Alitalia e Pegasus. Figurano operativi i successivi voli previsti in arrivo nel pomeriggio. Per quanto riguarda i voli del mattino in partenza, due voli, rispettivamente della Turkish e della Pegasus, sono stati cancellati mentre un altro risulta ritardato di tre ore.

9.18 – Vertice del consiglio superiore dei giudici
Il Consiglio superiore dei giudici e dei pubblici ministeri (Hsyk) della Turchia ha convocato per oggi un vertice straordinario per decidere se e quali azioni prendere nei confronti di quei giudici e pm legati al cosiddetto “stato parallelo”. Lo rende noto l’agenzia di stampa Anadolu citando fonti interne all’Hsyk a condizione di anonimato. Verrà invece resa pubblica la decisione adottata dal Consiglio, hanno aggiunto le fonti. Del aver creato uno “stato parallelo” è accusato il rivale numero uno del presidente Recep Tayyip Erdogan, l’imam Fetullah Gulen, che in Turchia e altrove vanta di moltissimi seguaci. Tra questi anche militari, magistrati, giornalisti e politici.

9.11 – Ad Ankara 200 soldati si arrendono
Circa 200 soldati disarmati sono usciti dal quartier generale militare di Ankara e si sono arresi alla polizia. Lo riferisce l’agenzia ufficiale Anadolu. Non è frattanto chiaro se siano stati già conteggiati o meno tra i 1.563 militari che in tutto il Paese sono stati arrestati dopo il fallimento del colpo di stato.

9.01 – Leader opposizioni riferiranno in Parlamento
I leader dei tre principali partiti di opposizione in Turchia riferiranno oggi pomeriggio alle 14, ora locale, in Parlamento. Lo ha annunciato il presidente del Parlamento turco Ismail Kahraman. Nella notte i tre principali partiti dell’opposizione in Turchia avevano denunciato e preso le distanze dal colpo di Stato militare. Unanime è stata infatti la condanna da parte del partito filo curdo Hdp, del partito nazionalista Mhp e del Partito del popolo repubblicano Chp. Il leader del Chp il più grande partito di opposizione in Turchia, Kemal Kalicdaroglu, ha ricordato su Twitter che in passato il Paese ha già “sofferto molto” per i colpi di stato che ha subito. Anche il leader dell’Hdp, Selahattin Demirtas, ha affermato che non è questa la strada giusta verso il cambiamento in Turchia, ma serve un percorso democratico.

8.58 – Golpisti: “Continueremo a combattere”
La fazione militare golpista in Turchia ha annunciato di essere determinata a continuare a combattere. In una email inviata dall’indirizzo di posta elettronica del capo di stato maggiore dell’esercito, in cui si è definita Consiglio della pace in patria, la fazione ha anche invitato i turchi a restare all’interno delle abitazioni per tutelare la propria sicurezza.

8.56 – Riunione straordinaria del Parlamento
È in corso una riunione straordinaria del Parlamento di Ankara per discutere del tentato colpo di Stato militare in Turchia. A convocare i deputati in seduta straordinaria è stato il primo ministro Binali Yildirim. La riunione si sta svolgendo nella sede del Parlamento che nella notte è stata colpita dai golpisti e che ha subito danni a causa di numerose esplosioni.

8.32 – Bbc: “Coprifuoco, ma misura non rispettata”
È in atto un coprifuoco in Turchia, dopo il tentato colpo di Stato militare di ieri. Lo annuncia la corrispondente della Bbc in Turchia, spiegando però che la misura non viene” applicata nei termini più rigidi”. Anche per questo, aggiunge la Bbc, la “gente sta lentamente uscendo per la strada”, i negozi hanno iniziato a riaprire e circolano alcune auto civili e taxi. Il governo ha dichiarato di avere la situazione sotto controllo, ma sacche di resistenza sono ancora presenti e così scontri sporadici, precisa il Guardian.

8.31 – Iran ha chiuso il confine e sospeso i voli
L’Iran ha chiuso stanotte il confine con la Turchia ed ha sospeso i voli verso il paese vicino. Lo riferiscono i media della Repubblica islamica. Nella notte, mentre era in corso il tentativo di colpo di stato contro Erdogan, il presidente iraniano Hassan Rohani ha convocato il consiglio di sicurezza nazionale e le forze armate iraniane sono state messe in stato di massima allerta.

8.24 – Il ministro degli Esteri elogia il popolo
Il ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif, si è complimentato attraverso Twitter con la “coraggiosa difesa della democrazia e del loro governo eletto da parte del popolo turco. Ciò dimostra che i colpi di stato nella nostra regione sono destinati a fallire”.

8.23 – Sms di Erdogan: restate per strada
“Tutti in strada”. È l’invito rivolto dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan in un sms inviato a tutti i cittadini e da lui firmato dopo il tentativo fallito di golpe della notte scorsa. “Degno figlio della nazione turca” è l’intestazione del messaggio, in cui il presidente stigmatizza quanto accaduto ad Ankara e Istanbul, dove, spiega, con “veicoli blindati e armi”, è stato messo in atto un tentativo di sollevazione contro la nazione, “come negli anni ’70”. Erdogan invita quindi “il popolo turco con onore” a “stare con la democrazia e la pace”, invitando i cittadini a scendere in piazza.

8.07 – Ripreso controllo della gendarmeria: 16 golpisti uccisi
Le unità speciali della polizia turca hanno ripreso il controllo del Commando generale della gendarmeria ad Ankara uccidendo 16 soldati golpisti. Lo ha reso noto il capo della polizia della Turchia Celalettin Lekesiz citato dall’agenzia di stampa Anadolu.

8.07 – Rilasciato generale preso in ostaggio
Sarebbe stato rilasciato il capo di stato maggiore, generale Hulusi Akar, preso in ostaggio durante il tentativo di golpe dai militari ribelli. Per sostituirlo il premier aveva nominato all’incarico il generale Ümit Dündar.

8.00 – Erdogan: “Atto di tradimento”
Un “atto di tradimento”. Così il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha definito il tentato golpe compiuto dai militari in Turchia sottolineando la necessità di ripulire l’esercito. Il premier turco, Binali Yildirim, ha intanto annunciato questa mattina di aver nominato un nuovo capo di stato maggiore ad interim per sostituire il generale il generale Hulusi Akar. La Turchia ha democraticamente eletto un governo e un presidente”, ha aggiunto Erdogan. “Siamo in carica e continueremo ad esercitare il nostro potere fino alla fine. Non cederemo il paese a questi invasori. Finirà bene”. I responsabili pagheranno “un caro prezzo”.

Di F. Q. | 16 luglio 2016

COPIA-INCOLLA gratuito da http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/07/16/turchia-colpo-di-stato-fallito-la-diretta-il-premier-saranno-puniti-come-meritano-erdogan-riprende-il-potere-194-morti-oltre-2839-militari-arrestati-foto-e-video/2910123/
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« Risposta #3 inserito:: Luglio 18, 2016, 12:05:44 pm »

Anatomia di un golpe che rafforza Erdogan

Tutti i nemici di Erdogan, anche quelli interni al suo partito (Akp), ora potranno essere accusati di voler sovvertire la volontà popolare, e dunque venire repressi

Doveva essere il quinto colpo di stato militare della storia della repubblica turca: è stato il primo che è fallito. Sessanta persone sono morte nella notte, la maggior parte civili, negli scontri seguiti a questo tentativo di golpe messo in atto da una parte dell’esercito diciannove anni dopo l’ultimo, quello del 1997, noto come il colpo di stato post moderno perché agli ufficiali bastò dichiarare che avrebbero usato la forza per far dimettere il primo ministro islamista Necmettim Erbakan, padre politico di Erdogan.

Ieri, invece, dopo che il consiglio di pace dell’esercito ha dichiarato di aver preso tutto il potere, occupato i luoghi strategici di Ankara e Istanbul, proclamato la legge marziale, fatto volare i caccia bombardieri F-16 a bassa quota, aperto il fuoco sui civili, cosa che non era mai avvenuta nei quattro precedenti putsch, si è dovuto arrendere alla polizia, rimasta leale al presidente della Repubblica, Recep Tayyip Erdogan.

Al momento in cui scriviamo, non si sa ancora dove sia il generale Hulisi Hakar, il capo delle forze armate, preso in ostaggio dai militari golpisti. Secondo il primo ministro Binali Yildirim, la situazione è largamente sotto controllo: il governo ha ripreso le redini del paese ed Erdogan, che nella notte aveva lasciato la Turchia, è rientrato in mattinata a Istanbul, accolto dalla folla festante. Il presidente della Repubblica, dopo l’annuncio del colpo di stato, è apparso sulla CNN Turk in un surreale collegamento telefonico via Facetime. Ha chiamato i suoi sostenitori a resistere scendendo in piazza, promettendo che avrebbe punito duramente i responsabili del golpe e dicendo che il potere ultimo appartiene al popolo, che avrebbe dovuto riprenderselo. L’appello è stato ascoltato. Migliaia di persone sono scese in strada nelle più grandi città. E dopo scontri a fuoco tra esercito e polizia, l’abbattimento di un aereo e di un elicottero usati dai golpisti, 754 soldati sono stati arrestati.

Il presidente statunitense Barack Obama, la NATO, il capo del consiglio europeo Donald Tusk, tutti hanno chiesto il rispetto delle istituzioni democraticamente elette. E i maggiori partiti della politica turca – il partito repubblicano (Chp), quello nazionalista (Mhp) e il filo-curdo (Hdp) – hanno rifiutato di appoggiare al colpo di mano. Così, isolati dentro e fuori dalla Turchia, i militari si sono arresi, dimostrando che il lungo governo di Erdogan gli ha tolto definitivamente il ruolo che da Ataturk in poi si erano auto-assegnati, quello di custodi dell’ordine laico della repubblica fondata da Mustafa Kemal. E, inoltre, mostrando che la loro aurea di infallibilità è evaporata.

L’obiettivo del golpe, Erdogan, esce paradossalmente più rafforzato da questo colpo fallito. Tutti i suoi nemici, anche quelli interni al suo partito (Akp), ora potranno essere accusati di voler sovvertire la volontà popolare, e dunque venire repressi. Erdogan, appena rientrato in Turchia, ha detto che quelli che hanno preso i «tank dovranno tornare da dove sono venuti». E, ieri, nel suo appello alla resistenza ha parlato di una «struttura parallela». Espressione già usata per riferirsi all’intellettuale islamico auto esiliatosi negli Stati Uniti Fetullah Gulen, un tempo suo alleato, da qualche anno suo nemico principe. Su di lui e i suoi seguaci cadrà la colpa di quello che è accaduto. La Turchia ha di nuovo il suo uomo forte. Ma meno stabilità.

COPIA-INCOLLA gratuito da - http://www.unita.tv/opinioni/anatomia-di-un-golpe-che-rafforza-erdogan/
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« Risposta #4 inserito:: Luglio 18, 2016, 12:26:01 pm »

Colpo di stato in Turchia, ma lo Stato reagisce.
Erdogan atterra a Istanbul: “Sono ancora il presidente”
Jet, carri armati ed elicotteri su Ankara, diciassette poliziotti morti.
Il premier Yildrim: «Pagheranno un prezzo molto alto, un Paese democratico non permetterà azioni del genere»
Il presidente turco Erdogan parla attraverso uno smartphone alla Cnn

15/07/2016
A cura di Dario Marchetti, Fulvio Cerutti, Marta Ottaviani

È colpo di stato in Turchia. Questa sera una frangia dell’esercito ha bloccato gli accessi ai ponti sul Bosforo a Istanbul. Sono state isolate anche le strade che portano alla sede dello Stato Maggiore, ad Ankara, mentre jet militari e elicotteri stanno volando sopra la capitale della Turchia. Attorno all’aeroporto Ataturk di Istanbul un gruppo di carri armati sta bloccando qualsiasi tipo di accesso, causando la cancellazione di tutti i voli in partenza e in arrivo. Colpi d’arma da fuoco e di carri armati sono stati avvertiti all’esterno del palazzo presidenziale, mentre 17 poliziotti sono rimasti uccisi nell’assalto dei golpisti contro la sede delle teste di cuoio di Ankara. La tv di stato TRT è stata oscurata, bloccato l’accesso a siti media, Facebook e Twitter. Migliaia di persone sono scese in strada in 81 diverse province. 

LA REAZIONE DELLO STATO 
Per lunghe ore la situazione è sembrata essere sotto il controllo dei golpisti. Poi, con il passare delle ore, quando in Turchia erano già le due di notte, la situazione è sembrata cambiare. Prima fonti dell’intelligence turca (Mit), fedele al presidente Erdogan, hanno detto che il golpe sarebbe stato sventato. Poi è stato il ministro degli Interni Efkan Ala a dichiarare che il colpo di stato è stato «sventato» e che i golpisti «sono stati arrestati». Nelle piazze di Ankara e Istanbul sono nel frattempo continuati scontri, anche violenti, con esplosioni e spari nelle principali vie. Alle tre di notte il premier turco Yildrim ha dichiarato. «La situazione è largamente sotto controllo». Nella notte la tv statale Trt è tornata a trasmettere. I militari, che ne avevano preso il controllo, hanno lasciato la sede dell’emittente statale dopo l’ingresso nell’edificio di una folta folla lealista.

LA FUGA E IL RITORNO DI ERDOGAN 
«Elimineremo questa minaccia in breve tempo, e io tornerò ad Ankara - ha dichiarato il presidente Erdogan durante la fuga, parlando attraverso uno smartphone alla Cnn turca -. Sono ancora il presidente della Turchia ed il comandante in capo: resistete al colpo di stato scendendo nelle piazze e negli aeroporti». Secondo fonti americane citate dall’emittente Msnbc, l’aereo di Erdogan non sarebbe atterrato a Istanbul per dirigersi verso la Germania. Che però, secondo Der Spiegel, avrebbe rifiutato la richiesta d’asilo del presidente in fuga. Erdogan sarebbe dunque diretto verso l’Europa, secondo il Daily Beast. Ma la situazione può essere cambiata. 
Poco dopo le tre di notte il volo con a bordo il presidente turco Erdogan è atterrato a Istanbul, secondo quanto affermato dal ministro della Difesa.

Nel suo messaggio alla nazione Erdogan aveva definito il golpe come l’opera di pochi ribelli interni all’esercito, anche se, secondo fonti diplomatiche, gli attaché delle ambasciate turche nel mondo avevano ricevuto, mezz’ora prima del golpe, un messaggio di avvertimento. Un segnale che corrobora la tesi di un’operazione gestita dai massimi livelli delle forze armate, e non il folle piano di pochi colonnelli. Ma non tutti i militari sarebbero d’accordo: secondo la Cnn turca il capo della Marina militare, Bostan Oglu, avrebbe dichiarato che «le forze sotto il suo controllo non aderiscono alla sollevazione». 

L’EQUILIBRIO INTERNAZIONALE 
Dopo un lungo silenzio, le grandi potenze mondiali si sono espresse sul golpe. Gli Stati Uniti sono con il governo democraticamente eletto in Turchia, ha affermato la Casa Bianca, sottolineando che il presidente americano, Barack Obama, ha parlato del colpo di stato in Turchia con John Kerry. Poco dopo è stata la Nato a ribadire l’appoggio a Erdogan, come anche la cancelliera tedesca Angela Merkel.

 DISORDINI A ISTANBUL, ANKARA E SMIRNE 
Scontri violenti si sono verificati nella notte la polizia in assetto anti-sommossa e l’esercito turco in piazza Taksim, a Istanbul. In un clima da guerra civile, migliaia di persone sono scese in strada anche ad Ankara, per sostenere o contrastare il colpo di stato militare. Sempre nella capitale sarebbe in corso un secondo raid aereo contro il quartier generale dell’intelligence nazionale. L’aeroporto Ataturk di Istanbul, inizialmente occupato dai militari, è nelle mani dei civili pro-golpe.

Proteste in strada anche vicino a uno dei ponti sul Bosforo, bloccati dai militari all’inizio del golpe. Tre persone sarebbero rimaste ferite dai colpi sparati sulla folla, scesa in piazza per protestare anche su invito delle autorità religiose, che hanno spinto i fedeli ad agire per contrastare l’intervento delle forze armate. Feriti anche ad Ankara, dove un jet militare F-16 ha abbattuto un elicottero controllato dai golpisti. 

Un colonnello e tre soldati sono stati arrestati dalla polizia militare turca nei pressi dell’aeroporto Ataturk di Istanbul.

IL MANIFESTO DEI GOLPISTI 
I golpisti, dopo aver preso in ostaggio il capo di stato maggiore turco Hulusi Akar, hanno fatto sapere di «aver preso il potere in tutto il Paese per ristabilire l’ordine democratico e la libertà». Attraverso la tv di stato TRT, le forze armate turche hanno dichiarato l’entrata in vigore della legge marziale e del coprifuoco su tutto il territorio turco. «Le forze armate turche hanno preso il potere su tutto il Paese per riportare in Turchia l’ordine costituzionale, lo stato di diritto, le libertà civili e la sicurezza generale - si legge nel comunicato dei golpisti, diffuso dal Guardian -. Tutte le relazioni diplomatiche e commerciali saranno mantenute.».

GLI ATTACCHI ALLE SEDI ISTITUZIONALI 
Nelle prime fasi del golpe un elicottero d’attacco dell’esercito aveva aperto il fuoco contro la sede dell’intelligence ad Ankara, riferisce il sito russo di informazione Sputnik, secondo il quale i militari stanno disarmando le forze di polizia sia ad Ankara che a Istanbul. Mentre, stando a quanto riferisce la CNN turca su Twitter, una forte esplosione aveva scosso il centro di addestramento delle forze speciali della polizia turca, causando la morte di 17 poliziotti. Secondo fonti locali, in tutto il Paese gli utenti avrebbero gravi difficoltà ad accedere ai social network come Facebook e Twitter, così come ai principali mass media e siti di informazione. 

LA PRIMA RISPOSTA DEL PREMIER 
Il premier Binali Yildirim, da poco insediato, aveva rilasciato una dichiarazione all’inizio della serata, parlando di «un gruppo di militari che ha tentato un colpo di stato militare» e aggiungendo che «un Paese democratico come la Turchia non permetterà una cosa del genere. Il governo eletto dal popolo resta in carica. Questo governo lascerà solo quando il popolo lo deciderà: useremo la forza contro la forza».

I PRECEDENTI 
Per anni le forze armate, tradizionali custodi dello Stato laico fondato da Mustafa Kemal Ataturk, hanno rappresentato una vera e propria spina nel fianco per il presidente della Repubblica Recep Tayyip Erdogan. I militari sono già intervenuti nella vita civile dello stato in altre quattro occasioni: 1960, 1971, 1980, 1998. 

 Licenza Creative Commons
Alcuni diritti riservati

Da - http://www.lastampa.it/2016/07/15/esteri/spari-e-tensione-in-turchia-chiusi-due-ponti-sul-bosforo-FzNjAkwoiittQFiBsphXHK/pagina.html
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« Risposta #5 inserito:: Luglio 20, 2016, 05:25:06 pm »

Il pianto di Erdogan, sono lacrime di coccodrillo
Turchia
   
Gli oltre seimila arrestati, la magistratura falcidiata, la pressoché certa reintroduzione della pena di morte vanno ben oltre il ristabilimento dell’ordine costituito

Il “Sultano” scoppia in lacrime ricordando il suo vecchio consigliere e il figlio 16enne assassinati dai golpisti. Ma quelle di Recep Tayyp Erdogan sono lacrime di coccodrillo. Perché sono ben altri i sentimenti e i propositi del presidente turco sfuggito a un golpe quanto meno improvvisato.

Quelle lacrime nascondono una feroce volontà di regolare i conti con tutto ciò che sa di opposizione: i golpisti gli hanno offerto un’occasione d’oro sul piatto, e il “Sultano” l’ha colta al volo. Non si tratta più di un contro-golpe. Gli oltre seimila arrestati, la magistratura falcidiata, la pressoché certa reintroduzione della pena di morte, vanno ben oltre il ristabilimento dell’ordine costituito. La grande purga turca rappresenta il compimento di un disegno che Erdogan ha coltivato da tempo e che ha perseguito con lucida, quanto cinica, determinazione.

La democrazia islamista, supportata dal voto popolare, si sta trasformando in un’autarchia nazionalista e fondamentalista, al cui comando non c’è un presidente ma un “Sultano” il cui potere va oltre quello, pur ampio, concessogli dalla Costituzione. Mai nella storia, pur segnata da quattro colpi di Stato militari, un uomo ha avuto nelle sue mani il potere che oggi Erdogan invoca. Neanche Ataturk, il padre della Turchia moderna, il generale che aveva in testa l’idea di un Paese pluralista, in politica come nel campo religioso.

Erdogan rispolvera i disegni di grandezza neo ottomani, sfida quell’Europa che pure lo ha riempito di miliardi, senza porgli alcun freno interno, perché divenisse il “Gendarme” delle frontiere esterne. Ed ora che i rapporti con l’America sono tornati ai ferri corti, ecco il “Sultano” tornare a guardare ad Est e riavvicinarsi all’ex nemico russo, Vladimir Putin.

Sono lacrime di coccodrillo, quelle versate da Recep Tayyp Erdogan. Ma di un coccodrillo pericoloso, perché “affamato” di potere e che sa di poter contare sulla debolezza e le divisione delle forze di opposizione, oltre che su un agguerrito, e fedelissimo, apparato di polizia, un vero e proprio esercito parallelo messo su dagli islamisti.

Aver reagito a un golpe non significa che il presidente turco abbia un assegno in bianco da incassare, che possa agire come vuole in un insaziabile desiderio di vendetta. Mentre chiudeva giornali indipendenti, metteva in galera centinaia di giornalisti, blogger, avvocati, attivisti dei diritti umani, mentre scatenava l’esercito contro le città curde del Sud del Paese, l’Europa, con rare eccezioni, si è voltata da un’altra parte, come se Erdogan fosse una sorta di “male minore”, da sostenere nonostante tutto. Così non può essere. La stabilità non è un valore in sé, un principio assoluto al quale piegare ogni diritto, umano, civile, politico.

La Turchia è un attore fondamentale per la stabilizzazione del Vicino Oriente. Questo è indubitabile. Ma ciò non può essere usato dal “Sultano di Ankara” come un’arma di ricatto verso l’Occidente, verso l’Europa. Perché il prezzo della stabilità non va fatto pagare al popolo turco, alle sue minoranze. Sostenere un presidente eletto dal popolo non significa appoggiare un autocrate che fa scempio di legalità. L’Europa ha già sbagliato una volta avallando le pretese di Erdogan. Ripetersi sarebbe esiziale. Per tutti.

Da - http://www.unita.tv/opinioni/il-pianto-di-erdogan-sono-lacrime-di-coccodrillo/
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