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Autore Discussione: Andrea Rivera contro tutti  (Letto 2313 volte)
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« inserito:: Novembre 29, 2008, 11:44:48 pm »

Provocatore e cantastorie, pubblica «Prossime aperture»: cd di monologhi e canzoni

Andrea Rivera contro tutti

«La sinistra è come i mobili Ikea: devi costruirtela da solo, ma senza le istruzioni»
 

ROMA — Andrea Rivera usa le parole per picchiare duro: a destra e a sinistra, il ministro Brunetta ma anche il leader del Pd Walter Veltroni. E il premier Silvio Berlusconi? No, o meglio: «Il suo nome nemmeno lo pronuncio. Uso gli anagrammi», taglia corto il «cantautore operaio» che nemmeno una settimana fa aveva fatto infuriare gli studenti dell'Onda chiedendo di «tendere una mano ai ragazzi del Blocco studentesco», il movimento giovanile di destra. Prima contestato e applaudito soltanto dopo aver specificato di essere antifascista. Ora precisa: «È ora di aprirsi, che non vuol dire legittimare le violenze dei fascisti, ma prevenirle. La guerra fra poveracci fa comodo soltanto a chi ha la poltrona sotto al sedere».

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Alle polemiche Rivera è abituato. «Prendo schiaffi da tutti, senza distinzioni politiche. Sono cristiano perché porgo sempre l'altra guancia», ironizza lui che nel 2007, dal palco del 1˚ Maggio a Roma, scatenò polemiche per una battuta sul Vaticano. Ricorda: «Mi difese soltanto Sandro Curzi». E adesso fatica a trovare i teatri che ospitino il suo Prossime aperture. «In scena mi presento come Gesù, nudo, coperto solo da una chitarra. Tante sale sono politicizzate, il resto sono parrocchiali. Dicono che sono "pericoloso" ». Intanto ha inciso il suo primo album che uscirà lunedì e si intitola come lo spettacolo: racchiude i suoi taglienti monologhi e cinque canzoni, fra le quali «I ponti di Giorgiana Masi», la ragazza uccisa a Roma nel '77, durante una manifestazione del Partito radicale. «Dopo averla scritta mi sono accorto che Stefano Rosso l'aveva già ricordata in "Bologna '77". Allora la dedico a tutte le donne che troppo spesso subiscono violenze, ma anche a lui, cantautore vero». In «Vincenzo sta tornando» racconta una vita difficile. «Vincenzo l'ho conosciuto davvero: mi ha dato un manoscritto mentre ero al bar. Però lo rivoleva indietro quando ha capito che non ero Simone Cristicchi, che i "pazzi" li ha portati al Festival di Sanremo».

E c'è «M'hanno indulto a rubba'» che avrebbe voluto portare sul palco dell'Ariston l'anno scorso. «Non l'hanno voluta: forse Pippo Baudo ha visto il nome di Clemente Mastella nei primi versi e s'è spaventato». Rivera si ispira al teatro canzone di Giorgio Gaber, ma anche a Ennio Flaiano e al suo mito Rino Gaetano. Non a caso ha dedicato «Bruno Eddio» al grande amico del cantautore di Crotone, Bruno Franceschelli. «Non parlo solo di politica. Colpisco i simboli: Moccia, Muccino, fra un po' tocca pure a Nanni Moretti che non ha voluto film italiani a Torino... forse ha visto soltanto quelli con Massimo Boldi. Mi piacerebbe che la gente ridesse mentre ascolta il mio cd. Oggi si ascolta musica deprimente. Come questo ragazzo, Luci della Centrale Elettrica, che canta "portami a bere dalle pozzanghere"... Perché?». Andrea da «cantautore di strada» si è fatto conoscere come irriverente citofonista di «Parla con me», la trasmissione di Serena Dandini. Ora però si è stufato di suonare i campanelli dei palazzoni di periferia e vorrebbe anche cantare in tv: «Mi hanno detto di sì. Ho pronta una canzone sul movimento studentesco: "La facoltà di non poter lavorare". Però mi piacerebbe portare in tv uno spettacolo con Paolo Rossi, Pippo del Bono, Ascanio Celestini, Ulderico Pesce e Bobo Rondelli. Ce la farò?». La sua tv, quando non fa zapping, è fissa su Rai news 24. «Mi serve per tenermi aggiornato. Cosa mi piace? Le vignette di Vauro nel programma di Santoro. E basta. Questa è un'epoca di fascismo televisivo che la sinistra non ha nemmeno provato a fermare. Persino le previsioni del tempo sono diventate edonistiche: più che le nuvole uno guarda il seno della presentatrice».

Non risparmia nessuno, rivendica il «diritto alla satira» e attacca anche i suoi colleghi. «La vera satira è quella che fa male allo stomaco. Quando vedo Zelig mi fa male la pancia, ma per un altro motivo. Le Iene sono jene con il pubblico e pecore con il padrone. La Guzzanti? Non fa satira... s'a tira ». Tradotto dal romanesco: se la tira. Salva Daniele Luttazzi, buttato fuori dalla Rai dopo l'«editto bulgaro» di Berlusconi. Ha già pronte nuove canzoni per un altro cd. Una si intitola «Walter Veltroni Beach»: «Lo so, chi non conosce l'inglese potrebbe fraintendere: spiaggia o prostituta?». Ma non è tenero nemmeno con il sindaco Alemanno. «A Roma abbiamo un Papa tedesco e un sindaco alemanno. Cos'è un’invasione?». Scusi, è ancora di sinistra? «Preferisco definirmi un anarchico. Sono preoccupato perché vivo al quinto piano e ogni riferimento a Pinelli è casuale — ironizza —. La sinistra non c'è più... anzi è come i mobili Ikea: te la devi montare da sola ma non ci sono le istruzioni». Non ha mai smesso però di solidarizzare con gli operai. «Ho lavorato per 12 anni come macchinista, prima al teatro dell'Opera e poi con Gigi Proietti. Mi piacerebbe un ministero con portafoglio contro le morti sul lavoro, gestito da persone che hanno subito incidenti». Poi lancia una proposta al ministro Brunetta che metterebbe tornelli ovunque: «Io li piazzerei all'ingresso dei cantieri: così si vede quanti operai entrano la mattina e quanti ne escono la sera».

Sandra Cesarale
29 novembre 2008

da corriere.it
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