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Autore Discussione: L’avvocato-psicologo si spoglia per Brass  (Letto 2436 volte)
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« inserito:: Marzo 09, 2008, 09:14:35 am »

9/3/2008 (7:59) - PERSONAGGIO - DALLE ARRINGHE AL SET PIÙ SCANDALOSO

L’avvocato-psicologo si spoglia per Brass
 
Caterina Marzi: sono un’intellettuale folgorata sulla via di Tinto

ALBERTO MATTIOLI
ROMA


«Vedo nel femminile l’unica speranza per cancellare la guerra e farne un tabù». Così parlò Tinto Brass, richiesto di spiegare il senso del film che ha scritto e sta per giraree, «Ziva, l’isola che non c’è». Durante la Seconda guerra mondiale, su un’isola della Dalmazia si gioca il destino di una donna (appunto Ziva, che però è anche il nome dell’isola e che in slavo significa «diva»), la custode del faro, e di quattro uomini, il marito partigiano, due occupanti, uno italiano e l’altro tedesco, e un parà inglese. Le riprese dovrebbero cominciare quest’estate, l’attrice protagonista sarà la debuttante Caterina Varzi, i suoi partner sono ancora da scegliere.Si chiama Caterina Varzi e sarà la primadonna del prossimo film di Tinto Brass, «Ziva, l’isola che non c’è». E, fin qui, è una notizia. La curiosità è che la nuova scoperta (come sempre con Brass, in tutti i sensi) del sommo sacerdote dell’eros cinematografico è anche un’avvocatessa e una psicanalista junghiana. Insomma, la Varzi fa un lavoro uno e trino, ma non per il quattrino. In realtà, è un’intellettuale folgorata sulla via di Brass per via di una «reciproca seduzione» che le ha fatto scoprire, nel Tinto nazionale, «la persona oltre il personaggio».

Andiamo con ordine. Calabrese trapiantata a Roma, 37 anni «ufficiali» («Ma non posso rivelare l’età vera, c’è un veto del regista»), si laurea nell’86 ed esercita per dieci anni come avvocato. Poi scopre l’analisi facendola, per altri quattro, con Aldo Carotenuto. E diventa anche psicanalista. Nel frattempo, fa anche molto altro: è ricercatrice a Giurisprudenza, prende un master in Psicologia giuridica, si dedica «a tematiche afferenti al diritto processuale-penale: le dinamiche del processo in termini psicodrammatici» (così scrive su Internet) e collabora anche con il nostro «Tuttoscienze» su argomenti non esattamente frivoli, per esempio con una recensione di «Genio e follia» di Jaspers.

Da Jaspers a «Ziva» il passo può sembrare non solo lungo ma anche bizzarro, ma lei non l’ha vissuto così. L’incontro con Brass avviene nel ruolo di avvocato («Seguivo una trattativa per una società di produzione») che poi diventa quello di consulente per la sceneggiatura («Ma intendiamoci: è del tutto originale e l’ha scritta lui. Io mi sono limitata a consigliarlo sugli aspetti psicologici»), poi di musa ispiratrice com’era la scomparsa moglie del maestro, Carla Cipriani, alias la «Tinta» («Sì, credo di aver preso il suo posto ma, sia chiaro, solo dal punto di vista professionale») e infine quello di attrice.

E qui bisogna precisare che il nuovo film di Brass è un film di Brass come quelli vecchi, cioè che ci si fa sesso e pure molto. «Ma forse in “Ziva” - chiosa la neoattrice - meno che nelle ultime pellicole». La vicenda è ambientata nel 1942, in Croazia. Ziva è il nome sia dell’isola che della guardiana del faro che c’è sopra, cioè la Varzi, che si destreggia fra quattro uomini in guerra, il marito partigiano titino, un marinaio italiano, un soldato tedesco e un paracadutista inglese. Detta così, sembra una barzelletta («dunque, ci sono un tedesco, un inglese e un italiano») e invece il messaggio del film è decisamente impegnato e impegnativo: fra Eros e Thanatos vince l’amore, e infatti se ne vedrà parecchio. Insomma, fate l’amore, non fate la guerra. «Una bella sceneggiatura, di cui ho apprezzato il tema antimilitarista. Anche se, diversamente da me, Brass dà più importanza al significante che al significato». Prego? «Ma sì, Brass preferisce raccontare per immagini, io per parole».

Resta da capire come mai l’avvocatessa Varzi non si sia limitata ad apprezzare la storia ma abbia deciso anche di recitarla. «Ma perché me l’ha chiesto Brass! Io naturalmente all’inizio ero perplessa, anche perché non ho mai recitato in vita mia e non credo che continuerò dopo il film. Però Brass mi ha conquistata: intanto perché è un intellettuale vero, poi perché ha i modi di un gentiluomo d’altri tempi. Ha conservato la capacità di stupirsi e la disponibilità a farsi sedurre dalla vita». Così ha sedotto, sempre professionalmente, anche lei. «Però - racconta Caterina - mi ha risparmiato la prova della monetina». Già, il celebre provino brassiano. Si sa che il maestro apprezza soprattutto una parte del corpo femminile, quella posteriore. E alle sue aspiranti primedonne chiede di solito di raccogliere da terra una monetina proprio per permettergli una visione il più possibile panoramica del loro, chiamiamolo così, significante. Avvocatessa, l’esenzione dal test-monetina deve inorgoglirla... «Evidentemente, c’è un certo apprezzamento anche estetico, ma credo di essere piaciuta a Brass soprattutto dal punto di vista intellettuale».

E così a giugno si inizierà a girare in Croazia. Il compagno della psicoattrice non ne ha fatto uno psicodramma. «Anzi, mi ha sostenuto e incoraggiato». Idem i genitori, tutt’altro che stereotipati retrogradi della deep Calabria: «Sono abituati alle mie scelte anticonformiste. Diciamo che non si stupiscono più di nulla. Semmai, sono io che mi immagino sul set in momenti anche imbarazzanti. Ma sono certa che Brass saprà evitare di farmi sentire imbarazzata». Come molte altre prima di lei...
 
DA LASTAMPA.IT
 
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