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« Risposta #3 inserito:: Luglio 12, 2007, 06:49:52 pm » |
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L'esecutivo va sotto con 157 sì e 154 no.
Scontro Ds-Di Pietro Giustizia, governo battuto al Senato
Mastella minaccia di lasciare
Approvato un subemendamento alla riforma del ministro, che ha fatto sapere di non poter tollerare il ripetersi di questa situazione
ROMA - Il governo scivola in Senato sulla riforma della giustizia: con 157 sì e 154 no l'aula di Palazzo Madama ha approvato infatti un sub-emendamento del senatore ulivista Roberto Manzione sul quale era d'accordo il centrodestra, ma con il parere contrario dell'esecutivo. «Non mi pare ci sia l'apocalisse, però c'è una questione di metodo», ha detto il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, intervenuto dopo il voto. «Mi sembrava raggiunto un accordo, ma nell'Unione c'è chi si muove a proprio piacere. Il governo di qui in avanti, di fronte a proposte che vengono dal centrosinistra, esprimerà non un parere collaterale o contiguo a quello del relatore, ma si rimetterà all'aula. Certo, se ci fosse uno stravolgimento del testo ne prenderei atto, ma visto che non siamo a questo il problema non si pone».
MASTELLA MINACCIA DI LASCIARE - «Se venerdì passerà un altro emendamento di Manzione, sulla presenza come membri di diritto dei presidenti degli ordini regionali degli avvocati nei consigli giudiziari al ministro della Giustizia, Clemente Mastella non esiterebbe un istante a prendere atto di questa difficoltà e a rassegnare le dimissioni». Lo ha detto il presidente dei senatori dell’Udeur Nuccio Cusumano, al termine dell’ufficio politico dell’Udeur. Mastella ha poi fatto la battuta, riferita al voto decisivo del senatore Andreotti di martedì, che «San Giulio si festeggia una volta sola».
CRITICHE DI FASSINO - «E' spiacevole - ha detto il segretario dei Ds Fassino - che ci siano alcuni parlamentari del centrosinistra che per far passare un emendamento che non ha nessun rilievo hanno prodotto una fibrillazione politica. Credo che dobbiamo lavorare tutti per avere più senso di responsabilità».
TESTO - Il sub-emendamento al «comma Butti» inasprisce le regole per il passaggio di funzioni dei magistrati. Il testo approvato prevede che per cambiare funzioni (da inquirenti a giudicanti) per i magistrati che cambiano anche settore (da penale a civile e viceversa), sarà necessario cambiare non solo circondario, ma anche provincia. Questo perché in alcuni casi (come Roma e Palermo) circondari e provincia non coincidono. Era dunque possibile, in alcuni casi, cambiare funzioni senza cambiare provincia. Con l'emendamento Manzione, questo non è possibile. Il presidente della commissione Giustizia, Cesare Salvi, ha definito il sub-emendamento Manzione «ragionevolissimo» ma «di ridotta importanza».
«MODIFICA IN LINEA CON INTESA POLITICA» - «Il sub emendamento è in linea con quanto la maggioranza ha fatto in commissione» si è difeso il senatore Roberto Manzione a proposito della proposta di modifica sul passaggio di funzione dei magistrati passato in Aula con i voti dell'opposizione. «È stato votato dall'opposizione - ha aggiunto - per il fatto che la maggioranza a volte ha paura ad agire nel merito. Ma, nel merito, quella modifica è perfettamente in linea con l'accordo politico preso». IDV: NOI LIBERI FINO AL VOTO FINALE - Intanto però, per bocca del capogruppo, Nello Formisano, l'Italia dei valori annuncia che dopo il voto di giovedì mattina il partito guidato da Di Pietro potrebbe considerarsi con le mani libere da ogni vincolo di coalizione per quel che riguarda l'ordinamento giudiziario. «Quello che è successo in aula è gravissimo e rischia di mettere in discussione la portata generale dell'accordo che faticosamente avevamo raggiunto», spiega Formisano, che poi aggiunge: «Noi valuteremo se non sia il caso, con le forze che condividono i nostri valori, di avere la stessa libertà che si sta affermando in questa aula, fino al voto finale». Immediata la replica della capogruppo dell'Ulivo al Senato Anna Finocchiaro. «Il presidente Formisano - ha detto - mi pare abbia voluto trasformare le mie valutazioni politiche di elogio del Parlamento e della sua autonomia in un salvacondotto per sè e per i senatori che lo seguiranno nel contrastare un provvedimento del governo. Se ne assuma la responsabilità».
ENTRO SABATO IL VOTO AL SENATO - Prima del voto di giovedì mattina la conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama aveva fatto sapere che il voto del Senato sul disegno di legge di riforma dell'ordinamento giudiziario sarebbe arrivato entro le 12.30 di sabato. La conferenza aveva stabilito anche di non ricorrere al contingentamento dei tempi nella discussione.
12 luglio 2007 da corriere.it
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