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Autore Discussione: ALESSANDRA ZINITI Reggio Calabria, medici arrestati, intercettazioni rimaste...  (Letto 1769 volte)
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« inserito:: Aprile 23, 2016, 12:06:15 pm »

Reggio Calabria, medici arrestati, intercettazioni rimaste chiuse nel cassetto per 5 anni
L'ospedale Bianchi Melacrino Morelli di Reggio Calabria, dove sono stati arrestati 11 medici del reparto di ginecologia per falso ideologico e interruzione di gravidanza senza consenso (lapresse)
Il giudice della indagini preliminari: "Sistema criminale".
I magistrati lanciano appello alle vittime di malasanità nel reparto di ginecologia, ieri quasi totalmente azzerato, affinché si rivolgano agli inquirenti


Dal nostro inviato ALESSANDRA ZINITI
22 aprile 2016
   
REGGIO CALABRIA - Sono rimaste chiuse in un cassetto per cinque anni. Senza che nessuno le trascrivesse e avviasse le indagini che ieri hanno portato al quasi totale azzeramento del reparto di ginecologia dell’ospedale di Reggio Calabria. E nel frattempo i medici che erano soliti coprire i loro errori e la loro superficialità costata la vita ad alcuni neonati continuavano a fare e disfare, falsificando le cartelle cliniche e assicurandosi l’impunità. E chissà forse anche a procurare altri danni ad altri pazienti. Le conversazioni intercettate nell’ambito di un’altra inchiesta di mafia e poi trascritte su iniziativa del procuratore aggiunto Gaetano Paci accendono un faro solo su tre mesi del 2010.

Ma la successiva attività di intercettazione avviata dalla Guardia di finanza sui medici finiti sotto inchiesta ha rivelato che anche negli anni successivi, e persino dopo essere andati a lavorare in altri ospedali della Regione, i medici avrebbero continuato a mettere in atto questo modus operandi che il gip firmatario dell’ordinanza di custodia cautelare ha definito un “sistema criminale”.

Anche per questo, ora, i magistrati della Procura guidata da Cafiero de Raho si rivolgono ai cittadini e lanciano un appello: chiunque, negli ultimi anni, ritenga di essere rimasto vittima di casi di malasanità nel reparto in questione o anche in altri reparti degli ospedali riuniti, episodi mai denunciati o denunciati e archiviati, si faccia avanti e si rivolga agli inquirenti.

L’indagine dunque potrebbe presto allargarsi a macchia d’olio. La scoperta di quel brogliaccio contenente le intercettazioni-shock avviene poco più di un anno fa quasi per caso, quando il padre di un bambino rimasto tetraplegico dopo il parto si presenta alla Procura di Reggio Calabria chiedendo l’intervento dei magistrati per accelerare il processo a carico dei sanitari ritenuti responsabili della disabilità del bimbo. Quel processo, incardinato presso il giudice monocratico di Melito Porto Salvo, stava per andare in prescrizione dopo l’abolizione dell’ufficio giudiziario distaccato e avrebbe dovuto ricominciare daccapo a Reggio, ma i tempi lunghi della giustizia rischiavano di mandarlo in prescrizione. Al procuratore aggiunto Paci è bastato dare un’occhiata a quel fascicolo e fare un monitoraggio di altri fascicoli nelle stesse condizioni per capire che era opportuno riunirli. Ed è stato durante questa attività di ricognizione che sono saltate fuori le intercettazioni mai trascritte. Disposte nell’ambito di un’indagine di mafia sul clan Di Stefano, avevano registrato la voce del primario facente funzione di Ginecologia Alessandro Tripodi, cugino del boss. Da quelle conversazioni non era venuto fuori nulla di interessante sulle complicità della zona grigia della borghesia mafiosa alle cosche mafiose della città. E le ciniche conversazioni tra medici sugli orrori commessi nel reparto sono finite nel dimenticatoio per anni.

© Riproduzione riservata
22 aprile 2016

Da - http://www.repubblica.it/cronaca/2016/04/22/news/reggio_calabria_intercettazioni_ospedali-138236540/?ref=HREC1-17
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