MOVIMENTO 5 STELLE.

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Arlecchino:
Movimento 5 Stelle, ecco clienti e conti della Casaleggio Associati svelati da Supernova

 Giovanni Bucchi PALAZZI

Che cosa c'è scritto nell'ultimo capitolo del libro scritto dall’ex collaboratore della Casaleggio Associati, Marco Canestrari, e dall’ex capo comunicazione M5S alla Camera, Nicola Biondo
“Se Silvio Berlusconi oggi avesse avuto vent’anni di meno e avesse scelto di ‘scendere in campo’ con un suo partito, probabilmente avrebbe utilizzato lo stesso schema di Grillo e Casaleggio: la rete, le società collegate, le fake news per fare profitti, le consulenze… Ridurre quel sogno di movimento popolare che era il progetto Cinque Stelle in una Forza Italia 2.0 è stato forse uno dei delitti politici più efferati di questi ultimi anni”. Sono le parole con cui termina l’ultimo capitolo pubblicato di “Supernova, come è stato ucciso il Movimento 5 Stelle”, il libro sostenuto da un progetto di crowdfunding online scritto a quattro mani dall’ex collaboratore della Casaleggio Associati Marco Canestrari e dall’ex capo comunicazione M5S alla Camera Nicola Biondo, che a inizio marzo diffonderanno l’intera opera. Al centro dell’ultimo capitolo reso pubblico, i conti dell’azienda (la Casaleggio Associati) e la mappa del suo potere.

GRILLO COME BERLUSCONI
L’avventura politica del Movimento 5 Stelle non è così dissimile da quella di Silvio Berlusconi, secondo gli autori. In entrambi i casi due leader carismatici (l’ex Cav. e Beppe Grillo) si servono di aziende proprie o a loro vicine (nel caso di Grillo l’azienda è dell’amico Gianroberto Casaleggio) per entrare nell’agone politico. Se si confronta il 1994, e allo storytelling berlusconiano che narra di un nuovo movimento fatto di persone normali estranee alla vecchia classe politica ma in realtà costruito negli uffici di Publitalia, concessionaria pubblicitaria della Fininvest, rispetto a quello schema la vera differenza – secondo Canestrari e Biondo – è “la diffusione dei nuovi strumenti di comunicazione, che hanno costi d’accesso infinitamente più bassi, e che quindi non necessitano di investimenti paragonabili a quelli del secolo scorso”. Per il resto, “la strategia seguita da Grillo per scalare il Paese è la stessa, e non ha nulla a che fare con la democrazia diretta e il contrasto ai poteri forti; ne ha molto, invece, con l’economia di relazione e l’abile amministrazione di influenze pazientemente coltivate”. Ma se Berlusconi poteva contare su ben altre risorse, “i bilanci della Casaleggio Associati non evidenziano flussi di denaro particolarmente importanti per un’azienda che occupa tra le otto e le dieci persone”. Il problema, notano gli autori, “semmai è il contrario”, perché la società finirà per “trasferire alcuni costi ad altri soggetti legati al Partito e a garantirsi vitali ricavi”.

QUEI LEGAMI CON EXPEDIA (FINO ALLA RAGGI)
Agli albori dei 5 Stelle c’è una stretta sinergia con Expedia. Il colosso mondiale del turismo online, svela Supernova, “è uno dei clienti più importanti della neonata azienda”. Quando nel 2004 viene fondata, la Casaleggio Associati produce rapporti sull’e-commerce. “Uno in particolare: quello sull’andamento dell’e-commerce in Italia, sponsorizzato da Expedia”. All’epoca, tra il 2004 e il 2009, l’ed di Expedia era l’italiano Adriano Meloni, amico di Casaleggio padre, uno che ha preso parte anche agli incontri di Gaia organizzati dal guru. “Quando se ne va da Expedia, strana coincidenza, si interrompe il rapporto economico con Casaleggio Associati. Oggi è assessore allo sviluppo economico della giunta M5S di Virginia Raggi”.

DI PIETRO? UN CLIENTE DI CASALEGGIO
Non è mai stato un alleato politico dei 5 Stelle, però Antonio Di Pietro è stato un cliente della Casaleggio Associati. E’ Grillo che lo presenta a Casaleggio nel 2005, rivelano Canestrari e Biondo. “Viene aperto il Blog di Antonio Di Pietro, graficamente molto simile a quello di Grillo, che utilizza le stesse strategie di comunicazione online: un post al giorno, scritto da Casaleggio o dal socio Luca Eleuterio e approvato da Di Pietro, e banner per diffondere le campagne del Partito”. Nel 2005 e nel 2006 Casaleggio “organizza la comunicazione elettorale di Italia di Valori, che gli affida infine anche la responsabilità tecnica ed editoriale del sito del Partito”. Sul blog dell’ex pm i credits non sono esposti (a differenza del blog di Grillo che indica chiaramente la Casaleggio Associati), tuttavia “i bilanci di Italia dei Valori rivelano che tra il 2005 e il 2010 vengono spesi per la comunicazione online e le ‘strategie digitali’ non meno di 1.800.000 euro. Soldi pubblici, derivanti dai rimborsi elettorali”. In sostanza, “mentre Idv paga, per i suoi servizi, Casaleggio Associati, Gianroberto Casaleggio, nella veste di dominus del nascente Movimento e ghostwriter di Grillo, tuona proprio contro quello stesso finanziamento pubblico ai partiti”.

DALLE BANCHE E MULTINAZIONALI ALL’EDITORIA
Che dire poi di quel sistema bancario contro il quale Grillo e i suoi lanciano strali dal blog? “Casaleggio Associati più pragmaticamente con le banche collabora”. Si va da “colossi del calibro di CartaSì e Banca Intesa, per conto delle quali l’azienda produce analisi di mercato e campagne d’informazione online” fino a sponsor come Barclaycard, Banca Sella, HiPay e (nel 2016) Poste Italiane. Discorso analogo per le multinazionali “che finanziano i portali di fake news di Casaleggio Associati, tzetze.it, la-cosa.it, lafucina.it”. “Sono fonti di reddito dell’azienda grazie alla pubblicità fornita da aziende come Google (di cui Casaleggio Associati è partner importante, come rivelato un ex dipendente a BuzzFeed.com) e Publy”, mentre “attraverso Amazon, invece, l’azienda vende i propri prodotti editoriali”.
Non c’è comunque soltanto l’e-commerce tra gli asset aziendali dell’azienda che sovraintende i 5 Stelle. Pure l’editoria è un settore che attira, con un primo tentativo di avviare una casa editrice online, l’idea di un portale per aggregare blog sparsi in rete (TzeTze) dando spazio a un’informazione alternativa. Canestrari e Biondo ripercorrono poi la collaborazione con Chiarelettere (“l’accordo prevede che il Blog intervisti e pubblicizzi alcuni titoli dell’editrice e li venda attraverso il proprio negozio online Grillorama, trattenendo una commissione”), i rapporti con il Fatto Quotidiano, il contratto con il gruppo editoriale GEMS, di cui fa parte Chiarelettere, “nel frattempo divenuto editore di Grillo e Casaleggio per alcuni libri, e che prevede la gestione di alcuni portali del gruppo e, in particolare, il blog collettivo voglioscendere.it”, con le firme di Marco Travaglio, Peter Gomez e Pino Corrias, poi trasformato in cadoinpiedi.it. C’è spazio anche per un aneddoto su Giovanni Favia, l’ex consigliere 5 Stelle in Emilia-Romagna cacciato dal Movimento dopo le parole off the records riprese da La7 il quale in realtà – raccontano gli autori – aveva già rotto con Casaleggio per non aver troncato la collaborazione con il Fatto Quotidiano (aveva un blog). Perché avrebbe dovuto chiuderla lì? Per ripicca, perché la testata aveva sviluppato quell’area del sito senza la consulenza della Casaleggio Associati. “Sorte simile – si legge nel capitolo – subiscono Daniele Martinelli, primo capo della comunicazione del Movimento alla Camera, Matteo Ponzano, che gestiva il canale web-tv La Cosa, oltre a uno degli autori di questo libro. Candidati alle parlamentarie del Movimento per le elezioni europee del 2014, vengono esclusi a votazioni aperte da una nota del Blog: ‘non sono ammessi dipendenti o collaboratori attuali o ex della Casaleggio Associati’”.

Da - http://formiche.net/2017/01/m5s-casaleggio-grillo-supernova/

Arlecchino:
"Internet deve essere accessibile a tutti, serve alle imprese e alla nostra conoscenza"
Intervista a Davide Casaleggio che ad Agi racconta le strategie che l'Italia dovrebbe adottare per far crescere il mercato del digitale, l'importanza dell'accesso alla rete, e la privacy di Rousseau dove assicura: "Il Garante sarà soddisfatto del nostro lavoro"

Di ARCANGELO ROCIOLA 25 maggio 2018, 11:37
"Internet deve essere accessibile a tutti, serve alle imprese e alla nostra conoscenza"

DAVIDE CASALEGGIO STARTUP DIGITALE ECOMMERCE VENTURE CAPITAL
Nessun accenno alla politica, né al governo. L’unica eccezione è una breve dichiarazione alle telecamere dove dice solo: "Sono molto contento che si sia sbloccata questa situazione e sono sicuro che Giuseppe Conte sarà all’altezza della situazione. Gli faccio un grande augurio di portare avanti il suo compito con serietà e professionalità, che penso abbia". Ma a margine della presentazione del suo rapporto sull'e-commerce in Italia, Davide Casaleggio, 42 anni, amministratore delegato della Casaleggio Associati e titolare dell'associazione proprietaria della piattaforma Rousseau, si lascia avvicinare per qualche minuto e si concede a qualche domanda. Non su questioni politiche, ma solo scenari sul mercato del digitale in Italia che per Casaleggio ha un grande potenziale. E dal suo osservatorio traccia alcune direttrici per farlo esprimere appieno.

Non c'è digitale senza Internet, e nel programma del cambiamento del prossimo governo si parla di Internet gratuito per tutti, è fattibile?

"Credo che Internet debba essere accessibile a tutti, è un bene fondamentale, come l'acqua. Senza Internet non potremo sviluppare né la nostra conoscenza personale, né le nostre imprese. E legato al tema del diritto di accesso per tutti a Internet ci sono molti temi, come quello della cittadinanza digitale, su cui lavoreremo nei prossimi giorni. Certo è che bisogna capire come dare a tutti accesso alla rete".

A proposito di Internet e imprese, l'Italia non è riuscita in questi anni ad aumentare i propri investimenti in startup e in innovazione. Cosa andrebbe fatto?

"L'Italia ha grandi potenzialità ma per far crescere il mercato dell'innovazione credo dovremmo partire da un coordinamento nazionale che razionalizzi i vari investimenti fatti a livello locale, spesso fatti da finanziarie regionali e fondazioni bancarie. Il modello che dovremmo valutare è quello francese, che ha portato Parigi sul tetto d'Europa per investimenti in startup. Sono sicuro che anche l'Italia può fare lo stesso. L'e-commerce, come racconta il nostro rapporto, oggi vale 35 miliardi di euro, ma il mercato dell'innovazione e del digitale non ha ancora espresso il suo potenziale. Per farlo, secondo noi, serve una strategia nazionale in cui si coinvolgano le grandi aziende italiane con programmi di open innovation (ovvero accordi tra grani aziende e nuove società digitali, ndr) e corporate venture capital (cioè investimenti diretti nel capitale di imprese innovative, ndr), in maniera tale da favorire il mercato degli investimenti, e poi quello delle exit".
È una tesi piuttosto dibattuta da anni, ma finora non si è riusciti a farlo.

"Credo che la strada passi da una riorganizzazione dei finanziamenti fatti a livello regionale dalle finanziarie, sarebbe un primo passo per sviluppare questo mercato. Oggi ci sono molte finanziarie che investo piccole somme in molte startup. E spesso si tratta di investimenti a cui non seguono altri investimenti più cospicui, magari fatti da privati, quelli che poi davvero permettono alle neo imprese innovative di crescere. A queste imprese dopo un po' manca liquidità e servono investimenti da diversi milioni di euro per continuare a sviluppare le loro tecnologie dopo le fasi iniziali della loro vita d'impresa".

Cosa fare quindi?

"Cercare di fare in Italia quello che è riuscita a fare la Francia con l'istituzione della Bpifrance (la banca pubblica di investimento francese, ndr). Loro soffrivano dello stesso problema italiano e, proprio attraverso una razionalizzazione delle finanziarie regionali, sono riusciti a creare un percorso di sviluppo delle aziende. Il pubblico investe nelle fase iniziali, ma in modo più cospicuo e strutturato, così si porta il privato a investire nelle fasi successive della vita aziendale. Un'altra soluzione potrebbe venire dal coinvolgimento delle fondazioni bancarie. Oggi le fondazioni bancarie spendono ogni anno circa 800 milioni di euro a livello locare. Mi chiedo, perché non trasformare questa spesa in investimenti veri in startup, magari anche a livello locale, così da generare nuovi capitali per le stesse fondazioni? Serve un cambio culturale nel Paese sui temi dell'innovazione".

Durante la presentazione del rapporto sull'ecommerce ha detto che un ruolo fondamentale lo hanno i media. Cosa intendeva?

"Non voglio certo dire ai media quello che devono fare, ma per fare in modo che in Italia si parli di startup e innovazione bisogna creare dibattito, e anche i media possono fare la loro parte".

Torniamo brevemente sul governo. Paolo Savona è stato indicato come ministro dell'Economia, se dovesse diventarlo sarebbe il primo ministro al Tesoro con una buona conoscenza della tecnologia blockchain e dell'intelligenza artificiale. Secondo lei da queste tecnologie potrebbero arrivare delle soluzioni innovative nell'azione di governo? 

"Non parlo di quello che potrebbe fare il governo, ma è un fatto che la blockchain non è qualcosa che riguarda il futuro prossimo, ma è già attuale, già servirebbe alle imprese italiane nella gestione dei contratti e delle reazioni tra imprese in maniera trasparente. Pensi a quanto ne potrebbero giovare le piccole e medie imprese, di cui il tessuto produttivo italiano è pieno".

È entrata in vigore la Gdpr, il nuovo regolamento sulla privacy online dei cittadini. Rousseau è pronto?

"Abbiamo lavorato molto sulla sicurezza della nostra piattaforma e degli iscritti, sono sicuro che anche il garante della privacy sarà soddisfatto di quello che abbiamo fatto".
@arcangelorociola


Da - https://www.agi.it/economia/casaleggio_startup_internet_ecommerce-3947535/news/2018-05-25/

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Di Maio alle imprese: “Ricetta per crescita è lasciarle in pace. Via lo spesometro, siete onesti fino a prova contraria”

Semplificazione: è la parola scelta dal ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico nel suo discorso all'assemblea di Confcommercio. C'è "c'è troppa certificazione da compilare" per accedere agli incentivi e anche al codice degli appalti "dobbiamo togliere qualcosa" perché "è diventato così complicato che terrorizza". Sul fronte della lotta all'evasione fiducia agli imprenditori: "Invertiremo l'onere della prova". Ai lavoratori "va garantito un salario minimo"

Di F. Q. | 7 giugno 2018

 “La ricetta per fare decollare le imprese che creano lavoro, sviluppo, nuove tecnologie nella loro crescita è lasciarle in pace “. Sono le parole scelte da Luigi Di Maio per illustrare all’assemblea di Confcommercio il manifesto del governo Conte per gli imprenditori.
“La mia grande preghiera al Parlamento, che si avvia a partire con i suoi lavori presumibilmente entro la prossima settimana, è non bombardate i cittadini di leggi, semmai alleggeriteli. Ce ne sono fin troppe”, ha detto il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico riecheggiando una delle grandi battaglie condotta negli scorsi anni dalla Lega alleata di governo, quella per la semplificazione. Alla quale il governo Berlusconi IV dedicò persino un ministero guidato dal leghista Roberto Calderoli dal 2008 al 2011.

“C’è una questione importante che riguarda l’innovazione – ha argomentato Di Maio – il programma Industria 4.0 va sempre di più semplificato nel suo accesso”. “Dobbiamo prenderci qualche rischio per fare ripartire il paese” a partire “dall’eccessiva burocratizzazione. Bisogna agevolare e semplificare” le modalità “per accedere anche ad altri programmi, al fondo garanzia, a tutto il sistema degli incentivi, per esempio gli sgravi sull’energia per le imprese. Tante persone hanno i requisiti poi mollano perché c’è troppa certificazione da compilare”.

(Di Manolo Lanaro)
Un problema che riguarda anche il codice degli appalti. “Dovremo lavorare tantissimo sulle infrastrutture e chi sta raccontando l’idea che questo sia il Governo del no alle infrastrutture sbaglia – premette Di Maio – vengo da un’area di questo Paese dove abbiamo bisogno di infrastrutture, di investimenti e conosco bene anche il valore dell’effetto moltiplicatore degli investimenti nelle infrastrutture. L’unica cosa però è che quando si fanno investimenti e si stanziano i soldi si deve creare lavoro. E per farlo non abbiamo bisogno di nuove leggi se mai abbiamo bisogno di togliere qualcosa dal codice degli appalti che è diventato così complicato che terrorizza”.

Da un lato la lotta alla burocrazia, dall’altra la fiducia nei confronti degli imprenditori: “Aboliremo tutti gli strumenti come lo spesometro e il redditometro – ha annunciato il vicepremier – e inseriremo l’inversione dell’onere della prova. Perché siete tutti onesti ed è onere dello Stato provare il contrario “, ha affermato Di Maio strappando un sonoro applauso alla platea e sottolineando che strumenti come lo spesometro hanno “reso schiavi quelli che producono valore”. “Noi – ha aggiunto – incroceremo tutti i dati della P.A.” per dimostrare l’evasione.

“Avete la mia parola qui a Confcommercio che l’Iva non aumenterà e le clausole di salvaguardia saranno disinnescate”, ha annunciato Di Maio, ribadendo che il governo saprà tenere testa a Bruxelles: “Ci teniamo alla tenuta dei conti”, ma “se vogliamo bene all’Italia, e noi le vogliamo bene, se vogliamo portare avanti progetti economici dobbiamo contrattare con Europa le condizioni che l’Italia non può più sostenere, dicendo anche dei no. Non bisogna andare in Europa con la clava a minacciare, ma spiegando che l’Italia pretende di essere rispettata e trattata come gli altri”.

Il ministro ha quindi illustrato i progetti dell’esecutivo per i lavoratori: “Per tutta la generazione fuori dalla contrattazione nazionale va garantito almeno un salario minimo, almeno fino a che non si arriva alla contrattazione”. “Il lavoro nobilita l’uomo fino a che ti dà la soddisfazione di arrivare a fine mese” e invece siamo in un momento in cui “si cerca di lavorare pur guadagnando zero “.

Il Partito Democratico ribadisce le critiche già espresse in Parlamento quando, chiedendo la fiducia alle Camere, il premier Conte aveva annunciato l’abolizione di spesometro e redditometro: “Peccato che siano già stati eliminati dal precedente governo”, afferma Alessia Rotta, vicepresidente vicaria dei deputati del Pd. “Dov’era Di Maio quando è stata approvata la legge di Bilancio 2018 che ha previsto l’eliminazione dello spesometro a partire dal 1° gennaio 2019? Anche gli studi di settore sono già stati mandati in soffitta e il redditometro di fatto non esiste più da tempo”.

Il centrodestra accoglie con favore le parole del vicepremier: “Prendiamo atto che Di Maio sta già modificando il contratto di governo – dichiara Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia al Senato – lasciare piena libertà di impresa salvo i controlli successivi, invertire l’onere della prova sui contenziosi fiscali, realizzare le infrastrutture riformando l’illeggibile Codice degli appalti, che sta bloccando l’attività edilizia e più in generale quella delle imprese, sono proposte di schietta marca Forza Italia e centrodestra”.

Il ministro riscuote persino il plauso di Vincenzo De Luca: “Sul nuovo codice degli appalti Luigi Di Maio ripropone le stesse osservazioni critiche che ho fatto da solo, già da due anni”, ha detto il presidente della Regione Campania – leggo anche della paura dei dirigenti pubblici chiamati a firmare atti. Bene: su entrambe le questioni, mi aspetto modifiche rapide e conseguenti”.

Da - https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/06/07/di-maio-alle-imprese-ricetta-per-crescita-e-lasciarle-in-pace-via-lo-spesometro-siete-onesti-fino-a-prova-contraria/4410577/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=newsletter-2018-06-07

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Vitalizi e Sud, le mosse del M5S per arginare l’egemonia di Salvini al governo

Di Riccardo Ferrazza 12 giugno 2018

«I nostri voti sono andati verso la Lega: chiudo il comitato e vado a dormire». L’analisi del voto di Enrico Lupardini, candidato del Movimento 5 Stelle nel municipio VIII di Roma (Garbatella), dove i pentastellati hanno raccolto appena il 13%, è brutale. Partire da un quartiere storicamente “rosso” della Capitale - in cui a pesare sulla scelta degli elettori c’era anche il giudizio sul primo biennio di Virginia Raggi al Campidoglio - per valutare il risultato delle elezioni comunali di domenica può apparire fuorviante.

Tuttavia in quello sfogo del mancato mini-sindaco c’è la frustrazione del movimento che, a dieci giorni dalla nascita del governo giallo-verde guidato da un presidente del Consiglio proveniente dall’ambiente pentastellato, si trova già costretto rincorrere e a dover impostare una “fase due” per evitare di ritrovarsi schiacciato dalla corazzata leghista alle europee del prossimo anno. Nell’ «alleanza competitiva» in cui i due contraenti hanno un elettorato in parte sovrapponibile, Matteo Salvini ha dimostrato finora maggiore abilità, assegnandosi di fatto la leadership dell’esecutivo, pur partendo dal 17,4% delle politiche rispetto al 32,7% di M5S. Come si è visto sul “caso Aquarius”: il segretario del Carroccio ha sfruttato la situazione e - a urne aperte - ha annunciato la chiusura dei porti per impedire l’approdo dei 629 migranti, misura che per competenza spetta al dicastero delle Infrastrutture, guidato Danilo Toninelli del Movimento 5 Stelle.

Comunali: la Lega traina il centrodestra, M5S in frenata anche a Roma. Brescia al centrosinistra
Il ministro pentastellato è rientrato nella partita solo successivamente con una nota congiunta con il Viminale ma ormai la paternità della vicenda era già stata assegnata. Ed è tutta di marca leghista. È vero che i cinque stelle devono fare i conti con l’ala movimentista, capeggiata dal presidente della Camera Roberto Fico, che vive con enorme disagio la vicenda dei migranti ma colpisce che proprio Di Maio un anno fa, nel pieno della polemica sulle ong accusate di essere “taxi del mare”, propose proprio questo: «Chiudere i porti italiani agli sbarchi dalle navi di chi non rispetta le regole».

Emergenza Aquarius, migranti a Valencia anche su navi italiane
Per la ripartenza che imprima un nuovo equilibrio nell’esecutivo e blocchi l’egemonia leghista, il Movimento 5 Stelle punterà da subito su uno dei suoi temi più forti e a rapida presa “propagandistica”: il taglio dei vitalizi. «La delibera è già pronta ed è sul tavolo del presidente della Camera dei deputati Roberto Fico» ha assicurato alcuni giorni fa il capo politico pentastellato. Prima, però, andrà integrato l’ufficio di presidenza che ha perso due membri promossi ministri (Riccardo Fraccaro e Lorenzo Fontana). La convocazione è per mercoledì: in quell’occasione si vedrà se i pentastellati riusciranno a imprimere un’accelerazione e controbilanciare la visibilità maggiore dell’alleato leghista.

Di Maio, con il doppio incarico di ministro Lavoro e Sviluppo economico, al pari di Salvini, può contare su un’ampia visibilità. Sulla riforma economica “manifesto” dei pentastellati, il reddito di cittadinanza, il governo Conte ha però imposto tempi lunghi: prima si dovrà intervenire sui centri per l’impiego, ha spiegato il presidente del Consiglio nel suo discorso in Parlamento. Il vicepremier dovrà parlare direttamente all’elettorato che il 4 marzo più si è dimostrato sensibile alla novità pentastellata e che nel voto di domenica ha mostrato disaffezione: quello meridionale. Nelle città del sud, ha calcolato l’Istituto Cattaneo, i voti per il Movimento 5 Stelle sono passati dal 48,1% del 4 marzo al 15,1% di domenica. Un calo di 33 punti. «Sono un cittadino del Sud e non ho dimenticato quello che ha fatto la Lega e non mi sono seduto a quel tavolo a cuore leggero» disse Di Maio in un comizio a Napoli a pochi giorni dalla formazione del governo. I suoi elettori si aspettano ora qualcosa in più.

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Da - http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2018-06-11/vitalizi-e-sud-mosse-m5s-arginare-l-egemonia-salvini-governo-160013.shtml?uuid=AEosbA4E

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Dossier | n. 177 articoli Elezioni 2018-Ultime notizie, interviste e video

Ascesa e caduta di David Borrelli, da fedelissimo di Casaleggio a “fuoriuscito”

Di Manuela Perrone
13 febbraio 2018

Come si può passare nel giro di un anno da fedelissimo di David Casaleggio a spina nel fianco del M5S, al punto da dire addio al gruppo all’Europarlamento per entrare in quello dei non iscritti? L’ascesa e la caduta di David Borrelli - classe 1971, imprenditore trevigiano nel settore informatico e grillino della prima ora - raccontano di quanto fragili siano gli equilibri nel Movimento Cinque Stelle, ma anche di quanto la “rimborsopoli” degli ultimi giorni si stia trasformando in una resa dei conti interna che riapre vecchie ferite e ne genera di nuove.

Borrelli lascia nel silenzio (da Bruxelles i suoi colleghi sostengono che abbia spento il telefono). Per lui parla una nota stringata della capo delegazione M5S in Europa, Laura Agea: «Questa mattina l’eurodeputato David Borrelli ha ufficializzato il suo ingresso nel gruppo dei non iscritti. Borrelli ha comunicato alla delegazione italiana del MoVimento 5 Stelle che la sua è stata una scelta sofferta ma obbligata da motivi di salute. Prendiamo atto che Borrelli non fa più parte del MoVimento 5 Stelle».

RESTITUZIONI  13 febbraio 2018
Caso rimborsi, per M5S buco da oltre un milione. Altri nomi nel mirino
Qui c’è la prima stranezza, formale: i «motivi di salute» gli fanno lasciare il M5S ma non il seggio di eurodeputato? Ma sono tante altre le cose che non tornano. Borrelli è (ma sarebbe meglio a questo punto usare l’imperfetto “era”) uno dei tre soci dell’Associazione Rousseau, insieme a Casaleggio jr e al consigliere comunale a Bologna Massimo Bugani. Proprio quest’ultimo, oggi, in un’intervista a Il Fatto Quotidiano, ha usato parole durissime contro i furbetti dei rimborsi: «Cacceremo a calci chi ha fatto finta di versare e non ha versato». Alla domanda se anche Borrelli sia incappato in irregolarità, dal M5S Europa rispondono di non sapere. Ma confermano che «le verifiche stanno procedendo a tappeto anche sugli eurodeputati», che a differenza dei parlamentari non hanno l’obbligo di rendicontare le spese.

A STRASBURGO  11 gennaio 2017
M5s, due eurodeputati lasciano il gruppo. Grillo: «Chi va via paghi 250mila euro»
Gli ultimi 13 mesi, per Borrelli, non sono stati facili. La parabola discendente è cominciata a gennaio 2017, quando era ancora co-capogruppo degli euroscettici Efdd insieme al leader Ukip Nigel Farage. Fu lui a ricevere da Casaleggio jr l’incarico di trattare con i liberali di Alde per il passaggio dei pentastellati tra le braccia dei super-europeisti. Un tentativo di giravolta funzionale alla lunga marcia di accreditamento del M5S presso le cancellerie europee che però fallì miseramente e costò al Movimento polemiche, faide e la perdita dei due eurodeputati Marco Affronte e Marco Zanni. Ma Borrelli, protetto dai vertici, restò saldamente in sella, seppur molto più defilato rispetto al passato.

A ottobre scorso è tornato nuovamente agli onori delle cronache per un caso di “parentopoli”: la sua compagna, Maria Angela Riva, era entrata in sordina, da qualche mese, nello staff di Isabella Adinolfi, un’altra eurodeputata M5S della commissione Cultura. Lui si è difeso: «Maria Angela ha la sua vita, le sue competenze e il suo lavoro. Lei fa il suo, io faccio il mio». Ma dentro il Movimento erano in molti a storcere il naso.

IL CASO RESTITUZIONI  13 febbraio 2018
Altri due deputati M5S irregolari: Della Valle e Cozzolino. Di Maio: «Per noi regole sacre»
L’ultimo scivolone, assai sgradito a Milano, risale al 4 gennaio scorso. Contattato dal Foglio, che ha scovato lo statuto dell’Associazione Rousseau provando come a Davide Casaleggio sia intestato il controllo assoluto della piattaforma che è il cuore digitale della democrazia diretta targata M5S, ha risposto così: «Vorrei evitare di parlare dell’Associazione Rousseau, non so nulla di più di quello che è pubblico. Io non so nulla, sono in quell’associazione perché Beppe mi ha chiesto di esserci, ma è come se non ci fossi. Tutti e tre gli incarichi sono intestati a Davide Casaleggio, bisogna chiedere a lui. La prego di non farmi comparire, non voglio parlare di nulla». Un figurante che adesso esce di scena. A sorpresa, e in pieno terremoto.

Ma c’è un’altra vicenda che potrebbe avere avuto il ruolo decisivo nella fuoriuscita di Borrelli: la notizia della settimana scorsa che l’amministrazione dell’Efdd ha contestato i rimborsi chiesti da Cristina Belotti, capo della comunicazione del Movimento a Bruxelles e Strasburgo, per alcune missioni legate alla campagna elettorale di Luigi Di Maio in Italia. Secondo Marco Canestrari, ex dipendente della Casaleggio Associati e autore con Nicola Biondo del libro “Supernova: così è stato ucciso il Movimento 5 Stelle”, con “rimborsopoli” Borrelli non c’entra: «Paga l’essersi schierato con Beppe nella lotta di potere in atto nel M5S». Canestrari ha twittato un post di Borrelli datato 24 ottobre 2017 in cui l’europarlamentare criticava la gestione attuale, sostenendo che «in questi ultimi anni anziché parlare alle persone abbiamo parlato a noi stessi e tra noi. Litigandoci la presenza di uno o l’altro come fosse un trofeo da esporre. Ha ragione Beppe Grillo, come sempre, abbiamo sbagliato qualcosa. Non è troppo tardi».

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Da - http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2018-02-13/ascesa-e-caduta-david-borrelli-fedelissimo-casaleggio-fuoriuscito-164350.shtml?uuid=AE6U4RzD

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