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3526  Forum Pubblico / Gli ITALIANI e la SOCIETA' INFESTATA da SFASCISTI, PREDONI e MAFIE. / Il PD deve cambiare al suo interno, eliminando asti e personalismi. inserito:: Aprile 04, 2018, 12:27:13 pm
Il PD deve cambiare al suo interno, eliminando asti e personalismi.

Il PD deve aprirsi ad un nuovo CentroSinistra, senza rivoluzionari in giacca e cravatta dediti alla normalità della doppiezza.

Il Polo Democratico deve essere l'abito nuovo del CentroSinistra determinato a farsi apprezzare per contenuti riconoscibili e fattibili, in un preciso arco di tempo.   

Da Fb del 3 aprile 2018 sul PD

ggiannig
3527  Forum Pubblico / AUTRICI e OPINIONISTE. / MONICA RUBINO. Nel limbo del Misto, i "senza gruppo" di Camera e Senato inserito:: Aprile 04, 2018, 12:24:45 pm
Nel limbo del Misto, i "senza gruppo" di Camera e Senato
A Montecitorio Leu chiede la deroga, mentre i "sospesi" del M5s attendono la "sentenza" definitiva.
Dodici senatori e trentasei deputati compongono le variegate compagini dei partiti che non hanno i numeri per formare squadre autonome

Di MONICA RUBINO
03 aprile 2018

ROMA - Trentasei deputati e dodici senatori. Il "limbo" del gruppo Misto di Camera e Senato per ora è tutto qui. Numeri -  l'esperienza insegna -  destinati a cambiare nel corso della legislatura, sebbene il nuovo regolamento di Palazzo Madama, approvato a fine 2017, renda più difficili i cambi di casacca.
 
A Montecitorio il presidente del gruppo Misto è Federico Fornaro di Liberi e uguali. Leu, infatti, pur riuscendo di un soffio a superare lo sbarramento del 3% imposto dal Rosatellum, ha ottenuto solo un drappello di 14 deputati, fra cui Pierluigi Bersani, Laura Boldrini, Roberto Speranza, Guglielmo Epifani, Nicola Fratoianni e Stefano Fassina. Ma per costituire un gruppo autonomo ce ne vogliono almeno 20. Per questo motivo il partito di Pietro Grasso ha chiesto una deroga per la costituzione del gruppo, che verrà esaminata nei prossimi giorni dall'ufficio di presidenza della Camera. L'udp infatti dovrà essere prima integrato da un segretario proveniente dal Misto, che verrà votato oggi in Aula. E solo in seguito si potrà deliberare sula richiesta di Leu.
 
Nel Misto di Montecitorio ci sono anche i cinque "sospesi" del M5s, in attesa della "sentenza" definitiva del Movimento. Si tratta di Silvia Benedetti e Andrea Cecconi, al secondo mandato e coinvolti nel caso dei falsi rimborsi. E poi dei neodeputati Salvatore Caiata, patron del Potenza calcio cacciato perché indagato per riciclaggio, Antonio Tasso, finito fuori dal Movimento per una condanna in primo grado, poi prescritta, per cd taroccati, e Catello Vitiello, espulso perché ha nascosto la sua passata appartenenza alla massoneria.
 
Ci sono poi quattro rappresentanti delle minoranze linguistiche e altri quattro, tra cui Maurizio Lupi e l'ex ministro Enrico Costa, di Noi con l'Italia, la cosiddetta "quarta gamba" del centrodestra. Tra gli altri nomi noti spiccano la ministra uscente della Salute Beatrice Lorenzin, il radicale Riccardo Magi (+Europa) e i centrista Bruno Tabacci, eletti con liste alleate del Pd.
 
Al Senato è stata riconfermata capogruppo del Misto Loredana De Petris, ex Sel ora senatrice Leu. Gli altri tre senatori di Liberi e uguali sono Pietro Grasso, Vasco Errani e Francesco Laforgia. Quattro in tutto, anche in questo caso troppo pochi per mettere su una propria squadra. Il regolamento di Palazzo Madama stabilisce il numero minimo di 10 senatori per costituire un gruppo autonomo. I gruppi in deroga (costituiti da un numero minimo di 5 senatori) sono autorizzati solo per i parlamentari appartenenti alle minoranze linguistiche o nelle regioni speciali il cui statuto preveda la tutela di minoranze.
 
Nel gruppo anche qui due "fuoriusciti" dalle file dei pentastellati (Carlo Martelli e Maurizio Buccarella, anche loro implicati nella rimborsopoli grillina), due senatori a vita (Mario Monti e Liliana Segre), la radicale Emma Bonino di +Europa (per nulla intenzionata ad aggregarsi ai dem) e il socialista Riccardo Nencini, entrambi eletti con liste alleate del Pd, e il senatore eletto all'Estero Ricardo Antonio Merlo.
 
Riproduzione riservata 03 aprile 2018

Da - http://www.repubblica.it/politica/2018/04/03/news/nel_limbo_del_misto_i_senza_gruppo_di_camera_e_senato-192842138/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P2-S1.8-T2
3528  Forum Pubblico / AUTRICI e OPINIONISTE. / TERESA D'ERRICO. REALISMO CAPITALISTA” E LA PANDEMIA DELLA RASSEGNAZIONE inserito:: Aprile 02, 2018, 02:04:52 pm
“REALISMO CAPITALISTA” E LA PANDEMIA DELLA RASSEGNAZIONE
   
TERESA D'ERRICO
1 aprile 2018

Mark Fisher inizia il suo libro, Realismo capitalista, con un capitolo dal titolo emblematico e riassuntivo della sua tesi di fondo: È più facile immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo.

Di capitalismo la nostra società è imbevuta. E il fatto che il tachteriano modello T.I.N.A. (There Is No Alternative) sia considerato a tal punto radicato da abbattere ogni possibilità di immaginare mondi diversi, ha fatto sì che il Capitale sia diventato sinonimo esclusivo della realtà. Il realismo capitalista è intriso di luoghi comuni che ne traducono l’immodificabilità: certo, la nostra democrazia non sarà perfetta, ma è meglio di una dittatura truculenta. E inoculare il germe del male minore genera la pandemia della rassegnazione all’esistente come unica e sola realtà.
Fisher va oltre: analizza i mali gravi a cui si accompagna il realismo capitalista. Sono tutti riconoscibilissimi.
a)      Desacralizzazione della cultura, considerata inutile, perché non produce utili.
b)      Smantellamento delle tutele del diritto del lavoro.
c)       Inconsapevole cooperazione di ognuno di noi, voraci consumatori, alla impersonale iperastratta struttura del Capitale.
d)      Crescita esponenziale dei casi di depressione e ansia; Fisher ne è una vittima (è morto suicida il 14 gennaio 2017, a quarantotto anni). Il Capitalismo tende a scaricare sui singoli il problema della malattia (fenomeno della privatizzazione dello stress), riducendo i sintomi da stress a una questione di emotività incontrollata, di disagio personale, di problemi chimico-biologici individuali, alla percezione di sé come falliti e incapaci di inserirsi nella struggle for life, insomma, buoni a nulla. Invece, osserva Fisher, il dato è lampante: tante persone, anche giovani, malate e depresse sono un vantaggio enorme per il capitalismo: atomizza la società (controllare delle monadi isolate è più facile che render conto a masse organizzate e consapevoli) e crea un mercato enormemente redditizio per le multinazionali farmaceutiche e i loro prodotti.
e)      Elaborazione ingegneristica di una macchina “triturauomini” capace di degradare in maniera irrimediabile la dignità umana: la burocrazia. Verticismo, inefficienza generalizzata, sclerosi istituzionale sono gli ingredienti di questo meccanismo che schiaccia i cittadini riducendoli a meri ingranaggi di un sistema asfissiante e labirintico.
f)       Ideazione e programmazione di un laboratorio in cui testare le riforme neoliberistiche: una scuola sempre più piegata a imperativi di mercato, i cosiddetti target da raggiungere. Questo modello di scuola è così rappresentato da Fisher: un luogo popolato da studenti persi in un’inerzia edonistica, annoiati e sempre troppo connessi per poter prestare attenzione alle lezioni, prede di qualcosa di più che una semplice demotivazione. I giovani sono affetti da una sempre crescente incapacità di concentrarsi e focalizzare alcunché, dipendenza da flusso digitale continuo, stordimento. Non migliore è il ritratto degli insegnanti: intrappolati tra il ruolo di facilitatori-intrattenitori che assicurino il più alto numero di promozioni, e quello di disciplinatori autoritari, nel momento stesso in cui le strutture disciplinari sono andate in crisi, cosa che, naturalmente, toglie loro ogni credibilità. Peggio: mentre le famiglie cedono alle pressioni di un capitalismo che obbliga entrambi i genitori a lavorare, agli insegnanti viene chiesto di comportarsi come surrogati dell’istituzione familiare.
g)      Costruzione del nuovo dogma di controllo delle coscienze: be smart! La nuova pretesa delle aziende asservite al Capitale è che i lavoratori profondano un impegno non solo produttivo, ma anche emotivo: ciò che si vuole è un contributo affettivo che moltiplichi i risultati. Sistemi di valutazione interni ed esterni monitorano l’efficienza delle prestazioni lavorative. Tuttavia non sempre tutto si può calcolare: una buona didattica, ad esempio, come si misura? Insomma, la metastasi burocratica dello spettro valutativo fagocita gli obiettivi culturali cui la scuola dovrebbe mirare.
h)      Strettamente connessa al punto precedente è l’aleggiante presenza di una struttura simbolica supercollettiva da tutti presupposta e da nessuno conosciuta: il Grande Altro che non si può incontrare direttamente, inarrivabile come la massima autorità dell’assurdo caso di Josef K. nel Processo di Kafka. Direttive, norme, leggi farraginose e volutamente ambigue sono il magma entro il quale le certezze si disperdono e trionfano l’insicurezza, il senso di colpa, la percezione dell’errore perenne e dell’incombente sanzione, al punto che i soggetti introiettano l’apparato di controllo comportandosi come se fossero perennemente sotto osservazione. E alla fine ad essere valutata non sarà la competenza professionale, la bravura, insomma, del lavoratore, ma solo la sua diligenza burocratica. In assenza di certezze, spesso l’obiettivo a cui puntano i dirigenti – confusi esattamente come i loro dipendenti – non è tanto lavorare di più, ma lavorare in maniera più smart. Chi davvero potrebbe mai essere in grado di definire il Grande Altro? Aziende, banche, centri finanziari, il centro imprenditoriale degli interessi politici, l’intera macchina governativa: chi è il Grande Altro? Intuiamo che dietro i grossi interessi che sembrano guidare le nostre vite ci sia qualcosa, qualcuno, ma definire tale potere occulto non è impresa possibile. È chiaro che il principio generativo di questo stato di cose, la massima causa, non è un soggetto, ma una struttura impersonale: il Capitale.
i)        Accettazione incondizionata di tutto ciò che è nuovo, conseguente rottamazione del passato, riduzione della memoria a mero fattore formale. Si pensi alla proliferazione di rituali dedicati al ricordo celebrativo e commemorativo di eventi nell’ottica esclusiva della loro commercializzazione. Viene meno completamente il calibro della sostanzialità storica: si pensi alla Giornate della memoria oggi spogliata di effettiva consistenza documentaria e ridotta al fenomeno della pop shoah.
j)        Nascita dell’idea di uno Stato-balia che vive sulle ceneri dell’idea di democrazia: si tratta di uno Stato che si manifesta nelle sempre più pressanti funzioni militari e di polizia e nelle sue pseudosoluzioni assistenziali per cittadini di fatto messi nelle condizioni di non poter progettare autonomamente la propria vita. Dell’idea di Stato resta solo il potere di controllo, ma non l’essenza di una democratica partecipazione, spesso, quest’ultima, ridotta semplicemente alla disintermediazione tecnologica, mero simulacro di libertà.

Fisher conclude il suo saggio con una definizione precisa e amara del nostro tempo, la lunga e tenebrosa notte della storia. Tuttavia non chiude il cuore alla speranza, quella che a lui purtroppo è mancata: opportunità, barlume di una anche piccola possibile alternativa politica ed economica, urgenza di ritagliare un buco nella grigia cortina del presente sono espressioni che suggeriscono la spinta a una reazione.
Pochi, ma lapidari sono i suggerimenti: ridurre la burocrazia, restituire garanzie, diritti e dignità al lavoro, ricostruire nuove forme di lotta e di protesta, erodere dall’interno gli ingranaggi dell’automonitoraggio e dell’ossessione autovalutativa cioè liberare i servizi pubblici dall’ontologia aziendale: se nemmeno le aziende riescono ad essere gestite come aziende, perché mai dovrebbero farlo i pubblici servizi?
Si tratta di avere a cuore l’umanità. Seneca in latino diceva: dum inter homines sumus, colamus humanitatem. Bisogna avere il coraggio di restare umani. E CORaggio non significa forza, la sua radice etimologica è CUORE. Il compito è sforzarsi di trovarlo, in un momento in cui il coraggio è confuso con l’audacia, la competizione, la prepotenza, la sopraffazione, la logica del vincente a tutti i costi, l’egotica autoaffermazione anche al prezzo della cannibalizzazione del prossimo.

Cfr. http://laprofonditadellecose.blogspot.it/2018/04/realismo-capitalista.html

Da - http://www.glistatigenerali.com/letteratura_teoria-economica/realismo-capitalista-e-la-pandemia-della-rassegnazione/
3529  Forum Pubblico / LA CULTURA, I GIOVANI, La SOCIETA', L'AMBIENTE, LA COMUNICAZIONE ETICA, IL MONDO del LAVORO. / La Cultura ha bisogno di menti sane, ben-disposte verso il sociale, deve esser.. inserito:: Aprile 02, 2018, 02:02:58 pm
La Cultura ha bisogno di menti sane, ben-disposte verso il sociale, deve esser capace di rafforzarsi unendosi a schiera, senza schierarsi.

Deve essere capace di comunicare nei luoghi e nelle occasioni più diversi.

Deve misurare la pienezza dei propri saperi con la capacità d'essere semplice, quasi umile, come lo furono e lo sono, i veri Grandi uomini di cultura.

Deve essere elitaria tra le elite e allo stesso tempo e modo, contadina tra i contadini e operaia tra gli operai, concittadina tra i Cittadini, per poter imparare da ognuno di loro.

ggiannig
3530  Forum Pubblico / AUTRICI e OPINIONISTE. / Antonietta Calabrò. La Pasqua amara di Bergoglio Kairos, al contrario di Kronos inserito:: Aprile 02, 2018, 02:01:38 pm
01/04/2018 11:45 CEST | Aggiornato 22 ore fa

La Pasqua amara di Bergoglio e il tempo di Kairos
Erbe amare e pane azzimo in una fase di trasformazioni epocali che fanno sbandare la Chiesa, Francesco ha chiaro che la rivoluzione non è più così a portata di mano

By Maria Antonietta Calabrò


Sotto un cielo romano piovigginoso, davanti al Colosseo, il tempio dei martiri cristiani, al termine della via Crucis di questa Pasqua, Papa Francesco ha rivolto a Cristo un appello accorato. Ha acceso i riflettori "sui tentativi di screditare la tua Chiesa". Ha denunciato "l'avidità e codardia di tanti dottori della legge e ipocriti". Ha invocato soccorso. "Aiutaci", ha detto, a "spogliarci dall'arroganza"..."dei miopi e dei corrotti, che hanno visto in te un'opportunità da sfruttare".

Parole amare, preoccupate.
Tracciando un bilancio dei primi cinque anni di Papa Francesco il direttore della rivista di informazione culturale e religiosa "Il Regno" Gianfranco Brunelli, nel numero che porta la data del 15 marzo, richiamandone l'indirizzo di fondo, ha voluto aggiungere "qualche nota" sul percorso futuro che "rimane imprevedibile, perché imprevedibile è sempre la storia che cammina su tornanti inattesi". A questo proposito Brunelli, mutuando una definizione del cardinale Karl Kasper, ha parlato di un Pontificato da tempo di Avvento. E ha anche aggiunto che Francesco sa che questo è un tempo nuovo, incognito. Ma esso è anche un "Kairos".

Kairos è il dio greco del tempo, della fortuna che passa veloce, ma anche dell’opportunità.
Kairos, al contrario di Kronos, (il dio del tempo quantitativo che scorre sempre uguale e lineare) è la personificazione del tempo qualitativo dell'opportunità, che si può acchiappare dalla lunga frangia che ha sulla fronte (così è raffigurato fin dall'antichità), ma che quando è passato, di spalle, non si può più fermare perché la sua nuca non dà invece nessun appiglio, calva com'è.

Il millenarismo del Medioevo aveva una forte sensibilità per il kairos, la sua immagine si trova in statue e bassorilievi di alcuni monasteri. I "Carmina Burana" ne sono un esempio poetico e musicale, con l'inno alla Fortuna mutevole o la sferzante condanna verso la Curia romana, della quale molti membri erano ritenuti sempre e solo dediti alla ricerca del potere.

Questa Pasqua è più delle precedenti un "passaggio" per Papa Francesco.
Come la Pasqua del popolo ebraico, che quest'anno occasionalmente è coincisa con quella cattolica per motivi di calendario.

Nella prima Pasqua, di cui si fa eterno memoriale, Dio ordinò agli ebrei di mangiare agnelli arrostiti ed erbe amare, come la schiavitù dell'Egitto, insieme al pane azzimo, il pane della fretta, perché non c'è tempo di aspettare che lieviti e diventi soffice e morbido. Cenando senza neppure mettersi seduti, ma in piedi, coi fianchi cinti e i calzari infilati. Pronti ad andare.

Deve essere proprio così questa Pasqua anche per Bergoglio. Erbe amare e pane azzimo.
La Chiesa sta "passando" da una modalità all'altra, trasformazioni epocali sballottano la sua barca, e il Successore del Pescatore ha chiaro che la rivoluzione non è più così a portata di mano. Com'è chiaro agli osservatori nel mondo. Il nuovo Avvento sembra segnato dai paramenti liturgici viola, lo stesso colore del tempo di lutto e della Quaresima.

Gli incidenti di percorso si sono fatti più ravvicinati. E i segni di insofferenza più marcati. Se si pensa a quanto è successo nei mesi scorsi nei rapporti con la potente associazione americana Papal Foundation, che ha negato a Francesco una donazione di 25 milioni di dollari per sostenere l'IDI (l'ospedale italiano, travolto da una mala gestio), o alle spine del dossier cinese.

Proprio il Venerdì Santo, il vescovo "clandestino" (cioè in piena comunione con Roma) Guo Xijin, il cui "destino" è al centro dei colloqui tra il Vaticano e Xi , è stato "fermato" dalle autorità di Pechino per la seconda volta in 48 ore, gettando un'ombra scura sui negoziati con il governo che dovrebbero essere giunti ormai al traguardo.

Gli eventi della Brexit e della vittoria di Donald Trump nelle presidenziali americane hanno modificato e potenzialmente indebolito l'azione del papa sul piano internazionale. Per non parlare della "vittoria" di Steve Bannon che si scorge dietro l'affermazione del populismo nella politica italiana.

Francesco non ha avuto modo ancora di far lievitare le sue riforme. Sono rimaste azzime anche loro. Mentre il prefetto della Segreteria dell'Economia, il cardinale George Pell su cui aveva tanto puntato, è stato per un anno sotto indagine per abusi sessuali, in Australia. E il suo "zar" della comunicazione Dario Vigano ha dovuto fare un passo di lato, dopo le polemiche per la lettera censurata di Joseph Ratzinger. E mai come quest' anno la visita per gli auguri di Pasqua al papa emerito Benedetto XVI è stata stata tenuta in sordina. Anche sull'inchiesta sulle presunte coperture per la pedofilia del vescovo cileno di Osorno, Juan Barros, è calato il silenzio.

In prospettiva Francesco può assicurare la sua eredità nominando almeno altri cinque cardinali che entreranno nel futuro Conclave, visto che il 2 aprile il numero dei porporati elettori scenderà a 115 (sui 120 previsti da Paolo VI). Ma ormai il Pontefice sembra trarre forza e conforto soprattutto dal suo personale servizio verso gli ultimi, come è avvenuto durante la Messa del Giovedi Santo nel carcere romano di Regina Coeli. Dove ha illustrato a mo' di parabola il fatto che il prossimo anno dovrà operarsi di cataratta agli occhi perchè non vede più bene. E così ai detenuti ha detto che bisogna avere occhi nuovi per vedere cose nuove.

Del resto, nel tempo di Kairos, si deve andare veloci, e per questo sono le periferie (geografiche ed esistenziali) e non i potentati a essere le prescelte. Il tempo è superiore allo spazio, ha ripetuto fin dall'inizio del suo Pontificato Francesco, più e più volte. E il tempo di Kairos è qualitativamente superiore a quello di Kronos.

Ma, per sua natura, Kairos passa e va.
Scrisse paradossalmente Charles Peguy nel "Portico del Mistero della Seconda virtù" che Fede e Carità sono le due virtù teologali dell'attimo fuggente, del qui e ora. Sono una sposa e una madre, due donne di una certa età, ma che ci si muove solo per la piccola Speranza, la bambina che sembra essere tenuta per mano dalle due sorelle maggiori, ma che è invece lei che "spinge" in avanti le altre due.

È per questo, nonostante tutto, che Francesco chiudendo la Via Crucis ha espresso "speranza perché la tua Chiesa, santa e fatta da peccatori, continua, ancora oggi, nonostante tutti i tentativi di screditarla, a essere una luce che illumina, incoraggia, solleva e testimonia il tuo amore illimitato per l'umanità, un modello di altruismo, un'arca di salvezza e una fonte di certezza e di verità". E ha chiesto a tutti di "immedesimarci col buon ladrone che Ti ha guardato con occhi pieni di vergogna, di pentimento e di speranza; che, con gli occhi della fede, ha visto nella tua apparente sconfitta la divina vittoria e così si è inginocchiato dinanzi alla tua misericordia e con onestà ha derubato il paradiso". Si, all'ultimo minuto, sul limite estremo della sua vita, ha "derubato" il Paradiso, con onestà e speranza.

Da - https://www.huffingtonpost.it/2018/04/01/la-pasqua-amara-di-bergoglio-e-il-tempo-di-kairos_a_23400254/?utm_hp_ref=it-homepage
3531  Forum Pubblico / GIORNALISMO INVESTICATIVO d'INCHIESTA. OPINIONISTI. / Re: FRANCESCO BEI. inserito:: Aprile 02, 2018, 01:57:35 pm
“Via Di Maio e programma comune” Il governo della Consulta tra M5S e Pd
Per la premiership tre giuristi. Anche Amato e Prodi in pressing.
Ora Renzi teme di restare solo
Richiesta di dialogo
Discutere la linea Pd sul governo prima delle consultazioni: la richiesta è arrivata da Dario Franceschini ed è stata sostenuta da Andrea Orlando che parla di «dialogo doveroso» con il M5S

Pubblicato il 31/03/2018 - Ultima modifica il 31/03/2018 alle ore 15:48

FRANCESCO BEI
ROMA

Pazienti, in attesa, i giocatori della partita sanno che si dovrà consumare senza esiti il primo giro di consultazioni al Quirinale prima che si faccia sul serio. Davanti a una selva di microfoni, appena usciti dallo studio alla vetrata, la prossima settimana i vari leader mostreranno i muscoli, parleranno agli italiani ancora il linguaggio della campagna elettorale. Eppure, sotto la superficie, molti sono già al lavoro per «aiutare» Mattarella a trovare una quadra superando i due maggiori ostacoli che oggi si frappongono al governo M5S-Pd-LeU: Matteo Renzi e Luigi Di Maio. 

Il primo luogo dove si combatte la battaglia è dentro e attorno al Partito democratico. Le uscite di Andrea Orlando e Dario Franceschini, terminali di un disegno più alto, rispondono infatti a un unico scopo. Preparare il terreno per un cambio di gioco, oltre il recinto aventiniano dove Renzi spera di rinchiudere i dem. Ma ancora è presto, prima devono consumarsi tutti i passaggi politici e costituzionali delle consultazioni. «Noi – spiega uno dei registi dell’operazione – non possiamo appoggiare un governo Di Maio. Nessuno nel Pd può spingersi a tanto. Lo stiamo facendo capire ai Cinquestelle. Ma è giusto che ci arrivino piano piano». I contatti con Franceschini e Orlando, tramite i grillini Emilio Carelli e Danilo Toninelli, sono frequenti e il ragionamento che viene esposto dai dem è sempre lo stesso: individuiamo insieme un programma limitato, offriteci un presidente del Consiglio votabile, un profilo «alla Rodotà», e una discussione si può aprire. Nonostante Renzi. «Anche il programma va impostato su punti chiari, che “parlino” ad entrambi gli elettorati ed escludano di fatto il centrodestra: legalità, lotta alla corruzione, difesa del lavoro, contrasto alla povertà. Oltre ovviamente alla legge elettorale». 

In questo ragionamento si riconoscono non soltanto i due ex-ministri. Ma anche alcune grandi figure di riferimento che, con discrezione e senza apparire, stanno spingendo pezzi di Pd in quella direzione. Nelle conversazioni ricorrono sempre i nomi di Romano Prodi e Giuliano Amato. Anche il percorso politico è in qualche modo già abbozzato. Perché a metà aprile, esaurito appunto senza esito il primo giro di consultazioni, nel Pd si aprirebbe una discussione vera. Pesante. Con una dichiarazione di smarcamento dallo schema renziano per bocca dello stesso Paolo Gentiloni. Un vero e proprio appello che dovrebbe suonare come un tana libera tutti. Nella speranza che anche l’ex segretario alla fine si pieghi o venga messo in minoranza. 

I nomi che circolano per guidare questo governo sono tre e tutti di giuristi di altissimo profilo: Giovanni Maria Flick, Paolo Grossi e Giorgio Lattanzi. I primi due ex presidenti della Corte costituzionale, l’ultimo – Lattanzi - presidente in carica. È quel «governo della Consulta» che si era affacciato proprio all’indomani del voto, poi inabissatosi nel calore dello scontro politico. A questo schema si tornerebbe - nella speranza di quella parte del Pd fuori dall’ortodossia renziana - anche per scongiurare il progetto alternativo che viene attribuito all’ex segretario dem. Ovvero quello di accodarsi a un governo di centrodestra, purché non guidato da Salvini ma da un leghista meno contundente come Giancarlo Giorgetti. Renzi sa bene cosa si sta muovendo alle sue spalle. E non è un caso, viene spiegato, se Andrea Marcucci, il fedelissimo capogruppo al Senato, ieri abbia sparato proprio in quella direzione: «Il Pd non sosterrà mai nessun governo del M5S. Se qualche dirigente vuol cambiare posizione, lo dica chiaramente». 

I due leader che in campagna elettorale più si sono combattuti - Renzi e Di Maio - in questa fase sono tatticamente alleati per evitare ogni soluzione che passi sopra le loro teste. Come quella rivelata ieri da La Stampa e attribuita a Max Bugani, un Cinquestelle della prima ora: passo indietro di Di Maio e dialogo con il Pd. Ieri mattina, in un Transatlantico deserto, nonostante gli strali del quartier generale grillino che smentiva le parole di Bugani, un rilassato Alessandro Di Battista ad alcuni deputati di sinistra confidava: «Quella di Bugani? Una sua opinione personale». Per ora. 

 Licenza Creative Commons
Alcuni diritti riservati.

Da - http://www.lastampa.it/2018/03/31/italia/politica/via-di-maio-e-programma-comune-tre-giuristi-per-un-governo-mspd-xpGsFFQes2bVsyJhckIJkN/pagina.html
3532  Forum Pubblico / CENTRO PROGRESSISTA e SINISTRA RIFORMISTA, ESSENZIALI ALL'ITALIA DEL FUTURO. / La nostra dignità di Nazione, progressivamente logorata in questi ultimi 20 anni inserito:: Aprile 02, 2018, 01:54:00 pm
La nostra dignità di Nazione, progressivamente logorata in questi ultimi 20 anni, è alla battuta finale dopo il risultato del referendum e delle politiche del 4 marzo.

Allo stato delle cose è difficile che la politica possa risalire la china in tempi brevi, mancano gli statisti in grado di tentarlo.

Solo il mondo della cultura, nella totalità delle sue diverse espressioni e dimensioni, può iniziare un Risorgimento e una Riscoperta dei valori nazionali e locali da riportare alla ammirazione del Mondo.

 ggiannig
3533  Forum Pubblico / LEGA VALORI e DISVALORI. / Chi c'è dietro Matteo Salvini? Dagli amici russi ai riciclati del Sud inserito:: Aprile 01, 2018, 07:59:16 pm
ANTICIPAZIONE

Chi c'è dietro Matteo Salvini? Dagli amici russi ai riciclati del Sud

I trasformisti che riempiono le liste da Roma in giù. E gli uomini e le aziende che si avvantaggiano dell'alleanza con Putin.

L'inchiesta dell'Espresso in edicola da domenica 11 febbraio svela i legami pericolosi del Carroccio

DI GIOVANNI TIZIAN E STEFANO VERGINE
09 febbraio 2018

Legami pericolosi. L'ombra del Cremlino a Est, quella delle clientele e degli impresentabili al Sud. Matteo Salvini ha rivoluzionato così il partito dopo aver archiviato le stagioni di Bossi e Maroni. Un Carroccio al verde, sostiene il leader che studia da premier. E per questo alla costante ricerca di finanziatori. Ma anche una Lega che insegue il colpaccio sotto Roma per sancire la trasformazione in partito nazionale. E che per farlo ha imbarcato di tutto. A ricostruire la rete di persone e interessi che si muove dietro il nuovo Carroccio è una dettagliata inchiesta dell'Espresso in edicola da domenica 11 febbraio.

Matteo il russo
Si parte dalla Russia: delle simpatie per Putin, Salvini infatti non ne ha mai fatto mistero. L'ufficiale di collegamento si chiama Sergey Zheleznyak, 47 anni, delegato del Cremlino ai rapporti con i partiti europei. È lui l'uomo che per conto di Vladimir Putin ha sancito l'alleanza ufficiale con Matteo Salvini lo scorso marzo a Mosca. Un patto raggiunto dopo quattro anni di corteggiamenti, visite, prove di fedeltà.

Gianluca Savoini è, invece, il delegato italiano a mantenere i rapporti con la Russia. Ex giornalista de La Padania, 54 anni, per qualche tempo suo portavoce personale, per raccogliere imprese-amiche Salvini ha scelto proprio lui, che vanta parecchie conoscenze nel mondo russo, e negli ultimi anni si è recato di continuo nella Federazione. Insieme ad altri leghisti ha creato l'associazione Lombardia-Russia, il cui presidente onorario è Aleksey Komov, dell'associazione ultracattolica World Congress of Families, responsabile internazionale della Commissione per la Famiglia del Patriarcato ortodosso di Mosca e grande amico dell'oligarca Konstantin Malofeev, già molto attivo nei rapporti tra il Cremlino e i francesi del Front National.

L'appoggio più visibile in Italia Salvini lo ha trovato però in una organizzazione russa. La sede è a Palazzo Santacroce, un elegante edificio barocco nel centro di Roma, a due passi dal ministero della Giustizia. Si chiama Rossotrudnicestvo, in italiano Centro Russo di Scienza e Cultura, controllato dal ministero degli Esteri.

Anton Shekhovtsov, politologo che insegna in Austria all'Institute for Human Sciences, è uno dei massimi esperti delle relazioni fra Mosca e i movimenti politici europei. Secondo Shekhovtsov, Rossotrudnichestvo è oggi «il maggior strumento usato dalla Russia per esercitare soft power in Paesi stranieri», presente in almeno 25 nazioni e con 600 dipendenti all'attivo. Una rete politico-diplomatica che può contare sui generosi fondi del Cremlino.
Tutti i nomi e le aziende che collegano la Russia alla Lega li trovate sull'Espresso in edicola da domenica 11 febbraio

Cosa c'è dietro la felpa di Matteo Salvini, il leader che sta trasformando la Lega, da Padana a Sovranista? Nell'inchiesta di copertina firmata da Giovanni Tizian e Stefano Vergine, tutti i legami pericolosi del Carroccio. Trasformisti e impresentabili, per conquistare il Sud. E uomini legati a Putin per riempire le casse. Domenica in edicola con Repubblica

La Lega va al Sud
Negli stessi anni in cui tesseva la rete di rapporti per sfondare il fronte russo, la truppa leghista si è data da fare anche per mutare pelle in politica interna. Dall'indipendentismo al nazionalismo. Per farlo è stato necessario trasformare la Lega in un partito presente in ogni regione, anche al Sud. Con il movimento Noi con Salvini, il leader del Carroccio, ha gettato le basi per contare sempre di più a livello nazionale, il collante che ha legato Palermo a Milano, Reggio Calabria a Varese è la guerra totale all'immigrazione.

Il primo banco di prova sono state le Regionali siciliane, dove insieme a Fratelli d'Italia ha ottenuto il 5,6 per cento. Un risultato che ha aperto per la prima volta le porte dell'Assemblea regionale a un deputato leghista. Non esattamente un volto nuovo, bensì un riciclato dei vecchi partiti della clientela democristiana. E già indagato.

Non l'unico trasformista in Sicilia. Il segretario nazionale di Noi con Salvini e responsabile della Lega sicula è Angelo Attaguile. Suo padre Gioacchino è stato sottosegretario e ministro nei governi Rumor e Colombo, lui, democristiano da una vita, è legatissimo a Raffaele Lombardo, l'ex presidente di Regione condannato in appello per voto di scambio. Attaguile si è speso molto per la causa, al punto da mettere a disposizione, come racconta L'Espresso, l'abitazione romana di via Cesi dove risulta tuttora registrata la sede del movimento incubatore della Lega nazionale.

In Calabria, invece, Salvini ha puntato sulla destra sociale, sovranista. Con lui, infatti, si è schierato l'ex governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti, condannato per abuso e falso e sotto inchiesta della procura antimafia di Reggio Calabria. Non sarà candidato per evitare imbarazzi al capo leghista, ma non ha rinunciato a infilare in lista sue pedine. È, invece, in lizza per un posto da deputato Domenico Furgiuele, segretario della Lega-Noi con Salvini in Calabria. Suo suocero è un imprenditore con i beni sotto sequestro dall'antimafia. E non solo.
L'inchiesta sui riciclati confluiti nel partito di Salvini nell'inchiesta dell'Espresso in edicola da domenica 11 febbraio

© Riproduzione riservata 09 febbraio 2018

Da - http://espresso.repubblica.it/inchieste/2018/02/09/news/matteo-salvini-russia-riciclati-1.318144
3534  Forum Pubblico / CENTRO PROGRESSISTA e SINISTRA RIFORMISTA, ESSENZIALI ALL'ITALIA DEL FUTURO. / Bisogna cambiare. inserito:: Aprile 01, 2018, 07:52:01 pm
Ci facciamo condizionare da poteri senza scrupoli sino a votare come pare loro e non sappiamo "usare" a vantaggio del nostro lavoro il digitale.

Bisogna cambiare.

ggiannig

Da Fb del 1 aprile 2018
3535  Forum Pubblico / CENTRO PROGRESSISTA e SINISTRA RIFORMISTA, ESSENZIALI ALL'ITALIA DEL FUTURO. / I "frantumi" della Sinistra non devono ricadere sul CentroSinistra... inserito:: Aprile 01, 2018, 07:50:55 pm
I "frantumi" della Sinistra non devono ricadere sul CentroSinistra ... già danneggiato dalla Sinistra Post-Comunista, sin dalla nascita dell'Ulivo.

E' tempo che la suddetta Sinistra riprenda in mano la sua situazione ideologica e ridisegni i suoi progetti di presa del potere con scopi diversi da quelli perseguiti dal 1922, sino all'altro ieri.

Da Fb del 31 marzo 2018 (verso la Castellina).
3536  Forum Pubblico / CENTRO PROGRESSISTA e SINISTRA RIFORMISTA, ESSENZIALI ALL'ITALIA DEL FUTURO. / Siamo liberi pensatori, non legati a leader o ideologie che, invece, mettiamo... inserito:: Aprile 01, 2018, 07:49:32 pm
Dato che ci siamo definiti e dichiarati, come pensiero "sociale", di CentroSinistra, non dovete pensare di isolarci perchè la pensate diversamente.

Siamo liberi pensatori, non legati a leader o ideologie che, invece, mettiamo spesso in discussione.

A noi interessano le idee e i fatti che in coerenza con le idee la politica realizza!

DA - I Cittadini … su Fb del 31 marzo 2018
3537  Forum Pubblico / AUTRICI e OPINIONISTE. / Luciana CASTELLINA: «La democrazia ormai ha le ossa rotte» inserito:: Aprile 01, 2018, 07:47:39 pm
INTERVISTA

Luciana Castellina: «La democrazia ormai ha le ossa rotte»
Le elezioni, la sinistra in frantumi, il web, le donne e l'ottimismo della volontà.
Incontro a tutto campo con l'intellettuale che si innamorò del comunismo

DI MAURIZIO DI FAZIO
23 marzo 2018

Che avesse una grinta fuori dalla norma risultò evidente già in quel lontano 1943, lei aveva appena 14 anni, subito dopo l’8 settembre, prese di petto due ufficiali della Wehrmacht e sibilò loro: "Ve ne dovete andare". Lei, ragazza dei Parioli, dove vive tuttora, che era andata a scuola con Anna Maria, la figlia del duce, con cui giocava a Villa Torlonia. E poi l’incontro fatale col comunismo, un amore a prima vista, destinato a divampare per sempre. L’iscrizione al partito nel 1947 e l’apprendistato proletario nelle borgate. Botteghe Oscure e il Liceo Tasso, la Fgci e la laurea in legge alla Sapienza. Le fabbriche, la classe operaia, la lotta di classe, la libertà che “o è sostanziale, condivisa, di tutti o è una roba meschina”.

La sua bellezza stentorea, naturale, smagliante, che mandava in estasi i compagni più del migliore discorso del Migliore Togliatti e che dura ancora oggi, che di anni ne ha quasi 89 ma spande fascino ed energia come se ne avesse 30 o 40. Il matrimonio con Alfredo Reichlin e i viaggi senza requie nell’Unione Sovietica, nella Germania dell’Est, nelle nazioni in effervescenza rivoluzionaria o sotto tiro di un colpo di Stato. La politica e il giornalismo caparbiamente in prima linea. La fondazione, insieme a Lucio Magri, Valentino Parlato, Rossana Rossanda, Luigi Pintor e Aldo Natoli, del Manifesto. Le critiche da sinistra al Pci a tinte troppo brezneviane e la loro radiazione dal partito nel 1969. I libri, le esperienze da parlamentare ed eurodeputata nel Pdup e nella nascente Rifondazione comunista, i 37 voti presi nella prima elezione del presidente della Repubblica nel 2015.

L'incontro con Luciana Castellina, donna straordinaria e intellettuale irriducibile, tra le ultime grandi autorità morali e civili di sinistra, a Pescara, è a margine di un incontro organizzato dall’Arci sui cent’anni della rivoluzione d’ottobre. Colpisce la sua affabilità, la sua modernità, il suo fascino incrollabile, la sua modestia. Il suo perpetuo desiderio di scommettere, a mezzo secolo dal Sessantotto, sulla politica, sulla felicità a venire, su un qualche Sol dell’Avvenire. Il suo portare, tuttora, ineluttabilmente, “il Vietnam dentro”.

Cara Luciana, la sinistra è uscita a pezzi da queste elezioni. Se l’aspettava?
“Sì, ma le cose sono andate peggio della mia immaginazione. Ma non è la sinistra che è andata in frantumi: a esserne uscita con le ossa rotte è la democrazia, che non è comunicazione e mera ricerca del consenso, come fosse l’auditel della tv, guardo se c’è un trenta per cento contro gli immigrati e allora prendo quella linea (l’accenno a Di Maio è del tutto casuale…). La politica dovrebbe essere costruzione di senso, di un’idea, un progetto di società, e dovrebbe prevedere la partecipazione della gente perché l’orientamento dell’elettorato si può fare solo attraverso un vero confronto, un dibattito, una selezione delle persone che ti andranno poi a rappresentare sulla base delle esperienze che hanno maturato sul territorio. È lì che si costruisce la fiducia, la capacità di rappresentanza e tutto questo, se manca, conduce a risultati perniciosi. La democrazia fondata solo su un voto ogni cinque anni non è vera democrazia. È una specie di farsa. Il cammino è lungo, ma resto un’ottimista della volontà”.

Il Pd può riacquistare forza, secondo lei? E se sì, come?
“La sinistra ha sofferto appunto l’equivoco di un partito, quello democratico, che si definiva di sinistra pur praticando da tanto tempo una politica di destra. Questo ha finito per confondere la testa di tutti”.

Si aspettava anche il flop di Liberi e Uguali?
“Ho pensato che Liberi e Uguali fosse un soggetto politico su cui puntare perché il fatto che l’intero gruppo dirigente del vecchio partito comunista, la cosiddetta Ditta (responsabile, certo, di aver aperto la strada a Renzi…) fuoriuscisse e criticasse tutto il lavoro di governo portato avanti dal Pd, rappresentava un fatto importante e radicale, una scossa, che invitava alla riflessione critica. Inoltre il programma di Leu era l’esatto opposto di quello del partito democratico: sul Jobs Act, sugli immigrati, sulla scuola, su tutto. Pensavo: il vecchio corpo del fu Pci potrebbe svegliarsi. E invece no, mi sono sbagliata, perché quel corpo è ormai defunto e in ogni caso non ha avuto più fiducia, ha votato per i 5 Stelle perché bisognava comunque dare una botta al vecchio sistema”.

C’è qualche nuovo politico italiano di sinistra su cui scommetterebbe per il futuro?
“Già se parliamo di un leader chiamato a riscattare la sinistra, significa che non è di sinistra. Il leaderismo è populismo, schivatelo se solo si para all’orizzonte. Certo, nel passato ci sono stati dirigenti comunisti di gran prestigio, ma divenivano tali per la loro capacità di edificare una soggettività politica di massa, non perché andavano in televisione travestiti da leader popolari”.

Il Renzismo è morto e sepolto, o può tornare? È stato una “malattia infantile del post-comunismo”?
“Il renzismo non è arrivato a caso. È una tendenza comune frutto della globalizzazione, della retorica secondo la quale nel mondo globale bisogna fare in fretta, le decisioni non possono essere prese democraticamente, basta un voto ogni cinque anni. Renzi, col suo cotè provinciale di Rignano, in questo è simile a un Macron che ha Parigi e la Francia intera a suo appannaggio. Tant’è che la parola che domina ovunque è governance, che non vuol dire “governo” (che implicherebbe la sovranità popolare) ma attiene ai consigli di amministrazione delle banche e delle imprese. Renzi è l’incarnazione un po’ folcloristica di questa tendenza generale”.

Mala tempora currunt, quindi, anche per la sinistra europea?
“La Die Link tedesca è forse la realtà più interessante. Così come Podemos in Spagna (con tutte le sue contraddizioni), certamente i socialisti portoghesi, Corbyn in Gran Bretagna, e poi Papa Francesco, un rivoluzionario. È talmente alto il tasso di diseguaglianza, di barbarie nel mondo che è naturale comincino a crescere degli anticorpi, anche se in maniera molto diversificata. È difficile quindi immaginare, oggi, un partito unico europeo di sinistra”.

E cosa mi dice del mercato del lavoro contemporaneo? Si stava meglio quando si stava peggio, col fordismo?
“È cambiato tutto, la globalizzazione ha prodotto effetti dissennati. Non si può consentire che il capitale circoli liberamente senza adottare una fiscalità comune, un comune diritto sociale. Le delocalizzazioni partono da qui, e la prima a farle è stata la Fiat. Il lavoro è profondamente cambiato. Si è frantumato, atomizzato. Le trasformazioni tecnologiche hanno reso possibili le possibilità straordinarie preconizzate da Carlo Marx. Siamo arrivati a un punto in cui il lavoro umano conta sempre di meno per via della tecnologia, ma questo non sta generando una liberazione dal lavoro come auspicava il filosofo tedesco. Tutt’altro. La disoccupazione, e in senso catastrofico, diventa lo standard. Le diseguaglianze tra pochi ricchi e una moltitudine di disperati si acuiscono. Se non poniamo subito rimedi si spalancheranno le porte di un medioevo di ritorno. La sinistra dovrebbe affrontare con urgenza il problema della ricomposizione della forza lavoro, di un soggetto in grado di lottare collettivamente”.

Usa i social network? Possono essere strumenti di emancipazione, se non di rivoluzione?
“Possono essere una cosa utilissima, quando hai una rete di conoscenze al di fuori e ti limiti a usarli per i tuoi progetti. Ma se credi che possano sostituire la socialità vera, vai al naufragio. C’è questa grande illusione che Internet sottenda un mondo di libertà. Non è vero. Il web è governato dai più ricchi, dai più forti. Tutti online possono parlare, ma a essere ascoltati sono solo i più potenti”.

Lei è stata una donna molto corteggiata, in un contesto (il partito comunista) dominato dagli uomini. Ha seguito le battaglie del movimento #Metoo? Però nel Pci, negli anni cinquanta, erano iscritte 500 mila donne. Ben venga qualsiasi protesta da parte di noi donne. Ma il femminismo non è dichiarare “gli uomini sono cattivi”. Significa rimettere in discussione un sistema eretto storicamente dagli uomini, e non dalle donne. Un processo un po’ più complicato”.

Cosa resta del comunismo, del suo essere comunista?
“La rivoluzione francese ha creato più libertà, ma senza uguaglianza. Quella sovietica per realizzare l’eguaglianza ha tolto di mezzo la libertà. Siamo ancora là, in mezzo al guado. Il problema è irrisolto. Ma penso che un sistema diseguale e iniquo come il nostro non possa durare a lungo”.

© Riproduzione riservata 23 marzo 2018

Da - http://espresso.repubblica.it/attualita/2018/03/23/news/luciana-castellina-la-democrazia-ormai-ha-le-ossa-rotte-1.320000?ref=HEF_RULLO
3538  Forum Pubblico / "ggiannig" la FUTURA EDITORIA, il BLOG. I SEMI, I FIORI e L'ULIVASTRO di Arlecchino. / Sono anni che con la maschera virtuale di Arlecchino esprimo opinioni critiche.. inserito:: Aprile 01, 2018, 07:45:18 pm
Topic: Arlecchino ci scrive: (Letto 1204 volte)

Arlecchino
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Posts: 4.184


      Arlecchino ci scrive:
«Il: Maggio 24, 2008, 01:42:35 »   
________________________________________
Cari Amici,

lasciatemi spogliare... da moderatore per vestirmi da Arlecchino.

Data l'ora sarò breve.

Io penso che contrariamente a ciò che accade nel forum il team debba concentrarsi su aspetti specifici, volta per volta, senza pretendere di risolvere tutto e subito (?!).
Il frutto di questo modo d'operare sarà il documento, sul tema, che approvato porteremo fuori dal forum, in nome del forum.

Quindi vogliamo dire che il forum può diventare una entità politico/sociale del volontariato di BASE del centrosinistra, oggi PD (io personalmente spero domani Ulivo) che volta per volta, tema per tema vuol dire la sua?  Per essere letto e ascoltato... non solo dal mondo PD.

Quindi il forum di fronte alla società. 

---

Priorità operative:
la bozza o la lettera d'intenti costruita dall'insieme delle varie opinioni (ma orientata dal gruppo di studio) deve a mio avviso essere un documento ampio, più politico, che dica cosa ci si prefigge di fare per disegnare un futuro politico/sociale non a nostra immagine ma come noi immaginiamo debba essere la nostra società e il PD, nel paese e all'estero cominciando dall’Europa.

La lettera d'intenti che trovate qui sopra l'ho stesa nel 2002 con l'aiuto di tre quattro amici del forum ulivo.it aveva un certo “taglio", mi chiedo se ci può aiutare a scriverne una aggiornata e migliorata oggi.

buona notte

ciaooo

     
   
« Ultima modifica: Maggio 24, 2008, 01:44:41 da Arlecchino »    



3539  Forum Pubblico / ESTERO fino al 18 agosto 2022. / GIORDANO STABILE. La Francia si schiera con i curdi ma non invierà truppe inserito:: Marzo 31, 2018, 12:55:22 pm
La Francia si schiera con i curdi ma non invierà truppe
Macron offre la sua “mediazione”, Erdogan dice no

Pubblicato il 30/03/2018 - Ultima modifica il 30/03/2018 alle ore 13:52

GIORDANO STABILE
INVIATO A BEIRUT

La Francia offre la sua mediazione nella contesa fra Turchia e curdi in Siria per evitare una eventuale offensiva turca su Manbij, la città controllata dalle Forze democratiche siriane, in gran parte composte da guerriglieri curdi dello Ypg. Ma il ventilato invio di truppe francesi, o “europee”, è stato poi smentito. Ieri il presidente francese Emmanuel Macron ha incontrato una delegazione delle Forze democratiche siriane e ha offerto il suo sostegno per la stabilizzazione del Nord della Siria e la lotta contro l’Isis. Fonti curde avevano poi fatto trapelare che Parigi era pronta anche a inviare truppe a Manbij ma in tarda mattinata la presidenza francese ha smentito e precisato che la Francia “non pianifica una nuova operazione militare nel nord della Siria al di fuori delle operazioni della coalizione internazionale a guida statunitense contro lo Stato Islamico”.

La rabbia di Ankara: “Legittimate i terroristi” 
La situazione è complicata dalla volontà di Ankara di prendere il controllo della zona di frontiera, e in particolare della città di Manbij, per cacciare lo Ypg che considera la costola siriana del Pkk. La reazione turca all’incontro fra Macron e le Forze democratiche siriane è stata del tutto negativa. “I Paesi che vediamo come alleati e amici dovrebbero mostrare una posizione chiara conto tutti i tipi di terrorismo, e non compiere passi che li legittimano”, ha detto questa mattina Ibrahim Kalin, portavoce del presidente Recep Tayyip Erdogan. Ankara non fa distinzione fra Ypg e Forze democratiche siriane, che considera solo un paravento dei guerriglieri curdi. Erdogan ha detto decine di volte che intende cacciare lo Ypg da tutto il Nord della Siria, e ha minacciato anche operazioni nel Nord dell’Iraq contro i guerriglieri curdi del Pkk che hanno stabilito basi nei Monti Qandil e vicino al Monte Sinjar.

La reazione dopo Afrin 
L’invito di Macron ai curdi è arrivato dopo le critiche per la posizione francese, ed europea, molto prudente di fronte all’offensiva dell’esercito turco ad Afrin, l’enclave curda nel Nord-Ovest della Siria che è stata conquistata da turchi e ribelli arabi alleati dopo due mesi di battaglia. Duecentomila civili curdi sono fuggiti dalla città verso zone della Siria controllate dai governativi. Ora la Francia dà il suo sostegno ai curdi e alla Forze democratiche siriane per evitare che si ripeta lo stesso scenario a Manbij. Nella delegazione accolta all’Eliseo c’erano rappresentanti del Pyd, il braccio politico dello Ypg, ma anche delle componenti arabe e cristiane delle Forze democratiche siriane. E’ la stessa alleanza che governa ora la città di Manbij, strappata all’Isis dopo un battaglia di tre mesi nell’estate del 2016.

Vertice turco-americano a Washington 
Un eventuale dispiegamento di truppe francesi complicherebbe i piani della Turchia per l’occupazione di Manbij in tempi rapidi. Il maggiore ostacolo finora è stata la presenza di un contingente di un centinaio di soldati americani in città. Oggi Washington si vedranno il vice ministro degli Esteri turco Umit Yalcin e il vice Segretario di Stato John J. Sullivan. Ankara spera in una via libera alle operazioni contro lo Ypg per lo meno fino alla sponda occidentale dell’Eufrate. Ma la Turchia nel frattempo sta trattando con la Russia per avere un’altra cittadina nel Nord della Siria, Tell Rifat, dove è presente un piccolo contingente russo. 

 Licenza Creative Commons
Alcuni diritti riservati.

Da - http://www.lastampa.it/2018/03/30/esteri/la-francia-pronta-a-inviare-truppe-in-siria-a-difesa-dei-curdi-RHP9t1LjIDgHrNJqg1CB9N/pagina.html
3540  Forum Pubblico / ICR Studio. / Falliscono le persone che non sono capaci di evolvere da idee irrealizzabili ... inserito:: Marzo 31, 2018, 12:53:37 pm
Falliscono le persone che non sono stati capaci di evolvere da idee irrealizzabili senza rivoluzioni violente.

Non chi decide di offrire contributi diversi ma utili al genere umano.

Le idee possono essere rielaborate, revisionate, aggiornate, mantenendo i valori sociali che valgono realmente, perchè perseguono non il potere, ma il bene-essere dei Cittadini (tutti).

ggiannig

Su Diliberto su Fb del 31 marzo 2018

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