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Autore Discussione: Francesco Sisci. - Il partito comunista cinese fa la sua grande riforma liberale  (Letto 2068 volte)
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« inserito:: Marzo 21, 2013, 06:02:07 pm »

Il partito legge Tocqueville e vuol respirare aria americana

di Francesco Sisci

15 marzo 2013


Il partito comunista cinese fa la sua grande riforma liberale. I cambiamenti dei ministeri annunciati alla fine della sessione plenaria del parlamento cinese, il National People's Congress, Npc, non sono solo questione di numeri, ma rappresentano una profonda ristrutturazione della stessa filosofia di lavoro e funzioni.
Il vicepremier incaricato della riforma, Ma Kai, ha spiegato che scopo della ristrutturazione è quello di cedere potere al mercato e alla società, di ridurre l'intervento del governo nelle piccole questioni e migliorare la capacità nella macro gestione e nella supervisione.

Così, i ministeri sono stati praticamente dimezzati da 44 a 25 dicasteri. Il numero ha un significato politico profondo: la nuova leadership di Xi Jinping, appoggiato dall'uscente Hu Jintao, che fino a ieri, alla chiusura del parlamento, era ancora presidente dello Stato, è riuscita a imporsi potentemente ai mille interessi contrastanti della potente burocrazia.
Non solo, come appare anche evidente dagli annunci ufficiali, Wang Qishan, capo della potentissima commissione di disciplina del partito e grande guida della finanza cinese, da mesi insiste perché la gente legga Tocqueville e la sua critica dell'ancien régime. Il pensatore francese, che decantava le virtù del sistema americano è diventato così un bestseller. In realtà le riforme attuali sembrano ispirate proprio a Tocqueville. Il partito comunista cinese vuole fare diventare liberale, più americana la Cina nel suo sistema.

In concreto, la prima vittoria è quella sul ministero delle ferrovie, che contro ogni logica riuscì a resistere alle riforme del 1998, rimanendo indipendente e per ultimo amministrando direttamente l'esercizio economico dei treni. Oggi succederà come per tutti gli altri ministeri che le funzioni amministrative saranno separate da quelle economiche affidate ad aziende statali. Rimane il mistero di cosa accadrà di polizia e tribunali, che agivano direttamente sotto il potere del ministero delle ferrovie.
Oltre all'abolizione di vari ministeri nascono nuove entità. Ci sarà un'amministrazione nazionale dell'energia, incaricata di coordinare le mille attività molto variegate e sparse tra gruppi elettrici, petroliferi, di estrazione del carbone.
Queste riforme dovranno essere digerite dall'apparato nei prossimi mesi. Come successe nel 1998, dopo circa un anno, l'intero sistema cambiò di natura. Allora il progetto era dare più potere economico alle imprese di Stato, liberandole dagli obblighi amministrativi e sociali. La riforma del 1998 ebbe in realtà tanto successo che da un paio di anni le imprese di Stato dominano l'economia cinese, creando monopoli ed emarginando quelle private.

Oggi il punto è dare spazio al mercato. Questo è un punto chiaro di Xi Jinping.
Nel 2010 in un incontro ristretto tra il futuro presidente Xi e l'allora ministro dell'economia Giulio Tremonti, quest'ultimo, probabilmente per dovere di ospitalità, lodò il ruolo dell'intervento dello Stato nell'economia, cosa che aveva bloccato l'ondata della crisi finanziaria americana in Cina. Xi non tacque, anzi sembrò non gradire il complimento, perché sottolineò che comunque, finita la crisi, lo Stato si deve ritirare e si deve lasciare il mercato libero di agire secondo le sue regole.
Accanto alle misure economiche interne, la riforma amministrativa prevede di fatto una misura di politica estera molto importante. Viene creata un'amministrazione unica per le zone marine. L'entità sarà a capo di tutte le aree costiere comprese quelle contestate come gli arcipelaghi del Mar Cinese Meridionale o le isole Senkaku, contese al Giappone. La nuova amministrazione ufficializza la rivendicazione cinese su queste aree, cosa che già irrita i vicini. E il Giappone ha iniziato a protestare.
Ma, d'altro canto, pone ordine contro eventuali fughe in avanti. In passato più volte il governo centrale si è trovato costretto a coprire o frenare all'ultimo minuto l'iniziativa privata di un capitano di peschereccio o di pochi scalmanati della marina o della guardiapesca.

da - http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2013-03-15/partito-legge-tocqueville-vuol-064000.shtml?uuid=AbR10FeH
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