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Autore Discussione: Massimiliano Panarari. Civili in tv ma duri sul campo  (Letto 2481 volte)
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« inserito:: Novembre 30, 2012, 11:31:25 am »

Editoriali
30/11/2012

Civili in tv ma duri sul campo

Massimiliano Panarari


S’erano tanto amati. E noi c’eravamo tanto illusi...? 

Il «mail bombing» e il relativo esposto hanno ripiombato in un clima di guerra civile il campo nazionale dei progressisti. E dire che lunedì sera avevamo assistito, in televisione, a quella che sembrava una pagina davvero nuova della politica italiana, e che non vorremmo, quindi, venisse semplicemente archiviata nelle (peraltro encomiabili) teche Rai.

 

«Mostrare rispetto». È questa una delle regole fondamentali per vincere i duelli politici televisivi, come suggeriva alcuni anni or sono agli allora frastornati democratici statunitensi, il linguista cognitivista (e liberal) George Lakoff, autore del fortunato libro «Non pensare all’elefante!».

 

E proprio questo era l’aspetto che colpiva maggiormente nel dibattito su Rai 1 tra Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi (come già in quello precedente a cinque svoltosi su Sky). Quasi magicamente, e finalmente, era sembrata interrompersi una lunga stagione di litigi e baruffe violente, di insulti e «vaffa», che gli elettori e i telespettatori hanno subito in tutt’altro che modica quantità; e il confronto tra il segretario del Pd e il sindaco di Firenze per la candidatura alla premiership aveva fatto compiere un balzo in avanti (e un salto di qualità) alla battaglia politica verso una sua maggiore civilizzazione. 

 

Il fair play dei modi di interloquire e discutere di Renzi e Bersani non aveva fatto velo all’evidenza del loro rappresentare due idee marcatamente diverse di centrosinistra, tanto sotto il profilo delle idee di fondo che delle politiche. I due leader, impegnati in una lotta politica dalla posta in palio di grande rilevanza, avevano evitato i colpi sotto la cintola, dando prova di un comportamento serio e misurato che nulla aveva a che fare con l’attitudine a finire tutto a «tarallucci e vino» (o con una clima artefatto di «volemose bene»), ma fondato, giustappunto, sul rispetto reciproco. 

 

Era quasi parso che la strategia della delegittimazione reciproca e la virulenta coppia oppositiva amico/nemico di schmittiana memoria, che abbiamo vissuto tanto intensamente (e penosamente) nel corso di questi ultimi decenni, avessero ricevuto una battuta d’arresto. E che si fosse compiuto un passo, davvero apprezzabile, nella direzione di quel Paese normale (dove il conflitto politico si rivela, giustappunto, tanto duro quanto ispirato a criteri di correttezza e civiltà), e più europeo, che dobbiamo e possiamo aspirare a diventare (complice anche la maggiore sobrietà dello stile di governo dei tecnici).

 

I dibattiti delle primarie trasmessi in tv hanno pertanto svolto un’utile funzione pedagogica, facendo recuperare al piccolo schermo, in questa occasione e sotto un’altra prospettiva, lo spirito del servizio pubblico. E pazienza se questo significava un tasso minore di spettacolo (che lasciamo volentieri ai reality show…).

Questo accadeva non più tardi di lunedì sera. Speriamo, per la qualità della politica (che ne ha un gran bisogno) e del discorso pubblico in Italia, che non si sia trattato solo di un bel sogno. 

 da - http://lastampa.it/2012/11/30/cultura/opinioni/editoriali/civili-in-tv-ma-duri-sul-campo-WtuYBb9wHaoEP3tEYG1XYM/pagina.html
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