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Autore Discussione: Stefania Maurizi. Mister B. ai piedi di Big Pharma  (Letto 2104 volte)
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« inserito:: Novembre 22, 2011, 05:30:44 pm »

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Mister B. ai piedi di Big Pharma

di Stefania Maurizi

Un cablo di WikiLeaks rivela come nel 2004 (secondo esecutivo del Cavaliere) il potere politico italiano fosse prono alle lobby farmaceutiche americane

(26 settembre 2011)

Che tipo di pressioni esercitano le aziende farmaceutiche sul governo italiano? Un cablo di WikiLeaks permette di rivelare gli approcci "dietro le quinte" del gigante americano Eli Lilly, che fabbrica medicinali "best seller" come l'insulina (un salvavita), il Cialis, rivale del Viagra, e l'antipsicotico Zyprexa, finito nel 2007 al centro di una causa miliardaria intentata da oltre 28 mila pazienti statunitensi.

E' il giugno del 2004, al governo c'è Berlusconi e ministro della Sanità è Girolamo Sirchia, poi coinvolto in alcuni procedimenti per corruzione: processi chiusi con l'assoluzione o la prescrizione. Per incontrare lui e gli altri rappresentanti dell'esecutivo, gli Usa inviano a Roma il vicesegretario per il Commercio, Eric Stewart. Scopo della missione sono i prezzi dei farmaci e della tutela della proprietà intellettuale ossia dei copyright, la parola magica che garantisce il mercato e gli interessi di aziende come quelle che producono medicine e software.

Nella sua ricognizione, Stewart si vede con i vertici della Eli Lilly, che in Italia è presente con uno stabilimento a Sesto Fiorentino. I manager della multinazionale raccontano che "come altre imprese farmaceutiche Usa, la Lilly vorrebbe incrementare il suo dialogo con il governo italiano. Sebbene incontri regolarmente il ministero della Sanità, Eli Lilly ritiene necessario anche il contatto con il ministero dell'Economia e delle Finanze". I fattori di insoddisfazione per l'azienda in Italia sono numerosi: un regime fiscale sfavorevole, il rigido controllo dei prezzi dei farmaci "che limitano la capacità dell'azienda di reinvestire i proventi in ricerca e sviluppo e innovazione"; il fatto che i farmaci generici, che permetterebbero di tagliare i costi, non siano così popolari come in America. Stewart replica che l'Associazione delle aziende farmaceutiche americane "continua a esplorare insieme al governo degli Stati Uniti la possibilità di stabilire un gruppo bilaterale di lavoro che affronti questi problemi. Poi concorda di discutere con il governo italiano le preoccupazione dell'industria". Infine incoraggia Eli Lilly "a impegnarsi con il Ministero della Sanità, notando che in molti altri paesi europei, tali contatti positivi con il ministero non sono possibili". Cosa intende dire? Perché nel resto d'Europa i responsabili della Sanità non permetterebbero "contatti positivi" con i fabbricanti di pillole? Il cable non fornisce spiegazioni sulla particolarità italica.

L'inviato americano non incontra solo i vertici della Lilly, ma ha un appuntamento anche con Mauro Masi, l'ex direttore generale della Rai che allora si occupava di proprietà intellettuale. Nello spiegare perché in Italia la tutela di copyright e brevetti langue, Masi racconta che, sostanzialmente il problema è la magistratura: "L'indipendenza sistemica dei giudici è all'origine delle poche sentenze" per la violazione della proprietà intellettuale. Quanto alla preoccupazione degli americani per il limitato accesso delle aziende farmaceutiche alle agenzie governative, a parte il ministero della Sanità, Masi si mette a disposizione, dicendo, che lui "può essere contattato direttamente dalle imprese preoccupate e cercherà di facilitare il loro accesso agli altri ministeri", perché "è sensibile all'interesse delle aziende americane che investono in Italia".


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da - http://espresso.repubblica.it/dettaglio/mister-b-ai-piedi-di-big-pharma/2162018
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