MARCO RUFFOLO. Berlusconi, 40 giorni di nulla

Berlusconi, 40 giorni di nulla

di MARCO RUFFOLO

Era il 13 settembre 2011.

La Commissione europea affidava al portavoce di Olli Rehn, responsabile degli Affari economici, il suo giudizio sul nostro Paese: "Non abbiamo chiesto alcuna manovra o misura aggiuntiva all'Italia, che in questo momento sta già lavorando per approvare un pacchetto ambizioso che ha come obiettivo raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013". In effetti, alla fine di una tormentata estate, che aveva visto il nostro governo, sotto dettatura della Bce, correggere, rifare, aggiungere, anticipare misure su misure, sembrava che si fosse finalmente arrivati alla quadratura del cerchio. Tremonti tornava dai summit europei forte di un sostanziale via libera. Cosa è successo in questi quaranta giorni? Cosa è intervenuto per deteriorare il quadro economico italiano a tal punto da suscitare gli umilianti sorrisetti di Sarkozy e della Merkel? Forse sarebbe meglio chiedersi che cosa non è successo. Il benestare europeo alla manovra riveduta e corretta era in realtà condizionato - come le autorità europee hanno sempre ricordato - a un significativo sforzo sul versante della crescita. E questo per la semplice ragione che senza rilanciare il prodotto lordo non saremmo mai riusciti a risanare i conti, a ridurre il debito. Ebbene, quaranta giorni sono trascorsi senza alcun segno tangibile di stimoli alla crescita, di riforme in grado di scardinare gli ostacoli che da decenni impediscono lo sviluppo del nostro Paese. Solo così si comprende per quale ragione, una nazione come la Spagna, con banche più esposte delle nostre, con una disoccupazione più che doppia, fino a poco tempo fa penalizzata più dell'Italia dai mercati, sia stata superata da noi nel famigerato "spread": il divario dei tassi con quelli tedeschi, che dà proprio il grado di affidabilità del debito di un Paese. Oggi sapremo, dopo il consiglio dei ministri di questa sera, dettato ancora una volta da un ultimatum europeo, se questo governo sarà in grado di scuotersi dalla sua paralisi operativa o se la sua debolezza politica lo costringerà ancora una volta a una non-risposta.

(24 ottobre 2011) © Riproduzione riservata
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