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Autore Discussione: I coloranti che rendono i bambini iperreattivi  (Letto 3514 volte)
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« inserito:: Settembre 08, 2007, 09:17:33 pm »

Sotto accusa conservanti e additivi anche in gelati e caramelle

I coloranti che rendono i bambini iperreattivi

Allerta della Gran Bretagna.

Sono contenuti in merendine e bibite E Bruxelles ordina l'intervento dell'Authority 

 
MILANO — Additivi e coloranti, contenuti in bibite e merendine, possono provocare iperreattività e deficit dell'attenzione nei bambini. Lo ha appena dimostrato uno studio commissionato dall'agenzia britannica che vigila sui cibi (Fsa) all'Università di Southampton e pubblicato sulla rivista Lancet. Adesso Bruxelles vuole vederci chiaro e ha incaricato l'authority europea per la sicurezza alimentare (che ha sede a Parma) di esaminare il caso. Secondo i ricercatori inglesi, la serie E dei numeri che identificano appunto coloranti (come il giallo E110 e E104 o il rosso E129) oppure conservanti come il sodio benzoato (E121), tutte sostanze presenti anc he in gelati, caramelle, chewing-gum, possono avere effetti negativi sulla salute di molti bambini e non soltanto di quelli che già soffrono della cosiddetta Adhd (la sindrome da deficit di attenzione e iperreattività su cui si è molto discusso a proposito della terapia con il farmaco Ritalin, da alcuni suggerita, ma da altri criticata).

SOSPETTI GIA' IN PASSATO - Già in passato i genitori di questi bambini avevano sospettato che additivi e coloranti potessero essere coinvolti nella sindrome e avevano chiesto la loro eliminazione dagli alimenti, ma gli esperti non erano così sicuri della loro pericolosità. Adesso hanno fatto di più: hanno addirittura mostrato un legame fra additivi e disturbi del comportamento anche in bambini che non soffrono di questa sindrome specifica. In totale hanno studiato 153 bambini di tre anni e 144 di otto anni e hanno osservato che alcuni di questi diventavano iperattivi e prestavano meno attenzione a scuola quando bevevano succhi di frutta contenenti un mix di «sostanze-E» rispetto ai coetanei che non li bevevano. Questa ricerca pone una serie di questioni alle autorità. Ci si chiede, infatti, se non sia necessario prendere nuovi provvedimenti, per esempio aggiungere un'avvertenza di pericolo in più sull'etichetta dei cibi rispetto alla semplice segnalazione della loro presenza, come adesso avviene. E ci si domanda anche se questi additivi e conservanti non debbano essere addirittura banditi. Alcuni Paesi già lo fanno (per esempio in Austria alcuni conservanti sono proibiti), ma è chiaro che una decisione dell'autorità europea avrà un impatto molto maggiore, anche perché molte aziende alimentari sono presenti in diversi Paesi europei. In attesa che l'autorità si pronunci, il suggerimento dei medici ai genitori è quello di osservare i loro bambini: se notano un nesso fra consumo di alimenti che contengono conservanti e un'eccessiva irrequietezza o una scarsa attenzione a scuola, vale la pena che li eliminino. Non tutti però sono d'accordo: costringere un bambino a non mangiare certi cibi può essere controproducente perché lo rende «diverso » dai coetanei che continuano a farlo. Secondo altri, infine, è anche probabile che alcuni bambini siano più sensibili di altri all'effetto delle sostanze della serie E così come molti adulti reagiscono in maniera diversa all'azione eccitante della caffeina.

Adriana Bazzi
07 settembre 2007
 
da corriere.it
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« Risposta #1 inserito:: Settembre 10, 2007, 06:11:52 pm »

News Salute Settembre 2007
 
AGO PRESS
 
 

ALIMENTI. MOVIMENTO CONSUMATORI: “IL 37,5 PER CENTO CONTIENE MICOTOSSINE”

Biscotti contenenti una sostanza cancerogena.

A lanciare l’allarme è il Movimento consumatori che, nell’ambito del progetto Sicurezza alimentare 2007, ha analizzato 80 campioni di alimenti, rilevando la presenza di micotossine (contaminanti classificati come cancerogeni o sospetti cancerogeni, oltre che responsabili di gravi tossicità croniche), nel 37,5 per cento del campione.

In totale 40 prodotti analizzati, i cui campioni sono stati inviati presso laboratori europei accreditati ed analizzati con metodi molto sensibili. Le analisi hanno riguardato la ricerca di allergeni, micotossine, PCB (policlorobifenili), contaminanti da contatto.

Per quanto riguarda le aflatossine su 10 campioni analizzati, 1 è risultato contaminato (10 per cento dei campioni) da Aflatossina B1 e da tracce di Aflatossina B2. Si tratta di un campione di biscotti dietetici con uva sultanina e cannella, gluten free, prodotto in Australia. La contaminazione è significativa e superiore ai limiti di legge fissati dalla normativa vigente, che è di 0,10 microgrammi/Kg.

Su 13 campioni di vini analizzati, 4 presentavano residui quantificabili di ocratossina A (pari a superiori a 0,1 microgrammi/l), 4 presentavano tracce inferiori a 0,1 microgrammi/l. In totale i residui e le tracce di Ocratossina A sono state trovate sul 62% dei vini analizzati, pur essendo inferiori al limite consentito dalla normativa (2,0 microgrammi/l o ppb). Ocratossina anche nella birra: su 7 campioni, 2 presentavano residui quantificabili e su 2 sono state riscontrate tracce inferiori a 0,1 microgrammi/kg.

Niente residui, invece, nei latticini per quanto riguarda PCB e Semicarbazide. Anche per gli allergeni, almeno limitatamente alle classi e agli alimenti oggetto di questa indagine, non sono state rilevate presenze non dichiarate.

L’associazione ritiene opportuno aumentare i controlli e valutare complessivamente la problematica dei residui da micotossine che non è assolutamente confinata ad alimenti di basso consumo, ma coinvolge bevande e cibi che tutti i giorni sono sulle nostre tavole.

D’altro canto la problematica potrebbe essere contenuta non solo con artifizi normativi, ma anche con l’adozione di buone pratiche di lavorazione, come testualmente riportato nel Regolamento CE 1881/2006: “È stato riconosciuto che, mediante la cernita o altri trattamenti fisici, è possibile abbassare il tenore di aflatossine nelle partite di arachidi, frutta a guscio, frutta secca e granturco”, ha spiegato Beppe Riccardi responsabile del settore alimentare del Movimento consumatori -.

“Sulla base di questi risultati - ha concluso Riccardi - riteniamo comunque che sia necessario approfondire la problematica micotossine, e nella seconda fase di questa nostra ricerca (prevista per settembre-ottobre 2007), verranno inseriti anche controlli per nuove classi di micotossine ed altre tipologie di alimenti”.
 
 
da www.salus.it
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