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Autore Discussione: PAOLO MASTROLILLI. Robert Mundell. L’Europa si prepari a salvare l'Italia  (Letto 2062 volte)
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« inserito:: Agosto 05, 2011, 05:05:10 pm »

Economia

05/08/2011 - INTERVISTA

Il premio Nobel per l'economia Robert Mundell "L’Europa si prepari a salvare l’Italia"

PAOLO MASTROLILLI
NEW YORK

Non siamo ancora in guerra, ma quasi. La Banca centrale europea e le autorità di Bruxelles devono monitorare molto da vicino la situazione in Italia, e preparare i piani di emergenza per intervenire a soccorrerla da una crisi di credito». Il professore della Columbia University Robert Mundell ci parla dalla sua casa in Toscana, ma questo non è il motivo principale per cui segue da vicino la tempesta europea. Nel 1999, quando l’euro nasceva, vinse il premio Nobel proprio per i suoi studi sulle monete che introducevano la nuova divisa unica.

Quanto è grave la situazione?
«Come nel 2007, quando esplose la crisi dei muti subprime. Allora ci fu un intervento abbastanza rapido in sostegno delle banche, che evitò la catastrofe. Ora ci dobbiamo preparare a qualcosa di simile, perché le banche sono nuovamente sotto una pressione fortissima».

I mercati hanno ragione ad attaccare l’Italia?
«Il punto non è tanto se i mercati hanno torto o ragione, ma analizzare con obiettività la situazione. Quando l’euro fu introdotto, l’Italia aveva un rapporto del 120% tra debito e prodotto interno lordo: ora, oltre dieci anni dopo, il rapporto è lo stesso. Non avete fatto nulla per migliorare una condizione che era già drammatica. In più, nel governo e nel paese non sembra esserci un chiaro consenso sul modo di rispondere alla crisi, e queste divisioni pesano. In un quadro del genere, cosa potete aspettarvi che facciano i mercati?».

L’Europa deve prepararsi ad intervenire a sostegno dell’Italia come ha fatto per la Grecia?
«Meglio, se possibile. Il piano varato a favore di Atene è arrivato in ritardo e ha risposto solo ai problemi contingenti del momento, non alle soluzioni necessarie per il lungo termine. L’Italia non è ancora nella posizione della Grecia, ma quasi. Siccome l’Europa non può farsi trovare impreparata di fronte alla necessità di intervenire, è bene che i piani e le risorse necessarie vengano predisposti subito».

Sta chiedendo di convocare un supervertice europeo sull’Italia?
«Sto chiedendo che le risorse economiche e i piani per aiutare Roma vengano preparati ora, non quando la guerra sarà scoppiata».

La Banca d’Italia può fare qualcosa?
«In Europa c’è una sola banca centrale, quella di Francoforte. Loro hanno le risorse e loro devono mobilitarle».

L’euro è parte della soluzione o è il problema?
«Non diciamo sciocchezze: senza l’euro la situazione sarebbe già molto più drammatica. Almeno la moneta unica ha imposto un po’ di disciplina fiscale. Oggi il rapporto tra debito e pil in Italia è uguale a dieci anni fa: è un fatto molto negativo, ma chissà dove saremmo arrivati se non ci fosse stato l’euro».

Questa crisi rischia di cancellare la moneta unica?
«Esiste la possibilità, ma non la ritengo molto alta: diciamo il 5%, nei prossimi cinque anni. Quello che succederà, probabilmente, è una svalutazione dell’euro, ma al momento il cambio con il dollaro è a 1,4 e quindi avete abbastanza spazio di manovra. In generale, ritengo che valga ancora la pena di battersi per la sopravvivenza della moneta unica».

La Casa Bianca dice di seguire con attenzione gli sviluppi in Europa: anche gli Stati Uniti hanno interesse a salvare l’euro?
«Senza dubbio. Anzi, a questo punto, attraverso il Fondo Monetario Internazionale, avrebbero interesse a contribuire agli eventuali piani per salvare l’Italia. In termini di cambio, non c’è dubbio che l’America ha tratto vantaggi del calo del dollaro, ma la questione è molto più ampia di così. Le nostre economie sono completamente interconnesse, non vedo che genere di guadagno potrebbero trarre gli Stati Uniti dal collasso dell’euro».

Anche Wall Street oggi ha continuato a perdere pesantemente: è una reazione alla crisi europea, o alle vicende interne americane?
«Entrambe le cose. C’è il timore diffuso che stiamo tornando nella recessione».

Ma lei come giudica l’accordo sul debito che il presidente Obama ha fatto con i repubblicani?
«Positivo, perché ha evitato il fallimento, che sarebbe stata follia. Insufficiente per tutto il resto. Il nostro debito non è ai vosti livelli, ma continua a salire. Programmi come il Medicare e la Social Security richiedono sempre più risorse, ma le tasse sono già alte per compensare. Senza una soluzione di lungo termine ci ritroveremo presto nei guai».

da - http://www3.lastampa.it/economia/sezioni/articolo/lstp/414575/
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