ANTAGONISMO
Cortei, scontri tra bande e aggressioni: Roma riscopre la violenza in politica
Escalation di tensione tra gruppi di destra e sinistra estreme: nell'ultimo mese una decina gli episodi.
Il caso Montesacro. Il Comune: sono solo frange minime
ROMA - Il sindaco Alemanno dice: «Non vogliamo tornare agli anni di piombo». E pure loro, i protagonisti di aggressioni fatte e subite ripetono: «Non ci interessa alzare il livello dello scontro che resta solo politico». Però la faccenda comincia a creare più di qualche pensiero. Perché, se gli Anni di Piombo sono lontani, da qualche mese a Roma si è alzato il livello di conflitto tra appartenenti di movimenti di destra e sinistra. Scontri verbali, ma pure spintoni, cazzotti, cortei improvvisati e, peggio, singole aggressioni mirate e perfino un gambizzato. Si fa pesante l'aria nella Capitale. Nell'estrema destra come nell'estrema sinistra.
AGGRESSIONI E SCONTRI - Protagonisti di questa escalation sono i Collettivi e centri sociali, da una parte, e CasaPound e i movimenti di estrema destra dall'altra.
Che certo non si sono mai amati, ma la convivenza rischia di diventare una guerra tra bande sempre più violenta. Solo nell'ultimo mese sono almeno una decina gli episodi che rivelano un livello di tensione in crescita. Botte e insulti quando va bene. Ma anche pestaggi e perfino una bomba carta. Nel quartiere Montesacro come alla Garbatella. Passando per le aule universitarie di Tor Vergata e RomaTre. L'ultimo fatto appena pochi giorni fa, quando Luca Blasi, noto esponente del centro sociale Horus Project di Montesacro ha raccontato di essere stato aggredito sotto casa da sei persone e ha accusato gli attivisti di CasaPound (rifiutando poi però di presentare una denuncia formale). E solo qualche settimana prima, il vicepresidente di CasaPound Andrea Angelini, nonché consigliere del XX Municipio, è stato colpito alle gambe da alcuni spari di pistola mentre era sul motorino.
IL CASO MONTESACRO - Ma il clima si è surriscaldato da quando il 5 aprile scorso CasaPound ha occupato l'ex scuola Parini in piazza Capri «per dare un'abitazione a 17 famiglie senza casa»: l'azione è stata vissuta come una vera e propria provocazione dagli attivisti di sinistra da sempre molto attivi nel quartiere di Roma Nord e soprattutto «perché a due passi da quella scuola c'è la casa di Valerio Verbano, ucciso oltre vent'anni fa proprio dai fascisti, e lì abita ancora sua madre e in quella scuola lui fece le elementari». Davvero troppo. Proteste e cortei spingono il presidente del IV Municipio Cristiano Bonelli a convincere gli occupanti a lasciare l'ex scuola e a trovare un accordo con il Comune di Roma: traslocano in via Val D'Ala, in un palazzo ex Acea.
«PROVOCAZIONE?» - «Bonelli sta facendo di tutto per farci sparire dal IV Municipio» denuncia Andrea Alzetta, consigliere comunale per Sinistra e Libertà, ma soprattutto attivista di Action, il movimento per la casa. Racconta che nel quartiere i gruppi della sinistra alternativa «stanno facendo cose importanti, hanno bei progetti, su abitazioni, servizi sociali, urbanistica: e guarda caso sono arrivati i fascisti che strumentalmente usano l'emergenza abitativa per creare una guerra tra bande». Simone Di Stefano, vicepresidente di CasaPound la mette diversamente: «Noi facciamo politica e a qualcuno questo dà fastidio, ci impegniamo con i fatti, siamo pacifici, vogliamo risolvere l'emergenza abitativa e qualcuno invece preferisce farci diventare un problema di ordine pubblico».
«NESSUN FENOMENO ANNI '70» - Invita al dialogo invece Giorgio Ciardi, delegato da Alemanno per le Politiche della sicurezza, che però non vede un ritorno agli Anni di Piombo: «Si tratta di frange minime, questi sono episodi che non hanno alcuna dignità politica, né incidenza sulla vita sociale - spiega - e con gli anni '70 non c'entrano nulla». Però, si spiega, «questo tipo di scontri va comunque condannato e con il dialogo si può evitare che diventino un fenomeno di massa».
Ma far dialogare le opposte fazioni non è facile. Ogni volta che in qualche aula universitaria attivisti dell'una o dell'altra parte organizzano conferenze e dibattiti, c'è sempre qualcuno pronto a menare le mani. È successo un anno fa a Tor Vergata, e poi anche a RomaTre dove oltre alle parole sono volati ceffoni, calci, spintoni e mazze di ferro. Durante i cortei poi la tensione sale alle stelle. Lo scorso 14 dicembre durante la manifestazione di «Uniti contro la crisi», molti sono stati i giovani picchiati e aggrediti: alcuni fotogrammi mostrano gli aggressori fare il saluto fascista.
ANTAGONISMO E DIALOGO - Si può dialogare così? Di Stefano, CasaPound, sostiene di sì: «Noi ci apriamo agli altri, parliamo con una parte della sinistra, Sansonetti, Concia, invece questi qui sono mossi esclusivamente dall'antifascismo militante per alzare il livello della tensione, ma noi non vogliamo questa guerra civile». Alzetta replica sereno: «Noi vorremmo evitarli e basta, non mi interessa incontrare CasaPound, loro non portano nulla di nuovo: preferisco realizzare i nostri progetti e coinvolgere davvero le persone del quartiere». Il presidente del IV Municipio ci prova: ha incontrato entrambe le parti per «aprire una tavolo di dialogo e confronto alla luce dei recenti fatti di cronaca e della grave ricaduta sociale che possono avere e per cercare una soluzione per una più serena convivenza civile». Su una cosa Di Stefano e Alzetta concordano: «Non dobbiamo entrare nella logica dello scontro tra bande». Potrebbe essere un buon punto di partenza.
Claudia Voltattorni
cvoltattorni@corriere.it14 maggio 2011© RIPRODUZIONE RISERVATA
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