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Autore Discussione: Epifani: «Piano triennale per l'occupazione».  (Letto 2821 volte)
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« inserito:: Maggio 05, 2010, 05:33:04 pm »

La Marcegaglia: «No allo stravolgimento dei contratti»

Congresso Cgil: la platea fischia Sacconi, Bonanni e Angeletti

Il ministro: «Preoccupante la contestazione a Cisl e Uil».

Epifani: «Piano triennale per l'occupazione».


ROMA - Il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, aprendo i lavori del XVI congresso del sindacato a Rimini, si è subito rivolto al governo, sottolineando che la priorità di chi guida il paese per uscire dalla crisi deve essere il lavoro. Ma l'attenzione, almeno inizialmente, è stata sviata dalla contestazione della platea nei confronti dei leader degli altri due sindacati e del ministro Sacconi.

FISCHI A SACCONI E A BONANNI - Il congresso del primo sindacato italiano ha segnato così la tensione che attraversa il movimento dei lavoratori, sia nei rapporti interni sia in quelli con le autorità di governo e di rappresentanza industriale. Sono infatti stati per Maurizio Sacconi, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti, Emma Marcegaglia i fischi più rumorosi della platea. Oltre al ministro del Lavoro, al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e ai vertici di Confindustria, la platea della Cgil ha rumoreggiato anche alla lettura dei nomi di Luigi Angeletti, segretario della Uil, e dell'ex segretario dell'Ugl, Renata Polverini. Una vera e propria ovazione, invece, è stata rivolta a Nichi Vendola. Applausi anche per Antonio Di Pietro, Fausto Bertinotti e Armando Cossutta. «È una strana Cgil quella che riserva una standing ovation ad un vecchio democristiano come Scalfaro e fischia i segretari generali di Cisl e Uil soprattutto» ha detto il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. «I fischi per me erano scontati ma quelli alla Cisl e alla Uil sono più preoccupanti», spiega il ministro.

LA RELAZIONE DEL SEGRETARIO - Tornata la calma in sala, Epifani nella sua relazione ha avvisato che la Cgil può arrivare alla proclamazione di scioperi sulla nuova legge sul lavoro ma allo stesso tempo ha inviato Cisl e Uil, che ormai da tempo non seguono la linea della confederazione di corso Italia su queste iniziative, a evitare "lacerazioni". «Il lavoro, l'occupazione debbono costituire la priorità delle priorità, il fondamento e l'obiettivo delle politiche industriali, di quelle fiscali e sociali», ha il segretario aprendo il suo intervento di fronte alla platea di oltre 1.000 delegati, ai leader di Cisl e Uil, della Confindustria, al ministro del Welfare, Maurizio Sacconi e al leader del Pd, Pierluigi Bersani.
Serve un «piano straordinario triennale per il lavoro e l'occupazione. Una manovra di questa portata, con un terzo di nuova occupazione da creare nel Mezzogiorno e attenta al lavoro delle donne abbasserebbe la percentuale dei tassi reali di disoccupazione dal 10% del quarto trimestre del 2010 al 7,5% del quarto trimestre del 2013», ha detto Epifani spiegando che ciò consentirebbe di creare 150.000 nuovi posti di lavoro, mentre la riconversione verso la green economy produrrebbe in tre anni almeno 70.000 posti di lavoro. Un piano di micro opere infrastrutturali creerebbe altri 150.000 posti, mentre la sospensione per tre anni del blocco del turn over produrrebbe altri 400.000 posti. Epifani, ringraziando il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per aver respinto alle Camera il ddl lavoro, ha però detto che per la Cgil anche la nuova formulazione della legge è anticostituzionale . Rivolgendosi al ministro dell'Economia Giulio Tremonti, "impegnato in un ruolo non facile in una fase di turbolenze dei mercati finanziari che tornano a muoversi quasi come prima della crisi» Epifani ha invitato il governo a riflettere sul fatto che sindacato e imprese sono concordi su come risolvere la crisi.

SACCONI: «PIU' PARTITO CHE SINDACATO» - Per il ministro del lavoro Maurizio Sacconi quella di Epifani è stata «una relazione molto deludente, che purtroppo conferma la linea della confederazione di isolarsi da tutte le altre parti sociali, di assumere comportamenti più simili a quelli di un partito di opposizione che non di un sindacato portato a negoziare». Questo il commento a caldo del all'intervento del segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani al congresso nazionale di Rimini. Per Sacconi, tutte le proproste avanzate da Epifani «comportano uno straordinario incremento di spesa pubblica, basti pensare alla richiesta di 400.000 nuove assunzioni nella pubblica amministrazione, una sorta di via greca al socialismo che ci porterebbe all'instabilità che già la Grecia conosce. È una strana Cgil - continua Sacconi - che osanna Scalfaro e fischia i segretari di Cisl e Uil. Per fortuna c'è un'altra Cgil nelle categorie, nei territori, che poi all'atto pratico è più disponibile alla mediazione». Per Sacconi, inoltre, «l'indisponibilità nei confronti delle riforme normative purtoppo conferma un vercchio vizio della Cgil, basti ricordare che lo statuto dei lavoratori fu bocciato dalla Cgil che non lo condivise per nulla. Speravo - ha concluso il ministro - che questo potesse essere il congresso di un'apertura soprattuto a Cisl e Uil, non avevo illusioni per quanto riguarda il Governo, francamento non mi sembra che ci sia stata: valuteranno loro, e questo mi dispiace».

CONFINDUSTRIA: «NO A STRAVOLGIMENTO DEI CONTRATTI» - Il leader degli industriali, Emma Marcegaglia, commentando uno dei passaggi della relazione di Guglielmo Epifani ha detto che Confindustria è pronta a delle modifiche sulla riforma del modello contrattuale, ma senza degli «stravolgimenti». «Come Confindustria - ha detto Marcegaglia - non abbiamo mai chiuso la porta alla Cgil. Siamo pronti a dire quali sono le condizioni per ritrovare l'unitarietà. Ma - ha avvertito Marcegaglia - bisogna capire: se si tratta di valutare qualche piccolo cambiamento siamo disponibili, ma non se si tratta di stravolgimenti». Il presidente di Confindustria ha poi aggiunto che «la proposta di rimuovere il turn over nel pubblico impiego è una proposta che non condividiamo».


05 maggio 2010
http://www.corriere.it/economia/10_maggio_05/cgil-epifani-congresso_41086868-5843-11df-b44b-00144f02aabe.shtml
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« Risposta #1 inserito:: Maggio 08, 2010, 03:04:20 pm »

Al. Gr.,   07 maggio 2010, 09:47

La difficile marcia della Cgil

L'intervento     

Si dice tra economisti che quando l'acqua sale alza tutte le barche, anche quelle in secca. In questa fase la grande maggioranza delle "barche" della politica e della rappresentanza sociale sono in secca, la CGIL è tra le poche che ancora galleggia. E' incredibile ed irresponsabile che il disegno della destra sia stato in questi anni di cercare di affondare anche "questa barca"


La CGIL è una grande organizzazione. Per iscritti, per storia, per il prestigio di cui gode e questo è tanto più importante in una fase di crisi che coinvolge tanta parte delle istituzioni e della rappresentanza politica e sociale del nostro paese. Si dice tra economisti che quando l'acqua sale alza tutte le barche, anche quelle in secca. In questa fase la grande maggioranza delle "barche" della politica e della rappresentanza sociale sono in secca, la CGIL è tra le poche che ancora galleggia.

E' incredibile ed irresponsabile che il disegno della destra sia stato in questi anni di cercare di affondare anche "questa barca".
Riprendendo il filo dell'attacco all'articolo 18 dell'inizio anni 2000, poi sfociato nel braccio di ferro perduto dalla destra, l'attuale Governo Berlusconi ha impostato una strategia più complessa e subdola per rimettere in discussione lo statuto dei diritti dei lavoratori, svuotandolo, e per riscrivere la storia delle relazioni sindacali del nostro paese, peggiorandole nettamente.
La legge del lavoro non sarebbe più in futuro a favore del lavoratore, considerato più debole e da difendere, ma diventerebbe una sorta di generico diritto commerciale. Il Governo ha così raccolto i peggiori istinti presenti in larghi settori imprenditoriali, compresa Confindustria, i quali più crescono le difficoltà economiche più sono convinti che le responsabilità sono solo di altri. Questi settori hanno riposto nell'attuale Governo Berlusconi aspettative e fornito appoggi che in precedenza non si erano mai visti. Larghi settori dell'imprenditoria hanno fatto delle mani libere sul lavoro il loro credo, poco meditato, spesso irragionevole e socialmente ingiusto. Malgrado un evidente clima da basso impero e di degrado politico e un clamoroso conflitto di interessi di cui le televisioni sono solo una parte larghi settori dell'imprenditoria italiana hanno fin qui riposto la loro fiducia nel Governo Berlusconi. Di qui lo strappo nelle relazioni sociali, gli accordi separati, il tentativo di isolare la CGIL, individuata come l'ultimo baluardo da sconfiggere.

Eppure la CGIL nella sua lunga storia non può certo essere criticata per assenza di senso di responsabilità. Semmai il contrario. Uno spazio di critica era piuttosto nella direzione del farsi carico di responsabilità generali anche quando altri abbandonavano clamorosamente questa trincea.

Il Governo ha messo nel mirino la CGIL, puntando a isolarla, a renderla ininfluente, cercando di sradicarla dal rapporto con i lavoratori, cosa tanto più grave perché questo è avvenuto nel pieno della più grave crisi economica del dopoguerra. In passato ci sono stati tentativi di coinvolgere i lavoratori nella gestione del sistema capitalistico. Ora si pensa che c'è chi comanda e chi obbedisce, punto.

In questa fase i lavoratori, i giovani in cerca di lavoro, i pensionati hanno bisogno come l'aria di avere una rappresentanza sindacale efficace dei loro problemi per non essere travolti dalla crisi.
E' già accaduto che il non sentirsi rappresentati abbia portato aree di lavoratori a cercare punti di riferimento fuori dai tradizionali riferimenti della sinistra politica. In campo sindacale no. Si può votare Lega ed essere iscritti alla fiom.

L'attacco alla CGIL ha fatto danni molto seri, non solo alle relazioni sindacali ma anche alla possibilità per il nostro paese di affrontare una fase economica così difficile. Purtroppo nelle altre organizzazioni confederali è prevalsa l'idea che non ci fossero in vista alternative a questo Governo. Eppure è difficile negare, come ha detto Epifani, che questo Governo è sostanzialmente immobile nell'affrontare la crisi e ha respinto perfino la richiesta di aumentare l'ampiezza della Cassa integrazione.
Epifani ha sottolineato la contraddizione tra la gravità della crisi, l'esigenza di difendere al meglio i lavoratori e il disegno di isolare la CGIL, di renderla innocua. Semmai ci sarebbe bisogno di trovare punti di convergenza sociale e politica in grado di aiutare l'Italia ad affrontare i problemi di caduta della capacità di competere.

Il congresso della CGIL non sembra avere ancora tutte le condizioni per rimuovere il blocco creato dallo smantellamento dell'accordo del 2007 e dalla successiva divisione sindacale e questo malgrado la grande manifestazione del 4 aprile 2009 e le iniziative successive.
Infatti resta irrisolto il nodo posto con forza dalla fiom che per stipulare un contratto occorre avere almeno maggioranza della rappresentanza e il voto favorevole dei lavoratori.
La legge di iniziativa popolare sulla democrazia promossa dalla fiom cerca di rispondere a questo problema.

Così la richiesta di Epifani a Governo, Confindustria, Cisl e Uil di superare gli accordi separati difficilmente verrà accolta, almeno stando alla replica di Sacconi che è protagonista per conto del Governo della vera e propria crociata per isolare la Cgil. La conseguenza è che potrebbe proseguire il cammino verso lo svuotamento della contrattazione, verso la corporativizzazione dei rapporti sindacali, verso la privatizzazione dello stato sociale attraverso la dilatazione dei compiti degli enti bilaterali.
Confindustria farebbe bene a riflettere ancora sulla convenienza di un sistema di relazioni sindacali prive di un punto di governo accettato e accettabile.

Epifani ha conquistato un largo consenso al congresso e ha di fronte il compito di riconquistare un modello di relazioni sindacali condiviso e condivisibile per tutta la CGIL e in questa direzione ha collocato anche il problema di un maggiore coordinamento delle iniziative contrattuali dentro la confederazione.
Del resto dopo i guasti gravissimi della crisi economica sull'occupazione e sui salari ora si prospetta una fase 2 di tagli e di riduzione dello stato sociale. Il federalismo fiscale di cui si sta ragionando sembra più l'occasione per tagli allo stato sociale. I rischi di crisi per la finanza pubblica segnalati dalla crisi greca faranno il resto.
Non a caso Tremonti, pur dicendo il contrario, sta preparando una manovra correttiva (tagli) di 10 miliardi di euro tra qualche settimana (oggi, mentre pubblichiamo il testo i miliardi sono saliti a 25, ndr).
Quindi la CGIL dopo il congresso dovrà affrontare prove difficili, in parte anche in supplenza dei vuoti clamorosi dell'opposizione politica.

Buon lavoro compagne e compagni. Molte speranze di uscire dal pantano politico e da una crisi che rischia di lasciare ai margini una parte rilevante della società sono riposte nella CGIL.

* articolo pubblicato da dazebao e sinistrademocraticanew
http://www.aprileonline.info/notizia.php?id=14826
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