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Autore Discussione: WILLIAM A. MASTERS L'agricoltura africana ha invertito la rotta  (Letto 2304 volte)
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« inserito:: Maggio 04, 2010, 10:33:11 am »

4/5/2010

L'agricoltura africana ha invertito la rotta

WILLIAM A. MASTERS*


Dopo decenni di cattive notizie, almeno tre tendenze decisive stanno cambiando il cammino dell’Africa: le politiche agricole, la demografia rurale, e la produttività delle fattorie. Tutte e tre promettono opportunità accresciute per le famiglie contadine in tutto il Continente. Queste tendenze di muovono troppo lentamente per conquistare i titoli sui giornali, ma cumulativamente offrono enormi vantaggi per gli investimenti pubblici e privati nell’agricoltura e nello sviluppo rurale.

Il primo punto di svolta è politico. Gli ultimi dati di uno studio della Banca mondiale, che mette a confronto le politiche agricole mondiali dal 1955 a oggi, mostrano per la prima volta quanta strada hanno fatto i governi africani nel ridurre i costi per gli agricoltori derivanti dalle tasse sulle esportazioni, e da altri interventi imposti dai regimi passati. Le politiche africane hanno indotto distorsioni che hanno raggiunto il loro picco alla fine degli anni Settanta, mentre le riforme portate avanti da quella data hanno rimosso due terzi del fardello, favorendo la produttività e la riduzione della povertà. Ulteriori riforme porteranno nuovi benefici, ma già adesso gran parte degli handicap lasciati in eredità dai regimi coloniali sono stati spazzati via.

Il secondo punto di svolta è demografico. I dati dei censimenti, rivisti recentemente dalle Nazioni Unite, rivelano l’emersione di un’implicazione mai detta nella storia africana. Le famiglie africane hanno avuto accesso alla medicina moderna molto più tardi e in maniera improvvisa. I tassi di mortalità infantile sono conseguentemente crollati, tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta, a un ritmo molto maggiore rispetto all’America latina o all’Asia meridionale. Le città africane stanno crescendo con i tassi più elevati a livello mondiale, ma la loro dimensione assoluta è così piccola che non possono assorbire se non una piccola frazione delle nuova forza lavoro. Di conseguenza la popolazione rurale africana è cresciuta più velocemente e per più lungo tempo che in ogni altro periodo della storia umana, con una diminuzione parallela della terra e delle altre risorse naturali a disposizione pro capite.

Il terzo punto di svolta è tecnologico: le statistiche mostrano che la produzione di cereali, dopo decenni di stagnazione proprio mentre l’Asia sperimentava la sua rivoluzione verde, nell’ultima decade è cresciuta costantemente e adesso le stime del raccolto pro capite sono uguali a quelle dell’Asia meridionale. Questa svolta è legata anche all’arrivo degli aiuti internazionali, che in realtà non hanno inciso fortemente sulla crescita della produzione fino alla fine degli anni Settanta, e hanno raggiunto il loro picco alle fine degli anni Ottanta, producendo i loro effetti concreti qualche anno dopo. Messi assieme - le politiche agricole sbagliate, la demografia, il ritardo nell’arrivo delle nuove tecnologie - hanno pesato moltissimo nella crescita della produzione pro capite nell’ultimo quarto dello scorso secolo. Ma ora che cominciano a svanire questi elementi negativi, una maggiore crescita e un’efficace lotta alla povertà saranno molto più facili da raggiungere. Questi tre mega-trend pongono i contadini africani in una posizione favorevole come mai prima per approfittare dei cresciuti investimenti pubblici e privati.

Per gli investitori, adesso, i maggiori ostacoli sono legati all’informazione: che cos’è che funziona meglio, e a quali condizioni? Cominciano a essere disponibili nuovi dati, comparativi, sull’impatto delle politiche: ce n’è un bisogno disperato. Governi, donatori, e altri investitori possono ancora fare scelte sbagliate, ma ci sono opportunità senza precedenti per alti ritorni in termini di crescita. Se gli investitori prendono nota, gli agricoltori sono pronti a rispondere. E il 2010 potrebbe segnare l’inizio di una nuova, fulgida, era per l’agricoltura africana.

*Professore di Economia agricola alla Purdue University
Copyright: Project Syndicate, 2010 www.project-syndicate.org
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