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Autore Discussione: Bongiorno: non ce ne andiamo. (intervista di Cazzullo).  (Letto 2136 volte)
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« inserito:: Aprile 24, 2010, 10:35:52 am »

L'intervista alla presidente della commissione giustizia alla camera

Bongiorno: non ce ne andiamo

Mai i pm sotto il governo

«Berlusconi? Non corrispondo alla sua idea di donna. Sorpresa che siamo rimasti così pochi con Fini»


ROMA — Giulia Bongiorno, Berlusconi l'ha chiamata in causa di persona, in quanto presidente della Commissione Giustizia della Camera. Lei finora ha sempre taciuto.

«A dire il vero, succede da mesi. Ogni volta che vado a Palazzo Grazioli a parlare di giustizia, il giorno dopo leggo sui giornali che Berlusconi avrebbe detto: "Levatemela di torno". Frasi come frecce dalla foresta. Ora leggo che la seconda delle condizioni che Berlusconi aveva posto a Fini, dopo il "basta con il controcanto", era appunto il "basta con i giudizi critici della Bongiorno". L'avvocato Coppi è rimasto senza fiato: "Davvero ti hanno chiesto di non dare più giudizi critici?".

E lei cos'ha risposto?
«Io non so se essere più sorpresa o amareggiata. Contraddicevo Andreotti, che pure mi considera una specie di figlia. Basta un'obiezione tecnica a Berlusconi per sentirsi dire "levatemela dai piedi"».

Perché lei non piace a Berlusconi? Non corrisponde alla sua idea di donna? O alla sua idea di riforma della giustizia?
«Di sicuro non corrispondo alla sua idea di donna. In tema di giustizia, condivido gli stessi obiettivi di Berlusconi: la riduzione delle intercettazioni, la separazione delle carriere, il nuovo modo di eleggere il Csm. Semplicemente, ho proposto e propongo un diverso percorso per arrivarci».

Il prossimo nodo sono le intercettazioni.
«Il testo uscito dalla Camera mi pareva un buon compromesso. Vedremo le novità in arrivo dal Senato. Ci sono stati richiami di Napolitano che credo vadano accolti. Io condivido la necessità di evitare l'abuso di intercettazioni. Mi sono opposta e mi opporrei a vietarle per il reato di corruzione, che rappresenta per me un reato di gravissimo allarme sociale: perché lede il merito, elude il valore».

Berlusconi considera la riforma della giustizia la priorità.
«Sono d'accordo: facciamola, non sprechiamo l'occasione. Ma qualsiasi riforma dovrà avere come primo punto una maggiore efficienza. Attendere otto anni per una sentenza penale significa fare impazzire di dolore la vittima, e sanzionare un uomo che non è più lo stesso. Per l'efficienza però occorrono risorse che al momento non ci sono. Purtroppo la giustizia è considerata una materia politicamente senza appeal. Ricordo i primi comizi. Mi raccomandavano: "Non parlare di giustizia, che la gente si annoia. Devi dire: sicurezza". Come se fosse importante solo fare gli arresti, non i processi».

Lei fece assolvere Andreotti, è considerata una garantista. Come mai con Berlusconi non vi siete intesi?
«Io sono garantista. E sono una moderata. I diritti della difesa per me sono sacri; ma non coincidono con la garanzia di "sacche di impunità", come ha detto giustamente Fini. Noi abbiamo votato il Lodo Alfano e voteremo il suo inserimento in Costituzione, perché Fini ha sempre riconosciuto che esiste un accanimento giudiziario contro Berlusconi; ma abbiamo fermato la prescrizione breve — che è altra cosa dal processo breve —, perché avrebbe fatto saltare 600 mila processi».

Fini l'ha ricordato a Berlusconi, che non ha apprezzato.
«Però è la verità. Siamo favorevoli alla separazione delle carriere e alla parità tra accusa e difesa, ma c'è modo e modo di ottenerla. Ci opporremmo a qualsiasi meccanismo che mettesse i pm sotto il controllo dell'esecutivo. Perché i governi cambiano, e non è detto che il prossimo sia garantista».

A proposito, ci sono i numeri in Parlamento per un altro governo?
«Escludo nel modo più assoluto che Fini abbia in mente un disegno del genere».

Non tira aria di elezioni anticipate?
«Non mi sembrano né prevedibili né auspicabili. E comunque la decisione spetta al capo dello Stato».

Cosa succede ora? Lascerete il Pdl e i vostri incarichi?
«Noi non ce ne andiamo. Restiamo, e non faremo nulla di quel che ci viene attributo. Nessun boicottaggio, per intenderci. Certo continueremo a esprimere le nostre idee, anche se dissonanti».

Fini non si dimette dalla presidenza della Camera quindi? E lei?
«Fini l'ho sentito poco fa. Ovviamente non si dimette. Io farò quel che lui mi chiederà di fare. In ogni caso il problema si risolverà da sé: le presidenze di commissione scadono tra poco. Leggo che circolano liste di proscrizione. Vedremo cosa farà Berlusconi. Per me non fa una gran differenza, visto che resterò al fianco di Fini come consigliere giuridico».

Non siete rimasti in tanti.
«Molti di noi, me compresa, in direzione non hanno diritto di voto. Però è vero: mi ha sorpreso vedere che siamo rimasti così in pochi. Ma forse la mia sorpresa dipende dal fatto che non sono da molto tempo in politica. Certo la mia è una posizione privilegiata: ho un mestiere, sono tra i primi contribuenti della Camera, anche se non tra i più ricchi; semplicemente, se solo ricevo un euro faccio subito fattura. Ricordo che Fini ci ha detto una frase che mi ha molto colpito: "Chi resterà con me perderà quote di potere". All'evidenza, non tutti erano pronti».

I «colonnelli» erano da tempo vicini a Berlusconi.
«Ma ricordo che, quando esisteva ancora An, Fini nel partito era adorato».

Dicono che non è colpa loro se lui non è più di destra.
«Questa storia del cambiamento di Fini andrebbe approfondita. Io l'ho conosciuto bene, gli sono stata vicina in questi cinque anni in cui la sua vita in effetti è cambiata molto. Sono madrina di sua figlia Carolina. Le assicuro che Fini è un uomo di profonda coerenza».

Sicura sicura?
«Prendiamo la legalità. In An era considerata il primo valore della destra. Ma dov'erano in questi due anni gli ex dirigenti di An, quando se non fosse stato per noi sarebbero saltati 600 mila processi? Quanto sta loro a cuore la battaglia di destra della legalità? Il punto è che la battaglia per la legalità l'ha fatta Fini, quasi da solo».

Nascerà al centro il «partito della nazione»?
«Fini non ce ne ha mai parlato. Sono sicura che fino all'ultimo secondo giocherà la sua partita dentro il Pdl».

L'ultimo secondo potrebbe essere vicino. Non ha la sensazione che Berlusconi voglia mandarvi via?
«In effetti c'era la possibilità di trovare punti di contatto, ma è stata lasciata cadere. Se nel documento finale fosse stato indicato l'impegno di tutto il partito a sostenere il programma di governo, noi l'avremmo votato. Ma il documento è stato scritto nella logica opposta».

Sta dicendo che Berlusconi ha cercato la rottura?
«Non dico questo. Certo la scaletta della giornata è stata costruita palesemente per isolare Gianfranco».

Che effetto le fa l'accelerazione di Bossi nell'intervista alla Padania?
«E' evidente che Bossi e Berlusconi si muovono in sintonia per minimizzare le questioni che pone Fini. Ma noi non vi rinunceremo. Voglio credere che sia ancora possibile farlo. Certo dopo la direzione nulla sarà più come prima».

Aldo Cazzullo

24 aprile 2010© RIPRODUZIONE RISERVATA
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