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Autore Discussione: Casini attacca Schifani: «Inopportuna la minaccia di elezioni»  (Letto 2519 volte)
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« inserito:: Novembre 18, 2009, 04:46:13 pm »

Il leader dell'Udc: Napolitano è all'estero, serviva più sensibilità istituzionale

Casini attacca Schifani: «Inopportuna la minaccia di elezioni»

Ma Maroni lo difende: altrimenti non si fanno riforme. E Cicchitto: «Franchi tiratori nel Pdl? Sarebbe traumatico»

   
MILANO - Il tema delle possibili elezioni anticipate continua a tenere banco nel mondo politico. I rumors che danno il premier Silvio Berlusconi propenso a valutare l'ipotesi di una fine anticipata della legislatura, per frenare sul nascere le intemperanze interne alla maggioranza guidate in particolare dall'area finiana, tengono vivo il dibattito. Oggi però il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, parla della minaccia di elezioni anticipate, peraltro rilanciata con forza martedì dal presidente del Senato Renato Schifani, come «impropria e inopportuna».

«SERVIVA SENSIBILITA' ISTITUZIONALE» - Casini, memore del suo incarico di presidente della Camera, non ha gradito le esternazioni di Schifani proprio per il ruolo istituzionale che questi ricopre. «Lo dico con grande stima nei confronti della secondo carica dello Stato - spiega il leader dell' Udc - ma in assenza dal territorio nazionale del Presidente della Repubblica, in visita in Turchia, ci sarebbe voluta maggiore sensibilità istituzionale. Spero che Schifani non si offenda di questo mio giudizio che penso, tuttavia, sia largamente condiviso».

MAGGIORANZA ALTERNATIVA - In ogni caso, per l'esponente centrista, «minacciare le elezioni anticipate significa brandire una pistola scarica», portare avanti una minaccia «sterile e autolesionista che prefigura un'impotenza della maggioranza». Anche perché le elezioni anticipate, secondo Casini, «vengono evocate in funzione ricattatoria nei confronti dei parlamentari ma non c'è nessuna possibilità che si vada alle urne anticipatamente: c'è una maggioranza che ha il dovere di governate fino alla fine della legislatura indipendentemente dalle situazioni giudiziarie del presidente del Consiglio e degli eventuali giudizi della magistratura. È giusto che Berlusconi governi fino alla fine della legislatura rispettando il vincolo del mandato. Peraltro non mi sembra ci siano ragioni di paralisi se il governo cominciasse a lavorare». «Nell'eventualità che il governo decidesse di auto-affondarsi - prosegue - il presidente della Repubblica dovrebbe dare un incarico e non sarebbe difficile creare un'altra maggioranza parlamentare che si può trovare in cinque minuti. Invece che perdere tempo a minacciare consigliamo al governo di cominciare a lavorare: gli italiani si aspettano che il governo lavori e risolva la crisi».

CICCHITTO: «SONO OTTIMISTA» - Nel Pdl, intanto, c'è chi cerca di smorzare i toni. «Io sono ottimista perché voglio escluderle le elezioni - dice il capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto - perché reputo che il nostro elettorato ci richiede una soluzione positiva. Evidentemente questo presuppone senso di responsabilità da parte di tutti e non solo di qualcuno. Berlusconi sta manifestando questo senso di responsabilità in ogni modo, anche con il silenzio di questi giorni, che vedo che gli viene addirittura rinfacciato». Quanto all'ipotesi che esista un pericolo di franchi tiratori nella maggioranza, Cicchitto fa notare che «se ci fossero, questo creerebbe un problema evidentemente traumatico e drammatico. Io mi auguro che non ci siano» ha detto il parlamentare intervenendo su Canale 5.

MARONI: BENE SCHIFANI - D'accordo con la linea intransigente sembra invece il ministro dell'Interno, il leghista Roberto Maroni: «Per fare le riforme ci vuole una maggioranza compatta e noi abbiamo una vasta maggioranza e non abbiamo alibi, non possiamo dire che l'opposizione ci blocca. Se quindi la maggioranza è divisa, l'alternativa non può che essere quella indicata da Schifani».


18 novembre 2009
da corriere.it
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