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Autore Discussione: Il vulcano di Panarea è attivo  (Letto 2980 volte)
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« inserito:: Ottobre 31, 2009, 11:05:59 am »

30/10/2009 (10:10)  - VULCANOLOGIA

Il vulcano di Panarea è attivo

Il fondale marino attorno a Panarea
   
«Si deforma» con variazioni di «alcuni millimetri»


L’area vulcanica di Panarea sembrava spenta ma le rivelazioni oggi sono una conferma, dopo gli eventi del 2002, che invece è ben attiva. L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, infatti, riferisce che il vulcano Panarea «si deforma» con variazioni di «alcuni millimetri» l’anno in senso orizzontale e verticale, ma è già dal 2002 che gli scienziati hanno verificato che il vulcano che sembrava tranquillo non era affatto spento. Anzi era vivo e vegeto. E così hanno dato inizio ad un intenso monitoraggio, rilevazioni che oggi dicono addirittura che il vulcano non solo è attivo ma addirittura si muove, deformandosi. Fino al 2002, Panarea era infatti classificato come «non attivo» dagli scienziati, ma nella notte tra il 2 e 3 novembre un improvviso evento di degassamento ha cambiato il gioco. Tanto che, se gli scienziati dell’Ingv tengono a sottolineare che quelle rilevate oggi sono deformazioni «piccole» e «non destano preoccupazioni» per la sicurezza dell’isola, al tempo stesso non possono escludere che, come per «tutte le aree vulcaniche attive», si «possano verificare deformazioni del suolo di maggiore entità nei periodi vicini ad aumenti dell’attività esalativa».

Il complesso vulcanico costituito dall’isola di Panarea e dagli isolotti adiacenti, si è evoluto attraverso vari stadi di attività dando luogo ad una struttura, sviluppata in massima parte al di sotto del livello del mare, estesa per 460 chilometri quadrati e con un diametro di circa 23 chilometri. In quella notte del novembre 2002, dopo un piccolo sciame sismico di bassa magnitudo rilevato solo dal sismografo installato sull’isola di Panarea, i ricercatori si sono accorti che l’area vulcanica era ancora ben attiva. Quella notte del 2002, si verificò, ricorda l’Ingv, «un’intensa attività di degassamento in prossimità degli isolotti di Lisca Bianca e Bottaro. L’attività esalativa ha avuto inizio con 5 zone di forte emissione gassosa a profondità variabili da 8 fino a circa 30 metri. L’emissione di gas è stata così intensa che l’odore di acido solfidrico (H2S) era percettibile a grandi distanze». «L’effetto visibile il giorno dopo -ricordano ancora gli scienziati- era il ribollire dell’acqua di mare in prossimità dell’isolotto di Bottaro, che rimuoveva un’enorme quantità di sedimento evidenziato dalla scia biancastra trascinata via dalla corrente». «Il cratere che si era formato, di 20metri per 10 e profondo 7metri, emetteva -proseguono gli esperti dell’Ingv- un’enorme quantità di gas, stimata in alcuni milioni di metri cubi al giorno, qualche centinaio di volte superiore al normale regime di degassamento di tutta l’area sommersa tra gli isolotti ad Est di Panarea. Ed il gas emesso era tiepido e non aveva modificato la temperatura dell’acqua di mare circostante».

Ma oltre al cratere, ricordano ancora gli scienziati dell’Ingv, «si aprirono fratture sul fondo tra Bottaro e Lisca Bianca emettendo quantità crescenti di gas e in qualche caso anche acqua calda. L’estendersi in lunghezza delle fratture è proseguito, lentamente, per alcune settimane». Gli scienziati hanno eseguito immediatamente «profili verticali di temperatura per stabilire »se fosse emesso solo gas o anche altri fluidi idrotermali«. «Le temperature misurate, mostrando valori costanti dalla superficie fine al fondo, hanno permesso di stabilire subito -spiegano dall’Ingv- che l’attività era essenzialmente di degassamento in assenza di fluidi caldi, anche se piccole quantità di acqua termale risalivano assieme al gas».

«La causa dell’attività idrotermale sottomarina -affermano i ricercatori- sembra essere tettonica, cioè legata al movimento di strutture, dette faglie, che hanno condizionato la nascita e l’evoluzione di tutti i vulcani dell’arcipelago eoliano». Ma anche altri elementi hanno messo gli scienziati sulla strada di controllare il rischio nell’area. «La presenza dei resti di una villa romana sulla falesia delle coste meridionali dell’isolotto di Basiluzzo, la presenza di un molo romano sommerso a Basiluzzo e delle strutture murarie tra gli isolotti di fronte Panarea testimoniano -affermano gli esperti- un’intensa attività vulcano-tettonica più recente di 2500 anni». «L’intensa ed inusuale attività di degassamento avvenuta al largo di Panarea, trova poi -concludono i ricercatori- riscontri in tempi storici recenti nelle descrizioni dei viaggiatori che visitarono le Eolie tra il 700 e l’800. Le descrizioni, infatti, riportano alla mente fenomeni di degassamento sottomarino molto più simili a quelli del 2002-2003 e ancora oggi in corso, che a quelli osservati e studiati durante gli anni 80 e 90».

da lastampa.it
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