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Autore Discussione: Carter: "Odio razzista contro Obama"  (Letto 2125 volte)
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« inserito:: Settembre 16, 2009, 03:51:48 pm »

Carter: "Odio razzista contro Obama"


di Ma.M.


Tutto il veleno  contro il presidente Obama cela una  malcelata vena di razzismo. A dirlo è l'ex presidente Jimmy Carter, in un incontro aperto al pubblico al suo Carter center ad Atlanta.  Ferocemente attaccato sulla riforma sanitaria, accusato di voler introdurre il socialismo sotto alla bandiera a stelle e strisce per aver suggerito l'estensione dell'assistenza medica ai 45 milioni di cittadini statunitensi che ancora ne sono privi, Barack Obama si è trovato davanti a critiche preventive persino sul suo discorso agli studenti per l'inizio della scuola: un messaggio in cui in sostanza suggeriva ai ragazzi di impegnarsi, di lavorare sodo, se vogliono farcela nella vita e fare grande il Paese. Dietro la violenza spesso mostrata dai detrattori del presidente non ci sono, secondo Jimmy Carter, solo ragioni politiche.

«Penso che l'intensa animosità dimostrata verso Obama, sia basata in modo preponderante sul fatto che è un nero, che è un afroamericano», ha dichiarato l'ex presidente Usa alla Nbc. «Vivo nel sud e il sud ha fatto molta strada», ha spiegato Carter ricordando i trascorsi segregazionisti, «ma quell'inclinazione al razzismo esiste ancora, ed è tornata a galla perchè molti bianchi, non solo nel sud ma in tutto il Paese, ritengono che gli afroamericani non siano all'altezza di guidare questo grande Paese».

Minacce di morte ripetute, gente armata sorpresa a girare indisturbata nelle vicinanze dell'edificio dove Obama teneva un discorso pubblico. Fosse solo l'ultradestra bianca la cosa potrebbe ancora sembrare relativamente normale. Ma non è così.  La scorsa settimana un deputato, Joe Wilson, si è alzato in piedi nell'aula del Congresso per dare del bugiardo a Obama, mentre stava illustrando la sua riforma sanitaria.  Wilson poi si è scusato - lo staff della Casa Bianca ha preteso delle scuse - e oggi  la Camera ha votato una mozione di censura per  "infrazione al decoro", passata con 240 voti a favore contro 179, grosso modo democratici contro repubblicani. (Wilson per altro è stato anche accusato da qualcuno di aver lavorato un tempo per un politico segregazionista, accusa alla quale il deputato non ha risposto).

Non è il merito delle critiche ad essere chiamato in causa da Carter, quanto i toni, l'aggressività. Come nella manifestazione dei contribuenti a Washington, dove si sono sentite accuse al vetriolo contro Obama, un "tiranno" al quale è stato promesso che i cittadini di "riprenderanno l'America". Come se il presidente, questo presidente, non fosse America.

«È un fatto abominevole che mi rattrista e mi preoccupa profondamente», ha insistito Carter. E non è il solo a vederla così. «C'è qualcosa di dissoluto in questo Paese, un orrore, un odio diretto contro Obama, primo presidente afroamericano, che toglie il respiro», ha scritto sul Washington Post l'editorialista Colbert King. Ma per i repubblicani aver sollevato la questione del razzismo è solo un modo per colpevolizzare chi critica il presidente. Perché dare del razzista a qualcuno, in America, è ancora un insulto.

16 settembre 2009
da unita.it
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