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Autore Discussione: Intervista a Yoko Ono.  (Letto 2467 volte)
Admin
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« inserito:: Aprile 01, 2009, 06:34:48 pm »

RICORRENZE

"Io e John 40 anni fa a letto contro la guerra"

Intervista a Yoko Ono.

Una mostra a Montreal celebra l'anniversario del "bed in" di Lennon e consorte

dal nostro inviato ERNESTO ASSANTE

 

MONTREAL - "Non credo che il messaggio di John sia mai invecchiato. Non è una mostra fatta di nostalgia. Penso che il messaggio di pace che volevamo lanciare allora sia ancora estremamente attuale". Yoko Ono, 76 anni, introduce così la mostra che si inaugura domani a Montreal, in occasione dei quaranta anni dal "Bed In", la clamorosa e pacifica protesta che lei e Lennon misero in scena nel 1969 contro la guerra in Vietnam.

E ci tiene a sottolineare che la distanza temporale tra quell'evento e oggi è irrilevante. "Non siamo qui per celebrare qualcosa che è avvenuto, ma per continuare a mandare in giro lo stesso messaggio, perché è ancora il tempo dell'azione e l'azione da fare è quella di portare la pace nel mondo. Ci sono molti modi per farlo, ognuno di noi può contribuire a fare in modo che il mondo che sia più pacifico. Innanzitutto immaginando la pace, pensando alla pace tutti i giorni. Immaginare crea la realtà, quando lo fai intensamente crei la pace, se tutti lo facessero davvero tutti i giorni il mondo sarebbe davvero più pacifico".

Lo dovrebbero fare prima di tutto i leader politici...
"No, la politica mi interessa in maniera relativa, perché i politici sono il riflesso di quello che noi facciamo. Io credo nei movimenti che partono dal basso. E noi per primi dobbiamo credere che sia possibile cambiare e creare la pace. Immaginare è ovviamente una cosa meditativa. Ma quando immagini la pace non puoi uccidere nessuno, immaginando la pace tu diventi la pace. Più del novanta per cento della gente del mondo vuole la pace, perché dovremmo adeguarci all'altro dieci per cento? La gente ha molto più potere di quanto creda. La maggior parte del nostro corpo è fatta di acqua, noi siamo connessi l'uno all'altro attraverso l'acqua, noi siamo acqua. Se le cose non vanno bene è perché la nostra acqua non è pulita. Ognuno di noi può pulire il suo spazio, se stesso, la propria acqua, e questo porterebbe ad avere acqua pulita, idee pulite, un mondo pulito, basta che ognuno di noi inizia a pensare in modo pacifico".

Il messaggio di John è ancora diretto alle generazioni più giovani?
"Sì. Allora facemmo il "bed in" perché era un modo rivoluzionario di portare il messaggio ai giovani, era un modo di far capire che tutti potevano farlo, una maniera pacifica per mostrare la pace. Credo che i giovani oggi possano fare altrettanto".

Che ricordi ha di quella settimana a Montreal 40 anni fa?
"Ricordi molto belli, molto intimi. Era la nostra luna di miele, ci eravamo sposati da poco. Ricordo, ad esempio, che c'era una luna bellissima e quando tutti andavano via io e John restavamo a lungo a guardare il cielo".

Ma era anche una manifestazione politica, una forte dichiarazione contro la guerra.
"Sì, ovviamente. Ma per noi era importante anche il gesto artistico, era importante il modo in cui lanciavamo il messaggio, il modo più pacifico di tutti, stando in un letto, mettendo in scena soltanto l'amore. E il clima attorno a noi era davvero fantastico".

A Montreal, nella stanza del Queen Elizabeth, avete registrato "Give Peace a Chance"...
"E' stato fantastico, non ci fu nessun problema. Ricordo i fan radunati sotto l'albergo, la stanza piena di gente e di tecnici e soprattutto tutti quelli che lavoravano nell'albergo, che furono gentilissimi e disponibili. Era un momento particolare della storia, noi siamo stati molto fortunati, facevamo qualcosa con amore e avevamo attorno amore. Era uno scambio d'amore con la gente vicino a noi, attorno a noi, e nel mondo".

Quei giorni divennero molto importanti per lei e Lennon.
"Possiamo dire che le vibrazioni che abbiamo ricevuto in quella settimana hanno contribuito alla nostra rinascita. Montreal è diventato per me un posto importante, perché lo diventò allora per le nostre vite. So che John è contento di essere qui con me".

(1 aprile 2009)
da repubblica.it
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