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Autore Discussione: Copiamo Brown. Aliquote più alte per i ricchi e aiuti ai poveri  (Letto 2418 volte)
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« inserito:: Marzo 19, 2009, 11:14:44 pm »

Copiamo Brown. Aliquote più alte per i ricchi e aiuti ai poveri

di Oreste Pivetta


Sempre di crisi si parla, malgrado le perorazioni di Berlusconi a favore dell’ottimismo, mentre il paese reale paga licenziamenti, cassa integrazione e una grande incertezza, e cioè paura, per il futuro. Che si vorrebbe meno tetro, meno incerto. come dirà lo slogan della manifestazione del 4 aprile, a Roma, la Cgil in campo.
Dirà lo slogan: «Futuro sì, indietro no». Cioè andiamo avanti, cercando di uscire dalla crisi con un paese migliore, più equo... Nel segno dell’equità, ha agitato le acque della politica la proposta del leader del Pd, Franceschini: la tassa dei ricchi per aiutare i poveri. Bocciata alla Camera.
Partita chiusa? Lo chiediamo a Guglielmo Epifani, leader della Cgil.
«Ripeto che si tratta di una proposta importante: in una fase transitoria chiedere un piccolo sacrificio ai redditi più alti, per ridimensionare i problemi di chi sta peggio».

Qualcosa che assomiglia alla proposta Cgil: prelievo più forte, aliquota che sale del cinque per cento (dal 43 al 48 per cento) per i redditi superiori ai 150mila euro. Per due anni. Manca un dettaglio: per quali progetti?
«Lo spiegheremo lunedì prossimo. Diremo che cosa si può fare con quei soldi, un miliardo e mezzo di gettito aggiuntivo, per sostenere la cassa integrazione, per introdurre tutele per i precari... Vogliamo dimostrare che cosa significherebbe una misura di quel genere, qui tanto contestata, adottata altrove, ad esempio in Gran Bretagna. Non è un atto contro i ricchi: in questa espressione si introducono una inutile malizia, una forzatura ideologica. Non è neppure una scelta dettata dalla filantropia. Sarebbe una dimostrazione di cultura civile, che sarebbe condivisa dalla maggioranza del paese. Però in questo caso non si fanno sondaggi».

Bossi, dalla maggioranza, è tra quanti sono più sensibili a queste proposte.
«Non mi stupisce. Abbiamo tanti motivi di dissenso con la Lega. Ma questo non ci impedisce di capire che Bossi conosce i sentimenti popolari e quindi sa che persino un governo di centrodestra non può pensare di favorire solo i ceti più abbienti, ma deve anche ispirarsi a un principio di equità».

C’è stata una critica da sinistra: non è così che si fa, è beneficenza, bisogna far la lotta all’evasione fiscale...
«La sinistra è sempre pronta a dividersi... È ovvio che una cosa si salda all’altra e che purtroppo la lotta all’evasione fiscale s’è indebolita. Pochissimo si è badato ad alcuni dati, che mostrano come il saldo finale delle entrate fiscali del 2008 indichi la crescita di una sola voce, di una sola imposta, quella che pagano lavoratori dipendenti e pensionati. Pagano sempre i lavoratori...».

Anche con l’innalzamento dell’età pensionabile. Sacconi ieri ha messo lo stop, ma la questione gira e rischia di diventare davvero un grimaldello.
«C’è chi sostiene che bisogna approfittare della crisi per decidere riforme importanti. Ma non si capisce perchè si alluda solo a riforme che peggiorano le condizioni dei lavoratori. La storia delle pensioni per le donne del pubblico impiego a 65 anni è priva di senso e per di più contraddice la realtà di richieste sempre più alte di pensionamenti e prepensionamenti. Siamo all’assurdo. Altra cosa è ragionare sulla flessibilità dell’età pensionabile, come ha proposto la Cgil. Vorrei precisare intanto che i conti dell’Inps sono floridi e resta risolvere la questione dei lavori usuranti e dei coefficienti».

La Cgil ha posto con forza la questione della durata della cassa integrazione, mentre Sacconi si vanta d’aver messo insieme il sistema più evoluto, moderno, bello di protezioni sociali.
«Sacconi si incensa, ma i meccanismi individuati non sono adeguati e sui soldi bisogna stare attenti. Chiedetelo a Formigoni o alla Bresso, che non hanno più quattrini per pagare la cig in deroga. Il dramma adesso sta nella fine per molti della cassa integrazione ordinaria: cinquantadue settimane sono passate per molti e si vede che la crisi si prolunga nel tempo, si vede che la domanda è costantemente ferma...».

Sembra che l’unica ricetta anticrisi sia nel rilanciare i consumi...
«Il governo italiano, solo tra i grandi paesi, ignora due questioni. La prima è quella ambientale: nessuna politica per il risparmio energetico, nulla sulle fonti rinnovabili, unico passo l’accordo francese sul nucleare per importare tecnologie arretrate, rimosso il tema delle bonifiche industriali. La seconda: il rilancio dei servizi, sanità, scuola, trasporti, università, ricerca per i quali l’unica misura adottata è quella del “taglio”».

Berlusconi riscopre intanto la casa...
«Una proposta molto furba, perchè parla a una parte del paese, anche a cittadini a basso reddito, ai quali dà facoltà di alzare un sopralzo, allargare la villetta... a breve porta un po’ di soldi alle amministrazioni locali e fa lavorare uno stuolo di professioni, geometri, architetti, aprendo la strada ai veri speculatori, che potranno demolire, ricostruire, alzare, ampliare».

Il 4 aprile la manifestazione della Cgil.
«E sarà una grande manifestazione: “futuro sì, ma indietro no”. Vuol dire che la Cgil si misura con la sfida del cambiamento e del futuro... ».

Una sfida che si può vincere?
«Il governo manifesta debolezze. Il blocco sociale che lo regge non è così compatto. Basterebbe considerare che cosa significa per la picccola e media impresa la sua politica».

Vasco Rossi parteciperà al concerto del Primo Maggio. Per Cgil Cisl Uil sarà l’unico appuntamento unitario?
«Ringrazio Vasco Rossi, per questo suo omaggio al mondo del lavoro. Il Primo Maggio è dedicato ai giovani e anche le divisioni arretrano di fronte ai giovani. Da Cisl e Uil molte cose ci dividono, a cominciare dal modello contrattuale. Con l’intesa raggiunta da Cisl e Uil si riduce la qualità e la dimensione della contrattazione, nazionale o decentrata. Così il sindacato è più debole».

opivetta@unita.it


13 marzo 2009
da unita.it
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