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Autore Discussione: Scioperiamo, non si può scaricare la crisi sui lavoratori  (Letto 2513 volte)
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« inserito:: Febbraio 09, 2009, 10:35:11 pm »

Scioperiamo, non si può scaricare la crisi sui lavoratori»

di Felicia Masocco


Le misure varate dal governo contro la crisi «sono quelle di questa estate». «Non siamo in presenza di una sottovalutazione del momento – sostiene il leader di Fp-Cgil Carlo Podda -. Il governo ha deciso di affrontarlo attraverso una riduzione della spesa sociale, dell’occupazione, scaricando il costo sulle spalle dei lavoratori e dei pensionati». Inoltre «sta cogliendo questa occasione per dare un colpo definitivo al mondo del lavoro e alla sua rappresentanza. È una scelta, non un caso». Per questo venerdì Fp e Fiom Cgil scioperano e manifestano a Roma.
Non le sembra un paradosso uno sciopero con questa crisi?
«È una domanda che nasconde il tentativo di mostrare la crisi come una calamità naturale, indipendente dall’agire dei governi e delle forze economiche: quasi si aspetta che passi o che si risolva da sola. Non è possibile. Il governo francese, per avendo varato misure per 20 miliardi, si è preso il più grande sciopero generale unitario degli ultimi 20 anni. Vale anche per gli inglesi che hanno annunciato sciopero e manifestazione a Londra. In Germania hanno già scioperato in vari settori. Non mi pare marginale l’idea che bisogna lottare per ottenere un cambio di indirizzo nella politica economica. Semmai l’eccezione è l’Italia».

L’alleanza tra i lavoratori pubblici e quelli dell’industria è inedita, che cosa li unisce?
«Lo sciopero ha due parole d’ordine recuperate dalla piattaforma Cgil che ci sono sembrate le più unificanti non solo tra pubblico e privato, ma tra lavoro precario e non. La continuità del rapporto del lavoro, innanzitutto: chiediamo di non licenziare i precari e chiediamo ammortizzatori sociali per tutti, che l’indennità di cassa integrazione venga riportata all’80% della retribuzione sapendo che per molti anni questa voce del bilancio Inps è stata lautamente in attivo e ha finanziato altre spese dello Stato. E chiediamo una reale misura di sostegno al reddito, con interventi fiscali sul salario nazionale, aumento delle detrazioni e restituzione del fiscal drag. Peraltro due misure che un anno fa portarono Cgil, Cisl e Uil a dichiarare uno sciopero al governo Prodi. Sono indispensabili ora come allora».

E allora non c’era il disagio sociale che si avverte ora...
«Peraltro... comunque questo non è solo uno sciopero contro, un incrociare il malcontento che pure crescerà. Diamo voce al dissenso, ma lo sciopero è molto sindacale, con una piattaforma moderata volta ad ottenere risultati. Le risorse si possono trovare».

E i nuovi contratti? A detta dei firmatari, daranno grandi risposte al lavoro e al Paese. Voi cosa vedete?
«Due aspetti inquietanti: il primo è il passaggio dallo stato sociale allo stato bilaterale che vuol dire riprodurre un sistema corporativo e diseguale tra realtà lavorative. Per la sanità ad esempio, le aziende più ricche, faranno forme più ricche di sanità e quelle più povere se le faranno più povere. E sotto c’è un’idea di sindacato sempre meno contrattuale e sempre più gestore di servizi. Secondo, la questione della democrazia, con la beffa che si vuole limitare il diritto di sciopero. Si vuole introdurre una soglia del 50% di rappresentatività, mentre per poter validare un contratto non c’è nessuna maggioranza di cui tener conto. Curioso no?».

Eppure anche il Pd fa fatica a starvi dietro e si è diviso. Lei lo ha votato e sostenuto. Che cosa gli chiede?
«Vorrei che avesse un proprio progetto e che decidesse di volta in volta sulla base di quello. Il non averlo li costringe a fare una scelta che è comunque di schieramento: quando si decide di non andare a una manifestazione non è che si è equidistanti, si è d’accordo con quelli che a quella manifestazione non vanno. Penso che il Pd debba cambiare rotta. Lo dico da elettore: non sono affatto soddisfatto di come affronta i temi del lavoro».

fmasocco@unita.it

09 febbraio 2009
da unita.it
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