GIORGIO BOCCA.
Arlecchino:
OPINIONI
L'ANTITALIANO
Il grande buio dell'informazione
di Giorgio Bocca
Siamo alla confusione delle lingue come ai tempi di Babilonia. E i comunicatori che vivono nel mondo degli inganni del consumismo devono saper mentire con grande mestiere
Al tempo di Internet, della comunicazione totale e fulminea, l'informazione dell'uomo comune è tornata alla confusione delle lingue, proprio come ai tempi di Babele.
Tutti ascoltano radio e televisioni, molti leggono giornali, moltissimi campano nell'abbondanza e nella confusione delle immagini. Ma sappiamo pochissimo del mondo in cui viviamo e se durerà.
La mancanza di informazione è della maggior parte dei viventi a causa, per cominciare, dell'incomprensibilità crescente del linguaggio: sempre più globale e fitto di espressioni straniere, inglesi la maggioranza, una somma di linguaggi specialistici che ignoriamo sorvolando nella lettura a salti da cavalletta, una fatica nel leggere che superiamo accontentandoci dei titoli, anch'essi in gran parte stranieri e gergali.
Sempre più ampi gli spazi dedicati alla economia e alla finanza del tutto incomprensibili alla maggior parte dei lettori. Giornali come 'Il Sole 24 Ore' o il 'Financial Times' hanno tirature altissime perché acquistati come status symbol di cui si capisce pochissimo.
Uno degli argomenti più seguiti dai lettori è quello di che tempo che fa sul quale la confusione regna sovrana e le contraddizioni di chi informa danno capogiro e nausea. Metà scienziati a giurare che la colpa è dell'uomo e dei veleni che fabbrica, metà a ghignare di queste superstizioni e a ricordare che le mutazioni della natura sono imprevedibili e certo non attribuibili agli uomini. I quali continuano a comportarsi in modi totalmente demenziali e contraddittori per tutto ciò che riguarda la salvezza dell'ambiente e la continuità della specie.
Nei paesi della fame e della miseria le plebi sono felici se il loro governo ha costruito una bomba atomica che non farà cessare la fame, ma di cui potranno morire milioni di persone. E nei paesi del benessere, dove il traffico nelle città è diventato insostenibile, si levano ondate di compiacimento se la mega fabbrica locale produrrà milioni di auto.
Questa incapacità di leggere nel futuro, di capire il futuro, questa voluta cecità sull'ambiente e sulle sue risorse ha provocato movimenti culturali deleteri: il revisionismo antistorico e il liberismo suicida, due movimenti atti a dimenticare il presente e a giocare con il passato.
Il revisionismo arrivato al punto di compiacersi delle più assurde rivisitazioni della storia (vedi la negazione dell'Olocausto) ha l'effetto di distrarre l'attenzione dal presente e di indirizzarla su un passato dalle cento versioni e il liberismo suicida di immaginare una inesistente intelligenza del mercato e un provvidenziale intervento della concorrenza, carico di rischi. Sino a negare, con il revisionismo storico, l'evidenza: che in Italia c'è stata di recente una guerra di popolo chiamata Resistenza, unica base della nostra fragilissima democrazia. E che sono di Stato le poche aziende a livello mondiale l'Enel, l'Eni, la Finmeccanica e la stessa Fiat che senza lo Stato sarebbe defunta le molte volte.
E non solo: nel buio dell'informazione e della conoscenza anche il ritorno agli scontri di religione, fra le verità rivelate e il laicismo, fra la Chiesa e il Parlamento.
Una cosa è certa. I vari mestieri degli informatori sono diventati spesso più che difficili assurdi: devono vivere in un mondo in cui il consumismo impone i suoi inganni che la gente non solo accetta, ma di cui si compiace, devono saper mentire con grande mestiere, non devono vergognarsi del padre giornalista che di lui si preferiva dire "suona il violino in un casino".
da espressonline
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Maria Cervi, la bambina che vide l'orrore
Wladimiro Settimelli
Lei, Maria Cervi, quella terribile mattina del 25 novembre del 1943, con la paura che le serrava la gola, vide tutto: i fascisti che sbucavano dalla nebbia intorno alla casa di Fraticello. Vide il padre, Antenore, che con i fratelli Gelindo, Aldo, Ferdinandio, Agostino, Ovidio ed Ettore, sparavano per difendersi. Vide il nonno Alcide che passava da una finestra all’altra della soffitta e faceva partire un colpo dietro l’altro da un vecchio fucile. Poi il silenzio terribile dopo che le munizioni erano finite. Subito dopo, ecco l’arrivo dei fascisti che entrarono in casa urlando. Presero tutti e cominciarono a picchiare.
Poi il fuoco che divorava i fienili e i mobili delle stanze, in mezzo ad un fumo infernale. E loro, le mogli dei Cervi e figli piccoli che guardavano ammutoliti da un angolo dell'aia. Quella fu l'ultima volta che Maria vide il padre Antenore vivo. L'altra notte Maria Cervi, nipote di papà Cervi e figlia di uno dei sette eroici fratelli fucilati dai fascisti a Reggio Emilia, tutti insigniti di medaglia d'oro al valore è deceduta improvvisamente. Era lei, da sempre, l'anima dell'Istituto Alcide Cervi ed era lei che riceveva a Campegine, a Fraticello e a Gattatico, i luoghi della famiglia, i visitatori. Migliaia che arrivavano, dal dopoguerra in poi, da ogni angolo d'Europa per farsi raccontare le sensazioni, le sofferenze. E Maria, paziente, raccontava tutto ai grandi e i ragazzi delle scuole. Lo aveva fatto anche con me nel febbraio dello scorso anno, durante il congresso nazionale dell'Anpi. Come tanti della mia generazione, avevo letto tutto dei Cervi: dal celebre libro di Renato Nicolai alle lunghe biografie delle enciclopedie della Resistenza. Ma, dopo avere conosciuto Maria al congresso dell'Anpi a Chianciano, come un ragazzino delle elementari, non avevo resistito alla voglia di chiederle il racconto di quella mattina. Davvero volevo sapere ancora una volta? Poi aveva cominciato dal descrivere quella famiglia emiliana del tutto particolare. Una famiglia di contadini che si occupava anche della storia del mondo, di biologia, di cose scientifiche legate allo sfruttamento della terra, di coltivazioni particolari, di progresso sociale e, ovviamente, di politica. Aldo, l'«intellettuale», quando avevano deciso di acquistare un trattore era andato a prendere quella «buffa macchina» fin dal concessionario. Maria raccontava: «Non aveva potuto metterci una qualche bandiera sopra, ma a fianco dello sterzo aveva legato un grande mappamondo che sarebbe servito a tutti per conoscere gli altri popoli del mondo».
Poi era comiciata la vera e propria attività antifascista dando aiuto ai partigiani e ai prigionieri di guerra che scappavano dalle prigioni e dai campi. Molti di loro - mi spiegava Maria - erano rimasti nascosti nei fienili anche quando, dopo l'8 settembre, era cominciata la lotta armata. E anche i piccoli di casa Cervi si erano ormai abituati a non dire neanche una parola di quello che vedevano nella grande casa dei padri. Era, quindi, una specie di grande «cellula da combattimento». In mezzo al fieno e nelle stalle c'erano ormai fasci di armi per rifornire i ragazzi in montagna e i fascisti certamente lo immaginavano. Avevano più volte interrogato i Cervi, ma non avevano cavato un ragno dal buco. Poi era arrivata quella gelida mattina di novembre e gli uomini in camicia nera. Erano in tanti perché dei Cervi avevano una paura sfottuta. Subito la sparatoria era diventata terribile. Poi ecco la fine delle munizioni e la resa per tentare di salvare almeno le donne e i bambini. I fratelli furono portati al tiro a segno di Reggio e fucilati uno dopo l'altro. Papà Cervi saprà della strage solo dopo.
Maria Cervi racconta queste cose, calma e serena come sempre. Papà Cervi, decorato con le medaglie dei figli e la sua dal presidente Einaudi, dirà parlando «dei ragazzi» una frase rimasta celebre: «Dopo un raccolto ne viene un altro... ».
Maria Cervi, in tutti questi anni ha lavorato giorno dopo giorno per ricordare gli uomini della sua famiglia, la Resistenza e parlare ai ragazzi delle scuole di libertà, democrazia, giustizia sociale. È stato come se tutti gli altri Cervi avessero lasciato a lei questo grande compito.
La notizia della sua morte ha suscitato cordoglio e rimpianto ovunque. L'Istituto Alcide Cervi l'ha ricordata in un lungo messaggio. Così hanno fatto l'Associazione partigiani di Reggio Emilia, l'Anpi, le associazioni combattentistiche, il segretario Ds Fassino e il ministro D’Alema, il sindaco di Roma Veltroni, il Presidente della Repubblica, i presidenti della Camera e del Senato. La camera ardente è stata allestita presso il Museo Cervi di Gattatico. I funerali si svolgeranno oggi alle ore 13. Il corteo funebre si trasferirà poi a Campegine per l'omaggio davanti al monumento ai sette fratelli Cervi.
Pubblicato il: 13.06.07
Modificato il: 13.06.07 alle ore 9.32
© l'Unità.
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OPINIONI
L'ANTITALIANO
Bush sempre in cerca di nuovi nemici
di Giorgio Bocca
La politica americana somiglia a quella dell'antico impero romano. E non porta bene. Ora punta a Est, verso la Cina. Una prospettiva davvero poco incoraggiante
Gli uomini neri, i cattivi, quelli che danno fuoco al nostro bene supremo l'automobile, quelli che spaccano le vetrine delle banche, i nemici del genere umano, i vandali tornano all'assalto delle nostre città e i poliziotti in tenuta antiguerriglia fanno muro, stanno schierati nelle vie e nelle piazze pronti a scattare nella carica con manganelli di acciaio e proiettili di gomma. E noi i moderati, le persone ragionevoli, i timorati dell'ordine stiamo davanti alle televisioni per assistere allo spettacolo del law and order, dei servitori dello Stato che rimettono le cose a posto, mettono in fuga i facinorosi, riportano la calma.
È una storia che ho già ascoltato negli anni Venti, i primi della mia vita: tornava mia madre, la maestra, da un viaggio a Torino e mi raccontava dei rossi che insultavano gli ufficiali e strappavano le bandiere, ma poi intervenivano i soldati della brigata Sassari arrivati dalla Sardegna e riportavano l'ordine a legnate e a fucilate.
Da dove arrivano oggi gli uomini neri, i cattivi, i black blok come li chiamano? Da tutta Europa, da tutto il mondo. Attraversano nazioni e continenti, a piedi, in treno, in aereo e dove arriva il presidente americano George Bush arrivano anche loro. Bush e gli uomini neri, i giovani violenti, i nemici dell'ordine, non si incontrano mai direttamente: i governi che ospitano Bush preparano eserciti di poliziotti per proteggerlo, Bush va nei palazzi del potere, in Vaticano, nella ambasciata americana e i cattivi, i teppisti restano fuori nelle strade a prendere le legnate dei poliziotti.
Ma che senso ha questa guerriglia che si ripete in tutte le città del mondo in cui arrivi Bush? Cos'è la furia di tutti questi giovani violenti, perché questo signore texano con la sua bella moglie ben nutrita desta così violente reazioni?
È difficile dirlo, è molto difficile dirlo, dato che il signore texano è il nostro fedele alleato dai tempi della Seconda guerra mondiale, lo zio americano che ci ha salvato con il piano Marshall, che ci ha protetto dalla minaccia di Stalin e delle divisioni russe pronte a invaderci e che, anche recentemente, ha messo a posto i serbi di Belgrado bombardando Belgrado e i ponti sul Danubio.
D'accordo noi siamo alleati degli Usa e dobbiamo tener fede all'alleanza e compiacerci con i nostri poliziotti quando liquidano a manganellate la teppaglia anti-americana. Ma questo signor Bush non potrebbe per qualche anno, adesso che è caduto il muro di Berlino, preoccuparsi un po' di più dell'inquinamento e dell'effetto serra e un po' meno della guerra prossima ventura? I potentissimi Stati Uniti, ora che il pericolo sovietico è scomparso, non potrebbero guardare al mondo con minor sospetto?
Eppure il quadro dei rapporti internazionali è pochissimo incoraggiante, la preparazione a una nuova guerra mondiale è evidente, l'intero apparato militare della superpotenza è slittato verso l'Est, e a Est non si vede altro possibile avversario che la Cina, sai che prospettiva incoraggiante preparare la guerra contro un nemico che ha un miliardo di uomini.
Non è così? Le basi tedesche create contro l'Urss sono state in buona parte smobilitate e spostate nelle grandi basi di nuova creazione come nel Kosovo; i sommergibili atomici della Maddalena sono andati in Turchia; una nuova enorme base aerea è sorta nelle steppe Kirghise dell'Asia centrale e in Afghanistan il contatto diretto, il contatto di frontiera, è già raggiunto: una valle afgana confina con una regione cinese in cui si trovano rampe missilistiche.
L'equilibrio delle grandi potenze, si dirà, è sempre stato incerto, e con l'era nucleare è un equilibrio del terrore, ma è difficile, molto difficile, contestare che la visione americana del mondo è decisamente pessimista, che per il Pentagono i potenziali nemici si rinnovano di continuo. Ma è la filosofia dell'antico impero romano e non porta bene.
da espressonline.it
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L'ANTITALIANO
Viva i campioni dell'Italia clericale
di Giorgio Bocca
Berlusconi, Bossi, Casini, Fini... Che modelli di virtù cristiane sono questi che fanno i loro comodi civili ma sono sempre in prima fila a baciare l'anello dei cardinali? Commenta Fanno bene i Bagnasco, i Bertone e gli altri porporati del Vaticano ad affidare la difesa della sacra famiglia ai timorati onorevoli della destra, e a diffidare dei rossi peccatori nemici della morale. Ma forse farebbero bene a essere più cauti nello scegliere i campioni dell'osservanza cattolica. Ecco qui una sfilata di sepolcri imbiancati che dei precetti di Santa Romana Chiesa se ne infischiano altamente.
Il grande capo dei capi, l'amico del cardinal Sodano, Silvio Berlusconi, quello che ha le zie suore e la madre quasi santa, felice sposo nel 1965 di Carla Dell'Oglio ha divorziato nell'85 e si è risposato con Veronica Lario, due figli con la prima, tre con la seconda. Il fedelissimo capo della Lega il senatur Bossi ha divorziato dalla prima moglie Gigliola Guidali per sposare Manuela Marrone e procreare Renzo, Sirio Eridano e Roberto Libertà, tutti autorizzati a cercarsi un nome più decente. Poi c'è Pier Ferdinando Casini che ha divorziato nell'85 da Roberta Lubich da cui ha avuto due figlie per unirsi ad Azzurra Caltagirone, figlia dell'imprenditore Caltagirone che è fra i suoi finanziatori.
E ora abbiamo Gianfri Fini che si separa dalla moglie Daniela già sposata con un parà della Folgore a cui preferì Fini allora missino, chiamato tortellino perché arrivava da Bologna. La signora Fini si definisce un maschiaccio. La vedova di Giorgio Almirante dice: "Daniela è una donna garbata. Certo non è Rita Levi Montalcini, ma se è per questo neppure lui è Gabriele D'Annunzio. Inoltre non vedo in giro chissà quante first lady dotate di savoir faire".
Daniela del resto non ci teneva alla parte di first lady, passava le sue domeniche sportive nella tribuna d'onore della Lazio all'Olimpico. "La Lazio", diceva, "per me è il massimo, mi riempie la vita". Amava le feste in discoteca con Salvo Sottile, quello invaghito della Gregoraci, si lasciava sfiorare da una inchiesta sulla sanità, inveiva contro gli omosessuali, sfrecciava su auto potenti ad alta velocità fino a quando lei e Gianfri si sono accorti che "seguivano strade diverse", con piena soddisfazione dei colonnelli di An che la vedevano come il fumo negli occhi.
Ma insomma, sono questi i campioni della Italia clericale e osservante. Ricordiamo i tempi felici di papa Pacelli, della nobiltà nera che prestava servizio d'onore in Vaticano, dei Colonna e dei Massimo. Ricordiamo i Lombardi, che già dalla nascita decidevano chi di loro sarebbe stato il predicatore della ortodossia o il generale o il prefetto, ricordiamo le famiglie romane della nobiltà nera che non accettarono i Savoia e la Bella Rosin morganatica.
Ma che modelli di virtù cristiane sono questi che fanno i loro comodi civili, ma poi sono sempre in prima fila a baciare l'anello dei cardinali e a genuflettersi di fronte al papa tedesco? Si legge sui giornali che la coppia Fini ha passato il Capodanno del 2007 in Honduras con amici tra cui Roberto Carminati, il parrucchiere delle Vip che si occupa del nuovo look della signora Daniela e le ha consigliato capelli rossi e tailleur.
Si direbbe che questa nuova classe politica ignori sistematicamente le buone intenzioni che predica e si circondi abitualmente di un generone che sta fra i portaborse e i ruffiani. Daniela Fini adora sparare. Ha tre pistole, una calibro 38 una 9 corto e una 6 e 35 piccolissima "che porto con me la sera quando esco da sola". Poco prima della separazione la signora si è confidata con il settimanale 'Chi' ha cui ha rivelato che "la cucina la fa sempre lei".
(29 giugno 2007)
da espresso.repubblica.it
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OPINIONI
L'ANTITALIANO
L'ottimismo dell'informazione
di Giorgio Bocca
I mass media per tirar su il morale alla gente non s'arrestano neppure di fronte al vergognoso.
E spaziano in tutti i campi correndo ai ripari con messaggi consolatori
In un periodo di tristi previsioni e di stati depressivi ostili ai consumi, l'informazione di massa reagisce con un ottimismo forzato, automatico, senza distinguere, senza temere le esagerazioni. Guardate le pagine degli spettacoli e delle recensioni, ogni giorno c'è uno scrittore sconosciuto del Nebraska o delle Antille che ha venduto un milione di copie, o una cantante negra che ha smerciato due milioni di dischi. Il giorno dopo nessuno ne parla più, ma ci sono già i sostituti.
Nelle pagine milanesi o romane trovano posto comici da strapazzo che non fanno ridere neppure per sbaglio, neppure i carcerati di San Vittore, neppure i barboni del Giambellino, neppure i sindaci che promuovono i melanconici spettacoli con sovvenzioni comunali. Ma la festa continua.
L'ottimismo dell'informazione di massa non si arresta di fronte al vergognoso. Su tutte le cronache la notizia vergognosa che i salari bassi non si muovono, ma quelli dei manager sono saliti del 18 per cento in un anno, ha il suo giusto risalto. E si segnala quello dell'ex presidente dell'Alitalia, Giancarlo Cimoli, che è arrivato a milioni di euro dopo aver portato l'azienda al fallimento, e quello del presidente della Fiat e della Fiera di Bologna Luca Cordero di Montezemolo, che arriva ai sette milioni di euro che in lire fanno svariati miliardi, vedi il capintesta, il capo dell'Enel che gli euro non sa più dove metterli.
Per tirar su il morale alla gente l'informazione di massa ha scoperto che bisogna dir peste e corna del primo ministro Romano Prodi, per non parlare del vice ministro Vincenzo Visco, di cui non si discute la competenza, ma che appare arrogante e scontroso perché ha avuto il coraggio di dare un'occhiata alle alte gerarchie della Guardia di Finanza.
L'ottimismo caritatevole dell'informazione di massa spazia in tutti i campi dell'umana sussistenza. Gli studiosi degli oceani antartici hanno appena scoperto che nei mari ghiacciati esistono nel profondo riserve favolose senza fine di specie ittiche, valanghe di crostacei carnivori. Un esercito di migliaia di scienziati è coinvolto in un progetto internazionale di ricerca di vertebrati e invertebrati e negli ultimi quattro anni hanno scoperto riserve senza fine persino nel canale di Sicilia dove ostriche giganti sono abbarbicate al fondo marino.
Il consumo di materie prime minaccia carestie? L'informazione ottimista di massa corre ai ripari: il consumo insensato esiste, ma si può riparare, per esempio, sostituendo le condutture d'acqua di rame con quelle di plastica.
Le mutazioni climatiche insidiano la vita umana? Niente paura, la scienza sta già passando al contrattacco.
Ogni giorno i media informano che un nuovo aereo a razzo attraverserà l'Atlantico in due ore, che sono già stati venduti centinaia di aerei da 300 passeggeri e che un 358 Airbus a due piani è già disponibile con una sala da pranzo per 20 persone, stanze con letti matrimoniali, bagni con idromassaggio e alloggi per l'equipaggio fra cui fotografo, massaggiatore e piloti di riserva. Un'azienda svedese è pronta anche a fornire una batteria antimissile.
Più il traffico è asfittico, più l'aria è mefitica, più il Vaticano è costretto a mettere fra i peccati più o meno mortali anche i sorpassi e più le vetrine scintillanti della stampa consolatoria e ottimista si riempiono di offerte per i contemporanei purché, s'intende, forniti di un congruo numero di milioni.
da espressonline
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