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3 dicembre 2008,

Se Berlusconi tocca internet, un nuovo '68


Alla Luiss, alla giornata di inaugurazione della fondazione dedicata al carissimo Giuliano Gennaio, la discussione è stata incardinata attorno all'idea di un nuovo "vero" Sessantotto. Io ho sempre idea che per una rivolta generazionale duratura, occorra l'occasione, la miccia che inneschi il materiale incendiario. Oggi arriva Silvio Berlusconi con la sua generica e folle idea di "regolamentare il sistema web nel mondo". In Italia da anni centrosinistra e centrodestra, affollati di gerontocrati che non capiscono la rivoluzione che ha trasformato il mondo analogico in una realtà digitale, provano a mettere il collare alla rete. Non è un caso ed è certamente un processo da comprendere in profondità.

Bisogna farlo perché siamo di fronte al progredire di una malattia, che fa divergere i valori fondanti tra le diverse generazioni. Sembra che i più anziani siano stanchi di democrazia, vadano sperando in legge e ordine e, soprattutto, efficienza come elementi cruciali del vivere civile. In questo senso la "democrazia degli antichi" spera in uno schema di leadership verticalissima, fragilmente legittimata dal basso e sostenuta a tempo indeterminato da un reticolato di potere che vincoli tutti a ciascuno sul piano degli interessi. Simul stabunt, simul cadent. Questa visione oligarchica non può tollerare uma reale libera dialettica politica, non a caso si fonda sul sistema delle liste bloccate ed è alimentato da un contesto mediatico tenuto sotto controllo da potentati inscalfibili riuniti nei patti di sindacato.

La "democrazia dei moderni" è invece fondata su un altro reticolato, che è quello orizzontale del web. Crede nella democrazia diretta, vuole generare le leadership attraverso strumenti come le primarie, spera in normative che restituisca in ogni luogo senso alla parola partecipazione. Non a caso queste nuove generazioni stanno lontane dall'informazione televisiva preconfezionata e comunque schierata, così come dai giornali a cui non assegnano credibilità. Si informano, creano idee e formano una magmatica area di consenso non strumentalizzabile.

L'idea che il potere gerontocratico incarnato da Berlusconi possa voler mettere una museruola a quella che è l'agorà in cui si sta formando una nuova idea di democrazia, è semplicemente intollerabile. Sull'opzione sostanzialmente autoritaria incarnata da partiti dove si scontrano solo bande oligarchiche, si può scaraventare un'idea nuova non solo politica di società aperta che è rappresentata dal mezzo-messaggio della rete. In fondo, come nel Sessantotto, è un conflitto tra padri e figli. Speriamo, con meno conformismi e poggiandosi su visioni non egalitariste e invece meritocratiche. Ma questo conflitto è necessario.

dal blog di Mario Adinolfi.

Admin:
9 dicembre 2008, 12.06.48

Discutiamone


Dopo la sconfitta con distacco di dieci punti alle politiche, dopo il dramma della consegna di Roma alle destre, dopo il caso Morassut e la questione del mancato rinnovamento a scapito del mantenimento delle posizioni oligarchiche più estreme, dopo il tradimento dell'idea della democrazia diretta, dopo la irridente commedia di Riccardo Villari, dopo il disastro morale che ci sta per travolgere, dopo lo stallo paralizzante e disperato che sta affievolendo la forza della nostra gente, credo che la prossima settimana in direzione nazionale del tema della leadership e della persona e dei metodi del leader dovremo davvero discutere.

Se fossi Veltroni io mi dimetterei e chiederei al popolo democratico una eventuale reinvestitura attraverso congresso straordinario e nuove primarie.

Alla direzione nazionale chiederò a Walter, in amicizia e pubblicamente, perché non lo fa. Dando forza così alle trame di chi vuole soffocarlo dopo le europee. Solo che alle europee rischiamo di dover celebrare, oltre al disastro elettorale, anche il funerale del Pd che si consegnerà ad una inevitabile diaspora.

Per salvarci, dobbiamo essere estremamente chiari tra di noi.


dal blog di Mario Adinolfi

Admin:
16 dicembre 2008, 17.53.48

Un disastro


Ho fatto passare qualche ora, per non scrivere le parole incazzate che mi venivano in mente dopo una mattinata trascorsa incredulo a scorrere i dati definitivi delle elezioni in Abruzzo, le notizie di arresti (in carcere e domiciliari), insomma a guardare il disastro del Partito democratico.

Dobbiamo restare uniti e ragionare.

Crederci ancora, perché siamo l'unica possibilità di salvezza per questo disperato paese.

Ma essere impietosi nei confronti di chi porta la responsabilità di tutto questo e continua a minimizzare. Venerdì c'è la direzione nazionale. Io mi trattengo, ragiono e, insieme a voi, vorrei immaginare qualche indicazione politica per uscire da questo vicolo cieco.

dal blog di Mario Adinolfi.

Admin:
18 dicembre 2008, 8 ore fa

Veltroni e l'ossessione della permanenza


Sul profilo Facebook, su questo blog, via sms, al cell piove l'indignazione, il sarcasmo, la rabbia per quanto sta accadendo al Partito democratico.
La rete è un vulcano di parole infuocate e io provo a raccoglierle per nutrire le idee che porterò alla riunione della direzione nazionale del Pd di domani. Vorrei davvero che fosse possibile arrivare a questo importante appuntamento mescolando le riflessioni che ci agitano e per questo vi sottopongo le mie.

Io credo che la crisi che viviamo abbia la potenzialità di sfociare in un colossale naufragio per questa esperienza collettiva che è il Pd, oppure essere una grande opportunità per far nascere veramente il partito. La soluzione che Generazione U, figlia di un'altra esperienza collettiva di un qualche successo come quella della rete e del web 2.0, indica al Pd è sempre la stessa: democrazia diretta. Primarie aperte, referendum interni, protagonismo della base, rovesciamento della piramide, rinnovamento generazionale, no ad ogni involuzione oligarchica. La risposta che sembra arrivare dalla massima dirigenza del partito è sempre la stessa: chiusura a riccio, sindrome da fortino assediato, ossessione per la permanenza, elevazione a sistema dei meccanismi oligarchici, rinnovamento inefficace e attuato solo per via cooptativa.

Sui giornali si leggono ricostruzioni della riunione del coordinamento nazionale (per gli amici, caminetto) che raccontano una volontà espressa di rinunciare allo strumento delle primarie: sarebbe il tradimento definitivo del moivo fondante del Pd. Nata e legittimata dalle primarie, la segreteria Veltroni ora vuole caratterizzarsi per l'utilizzo del frangente di crisi per stringere ancora di più il controllo del partito: le nomine di Roberto Morassut qualche settimana fa alla guida del Pd del Lazio e di Massimo Brutti come commissario nella delicatissima situazione abruzzese, danno volti e nomi alla tentazione. Di contro, dalemiani e margheritini "ostili" puntano ad una sorta di condizionamento permanente della segreria veltroniana, mai amata.

Questo schema si regge tutto sul passato che ha generato il Pd. Del futuro possibile del Pd stesso nessuno si interessa. Coloro che intendono lavorare per un rinnovamento radicale, assolutamente necessario e urgente, del partito devono invece parlare di futuro. E il futuro è il modello digitale offerto dalla rete come metafora politica, dove la democrazia diretta è il perno. Nell'immediato questo vuol dire coinvolgimento di tutta la base dei simpatizzanti del Pd per la definizione delle liste per le europee con primarie aperte, ad esempio. Vuol dire anche responsabilizzazione per Veltroni e annuncio, che mi aspetto, di non essere un uomo ossessionato dalla permanenza.


dal blog di Mario Adinolfi

Admin:
19 dicembre 2008, 58 minuti fa

La mozione alla direzione del Pd


La relazione di Veltroni mi è parsa un tentativo generoso ma inadeguato di fronteggiare il collasso del partito...per fortuna dieci membri della direzione nazionale hanno firmato una mozione che pone al centro di un chiaro dissenso la questione della democrazia diretta come elemento fondante del Pd. Eccone il testo, sottoscritto da esponenti provenienti dalle più diverse esperienze. Un bel risultato politico, un ottimo primo passo per dire al popolo del Pd che non esistono solo i "caminetti" di una dirigenza incrostata e ossessionata dalla propria permanenza.



È un momento difficile per il Partito Democratico e per il suo progetto. Le sue difficoltà si riassumono nella distanza fra le intenzioni di rinnovamento, democrazia, partecipazione alla base del progetto originario ed effettiva costruzione del partito dalle primarie del 2007 ad oggi. Chiediamo che oggi il PD riparta da quelle intenzioni, offrendo ai propri elettori garanzie capaci di ricostruire un rapporto fortemente compromesso: le persone affezionate alle sorti della sinistra in Italia si sentono travolte e spaesate e percepiscono come sempre piú ampia la distanza tra fiducia accordata un anno fa e immagine attuale del partito: apatico, inefficace, governato da egoismi e dissensi personali e di corrente. Non è questo il PD per il quale hanno votato, non è quello che doveva e deve essere. Il PD non deve essere un cappello di rinnovamento appoggiato su strutture, meccanismi e politiche ereditate da altri partiti, altre storie, altri tempi. Non deve essere un organismo ancora centralista e sempre meno democratico. Non deve essere la ripetizione di schemi anacronistici e perdenti. Se oggi c’è una questione morale nel PD, è quella di far bene, democraticamente, una politica di sinistra, raccogliendo il consenso degli elettori grazie a un progetto efficace e vincente: è la cattiva politica ad alimentare la corruzione, è quella buona a tenerla lontana. Per queste ragioni

Chiediamo una discussione sull’attuale governo del partito, attualmente affidato a due soli organismi (coordinamento e governo ombra) integralmente nominati dal segretario, però sulla base di spartizioni ed equilibri correntizi.

Chiediamo che sia rivalutata e utilizzata l’assemblea; e che eventuali modifiche allo statuto siano comunque discusse solo attraverso l’assemblea.

Chiediamo la democrazia interna, l’organizzazione e l’avviamento di strutture intermedie e territoriali. Chiediamo, cioè, che siano rispettati statuto e codice etico del PD, spesso violati o ignorati: organi (come questo) convocati senza ordine del giorno, in orari spesso insostenibili; conflitti d’interesse piccoli e grandi.

Chiediamo che sulla prossima scadenza elettorale –le europee– la volontà di rinnovamento e di costruzione di una nuova classe dirigente passi attraverso due scelte chiare e visibili:

Mantenere le preferenze, rifiutando qualunque modifica all’attuale legge elettorale tale da limitare la scelta dei candidati da parte dei cittadini.

Evitare pensionamenti eccellenti selezionando candidati giovani sulla base di competenze e capacità da mettere alla prova della politica europea.

Chiediamo che il PD resti fedele alla scelta delle primarie, che rinneghi le sventate marce indietro delle ultime settimane, garantendo forza e legittimazione popolare ai propri leader e candidati. In nome di questa legittimazione chiediamo a Walter Veltroni che trovino in lui condivisione e garanzia le nostre richieste, comuni ai molti che in questi mesi hanno cercato invano di riconoscere nell’immagine pubblica del PD e nelle sue scelte il progetto in cui hanno creduto e tuttora vogliono credere.


Mario Adinolfi, Giovanni Bachelet, Olga Bertolino, Cristina Comencini, Pier Giorgio Gawronski, Teresa Marzocchi, Nando Dalla Chiesa, Giulio Santagata, Martina Simonini, Luca Sofri

dal blog di Mario Adinolfi

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