ADINOLFI -

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2 ottobre 2008, 11.15.02

Diary from this swinging London - 1

Per Europa sto scrivendo le mie solite notarelle dai rimbalzi che faccio in giro per l'Europa. Viaggiare fa bene alla salute mentale e fa tornare la voglia di raccontare. Almeno a me.



DIARIO (ON LINE) DA UNA LONDRA ATTERRITA - PRIMA PARTE

di Mario Adinolfi per Europa


Tutto al contrario
A Londra in questi giorni va tutto al contrario e non solo perché questi matti degli inglesi hanno il volante a destra con ciò che ne consegue. In questi giorni a Londra c'è il sole (incredibile, un sole vero, mi sono svegliato e, ops: cielo azzurro e sgombro); in questi giorni a Londra la connessione web è lentissima (almeno nel mio hotel, mentre leggo che in Italia parte finalmente il WiMax, bella notizia); in questi giorni a Londra quelli che hanno i soldi vorrebbero tanto metterli sotto al materasso, invece di "far girare l'economia". E così le prime pagine dei giornali aprono a titoli cubitali sulla decisione del governo di garantire cinquantamila sterline per ogni deposito bancario, visto che le banche di questi giorni hanno la tendenza a finire a gambe per aria e quelle più morigerate si affrettano a definire "garantiti" i soldi dei loro clienti. Che una volta si diceva "l'ho messa in banca" quando una situazione pareva solida e certa. Ora si dice per sfottere.

L'Italia lontana
L'Italia sembra lontana anni luce da qui e per una volta pare una distanza rassicurante. I timori di Profumo, i rimbalzi di Unicredit, le tranqullizzazioni di Tremonti qui non arrivano proprio. I londinesi tirano un sospiro di sollievo per il sì statunitense al piano di salvataggio dei colossi del credito, si godono atterriti il tentativo di risalita del loro indice Ftse (l'equivalente del nostro Mibtel) e ridono all'inglese per la vignetta di prima pagina del Daily Telegraph, dove lo straordinario Matt in quattro centimetri quadrati disegna una pensionata che nel tavolino della cucina tiene in mano un giornale con gli andamenti di borsa e il marito alla credenza: "Abbiamo finito anche le bustine del tè, siamo affacciati sull'abisso". Ho riso anche io. Unici italiani citati nei titoli in tutto il Telegraph di ieri: Giovinco come nuova stella della Juventus (e a Torino manco gli hanno rinnovato il contratto, è troppo giovane); Capello, che qui è un eroe. Rido già meno.

Marble Arch
Che poi, esci per strada e sarà il sole, sarà che Londra a me pare l'unico centro del mondo immaginabile quando non sono a New York, e non sembra che ci sia poi tanto da aver paura. La gente corre, corre, corre e dà l'impressione di sapere dove sta andando. Davanti al Marble Arch si snoda l'incrocio tra la bellezza immota di Hyde Park, la frenesia commerciale occidentale di Oxford Street, l'avvio del regno musulmano di Edgware Road, dove se passeggi di notte e ti dicono che sei a Beirut, ci credi. E in questa mescolanza che parte da un arco in marmo che ci riporta dalle parti di Roma, senti che c'è una vittoria possibile e Londra è sempre Londra, anche quando ha un po' di paura.

Numeri
Chance di vittoria di David Cameron alle prossime elezioni inglesi: 80%. Dopo il discorso di ieri al congresso conservatore: 95%. Numero di stanza nel mio hotel: 565, è palindromo, porta bene. Fuso orario inglese rispetto all'Italia: -1. Giorni che ho impiegato ad accorgermene: 2.

dal blog di Mario Adinolfi

Admin:
3 ottobre 2008, 12.20.30

Diary from this swinging London - 2

DIARIO (ON LINE) DA UNA LONDRA ATTERRITA - SECONDA PARTE

di Mario Adinolfi per Europa


L'altalena
Bisogna passare una mattinata con gli inglesi che si occupano di Borsa, per capire bene quello che significa essere ansiosi in questa ottobrata londinese. Guardarli corrucciati, ma speranzosi, quando all'apertura il loro indice Ftse fa segnare un mezzo punto di crescita; vederli agitarsi quando ogni pugno di minuti si mangia un decimale di quell'avanzata effimera; osservarli diventare frenetici quando alle dieci del mattino tutto il listino gira in negativo e s'annuncia un'altra giornata di perdite. Questa è la nuova swinging London e l'altalena non regala sensazioni piacevoli.

Giovani europei crescono
Da Starbucks in Regent Street incontro un gruppo che pare preso dritto dritto dal film sull'appartamento spagnolo, do you remember it? Manuela ha 24 anni, è calabrese e parla in maniera incredibilmente fluente almeno tre lingue, quelle che, ammirato, le ho sentito spiccicare. E' minuta, carina, determinata e stanca. E' all'ennesimo stage presso un'istituzione italiana a Londra, dopo laurea e specializzazione: della sua competenza linguistica prova a fare un lavoro, ma sa già che a fine anno lo stage finirà e arrivederci e grazie. E' arrabbiata, ce l'ha con la politica, tutta, governo e opposizione. Ce l'ha con un'Italia che lascia soli i suoi figli. Esther le propone una strada: lei ha 26 anni, spagnola di Madrid, è reduce da un colloquio per una multinazionale americana che ha sede in un piccolo centro inglese "in the middle of nowhere". Il colloquio è andato bene, lei spera di non essere presa perché vorrebbe restare vicino alla nonna in Spagna, ma lascerà fare al caso. Se la chiamano, va lì, nel posto sperduto. E sia quel che deve essere.

Ricercare costa
Poi c'è il ventitreenne in pieno Erasmus all'università di Lovanio, viene dalla Puglia, mi faccio raccontare della forza dell'Opus Dei che ho conosciuto tempo fa proprio in quell'ateneo belga. C'è ancora, più forte che mai. E dalla Sardegna invece arriva Vincenzo, venticinque anni, più indulgente verso la politica italiana e ammiratore di Renato Soru. Incontro anche il mio amico Pasquale, dottorando under 30 con barbetta tra il mefistofelico e il persiano e allora con lui mi faccio un altro giro su Edgware Road, la Beirut londinese di cui vi raccontavo ieri. Pasquale ha un cervello grande così, prova a far di tutto per non lasciare il nostro paese, ma intanto ha messo un piede alla Ucl, l'università che raccoglie 350 ricercatori dottorandi da tutto il mondo. Da Costa caffè, in mezzo a un suk arabo e con davanti la Islamic Bank of England, mi racconta le sue ambizioni e le recenti ingiustizie subite dalla sua terra, la Basilicata. Mi incupisco. Per rimettermi di buonuomore, mi promette i biglietti per il West Ham. La squadra di Zola. Che qui è ancora idolatrato, perché a Londra avere talento è ancora un motivo di vanto e da noi Baggio, che era Baggio, finiva in panchina.

Numeri
Sterline necessarie per un abbonamento mensile flat al wi-fi in tutta Londra: 15 (18,5 euro). Anni da cui il servizio è disponibile: 3. Anni che mancano alle Olimpiadi: 4. Metri di distanza tra cartelli che ci ricordano che le prossime Olimpiadi si fanno a Londra: 3. Sterline che guadagna ogni settimana J. K Rowling, inglese autrice di Harry Potter: 3 milioni. Patrimonio personale in sterline dell'autrice di Harry Potter: 560 milioni. Posizione in classifica tra le persone più ricche del Regno Unito: 1. Posizione in classifica del primo scrittore nostrano tra le persone più ricche d'Italia: ahahahahahah.

dal blog di Mario Adinolfi

Admin:
Oggi 7 ottobre 2008, 4 ore fa


Generazione U e il Pd, un anno dopo


La settimana prossima festeggeremo il primo compleanno del Partito democratico, pieni di dubbi e qualche rabbia per come sono andate le cose con il paese consegnato alle destre e anche per una sorta di paralisi anche delle passioni oltre che della politica che ci affligge tutti, ma questo non toglie nulla alla forza evocativa che assume per tutti noi la data del 14 ottobre. In particolare, per quel gruppo di blogger che sotto le insegne di Generazione U un anno fa si sottopose al giudizio degli elettori delle primarie (convincendone 5.906 che la nostra fosse la migliore opzione possibile per guidare il Pd), il 14 ottobre è la data di una festa che noi vivemmo allora come festa della democrazia diretta: dell'idea di fondo che guida il nostro impegno in politica da sempre.

Generazione U ha avuto il merito, credo, di aver offerto al Pd e al paese un compatto e motivato gruppo di giovani e giovanissimi appassionati di politica, che il 14 ottobre sono diventati classe dirigente partendo da territori che molti considerano ameni come quelli del web. Parlando all'assemblea costituente del Pd il 27 ottobre 2007 chiesi a nome di tutto il movimento che lì rappresentavo di non ignorare, di non punire, di considerare adeguatamente il mondo della rete. Beppe Grillo compreso e forse siamo stati gli unici nel Pd a tenere vivo un legame con una realtà importante e vivace come quella che dai V-Day ha espresso un desiderio di protagonismo politico a cui dovremmo essere proprio noi democratici quelli in grado di dare risposta.

Dopo l'esperienza entusiasmante della prima assemblea costituente del Pd venne la fase faticosa: quattro mesi di lavoro in commissione statuto, per riuscire a ottenere regole che rispondessero alla idea direttista per cui ci siamo battuti alle primarie. E allora le battaglie a colpi di emendamenti per avere i circoli on line, la possibilità di avere referendum interni, i forum tematici e soprattutto le primarie per le candidature a ogni livello. Abbiamo portato a casa qualche risultato, qualche scippo c'è pure stato, ma anche perché ci è arrivata tra capo e collo una campagna elettorale difficilissima da combattere, E l'abbiamo fatto in prima fila, dando l'anima, da protagonisti anche grazie alla campagna Un Blogger in Parlamento ideata da Luigi Beccia.

Nel frattempo in tutta Italia la pattuglia di Generazione U, agguerrita e contundente, si prendeva i suoi spazi: ad Ancona con Andrea Gramillano si arrivava alla guida del circolo cittadino, stesso valore quasi "egemonico" assumeva il gruppo romano di Pietralata di Cristian Umbro e Salvatore Maiolino, in Abruzzo Marco De Amicis era protagonista (con Luigi) di battaglie che avevano forte eco mediatica e poi i campani di Marco Giordano e Tonia Limatola, l'avamposto lombardo di Tiziana Fabro, i toscani che non mollano con la Demagora di Leonardo Bertini e il gruppo livornese di Alessio Botta dove ho chiuso la campagna elettorale per le politiche, la resistenza in Basilicata di Ottavio Romanelli, la forza del giovanissimo Timoteo Carpita, ormai punto di riferimento in Umbria e non sto a citare i tantissimi altri che militano per noi e per il Pd nei più sperduti angoli d'Italia.

La mazzata delle elezioni non ci ha fermato, ha rafforzato invece la convinzione che qualcosa vada non solo cambiato ma, appunto, "invertito a U" come ribadito in un intervento duro che ho pronunciato a maggio alla direzione nazionale del Pd. Ne è nata l'iniziativa Riavvia il Pd a giugno (con Lorenza Bonaccorsi, Paolo Zocchi e Francesco Soro) e a luglio una sulla questione morale voluta dal nostro Massimo Cardone. A settembre poi è arrivata la battaglia per avere primarie davvero aperte tra i giovani (con il sostegno alla richiesta di chiarezza nei regolamenti avanzata dalla radicale Giulia Innocenzi) e grazie al lavoro di Marco De Amicis e soprattutto di Cristian Umbro siamo riusciti ad avere una presenza forte all'interno del futuro movimento dei Giovani democratici.

Oggi i blogger di Generazione U sono protagonisti della vita interna del Pd, dai massimi organi dirigenti (siamo in direzione nazionale) ai forum tematici, dal partito locale al costituendo movimento dei Giovani democratici. Tutto è successo attraverso la rete e grazie alla capacità di ognuno di tenere duro nonostante la nostra professione non sia la politica e quella per la democrazia sia solo una grande passione civile, che ci nutre ma non ci dà da mangiare.

Sempre ricordando la nostra idea di fondo, che per cambiare il mondo può bastare il coraggio anche di una sola persona, basta che non sia una persona sola. E noi, con la nostra amicizia che sta forte alla base del nostro impegno e della nostra tenacia, siamo dimostrando anche in un solo anno di fatica che no, non è stato, non è e non sarà un esercizio inutile.

Contro lo svuotamento della democrazia attuato dalle destre, resta solo una battaglia democratica da fare: quella per la democrazia diretta figlia dell'idea di fratellanza evocata dalla rete, che Generazione U continuerà a combattere, perché è questa la buona battaglia.

Buon compleanno Pd, con tutti i tuoi limiti e alla faccia di chi ci vuole male.
 
(per festeggiare un anno di Generazione U nel Pd e discutere del prossimo anno di attività, ci troviamo domenica alle 17.30 nel covo di via Monterone 82)


dal blog di Mario Adinolfi

Admin:
8 ottobre 2008,


Vergogna italiana: Francesca Mambro è libera



Io non lo so come sia persino giuridicamente possibile, visto che i condannati per strage perdono il diritto a tutti i benefici di legge e visto che Francesca Mambro è stata condannata con sentenza passata in giudicato per il più orribile, vile e sanguinoso attentato della storia italiana. Fatto sta che la condannata ormai è completamente libera, oggi con la condizionata, dal 2013 in via assoluta e definitiva (comico il commento del suo avvocato: "La Mambro esce dal carcere a tutti gli effetti con la spada di Damocle che nei prossimi cinque anni non potrà fallire altrimenti perderà questo beneficio". Poverina, lei e la sua spada di Damocle).

A inizio settimana partecipavo ad un salottino televisivo e all'uscita due fini intellettuali, che proclamano l'amicizia-con-la-terrorista che in società fa tanto chic, cinguettavano: "Povera Francesca, lei vorrebbe uscire la sera...". Ingiustizia sanata. Io ho gettato lì un commento che non sono stato capace di trattenere e la più grossa dei due fini intellettuali ha sibilato rabbia.

Sì, perché in questo vergognoso paese ormai la melma ci sommerge e allora il percorso di Francesca Mambro diventa il simbolo perfetto del fatto di quanto bene e male siano concetti ormai inutili, soppiantati dalle più hobbesiane la forza e la debolezza. Mambro e i suoi amici del giro buono sono forti e vincono, chi è morto per mano sua è debole e perde. Francesca Mambro ha avviato questo percorso con il primo governo Berlusconi, facendo uscire sul Corriere della Sera un'intervista agghiacciante e rivendicativa nei confronti degli amici missini: "Loro al governo, noi all'ergastolo". E' trascorso poco e la situazione è stata sanata. Loro di nuovo al governo, lei libera. E con il plauso generale della comunità di intellettuali che vogliono provare il brivido dell'amicizia con chi ha ucciso.

A noi cittadini comuni resta il senso della fine del senso, con la nostra capacità persino di indignazione ormai indebolita, i forti sono loro, davanti alla vergogna italiana è il trionfo dei senza vergogna.

Questi gli omicidi per i quali, strage di Bologna a parte (85 morti, 200 feriti), Francesca Mambro è stata condannata a nove ergastoli.

28 maggio 1980. Partecipa all'attentato compiuto davanti al liceo romano Giulio Cesare in cui viene assalita la pattuglia di vigilanza e ucciso l'appuntato di polizia Francesco Evangelista (detto "Serpico"), e ferito il suo collega Giuseppe Manfreda. Per aver ucciso Francesco Evangelista, Francesca Mambro è condannata all'ergastolo.
 
23 giugno 1980. Su ordine di Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, Gilberto Cavallini uccide a Roma il sostituto procuratore Mario Amato. Il magistrato, 36 anni, è appena uscito di casa; da due anni conduce le principali inchiesta sui movimenti eversivi di destra. Amato aveva annunciato che le sue indagini lo stavano portando "alla visione di una verità d'assieme, coinvolgente responsabilità ben più gravi di quelle stesse degli esecutori degli atti criminosi". Mambro e Fioravanti la sera dell'omicidio festeggiano ad ostriche e champagne. Per essere la mandante dell'omicidio di Mario Amato, Francesca Mambro è condannata all'ergastolo.

9 settembre 1980. Mambro e Fioravanti con Soderini e Cristiano Fioravanti, uccidono Francesco Mangiameli, dirigente di Terza Posizione in Sicilia e testimone scomodo in merito alla strage di Bologna. Per aver ucciso Francesco Mangiameli, Francesca Mambro è condannata all'ergastolo.

5 febbraio 1981. Mambro e Fioravanti tendono un agguato a due carabinieri: Enea Codotto, 25 anni e Luigi Maronese, 23 anni. Dagli atti del processo è emerso che durante l'imboscata Fioravanti ha fatto finta di arrendersi. Poi ha gridato alla Mambro, nascosta dietro un'auto, "Spara, spara!". Per aver ucciso Enea Codotto e Luigi Maronese, Francesca Mambro è condannata all'ergastolo.

30 settembre 1981. Viene ucciso il ventitreenne Marco Pizzari, estremista di destra e intimo amico di Luigi Ciavardini, poiché ritenuto un "infame delatore". Del commando omicida fa parte Mambro. Per aver ucciso Marco Pizzari, Francesca Mambro è condannata all'ergastolo.

31 luglio 1981. Nell'ambito del regolamento di conti all'interno della destra eversiva, viene ucciso Giuseppe De Luca. Per aver ucciso Giuseppe De Luca, Francesca Mambro è condannata all'ergastolo.

21 ottobre 1981. Alcuni Nar, tra cui Mambro, tendono un agguato, a Roma, al capitano della Digos Francesco Straullu e all'agente Ciriaco Di Roma. I due vengono massacrati. L'efferatezza del crimine è racchiusa nelle parole del medico legale: "La morte di Straullu è stata causata dallo sfracellamento del capo e del massiccio facciale con spappolamento dell'encefalo; quello di Di Roma per la ferita a carico del capo con frattura del cranio e lesioni al cervello". Il capitano Straullu, 26 anni, aveva lavorato con grande impegno per smascherare i soldati dell'eversione nera. Nel 1981 ne aveva fatti arrestare 56. La mattina dell'agguato non aveva la solita auto blindata, in riparazione da due giorni. Per aver ucciso Francesco Straullu e Ciriaco Di Roma, Francesca Mambro è condannata all'ergastolo.

5 marzo 1982. Durante una rapina a Roma, Mambro uccide Alessandro Caravillani, 17 anni. Il ragazzo stava recandosi a scuola e passava di lì per caso. Mambro sostiene che Caravillani sia stato ucciso da un proiettile di rimbalzo. Per aver ucciso Alessandro Caravillani, Francesca Mambro è condannata all'ergastolo.

Per la strage di Bologna, Francesca Mambro è condannata all'ergastolo. Ha subito altre condanne per complessivi 84 anni e otto mesi per i reati di: furto e rapina (una ventina in tutto), detenzione illegale di armi, violazione di domicilio, sequestro di persona, ricettazione, falso, associazione sovversiva, violenza privata, resistenza e oltraggio, attentato per finalità terroristiche, occultamento di atti, danneggiamento, contraffazione impronte.

Nel 1994 Francesca Mambro concede l'intervista intitolata "Loro al governo, noi all'ergastolo". Dal 1998  potevate incontrare Francesca Mambro libera per le strade di Roma, lavora presso "Nessuno tocchi Caino" insieme al marito e collega d'imprese Giusva Fioravanti, in regime di semi-libertà. Da dieci anni già non vive più in carcere: ha ucciso 96 persone, ne ha ferite centinaia e non c'è nessun italiano nella storia del nostro paese che abbia ucciso quanto lei.

La libertà definitiva per Francesca Mambro, che per aver ucciso 96 persone è stata in carcere 16 anni, arriverà nel 2013: giusto compimento della legislatura, mi verrebbe da dire.

Qualcuno deve spiegarmi come questo sia possibile. Ma la melma sale, tutto è indifferente, giusto e ingiusto sono aggettivi inutili e allora che Mambro sia libera, che gli intellettuali cinguettino, tanto chi è morto per mano sua a 17, 23, 36 anni è già stato dimenticato, chi è morto bambino in una sala d'aspetto della stazione di Bologna, non può parlare. Vince sempre chi è più forte e "giustizia" in questo paese è una parola senza senso.

Il simbolo di questa insensatezza è la libertà di Francesca Mambro.



dal blog di Mario Adinolfi

Admin:
10 ottobre 2008,

Obama e Cameron


Mi sono ritrovato all'improvviso, nel corso di una bella trasmissione Radio Incontro organizzata per discutere ancora del caso Mambro, a dover rispondere ad un ascoltatore estremamente preoccupato per la condizione di catastrofe che stanno vivendo le borse mondiali. La richiesta era quella di indicare una possibile soluzione e a me ne viene in mente solo una, così l'ho consegnata alla riflessione del mio interlocutore con una frase sola, forse troppo semplice, ma non superficiale: "La soluzione alla cattiva gestione dell'economia è sempre la crescita di una buona politica".

Io non ho mai creduto nella dottrina della "mano invisibile", quella che ha nutrito per un paio di secolo i liberisti di mezzo mondo, secondo i quali esiste un meccanismo miracoloso nelle economie di mercato che, attraverso le leggi della libera concorrenza, si "autoregolano". Io credo nel decisivo ruolo di controllo e vigilanza del sistema politico che deve con attenzione regolare la libertà del sistema economico. In questo contesto, però, il crollo di consenso e di conseguente legittimazione delle classi politiche nel mondo occidentale, genera a mio avviso il crollo delle impalcature del nostro sistema economico.

Da questo punto di vista, alla richiesta di soluzione invocata dall'ascoltatore di Radio Incontro, io non voglio sfuggire. Noi abbiamo maledettamente bisogno di buona politica e da questo punto di vista, forse, siamo alla fine di un tunnel. Non voglio impostare questa riflessione in un'ottica di parte: la buona politica è oggi il cambiamento. Le vecchie impalcature collassano perché gruppi dirigenti troppo statici hanno reso un pessimo servizio all'idea stessa di democrazia. Ancora una volta, le novità arriverenno dal mondo anglosassone e hanno due nomi precisi: Barack Obama in America e David Cameron nel Regno Unito.

Un democratico e un conservatore. Se fossi cittadino americano, voterei Barack Obama perché la dinastia dei Bush ha completamente fatto il suo corso, chiudendo la sua storia nell'ignominia, tradendo persino i suoi principi con il maxipiano da 700 miliardi di dollari che sta affossando ulteriormente l'economia americana. Se fossi cittadino britannico, voterei David Cameron perché il suo discorso al recentissimo congresso conservatore è stato assai convincente e l'ha fatto somigliare nei miei ricordi al primo strepitoso Tony Blair, quello del congresso laburista di Blackpool. La dozzina d'anni di dominio laburista è arrivata naturalmente al suo capolinea, Gordon Brown non gode della fiducia di una parte considerevole persino del suo partito e il potere, nei paesi normali, logora chi ce l'ha per troppo tempo.

Nel cambiamento politico, affidato a personalità giovani e serie che godano di una reale legittimazione popolare, risiede la soluzione possibile per il disastro economico che vediamo srotolarsi sotto i nostri occhi. Obama e Cameron, un democratico e un conservatore, sono la luce su cui fissarci per uscire da questo maledetto tunnel. Le due opzioni in campo sono: il capitalismo totalitario alla cinese o la democrazia dell'economia sociale di mercato. I liberisti puri abbandonano il campo, sconfitti. Per tutti, c'è la grande occasione di mostrare al mondo che l'Occidente sa rigenerarsi e lo sa fare attraverso il voto dei cittadini che sanno capire quando è il momento di cambiare.


dal blog di Mario Adinolfi

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