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Autore Discussione: Franca Valeri, passione teatro  (Letto 2480 volte)
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« inserito:: Luglio 14, 2008, 08:28:17 am »

PERSONE

L'attrice, 88 anni, in scena a Roma con i "Carnet de notes 2008"

"Neanche il grande cinema può dare la gioia di un palcoscenico"

Franca Valeri, passione teatro

"La comicità schiava della politica"

"Le attrici che fanno ridere ci sono, ma sono troppo influenzate dall'attualità"

"Le veline? Colpa delle madri, che stanno lì ad applaudire le figlie mezze nude"

di ALESSANDRA VITALI


 ROMA - L'8 luglio era a Spoleto, in scena con Carnet de Notes 2008, al Festival dei Due Mondi. Il 9 era a Narni a presentare, al festival "Le vie dei cinema", la versione restaurata di Leoni al sole, un film da lei scritto e interpretato nonché debutto alla regia di Vittorio Caprioli, suo compagno in scena e nella vita. Lunedì 14 torna ai Carnet per inaugurare "I solisti del Teatro", una rassegna ai Giardini della Filarmonica di Roma. Ha ottantotto anni e non si ferma. Perché "con il teatro, se sei in salute, puoi andare avanti in eterno". Sarà per questo che, pur con oltre cinquanta film alle spalle, Franca Valeri continua a privilegiare il palcoscenico. Anche se del grande schermo conserva aneddoti e ricordi netti, avendo lavorato con registi come De Filippo, Monicelli, Risi, Emmer, Comencini, Zampa, Blasetti, e con gli attori che hanno fatto lo storia del cinema italiano. Fra i quali c'è, naturalmente, anche lei, attrice ma anche sceneggiatrice, regista e autrice, doti satiriche rare e una grande capacità di reinterpretare in chiave ironica i tic del costume contemporaneo.

Che cosa ne pensa, signora Valeri, della comicità al femminile? Ci sono donne capaci di lavorare sul comico come ha fatto e fa lei?
"Ci sono attrici che hanno un po' ricalcato le mie orme e che sono anche autrici della loro comicità. Ma con una differenza: io sono ironica, rifuggo dalla politica, mentre vedo che molte autrici e interpreti sono molto influenzate dall'attualità. Io i disagi che la politica può provocare li ho sottintesi nei miei personaggi, ho creato dei tipi infelici per ragioni sociali, mentre molte colleghe affrontano dichiaratamente il tema. Questo le differenzia da me, ma alcune sono molto valide, brave e intelligenti".

Se dovesse ritrarre un "tipo" femminile così come fece con la signorina Cesira, poi signorina snob, oggi quale sceglierebbe?
"In realtà io non mi sono mai ispirata a una donna precisa. Vivo, e raccolgo delle sensazioni, dei messaggi d'animo, delle situazioni umane che riguardano l'amore, il matrimonio, la maternità e tutti i ruoli della donna. Ad esempio, proprio la signorina snob, che è il mio primo personaggio, non è una donna precisa: lo snobismo esiste da sempre e sempre esisterà, e anche se i bersagli cambiano con i tempi, oggi sarebbe ancora attualissimo".

Che ne pensa delle ragazze che vorrebbero fare le veline, o simili? C'è un programma, in questo periodo, su Canale 5, che sta facendo grandi ascolti, in cui vengono provinate proprio le aspiranti soubrette...
"Ma sa, il problema non sono 'le veline', che in quanto tali sono solo delle ragazze disgraziate senza freni inibitori. Il problema è che la responsabilità di certi atteggiamenti e ambizioni è in buona parte anche dei genitori: le Veline, ad esempio, hanno in platea la mamma che le applaude, contenta che la figlia sia lì mezza nuda a fare la scema. Più che alle Veline bisognerebbe pensare in generale alle giovanissime, dove vanno, che fanno, chi sono, che problemi hanno".

Il suo invece è tutt'altro palcoscenico, una grande passione per il teatro...
"Il pubblico è la forza di chi ha la tempra, lo stato mentale dell'attore. Per questo mi ha sempre dato molto di più rispetto al cinema, non parliamo della tv. Recitare davanti a un pubblico è diverso. Mica per esibizionismo, ma perché hai il puntiglio di proporre un testo alle persone che ti guardano, e capisci se lo capiscono, se gli fai piacere, se applaudono. Questo il cinema non te lo può dare. Anche se io, che ho avuto la fortuna di fare cinema nell'epoca d'oro dell'attore, perché esisteva la commedia, ho recitato in film che erano dei testi. Ma comunque questo non dà la stessa gioia che dà il teatro. E poi, a differenza del cinema, se ti senti vivo, se sei in salute, con il teatro puoi andare avanti in terno".

(13 luglio 2008)

da repubblica.it
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